Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
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Autore: Pwhore    27/08/2011    1 recensioni
Arin ha 22 anni, è un batterista e suona con gli Avenged Sevenfold. Il suo migliore amico è Synyster Gates, chitarrista della stessa band.
Synyster ha problemi con la ragazza, Cassidy, e quando viene buttato fuori di casa per colpa di Arin, viene a stare da lui. All'inizio va tutto a gonfie vele, ma man mano che le ore passano, il giovane batterista si accorge che i suoi sentimenti per l'amico stanno cambiando. Spaventato, deve fare una scelta: sarebbe stato meglio confidare al ragazzo i suoi nuovi sentimenti e mettere a repentaglio la loro amicizia, o continuare a comportarsi come se niente fosse, sopprimendo i propri sentimenti, ma senza dover temere un distacco?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non credo di poter vivere qui" disse Syn, amaro. "Quel coglione sta ancora tirandoci i pomodori, e probabilmente domattina quei vecchiacci torneranno alla carica" borbottò, misurando la stanza a grandi passi.
"Non penso che dovresti stare in un simile ambiente" aggiunse poi, guardandomi. "Non voglio che quegli stronzi ti rovinino" bofonchiò, camminando un altro po' e poi sedendosi al mio fianco.
"E dove vorresti andare, allora?" chiesi, consapevole che i miei vicini ci avrebbero reso la vita un inferno.
"Non saprei" ammise lui, scrollando le spalle. "Qualunque posto va bene" si giustificò. Annuii, per fargli capire che la pensavo allo stesso modo.
"Comunque fra poco comincerà il tour. Non dovremmo preouccuparci troppo di loro" dissi, accennando alla porta di casa. Syn mi parve un po' più rilassato, ma comunque preoccupato. Annuì un paio di volte e deglutì, alzandosi in piedi.
"Dovrò comunque sistemare un paio di cosette, prima di andarmene" disse, guardando acidamente verso il portone. Intuii quello che voleva fare, ma la cosa non mi dava troppo fastidio. Onestamente, era anche ora che quella gente imparasse la lezione. O sbaglio?
Seguii Synyster passeggiare con lo sguardo, poi guardai l'orologio.
"È tardi..." sussurrai, soprappensiero. Syn si voltò verso di me, pensieroso. Lanciai un'altra occhiata all'orologio, poi mi sbottonai giacca e camicia, e le posai sulla sedia. Come in trance, mi slacciai le scarpe e me le sfilai, levandomi poi anche i pantaloni. Mi alzai e andai a prendere qualcosa da bere, per poi sedermi sul bordo del letto.
"Hai l'aria stanca" notò Syn, sedendosi accanto a me.
"In effetti, sono a pezzi" ammisi, imbarazzato. Lui sorrise e si avvicinò a me, baciandomi sulle labbra.
"Be', sappi che sei bello anche così" mormorò, spostandomi i capelli dalla faccia. Arrossii, facendolo ridere sotto i baffi.
"Sarà meglio che vada a cambiarmi pure io, allora" sorrise, alzandosi e avviandosi verso il bagno. Lo seguii con lo guardo, e, appena scomparve, mi portai una mano alla bocca. Avevo il sapore di Syn sulle labbra, ed era così buono.. Mi stesi sulle coperte, guardando il soffitto e fantasticando sul futuro. Come avremmo detto ai ragazzi di noi due? Sarebbe stato un segreto, o un'informazione di pubblico dominio? La gente si sarebbe incazzata o meno? Avremmo dovuto parlarne, decidere insieme, prima che il tour cominciasse. Quello era poco ma sicuro.
Quasi non mi accorsi che Syn era tornato in camera e si era sdraiato accanto a me. Lo sentii giocare coi miei capelli, e fu per questo che mi girai. Che bello che era, in quel momento. La pelle candida pareva delicatissima, quasi la si potesse rompere sfiorandola. Il volto magro era contratto in un sorriso, e gli occhi scuri avevano un'aria dolcissima, con quell'espressione. I capelli corvini, poi, erano di una brillantezza ammirevole, e probabilmente erano anche morbidissimi. Le braccia, tatuate il più possibile, erano piegate sotto la sua testa, e lasciavano intravedere i muscoli.
Guardai il petto bianco ondeggiare su e giù per un paio di secondi, prima di avvicinarmici. Posai una mano sul cuore di Syn e poi mi ci rannicchiai accanto, la testa posata sulla sua spalla. Lui sorrise e mi baciò dolcemente la fronte.
"Non mi importa quello che pensano quei cretini là fuori. Sono davvero contento di star qui con te" sussurrò, baciandomi la mano e stringendomela. Sorrisi, stringendolo a me. Com'era bello poterlo finalmente abbracciare, dopo tanti casini. Quando l'energumeno mi aveva picchiato, quella stessa mattina, non avrei sperato in un avvenimento del genere. Anzi. L'unica cosa a cui pensavo era che sarei finito all'ospedale per chissà quanto tempo, senza la possibilità di svegliarmi abbracciato alla persona che amavo e, chissà, forse lui non sarebbe neanche venuto a farmi visita. Scossi la testa, baciando il petto di Syn. No. Anche se fosse accaduto il finimondo, lui sarebbe venuto ad accertarsi che stessi bene. Non riuscivo ad immaginare altrimenti.
"Non mi lasciare" sussurrai, stringendo gli occhi. "Non mi lasciare mai più".
   
 
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