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Autore: _Any    28/08/2011    6 recensioni
Quando mi trovavo alla The Wammy's House giravano strane leggende e tutte quante avevano come protagonista uno di noi, un assassino per l'appunto. Uno di noi che gli altri temevano, uno di quelli che nessuno avrebbe mai voluto incontrare sul proprio cammino. Persino il suo aspetto era spaventoso. Occhi rosso sangue, capaci di infondere il terrore con un solo sguardo. Malvagio, malvagio tanto da uccidere anche una ragazzina.
Devo ammettere che anche io, che mi reputo una persona alquanto razionale e non troppo timorosa, ho creduto a quelle leggende e mi sono permesso di giudicare quella persona in maniera perfida e meschina. Nessuno conosceva il suo nome, per noi era solo una lettera: B.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Beyond Birthday, L, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questa storia è stata ispirata al romanzo "Another Note" di Nisioisin. La maggioranza dei personaggi non mi appartiene.

 

Avendo sempre più cose da fare in quei giorni non riuscii nemmeno ad avvicinarmi al diario di B e intanto l'incontro tanto atteso da me e Mello si avvicinava. In effetti non potevo dire di saperne molto più del mio compagno sul conto di L dato che una persona dall'infanzia all'età adulta può cambiare anche radicalmente.

Il giorno tanto atteso giunse.

La mattina aveva piovuto e l'erba del giardino si era bagnata odorando più intensamente. Sembrava che Mello stesse per esplodere, ma non poteva sfogarsi nemmeno con Matt e forse quella era la prima e ultima volta che accadeva una cosa simile. Quei due erano davvero molto uniti sotto questo aspetto, ognuno sapeva quasi ogni cosa dell'altro e alla fine riuscivano a comunicare quasi in codice, si capivano solo tra di loro. Poteva sembrare che fosse solo Mello a guadagnarci da quella amicizia, ma non era così.

Io stavo tranquillamente affacciato alla finestra a fissare lo spazio antistante il cancello con sguardo assente. Rimanevo immobile a osservare ogni minimo dettaglio di ciò che potevo guardare: le gocce di pioggia che ancora cadevano, superstiti di una battaglia persa contro il tempo, osservavo i fili d'erba che ondeggiavano sotto il vento e il sole pallido che riscaldava a malapena tutto ciò che era sotto di lui.

E poi un'auto nera, di quelle che non tutti potrebbero permettersi, un uomo anziano che scendeva per aprire la portiera.

Non potei osservare ancora per vedere i nostri ospiti che la porta della stanza si spalancò e Roger disse a me e Mello di seguirlo sotto gli occhi preoccupati di Matt. Probabilmente aveva capito che c'era qualcosa che non andava nella nostra scusa.

“Andiamo nel tuo studio?” chiese Mello. Roger non rispose, si limitò a camminare lungo il corridoio, salire una scala, superare la biblioteca ed estrarre una chiave dalla propria tasca per aprire il catenaccio che bloccava una porta che si apriva su un corridoio pieno di porte con sopra incise delle lettere.

“Ma qui è vietato entrare!” obiettò di nuovo Mello. “Sì, ma probabilmente si troverà più a suo agio, poi ne capirete il motivo. In ogni caso qui non vi potrà disturbare nessuno, nemmeno io dato che vi lascerò soli.” spiegò l'anziano con voce stanca.

Un piccolo scatto aprì la porta, poi entrammo nel corridoio. Avevo risistemato i fogli di carta come erano in origine perciò Roger non si rese conto delle mie visite così frequenti in quel luogo. Mello si guardava intorno meravigliato da quell'ambiente, finché non ci fermammo davanti ad una porta ben precisa, quella dove ci fece fermare Roger. Allungò una mano e staccò via il pezzo di carta che si trovava nella parte alta lasciando vedere chiaramente una L intagliata in carattere gotico.

“Benissimo. Adesso vi lascio. Buona fortuna, cercate di fare bella impressione.” si raccomandò poi. Il biondo annuì con decisione, io continuavo a mantenere la mia tranquillità apparente e non risposi.

La porta si aprì sotto la spinta dell'uomo e noi entrammo. Ci fu qualche secondo di silenzio e poi una voce allegra e cordiale attrasse la nostra attenzione.

“Buongiorno! Eccovi qui, finalmente vi vedo di persona. Ho sentito parlare di voi.” esclamò l'anziano che avevo visto poco prima. Aveva i capelli bianchi e dei baffetti che gli davano un'aria molto gioviale. Era molto elegante e ciò trapelava non solo dal suo abbigliamento, ma anche dai su0i gesti e dai suoi modi di fare. Mello diede segno di riconoscimento di fronte a quell'immagine, come se l'avesse già vista, così anche io cercai di ricordare.

Improvvisamente mi venne in mente: era lo stesso uomo raffigurato nella fotografia sulla scrivania di Roger, era Quillsh Wammy, il fondatore della The Wammy's House nonché Watari, l'uomo che si trovava costantemente al fianco di L e l'unico a poterlo contattare.

“Salve signor Wammy.” disse Mello con sicurezza. “Oh bene! Sai già chi sono, eh? Questa non me l'aspettavo, mi fa molto piacere. Allora anche io devo dire i vostri nomi. Mello e Near, vero?” “Sì, io sono Near.” parlai per la prima volta quel giorno. “E io sono Mello.” si affrettò ad aggiungere il mio compagno.

“Bene, le presentazioni sono fatte, credo che sia il momento di farvi incontrare L, giusto?” “Sì, dove si trova?”. La lettera M come al solito era estremamente frettolosa e non riusciva a trattenersi dal mettere fretta anche agli altri. “Un momento, adesso lo chiamo.” disse Watari estraendo un telefonino. Premette un solo tasto ed attese senza neanche posizionare l'apparecchio vicino all'orecchio.

Possibile che L fosse talmente prudente da mandare prima quell'uomo per accertarsi delle nostre identità? Davvero non sapevo cosa pensare di lui. Sarebbe stato uno di quei classici detective seri, di quelli che non si possono nemmeno trattare con confidenza? O forse una persona più comune, un uomo nella media?

La porta si aprì nuovamente e semplicemente, una semplicità che stonava con l'atmosfera che si era creata, forse avevamo fin troppa aspettativa, tanto da pretendere un'entrata originale, un'entrata ad effetto.

Ma pochi secondi dopo rimasi comunque molto stupito.

La persona che stava entrando tranquillamente e con naturalezza corrispondeva esattamente alla descrizione di B, ma la descrizione di B risaliva ad anni prima: era un ragazzo ventiquattrenne alto e magrissimo, aveva capelli corvini spettinati, occhi neri come l'inchiostro e occhiaie profondissime che gli fornivano uno sguardo tagliente. Aveva addosso una maglietta bianca e dei jeans sbiaditi, un abbigliamento semplice e che lasciava trasparire una quasi totale noncuranza al riguardo. Stava leggermente curvo su sé stesso mentre si mordicchiava l'unghia del pollice guardando prima me, poi lo sguardo stupito di Mello, poi Wammy, poi la stanza e ancora Wammy.

“Grazie di tutto, Watari. Puoi andare.” disse con una voce profonda e distaccata, quasi piatta. Non lasciava trasparire troppo le proprie emozioni.

“Benissimo, allora vi lascio.” replicò l'altro adulto dirigendosi verso la porta e scambiandosi con il più giovane tra i due.

Ci fu qualche secondo di silenzio e di pura osservazione, noi fissavamo lui e lui fissava noi continuando a mordicchiarsi l'unghia.

“Sei tu L?” chiese all'improvviso Mello. L'altro lo fissò lievemente stupito da una domanda così diretta, per cui rimase qualche secondo in silenzio, poi si limitò a rispondere: “Sei tu Mello?”.

“Ah... Sì.” rispose la lettera M presa in contropiede. “Davvero? Allora ho indovinato. Allora se tu sei Mello tu sei Near.” disse guardando me. La sua non era una domanda, era un'affermazione, ma mi sorpresi a rispondergli ugualmente con un flebile “sì”. Sembrava vagamente soddisfatto per aver indovinato, rimase ancora qualche secondo ad osservarci, poi si voltò di scatto, si avvicinò alla scrivania e tagliò una fetta di una torta che non avevo notato fino a quel momento. Si rivolse verso di noi e sembrò quasi stupito del fatto che fossimo ancora lì, poi come ricordando qualcosa si voltò ancora. “Ne volete un po'? È alle fragole e al cioccolato.”. Ovviamente Mello accettò l'invito, io nell'esitazione declinai l'offerta. L se ne stava tranquillo come se in quella situazione lui non dovesse fare nulla, sembrava essere concentrato di più sul suo dolce che su di noi. Afferrava il cucchiaino con sole due dita per mangiare la torta e notai che allo stesso modo teneva anche il piattino e tutte le altre cose, come se non avesse voluto toccarle. Attese ancora qualche secondo in silenzio e poi ci guardò di nuovo. “Lo sapevo... abbiamo problemi a rompere il ghiaccio. A dire la verità sono venuto qui per prendere dei documenti e distruggerli, ma in fin dei conti non mi sembrava una cattiva idea quella di incontrarvi.” “Documenti? Che tipo di documenti?” chiese Mello con la sua solita impertinenza. Sembrava che prima di dire una qualsiasi frase L dovesse ragionarci su, quindi aspettò ancora e poi rispose. “Foto. Foto che mi raffigurano, non devono esistere per come è la situazione in questo momento. Immagino voi sappiate a cosa mi riferisco.” “Sì, sicuramente al caso Kira, non è vero? Ha bisogno di un volto e di un nome per uccidere.” intervenni io. “Esattamente.” rispose non dando il tempo a Mello per intervenire. Il biondo non sopportava l'idea che io dessi una risposta prima di lui.

“Ma non è di questo che dobbiamo parlare, vi prego di non farmi domande al riguardo.” “Ok, però una cosa te la voglio dire.” disse finalmente Mello. “Cioè?” chiese l'altro curioso. “Voglio parlare con te, ma senza la presenza del... di lui. Potremmo parlare separatamente?” “È possibile, ma vorrei sapere come mai vuoi una cosa del genere. Siete compagni, come mai preferisci essere solo con me? Di solito un appoggio morale è gradito.” “Beh... Non siamo in buoni rapporti.” mormorò il biondo sempre meno sicuro di sé. “Ma davvero? E per “non siamo in buoni rapporti” intendi “complesso d'inferiorità”, vero?”. Mello rimase qualche secondo immobile, l'espressione perplessa, aggressiva, controllata. “Sì.” si arrese infine. “Ma tu guarda e pensare che quelli che vennero scelti prima di voi erano così in buoni rapporti... quasi innamorati direi.” disse guardando il vuoto con il dito appoggiato alle labbra. “Sì, già che ci sono voglio vedere le loro stanze dopo, sono anni che non metto piede qui, anche se questa è camera mia quasi non la ricordavo, ma in effetti per me non esiste quasi più il concetto di casa...”. Il mio pensiero non poté non andare al diario dato che L aveva detto la stessa identica cosa di B e per di più voleva anche visitare la stanza di quest'ultimo.

“Che fine hanno fatto i vecchi successori?” chiesi, se avessi mostrato di sapere già sarei risultato sospetto.

“Una si è suicidata, o forse è stata uccisa, non lo si sa ancora, l'altro era BB.” “BB?! Vuoi dire proprio il serial killer che ha ucciso tre persone a Los Angeles?” chiese Mello all'improvviso. “Sì, quello. Ovviamente all'epoca non era così, anzi, direi che è stato il mio primo amico e che mi ha aiutato qualche volta. Mi è dispiaciuto doverlo arrestare...” disse con un'espressione sinceramente dispiaciuta. “Mi racconteresti la storia del caso di Los Angeles quando saremo soli?” chiese Mello con un entusiasmo di cui L fu sorpreso. “Si può fare, ma non ho così tanto tempo a disposizione, soprattutto se ci separeremo.” “Non importa, mi accontento! Allora iniziamo subito.”. L annuì e mi chiese gentilmente di uscire dalla stanza sedendosi in una posizione decisamente insolita, potrei definirla “fetale”.

“Torna tra un'ora, Near.” “D'accordo, L.”.

Fuori dalla stanza mi fermai qualche secondo fermo dov'ero. L stava per raccontare a Mello una storia che stavo per leggere, non tutta la vita di B ma solo la sua fine.

Sinceramente non mi aspettavo che proprio il più grande detective del mondo fosse ancora così, ancora tanto infantile per certi aspetti, ma soprattutto ancora così strano.

Chi avrebbe mai potuto dire che uno come lui mangiasse tanti dolci, che si sedesse in quel modo, afferrasse gli oggetti utilizzando solo due dita, avesse delle occhiaie così profonde e un modo di fare così contraddittorio? Sembrava quasi distratto in ciò che faceva, ma dimostrava di possedere un'intelligenza tagliente, non poteva trattarsi che del vero L.

Per qualche secondo mi venne la tentazione di infilarmi nella stanza di B, ma sarebbe stato da incoscienti, decisamente pericoloso avventurarmi in un luogo simile: come avrei potuto spiegarlo se mi avessero trovato proprio lì? E poi se mi avessero trovato col diario sarebbe stato ancora più difficile uscirne fuori.

No, era decisamente da evitare.

Decisi di tornarmene in camera, in fin dei conti Matt non mi avrebbe fatto domande, l'unico cui avrebbe chiesto qualcosa era il suo migliore amico, sicuro che sarebbe stato sincero molto più di me.

Tornai, mi sistemai nel mio angolino sotto lo sguardo curioso della seconda M che però, come previsto, non mi chiese nulla di ciò che ci avevano detto e di quel che stava facendo Mello.

In effetti tutto era silenzioso ma non smetteva di suonare quella fastidiosa musichetta da videogioco che si diffondeva dal Game Boy Advance del ragazzo dai capelli rossi.

Decisi di ignorare quella fonte di fastidio e mi accomodai con il mio puzzle preferito, adoravo comporlo e scomporlo all'infinito, finché non imparavo a memoria la posizione dei tasselli, nonostante fossero quasi tutti bianchi, ma la parte migliore di certo non era quella.

La parte migliore era quella colorata di nero.

La parte migliore era quella L.

__________________________

Authoress' words

Ehilà gente! Sto usando a sbafo il computer di una mia amica per pubblicare perché mi è finito Internet sulla chiavetta. T_T Lei è anche su EFP e si chiama Black Nana... Sto facendo pubblicità? Sì lo ammetto... Sto facendo pubblicità ma è il prezzo da pagare per l'uso del computer...

Black  Nana's words

Non è vero! Non ti ho costretta! Io ti ho fatto pubblicità perché mi andava, perché sei la mia migliore amica e sei stata la mia beta anche se adesso non puoi per motivi vacanzieri...

Authoress' words II

Ok, lo ammetto... Non dico più bugie (ma anche questa è una bugia, come faccio?)... Comunque, visto? Ce l'ho fatta a mettere L adulto ma è stata un'impresa, veramente quindi non siate severi se non sono totalmente IC per favore...

Mello's words

Ehi, perché non sono presente più di Near in questa storia?! CI SONO MENO DEL NANEROTTOLO ALBINO DEL C***O!

Authoress' words III

Ma se ho fatto un capitolo intero... Mah, lasciamo perdere.

A Domenica prossima...

PS C'è un cross-over tra Death Note e Soul Eater in cui ho messo lo zampino insieme ad altre due ragazze. Se vi va di dare un'occhiata a me fa piacere perché io mi sono occupata della psicologia di Light Yagami ed L e soprattutto di quella di Misa-Misa (sul serio, pare che mi venga particolarmente bene e la cosa mi preoccupa...)!

   
 
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