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Autore: Heath Queen Bee    27/08/2011    1 recensioni
Un mondo diverso, in un tempo diverso.
Molti anni dopo la caduta di Voldemort, Sophie, un'isterica ragazzina, si ritrova ad Hogwarts insieme ai suoi tre amici.
Ed è tutto diverso da come se lo aspettava...
dal primo capitolo:
"La giovane Corvonero non era uno spettacolo di prima mattina: i lunghi capelli neri, da cui spuntavano numerose ciocche blu, erano tutti arruffati; il mascara le era colato sul viso, lasciandole due grossi segni neri sotto gli occhi e indossava uno stropicciato pigiama a righe blu e argento. In sostanza, dava tutta l’idea di aver preso un paio di pugni negli occhi e una scossa particolarmente forte."
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley Jr, James Sirius Potter, Lorcan Scamandro, Lysander Scamandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Erano appena scoccate le 4 del pomeriggio, quando una piccola bambina di appena 11 anni, dai lunghi capelli castani e grandi occhi verdi, fremeva dall’agitazione, decisa a restare immobile e composta su quel grande divano rosa. Appoggiò le mani sulle esili cosce, respirando il più lentamente possibile.
Il cuore le batteva all’impazzata e scalpitanti lacrime di gioia lottavano per bagnarle le guance.
Un enorme sorriso era impresso sul suo volto mentre le sue fragili gambe non ne volevano sapere di smettere di tremare.
Qualche ora prima uno splendido gufo dal piumaggio bianco e nero aveva picchiettato con il becco alla sua finestra, la busta gialla legata con una cordicella alla sua zampa riportava il suo nome sul retro, mentre nella parte anteriore spiccava un curioso sigillo impresso nella ceralacca rossa il quale raffigurava una “H”.
Sophie si era rigirata per qualche minuto la busta tra le mani, incredula e traboccante di gioia. L’aveva aperta lentamente, facendo attenzione a non stropicciarla o romperla e avevo letto le poche righe scritte in un’elegante calligrafia con l’inchiostro verde smeraldo trattenendo il fiato e le lacrime:
“Carissima sig.na Torres Sophie,
Sono lieta di informarle che lei ha diritto a frequentare la rinomata scuola di magia e stregoneria di Hogwarts in quanto dotata di poteri magici.
In allegato alla lettera di ammissione può trovare la lista di libri di testo e attrezzature necessarie per il suo primo anno.
L’anno scolastico avrà inizio il giorno 1° Settembre.
Porgo i miei saluti a lei e alla sua famiglia,
Prof.ssa Minerva McGranitt.”
 
Il suo cuore ricominciò a battere regolarmente solo dopo che la ragazzina ebbe letto per ben 16 volte quelle poche righe e, dopo una buona mezz’ora di urletti eccitati rivolti al cuscino, strinse la lettera fra le mani, come per essere sicura di non aver sognato tutto, e corse al piano di sopra, dove il signor Torres Dormiva con il viso affondato nel cuscino, le coperte arrotolate a se’ e i selvaggi ricci castano chiaro senza un apparente senso logico. Il signor Paul Torres era l’unico mago in famiglia e da sempre aveva parlato alle sue figlie del meraviglioso mondo della magia. Aveva deciso di sposare una babbana, fare un lavoro da babbano, in un mondo pieno di babbani e, dopotutto, non si era mai pentito della sua scelta.
Lavorava di notte, come cantante e musicista di pianobar, aveva sempre adorato il suo lavoro.
Sophie aveva letto molti libri sulla magia, era rimasta davvero affascinata da quello straordinario mondo. Ogni volta che il padre si perdeva in racconti dettagliati dei suoi anni ad Hogwarts, Sophie lo fissava interessata, mentre i suoi occhi si illuminavano di curiosità.
Una volta raggiunta la camera al piano superiore, la bambina si lanciò sul letto, più precisamente sul padre, emettendo ancora distinti gridolini di gioia. Il signor Torres  si svegliò con un grido farneticando qualcosa riguardo a uno sciame di nargilli spalancando gli occhi di un azzurro chiarissimo per poi cadere irrimediabilmente dal letto con un tonfo sordo.
“Papà, Papà! Svegliati!” Gridò la bambina prendendolo a cuscinate con una certa fretta. Qualunque altro padre avrebbe rincorso la figlia per tutta la casa minacciandola di schiantarla, ma lo sguardo di Paul non era affatto furioso, bensì divertito. Scoppiò in una leggera risata cristallina, schiarendosi la voce impastata dal sonno.
La bambina lo aiutò ad alzarsi e, subito dopo, lo strinse in un soffocante abbraccio. Il riccio si aprì in un sorriso divertito ricambiando la stretta, quando si furono staccati, Paul sbadigliò distrattamente, si abbassò un po’ (dall’alto del suo metro e 90) e accarezzò dolcemente il capo della bambina chiedendole spiegazioni per quel suo improvviso bisogno d’affetto.
La piccola gli rivolse un ghigno soddisfatto porgendogli con delicatezza la busta portandosi poi le mani ai fianchi e assumendo una posa orgogliosa. L’uomo riconobbe all’istante la lettera, i suoi occhi si fecero più chiari, quasi bianchi, mentre si riempivano di lacrime commosse. Scompigliò i capelli della figlia improvvisando una risata divertita.
“E così è arrivata.” Concluse passandosi una mano tra i capelli lunghi fino alle spalle, che divennero ben presto corti e biondi. Sì, Paul era un Metamorfomagus e ogni volta che cambiava umore anche il colore e il taglio dei suoi capelli e degli occhi mutavano. Questa volta fu lui ad abbracciare forte la figlia facendola barcollare.
“Sono così orgoglioso di te!” Sussurrò con le lacrime agli occhi.
“Lo so papà, lo so. Anch’io sono orgogliosa di me.” Rispose ironicamente Sophie, sottolineando il suo pungente sarcasmo con un sospiro, senza scomporsi di un millimetro.
“E pensare che tu eri quella che mi è saltata addosso qualche secondo fa...” Rispose alla battuta con un sorriso sarcastico dimostrando di essere perfettamente in grado di competere con sua figlia ogni volta che lei osava sfidarlo, il che accadeva in media 10 volte al giorno.
Padre e figlia erano come due gocce d’acqua: stessi capelli ricci e castani (quando erano al naturale, dato che quando si parla di due metamorfomagus non si può mai sapere), stesso viso allungato e denti leggermente sporgenti. Erano entrambi intelligenti, astuti, cinici e con la stessa idea di divertimento: stare ore chiusi in casa davanti a computer e televisione.
C’era anche un’altra caratteristica che Sophie aveva ereditato dal padre: era anche lei una metamorfomagus, lo avevano capito quando era ancora in fasce e non potevano portarla fuori casa, a causa degli stravaganti colori che assumevano i suoi capelli, tra cui più frequentemente, fucsia, azzurro, verde acceso e viola scuro.
Sophie, era però molto diversa dalla sua sorellina. Mary aveva solo un anno in meno della sorella (anche se Sophie, per orgoglio, ci teneva spesso a precisare che in realtà, quando nacque la peste, lei aveva ben 17 mesi), aveva grandi e ingenui occhi verdi e una lunga chioma di lisci capelli castani, quasi neri, un adorabile naso a patata e un’ampia fronte.
Era di carnagione abbastanza scura, in netto contrasto con la pelle candida della sorella, e aveva il viso coperto di graziose lentiggini.
Non era quello che si poteva definire un genio, era una bambina ingenua e spesso si lasciava condizionare dal volere e dal parere degli altri. Sophie non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce ma, anche se spesso affermava di odiarla, in realtà le voleva molto bene. Sentiva il costante bisogno di proteggerla e coccolarla.
Mary aveva preso ben poco dal padre: la passione per il canto e i poteri magici. D’altro canto aveva ereditato molte più caratteristiche della madre: l’insensato bisogno di shopping, l’adorazione per gli amici, le interpretazioni imbarazzanti delle più famose canzoni con annessa coreografia altrettanto imbarazzante, la testardaggine e la competitività.
In casa venivano spesso improvvisate guerre tra i due fronti (Paul e Sophie contro Mary e Patricia) scatenate dai motivi più assurdi, come il monopolio del telecomando.  
La bambina storse la bocca alzando un sopracciglio, tirò il padre per la maglia in modo da fissarlo negli occhi, che divennero spaventosamente rossi.
“Ti tengo d’occhio, simpaticone.” Disse con voce lugubre.
Paul scoppiò a ridere e i suoi capelli tornarono alla normalità, si liberò dalla stretta della figlia dandole un buffetto sulla guancia.
“Ci aspetta una lunga giornata di shopping, a Diagon Alley.” Sussurrò sfiorandole il naso.
“Vado a prepararmi!” Gridò la bambina saltellando fuori dalla camera da letto, si fermò subito dopo sulla porta facendo al padre un’amorevole smorfia. “E lo so cosa stai pensando!” Disse assottigliando gli occhi fino a ridurli a due fessure.
“Ah, sì? Cosa?” La sfidò il padre portando i pugni chiusi all’altezza dei fianchi.
“Pensi che mi metteranno a Serpeverde!” Lo accusò incrociando le braccia sul petto in una posa innaturale e buffa per una bambina di 11 anni, mentre i capelli le passavano dal castano al verde acceso.
“Oh, non lo penso affatto.” Rispose con tono poco convincente il padre, assumendo la stessa posa della figlia trattenendo a stento una risata.
Sophie gli fece una linguaccia e alzò il mento, uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle.
***
“Binario 9 e tre quarti.”  Esclamò soddisfatta la bambina voltandosi per scrutare il volto del padre. Paul si guardava curioso intorno salutando i suoi vecchi compagni di scuola che accompagnavano i loro figli alla stazione.
“Vieni con me, piccolina. Ti voglio presentare delle persone.” Disse dirigendosi ad ampi passi verso un gruppetto di amici intenti a chiacchierare tra loro e dare le ultime raccomandazioni ai figli.
Sophie prese la mano del padre che la trascinò da due donne della sua età.
“Anche voi qui!” Esclamò a gran voce spalancando le braccia con un gran sorriso.  Le due donne, una dai capelli lunghi, biondi e mossi e gli occhi chiari, l’altra mora, alta con i capelli a caschetto. Entrambe tenevano la mano a due bambine simili alle madri e apparentemente della stessa età di Sophie.
Le due donne, all’inizio sorprese, si gettarono tra le sue braccia, scambiandosi saluti e presentando i proprio figli:
La piccola biondina stringeva convulsamente la stoffa dei pantaloni della madre, nascondendosi dietro di lei. Il suo nome era Millicent Mellis, detta Milly. Una ragazzina dall’aria estremamente timida. La madre la presentò mentre la biondina sbatteva velocemente le palpebre rivelando dei bellissimi occhi chiari mentre arrossiva sino alla punta delle orecchie.
Indossava un meraviglioso vestitino rosa, abbellito da numerosi fiori di stoffa cucito a mano dalla madre che le accarezzava i capelli con dolcezza.
Quando Sophie si presentò, Milly sorrise timidamente sussurrando un “è un piacere conoscerti”. Poi si voltò quasi saltellando verso l’altra bambina, che sembrava che non aspettasse altro. Sophie la salutò con educazione aprendosi in un ampio sorriso, la mora sorrise di rimando e abbracciò la bambina con slanciò stringendola con forza. Quando riuscì a liberarsi dalla morsa soffocante della piccola orientale barcollò un pochino e si aprì in una debole risata, accompagnata da un “sei affettuosa!”.
La bambina, che la madre presentò come Hana, aveva lunghi capelli color ossidiana e occhi scuri e profondi. Saltellava eccitata nel bel mezzo della stazione di King’s Cross in un modo che a Sophie ricordava spaventosamente la sorella. Tuttavia, trovò subito simpatiche le due ragazze, decisero di condividere lo stesso scompartimento del treno per conoscersi meglio. Milly si era sciolta un po’, non era più così tesa, sembrava che con loro si sentisse a suo agio e balbettava raramente.
Dopo pochi minuti di viaggio un ragazzino bussò al loro scompartimento chiedendo se poteva sedersi con loro; sosteneva che i posti fossero tutti occupati. Sophie rispose con un gran sorriso e mormorando una lunga serie di “certo”. Il ragazzino si presentò come Andrew Flamma. Aveva una grande testa piena di ricci capelli neri e un paio di occhi castano chiaro. Si mostrò fin da subito come un ragazzino riservato e tendenzialmente allegro, decisamente simpatico.
I quattro ragazzini chiacchierarono molto, dopo una orgogliosa dichiarazione da parte di Hana in cui raccontava nel particolare i vantaggi dell’essere una mezza Veela, Sophie si sedette composta sul morbido sedile e, con disarmante semplicità disse:
“Io sono una metamorfomagus.”
Tre facce stupite si voltarono all’unisono verso la bambina, che sorrise addentando una caramella “Tutti i gusti +1” al lampone.
 “È fantastico! Ho letto tanto sui metamorfomagus! È vero che potete cambiare il vostro aspetto a vostro piacimento?” Chiese Milly abbandonando momentaneamente la timidezza.
“A volte è viene quasi naturale.” Rispose arrotolandosi una ciocca di capelli in un dito con un po’ di imbarazzo.
Gli occhi di Milly si illuminarono e un sorriso dolce le si stampò sul viso.
“Sai farti diventare i capelli fucsia?”
***
La piccola Sophie aveva visto almeno un migliaio di foto della scuola di Hogwarts, ma trovarsela davanti, in tutta la sua stazza era davvero tutta un’altra cosa!
Non vedeva l’ora di essere smistata per poter scrivere una lettera a casa, aveva davvero tante cose da dire.
Aspettava paziente insieme agli altri primini nel bel mezzo della sala grande, guardandosi intorno con stupore.
I suoi nuovi amici erano stati smistati in 3 case diverse: Milly in Tassorosso, Hana in serpeverde e Andrew in Grifondoro. Non era dispiaciuta, il fatto che fossero stati smistati in tre case diverse significava solo che non avrebbero condiviso la sala comune, il dormitorio e gran parte delle ore di lezione, ma le ore pomeridiane erano libere e si era creata una bella amicizia in quelle poche ore in treno. Lo smistamento non era certo un problema.
Era il suo turno. La McGranitt chiamò a gran voce il suo nome, sorridendole ampiamente. Paul era stato prefetto ai suoi tempi e Minerva, in cuor suo, sapeva bene che la piccola Sophie non l’avrebbe sminuito.
La ragazzina si sedette con un po’ di fatica sull’alto sgabello e la professoressa le poso il cappello parlante sul capo.
“Oh, un’altra Torres... sai, ricordo bene tuo padre... anche lui, quando fu il momento di smistarlo, non si preoccupava affatto del verdetto: voleva fare in fretta e avrebbe accolto qualunque mia decisione. Siete molto simili, quasi identici.” Esclamò il cappello divertito. Sophie arrossì, non le piaceva affatto che il cappello sapesse cosa le passava per la testa e, subito dopo, anche i suoi capelli divennero rossi, sotto lo stupore di tutti i presenti, a giudicare dalle centinaia di mascelle spalancate.
“Vedo che sei anche tu una metamorfomagus... ora non ho più dubbi: CORVONERO!” gridò il cappello facendo sobbalzare la bambina che, sollevata dall’essersi tolta quello stupido cappello, corse verso il tavolo dei blu-argento sorridendo in direzione dei suoi tre nuovi amici, spostando lo sguardo dal primo tavolo sulla destra all’ultimo sulla sinistra.
“Questi sette anni... non saranno affatto male.” Sussurrò Sophie prendendo posto alla tavola apparecchiata.
Su tutti i vassoi posti sul tavolo apparvero montagne di cibo fumante.
“Decisamente niente male.”
  
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