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Autore: Pwhore    27/08/2011    1 recensioni
Arin ha 22 anni, è un batterista e suona con gli Avenged Sevenfold. Il suo migliore amico è Synyster Gates, chitarrista della stessa band.
Synyster ha problemi con la ragazza, Cassidy, e quando viene buttato fuori di casa per colpa di Arin, viene a stare da lui. All'inizio va tutto a gonfie vele, ma man mano che le ore passano, il giovane batterista si accorge che i suoi sentimenti per l'amico stanno cambiando. Spaventato, deve fare una scelta: sarebbe stato meglio confidare al ragazzo i suoi nuovi sentimenti e mettere a repentaglio la loro amicizia, o continuare a comportarsi come se niente fosse, sopprimendo i propri sentimenti, ma senza dover temere un distacco?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Syn uscì dalla doccia dopo dieci-quindici minuti, pronto a darmi il cambio. Abbandonai la scopa in un angolo e andai a prendere l'abito da sera, poi mi diressi verso il bagno. Appena varcai la soglia, un'ondata di vapore mi investì, facendomi indietreggiare. Aspettai che se ne andasse, e rientrai nella stanza, aprendo la finestrella. Synyster era l'unico che, con questo caldo improvviso, preferiva una doccia calda a una fredda. In effetti, questi sbalzi di temperatura erano un po' insoliti, persino per l'autunno. Scrollai le spalle, togliendomi la maglietta. Chiusi la porta e accesi la doccia, finendo di svestirmi. Il caldo lasciato dal vapore stava sparendo, e l'aria stava finalmente tornando tiepida. Entrai nella doccia, aspettando un attimo prima di posizionarmi sotto il getto gelido, poi mi bagnai per bene i capelli. Cercai lo shampoo e mi insaponai i capelli, quindi li sciacquai e ripetei l'operazione un'altra volta. Mi godetti l'acqua gelida sulla pelle per una manciata di secondi, poi sentii il campanello suonare.
"Non aprire!" gridai a Syn.
"Non avevo intenzione di farlo" borbottò lui, continuando a leggere il giornale. Scattai fuori dalla doccia e mi asciugai un po' i  capelli, poi mi legai un asciugamano attorno alla vita e uscii dal bagno.
"Wow" mormorò sottovoce Syn. "Sei anoressico" osservò. Gli lanciai un'occhiataccia, e lui si strinse nelle spalle.
"Non ti converrebbe metter su una maglietta?" domandò.
"Spero che vedendomi così quei rompipalle se ne vadano prima" spiegai avvicinandomi alla porta, che aprii con un gesto secco.
"Sì?". Come avevo pensato, erano i miei vicini.
"Signor Ilejay, dobbiamo parlarti" esordì un uomo grasso, chiamato Paul.
"La tua condotta sta rovinando la nostra reputazione" mi accusò la Hargrave.
"Dovresti pensare a quello che fai! E magari, farti controllare!" aggiunse un'altra donna.
"Sì, be', non mi interessa" tagliai corto.
"A noi sì, invece! Tu e il tuo amico siete contronatura, sbagliati! Avete qualche problema, ve lo dico io" continuò una vecchia.
"Siete la nostra vergogna! Schifosi!" mi urlò un'altra tipa, alla quale di gonfiarono le vene del collo. Ascoltai i loro insulti in silenzio, senza batter ciglio.
"Finito?" domandai quindi, con un finto sbadiglio.
"Frocio del cavolo! Spero che brucerai all'inferno!" sbraitò l'ometto grasso e pelato di fronte a me.
"Il sentimento è reciproco" disse Syn, appoggiato alla porta. Poi mi scostò e si fece avanti, avvicinandosi al ciccione.
"Vattene via, scarto umano!" gridò quello, stizzito. Syn l'ignorò e si sporse verso di lui, baciandolo sulle labbra. Poi si staccò e tornò al mio fianco.
"Ora sei come noi" disse con un sorrisetto compiaciuto. L'uomo si toccò le labbra e poi ci guardò, con uno sguardo sgomento.
"Mi avete contaminato! Brutti schifosi!" urlò paonazzo, prima di correre verso casa sua.
"Chi vuole essere il prossimo?" domandò il moro con un sorriso divertito.
"Vai al diavolo!"
"Infedele!"
"Vergognati di te stesso!" urlarono i nostri vicini, abbandonando il nostro pianerottolo.
"Tornate presto" disse Synyster salutando con la mano e facendomi rientrare in casa. Si sedette sul divano e borbottò qualcosa riguardo a quella gente, per poi voltarsi verso di me.
"Tanto per la cronaca, quel tipo non riconosce i bei baci" disse, fingendosi offeso. Poi si alzò e mi raggiunse, dandomi un pizzicotto sulla guancia.
"Dovrai essere un po' più stronzo, sei vuoi che non tornino più" mi disse, quindi tornò al suo giornale. Mi strinsi nelle spalle e tornai in bagno, dove finii di asciugarmi e mi rivestii.
"Ma come siamo carini" fu il commento di Syn appena mi vide uscire dal bagno. "Mi fai venire voglia di mangiarti" aggiunse, prendendomi le guancie tra le mani e stringendo. Cercai di dire qualcosa, ma in quel modo non riuscivo a parlare. Syn mollò la presa e sorrise divertito, poi mi baciò le labbra.
"Il tuo sapore è molto meglio di quello di quel ciccione" mormorò soddisfatto.
"Grazie?"
"Non c'è di che!" esclamò ritornando al suo posto. Sorrisi divertito.
"Faresti meglio a vestirti anche tu" lo avvertii. "È quasi ora" aggiunsi.
"Volo" ribatté allegro. Lo osservai scomparire in camera e mi sedetti sul letto, sfinito. Misi un altro po' di ghiaccio in faccia e lo aspettai, pensando a cosa dire una volta lì. Syn mi sembrava parecchio contento, quindi la sua allegria avrebbe contagiato tutti, e sarebbe stato più facile parlare. Io sarei stato timido come al solito e avrei parlato con due persone su trecentocinquanta, mentre lui sarebbe stato al centro dell'attenzione. Poco ma sicuro. Posai il ghiaccio nel congelatore e misurai la stanza a grandi passi, annoiato. 'Spero solo che, quando usciremo, quei rompicoglioni non siano di nuovo qui davanti' borbottai tra me e me.
"Come ti sembro?" esclamò Synyster, entrando nella stanza con un salto teatrale.
"Woah..." boccheggiai, guardandolo.
"Sono proprio meraviglioso, eh?" esclamò. "Chiudi quella bocca, però, o ti ci entreranno le mosche!" scherzò baciandomi la guancia. Arrossii e sorrisi, mentre lui saliva sul divano.
"E ora, alla Synyster mobile!" esclamò, alzando un dito. Poi scese dal divano, aprì la porta e corse giù per le scale. Raccattai le chiavi e lo seguii, chiudendomi la porta alle spalle. Lo trovai davanti all'auto che aspettava, battendo un piede per terra.
"La Synyster Mobile deve essere sempre pronta perché io ci salga" sottolineò. "Dovremo rivedere questo dettaglio" rimuginò, cercando qualcosa su cui appuntarlo.
"Se lasciassi l'auto sempre aperta, me la ruberebbero. Come faresti allora?" osservai, girando la chiave. Lui borbottò qualcosa di incomprensibile e decise che le cose andavano bene così. Strappò una annotazione invisibile e la gettò fuori dal finestrino, allacciandosi poi la cintura di sicurezza.
"Puoi indicarmi la strada?" chiesi, senza sapere dove andare.
"Sì, vedrò di farti questo favore" acconsentì Syn. "Okay, alla prima rotonda giri a destra, poi vai avanti per cinquecento metri, giri a sinistra e prosegui per tre chilometri" indicò. "Passati i tre chilometri, gira a destra e fermati all'Autogril, che ho fame" proseguì. Risi, senza staccare gli occhi dalla strada.
"Mangerai quando arriveremo. Non ho intenzione di portarti a un galà con lo smoking macchiato di formaggio" risposi sorridendo.
"Sì, forse hai ragione" borbottò lui. "Ora a sinistra!" esclamò. "Ecco, bravo" disse sollevato. Alzai gli occhi al cielo, e guidai fino al 'ballo'. Arrivammo a destinazione verso le otto meno cinque, senza aver trovato molto traffico. Synyster saltò giù dall'auto e si sgranchì le gambe, aspettandomi vicino a un enorme portone.
"Eccomi!" esclamai correndo verso di lui. Syn mi prese per mano e andò dal portiere, mostrando gli inviti. Quello si alzò e lo salutò educatamente.
"Signor Haner, signor Ilejay" pronunciò, abbassando il capo. Noi passammo oltre, avviandoci verso una ripida rampa di scale. Mi lasciai sfuggire un gemito, e Syn si voltò.
"Tranquillo, c'è l'ascensore!" disse ridacchiando. Quindi mi portò verso le scale e si fermò davanti a una porta lucida, accanto alla quale c'era un bottone verde, anch'esso molto pulito. Syn lo premette, e nel giro di pochi secondi l'ascensore arrivò. Le porte si aprirono silenziose, e noi entrammo. L'abitacolo era piccolo, segno che non molte feste si tenevano lì. Il pavimentino era di parquet, leggermente rigato, e le pareti bianche. Un piccolo specchio, posizionato accanto ad altri pulsanti, rifletteva le nostre immagini. Syn premette il bottone e si appoggiò alla parete, fischiettando. Le porte si schiusero un minuto dopo, e il vociare della festa ci raggiunse. Synyster premette il campanello e aspettò che venissero ad aprire, mentre mi guardavo intorno spaesato.
"Desidera?" domandò un cameriere, con voce roca.
"Sono Haner" borbottò Syn.
"Oh, signor Haner! La stavamo aspettando con ansia" disse. "Prego, entri" aggiunse, indicando il salone pieno di gente. Il suo sguardo ricadde poi su di me.
"Lei invece sarebbe..."
"Arin Ilejay" rispose Syn al posto mio. "È con me" sottolineò. Il cameriere mi fece entare, riluttante, e mi sentii improvvisamente come un pesce fuor d'acqua. Il salone era pieno di dame e signori elegantissimi, che conversavano tranquillamente. Una musica di Chopin faceva da sottofondo al vociare, che si teneva sempre abbastanza basso. Guardai Syn, e lo vidi respirare profondamente.
"Un'ora e ce ne andiamo" disse. Annuii e mi guardai intorno, cercando di riconoscere qualcuno. Cosa inutile, perché le uniche persone a me conosciute erano la coppia di ricconi che viveva alla fine della strada. Sospirai e mi addentrai nella sala, cercando qualcuno con cui parlare. Sarebbe stata una lunga, lunga serata
   
 
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