Anime & Manga > Host club
Segui la storia  |       
Autore: Rowena    27/08/2011    2 recensioni
Versailles. La corte più sfarzosa, più divertente e più spendacciona d’Europa. I giovani nobili che la frequentavano erano sempre alla ricerca di nuovi espedienti per non abbandonarsi alla noia. Era difficile divertirsi – almeno così pensavano loro – e anche con i loro soldi e la loro voglia di divertirsi spesso non c’era niente da fare se non adagiarsi sulle comode poltroncine di velluto a mangiare bonbon e ascoltare pettegolezzi. E se sei nobili annoiati decidessero di istruire una popolana perché si spacci per una contessa? Quali contorti inganni si metteranno in moto alla corte di Francia? [Crossover Host Club/Lady Oscar]
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Invischiata in una rete d’inganni che mai avrebbe creduto possibile, Haruhi zoppicava su un paio di scarpette troppo strette per i suoi piedi e si guardava intorno senza riuscire a tranquillizzarsi. Da giorni avvertiva un certo malessere, comprensibile visto il pericolo che stava correndo, e non riusciva a rilassarsi. Fortunatamente aveva dei buoni alleati, pensò incrociando lo sguardo vigile di Oscar che percorreva i corridoi come ogni giorno.
Se le avessero detto che tra tutti i dignitari di Versailles avrebbe trovato aiuto in quel comandante delle guardie, Haruhi non vi avrebbe mai creduto. Meno che mai se le avessero rivelato che quella era una donna, travestita proprio come lei.
In ogni caso, Oscar stava mantenendo i patti: erano passati quattro giorni dal loro colloquio, e finalmente Haruhi aveva fatto il suo debutto nei panni di una nobildonna. Tamaki e gli altri erano rimasti sorpresi sentendo che voleva anticipare la sua entrata in scena, ma evidentemente in quel poco tempo aveva osservato abbastanza da reggere il ruolo.
Da parte di Haruhi, si era impegnata al suo massimo per imparare a copiare al meglio le dame di corte, e pur sapendo di non essere davvero credibile ce la metteva tutta per non farsi scoprire, anche grazie ai suggerimenti che spesso i ragazzi le sussurravano all’orecchio per evitare brutte figure.
Quella sera si sarebbero recati a Parigi a vedere l’opera e poi a una festa in maschera, cosa che la preoccupava per la propria incolumità: a Versailles avvertiva sempre la presenza rassicurante di Oscar o di André a controllare i suoi movimenti, ma come avrebbe fatto in un posto diverso?
«Devo dire, mia cara, che voi e vostro fratello vi assomigliate davvero molto. Siete per caso gemelli, come i nostri amici?» le domandò una duchessa di mezza età che era evidentemente infatuata dei giovani Hitachiin. Erano molte le donne che correvano dietro ai suoi amici, Haruhi se ne era resa conto molto in fretta, ma quando si trattava di signore così attempate, che probabilmente avrebbero potuto prendere il tè con le loro nonne, aveva davvero difficoltà a controllarsi. In ogni caso, anche la sua apparizione in abiti maschili aveva fatto colpo tra la popolazione femminile di Versailles…
«A dire il vero no, signora» rispose con educazione cercando di non riderle in faccia. «Ma ci dicono molto spesso che siamo due gocce d’acqua».
In realtà, quel doppio ruolo e la consapevolezza di aver imbrogliato i nobili di Versailles le sembrava molto divertente.
Il suo portamento era molto migliorato dalle disastrose lezioni di Honey, malgrado lui asserisse candidamente che era ancora legnosa e sgraziata, e si sentiva anche più sicura.
Con un piccolo cenno del capo si scostò dal capannello che stava conversando, giusto per godere un minimo di solitudine, quando la sua attenzione fu attratta da un’altra discussione.
«Credevo che significasse qualcosa…»
«Allora credevate male, Mademoiselle. Mi pareva di essere stato franco sulle mie intenzioni: sono un terzogenito, di norma avrei dovuto prendere la tonaca monacale e togliere a mio padre l’impiccio della mia presenza, ma io intendo ereditare il suo titolo, anche se non ne avrei il diritto. Non sarà sposando una dama di lignaggio infimo e dalle sostanze misere come voi che riuscirò nell’impresa. Se vi siete illusa che potessi cambiare idea… Non è certo un mio problema».
I due amanti erano dietro una pesante tenda e Haruhi tentò di spostarsi in modo da non essere colta ad origliare, quando una giovane dama ne uscì con le lacrime agli occhi e scappò via di corsa. Dopo qualche istante, ne venne fuori Kyouya, con la solita espressione gelida, per niente turbato.
Haruhi si sentì in colpa e abbassò subito lo sguardo, cercando di scusarsi. «Kyouya, io…»
«Hai sentito tutto?» domandò senza scomporsi. «Mi dispiace che tu abbia assistito, sono scene ridicole e inutili».
«L’hai trattata malissimo» commentò la ragazza, ora rimasta di sale alla mancanza di emozioni dell’altro.
Il giovane la guardò e sorrise in modo freddo e sarcastico, come se non gli importasse affatto: «Sapeva quali erano le mie intenzioni ed è stata comunque al gioco, non dovrebbe comportarsi come una stupida adesso perché non ho intenzione di comportarmi come lei desidera».
Quel carattere così di ghiaccio… Non riusciva a spiegarsi come un ragazzo della sua età potesse essere tanto gelido e distaccato da tutto. Era evidente che provava un certo divertimento nel giocare con le altre persone – l’idea del pagamento per ogni nome sul carnet da ballo era sua, per convincerla ad accettare – ma era un senso dell’umorismo crudele e canzonatorio.
«Le giovani donne come quella s’illudono in fretta che i sentimenti che provano siano vero amore, e lo sai. Me lo hai detto tu stesso, quando abbiamo iniziato le lezioni», gli ricordò con un tono sempre più rigido, segno di quanto non capisse, ma a quel punto Kyouya sembrò irritato e le fece segno di allontanarsi, così da continuare il discorso in maniera più privata. Passeggiarono per il corridoio quel tanto da non essere visti dagli altri amici, camminando abbastanza vicini da passare per una coppia d’innamorati, tanto che un paio di signore si voltarono e sussurrarono quanto fossero carini insieme, quindi il giovane si fermò di botto e le cinse la vita con un braccio.
«Tieni più tu alla tua preziosa virtù, che non la maggior parte delle ragazzine che girano in questa reggia imbellettate e travestite da donne», le sussurrò all’orecchio quando furono a una certa distanza dagli altri. «Tu che non hai alcun motivo di preservarti: non ti sposerai mai, no? È quello che hai detto a Honey».
Che tono sempre più offensivo e canzonatorio! Improvvisamente Haruhi non si trovava a suo agio. «Ho detto che per ora non ci sono pretendenti alla mia porta e che non ho nulla da offrire perché un uomo voglia sposarmi, non è la stessa cosa», replicò divincolandosi dalla presa del ragazzo. «Non sta a te giudicare quello che faccio della mia vita, comunque».
«Allora tu non fare lo stesso con me».
Possibile che la situazione stesse diventando pericolosa? Haruhi non si sentiva tranquilla: conosceva Kyouya come una persona controllata, ma improvvisamente gli sembrava estraneo e molto più istintivo del solito.
Si guardò le mani, imbarazzata. «Volevo solo capire… Sembri uno che si muove solo per personale vantaggio, allora perché maltrattare in quel modo la ragazza di prima?»
Il giovane nobile la strinse tra le braccia, avvicinandosi al muro: «Forse non tutti i vantaggi che posso trarre sono materiali, non ci hai mai pensato?»
Haruhi chiuse gli occhi, ora davvero spaventata, quando improvvisamente Kyouya si ritrasse come se non fosse successo nulla. «Che sciocca: ho promesso che non ti avrei toccato, no? Però devi imparare a stare attenta a stuzzicare un uomo, se poi non sai come reagire. Ah, vorrei anche sapere come mai l’attendente del Comandante Oscar ci segue come un cagnolino da quando ci siamo allontanati».
La ragazza si voltò di scatto cercando lo sguardo di André, che si era rapidamente nascosto dietro una tenda nel vedere che la nuova amica non stava correndo pericoli. «Quando te ne sei accorto?»
«Il comandante delle guardie reali ci tiene sempre d’occhio, crede che siamo dei parassiti pronti ad approfittare della Regina e della sua benevolenza», rispose Kyouya con una strizzatina d’occhio, «ma improvvisamente da qualche giorno non ci mollano per un istante. Ho voluto allontanarmi per vedere se questo dipendeva da te, e me l’hai appena confermato. Allora, che cosa sta succedendo?»
A lui non si nascondeva niente, Haruhi avrebbe dovuto saperlo. «Non c’entri tu, né gli altri. Qualcuno mi ha minacciato, vuole che compia una cosa orribile», spiegò sistemando una piega della gonna, nervosa.
«Una cosa orribile? Spiegati meglio».
André, che si era avvicinato di soppiatto, rispose per Haruhi: «Il crimine più grave in Francia, signore, indovinate visto che siete così bravo. Chi è la persona più amata, ammirata, invidiata e allo stesso tempo odiata, a Versailles?»
A Kyouya bastarono pochi istanti per capire: sgranò gli occhi, per una volta incredulo. «Qualcuno vuole uccidere Maria Antonietta… E vuole che sia tu a farlo?» domandò rivolgendosi alla ragazza.
Sentendosi messa all’angolo, Haruhi sospirò e decise di raccontare tutto: «La storia che abbiamo messo in piedi è sembrata interessante, a quanto pare. L’idea di un giovane Conte senza quasi idee del mondo e con una sorella nubile e praticamente indifesa deve essere sembrata ghiotta».
«Ma perché non hai detto niente… Loro», sibilò l’amico voltandosi verso André. «Seriamente, che vantaggio avrei da un simile crimine? E anche se volessi, mi credete così stupido da prendere la prima ragazzina trovata per strada a Parigi per compiere il delitto del secolo?»
In qualche modo era offensivo nei suoi confronti, la ragazza era sicura.
«Ad ogni modo stasera andremo all’opera, pensavate davvero di mandarla fuori senza protezione? Ridicolo. Ce ne occuperemo noi, è fuori questione» concluse Kyouya gettando un ultimo sguardo sprezzante al giovane attendente e trascinando via Haruhi.
«Era necessario comportarsi così?» domandò lei con lo stesso tono di prima. «André è una brava persona, non devi trattarlo male».
«Haruhi, accusarmi in questo modo di voler compiere un regicidio in maniera assolutamente idiota, per altro, è davvero troppo. Non è certo colpa mia se Maria Antonietta non svolge al meglio il suo ruolo regale e non sta a me buttarla giù dal trono» esclamò in maniera troppo veemente il ragazzo. «Non sono come la contessa di Polignac: non voglio approfittarmi della Regina, non in maniera così volgare e plateale almeno, e di certo non utilizzando il denaro dello stato. La mia famiglia si è già inimicata il popolino della regione da cui provengo, so cosa succede se la gente affamata decide di non stare più al proprio posto. Non voglio essere aggredito solo perché esco in carrozza a Parigi».
Ragionamento sensato, e chi poteva comprenderlo meglio di Haruhi, che faceva parte del popolino? Sapeva perfettamente che la tensione in città stava raggiungendo livelli sempre più alti e che era solo questione di tempo perché quella rabbia sfociasse in violenza contro chi incarnava il potere.
«Mi dispiace, ho permesso che qualcuno mi facesse dubitare di te» ammise sentendosi un po’ in colpa.
Kyouya scosse il capo: «No, era sensato. Potevi anche non credere che ti volessimo portare qui solo per il gusto di ingannare tutti quanti, io l’avrei fatto».
Parlare con quel ragazzo era come darsi automaticamente dell’idiota davanti allo specchio.
«Va bene, ora che si fa?»
Anche con quel contrattempo, il loro programma della serata non doveva subire ritardi. «Le nostre domestiche ti aspettano nei tuoi alloggi per prepararti per l’Opera, cambiati d’abito e fatti acconciare i capelli».
Haruhi annuì e si lasciò scortare fino all’appartamento – più grande dello spazio che a Parigi condivideva col padre – che le avevano ricavato dalle stanze di Tamaki. I suoi familiari erano tutti nella residenza di campagna, probabilmente a discutere del futuro del casato, per cui era subito stato indicato come il migliore per dare alloggio alla loro ospite.
«Pensi che dovrei diffidare del comandante Oscar e di André?»
«Il ragazzo non è una cima, ma visto il vostro piccolo spettacolino dell’altro giorno direi che ha preso a cuore il tuo destino, per cui ti aiuterà. Quanto al suo mandante…» Kyouya sospirò, meditabondo. «Oscar è sveglia, ma è troppo sospettosa: spero che capisca che deve fidarsi di noi e permetterci di collaborare, perché anche se può non sembrare lampante, credimi, posso dire a nome di tutti che abbiamo a cuore la tua sicurezza. Ti abbiamo portato noi qui e per questo siamo responsabili della tua incolumità».
Era il suo modo per dire che si era affezionato e che voleva proteggerla? Incredibile. Arrivati sulla soglia, Haruhi lo ringraziò e concordò l’appuntamento per l’ora successiva, così da poter uscire per tempo e recarsi all’opera.
Kyouya sorrise di sbieco: «Una vera nobildonna avrebbe preteso almeno tre ore per farsi bella… In questo senso è apprezzabile la tua compagnia, non farò le ragnatele in corridoio».
Un altro esempio del contorto modo di fare complimenti del giovane… La ragazza scosse il capo ed entrò, inspiegabilmente di buon umore.
Il suo sorriso però si spense nel vedere che dalle stanze private di Tamaki stavano uscendo il Duca in persona e una delle dame che lo aveva visto corteggiare solo qualche ora prima. Entrambi avevano i capelli arruffati, un’aria strana… E la crinolina dell’abito della donna era tutta in disordine, come se l’abito fosse stato tolto in fretta e indossato di nuovo con ancora meno pazienza.
«Oh, Duca, e lei chi è, una mia rivale?» cinguettò la sconosciuta fingendosi offesa, mentre Haruhi desiderava soltanto scomparire.
«Niente affatto, cherie, sto solo facendo un favore a un amico. Lei e il fratello non possono permettersi di alloggiare qui, così…»
La giovane popolana non volle sentire di più: salutò con un cenno del capo e corse nella stanza dove le cameriere la stavano aspettando, chiudendosi la porta alle spalle.
«Eccovi, signorina, vi stavamo aspettando… Qualcosa non va, signorina?» disse una delle servette notando che aveva gli occhi pieni di lacrime.
«Nulla» mentì Haruhi non sapendo esprimere a parole la tristezza che l’aveva colta capendo cos’avesse fatto Tamaki. «Allora, dov’è l’abito che devo indossare?»




Angoletto dell'Autrice: Spero che le fan di Tamaki, sempre che qualcuna mi legga, non me ne vogliano per quello che il Lord ha fatto. So che nel manga pur giocando molto ad affascinare le ragazze non ha alcun fine recondito, se non quello di portare avanti l'Host Club, ma inserito nel contesto di Versailles ho voluto dare un po' a tutti un lato più spregiudicato... Ecco, nella mia testa i personaggi hanno uno o due anni in più rispetto al manga per questa storia, non so se l'avevo detto.^^
Grazie a tutte le persone che mi seguono, davvero grazie!
Alla prossima settimana,

Rowi
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Host club / Vai alla pagina dell'autore: Rowena