Ginny, allora, aveva solo tredici anni, e in Sala Grande, nei corridoi e nel parco, osservava Fleur che camminava leggiadra e sicura, attorniata dai suoi ammiratori e dalle amiche.
Fiera e superba, faceva mulinare la lunga chioma bionda e squadrava con occhio critico il castello di Hogwarts.
Si comportava come una principessa, pensava disgustata Ginny. Una principessa di quelle arroganti e vanitose, che si credono di essere a capo del mondo.
Quando incrociava Fleur per i corridoi, mentre quella ridacchiava scioccamente insieme alle sue amiche, Ginny non poteva fare a meno di sbuffare e pensare: “Che razza di oca!”
E, quando gettava sguardi languidi ai ragazzi o criticava a voce alta la struttura e il cibo del castello, la fissava con astio, sperando che il suo sguardo bastasse a incenerirla.
Che principessina terribilmente oca.
A volte le veniva in mente che, in fondo, doveva esserci un motivo se il Calice di Fuoco l'aveva scelta per partecipare al Torneo Tremaghi; ma poi scuoteva la testa e scacciava quel pensiero.
Il Calice aveva scelto anche Harry, giusto? Era sicura che avesse qualcosa che non andava.
Sarebbe morta, piuttosto che ammettere che quella odiosa francesina fosse in un qualche modo abile e coraggiosa.
Non che Fleur le avesse fatto qualcosa, no. Semplicemente, Ginny odiava quell'aria baldanzosa con cui andava in giro nel castello, i suoi risolini, gli atteggiamenti da oca, il modo in cui criticava Hogwarts, che per lei era diventata una seconda casa.
Non la conosceva bene. Non immaginava davvero che, dietro quella facciata superficiale, vi fosse un animo coraggioso, un talento magico notevole, la capacità di amare.
Ma, per scoprirlo, le sarebbero serviti anni.
Per il momento, Ginny considerava Fleur semplicemente una ragazza snob che credeva di essere chissà chi e si atteggiava da principessa.
-Ginny... ti è caduta la piuma.
Ma il mondo, così com'è, non è fatto per le principesse.
-G... grazie, Harry.
Era fatto per le timide come lei. Era fatto per quelle ragazze che, come Ginny Weasley, trovavano il coraggio e la sfacciataggine necessaria per superare lo scoglio della timidezza.
Sentiva che le sue guance stavano diventando rosse, ma riuscì a sorridere a Harry e a guardarlo negli occhi, quei bellissimi occhi verde chiaro.
Sostenne fieramente il suo sguardo, prima di fare al ragazzo un cenno di saluto, voltarsi e andare via, senza neanche correre o affrettare il passo.
Quando finalmente si trovò in un corridoio vuoto, si appoggiò alla parete e tirò un respiro profondo, sorridendo. Era riuscita a guardare Harry negli occhi! E non era scappata subito, anzi... aveva sostenuto il suo sguardo.
Sentì dei risolini e Fleur Delacour sbucò dall'angolo, accompagnata da altre tre ragazze. Il gruppetto attraversò il corridoio senza degnare Ginny di un'occhiata, troppo impegnato a chiacchierare fitto in francese.
Ginny le fissò sprezzante. Non riusciva a sopportare la loro presenza e quelle voci dal tono sciocco e frivolo.
Si voltò e decise di ignorarle, mentre si incamminava, con la consapevolezza che il mondo non era fatto per le principesse come loro. Che lasciassero spazio a lei e quelle altre ragazze che trovavano il coraggio di superare la timidezza nel loro cuore.
*
Storia scritta per il contest di MedusaNoir, basata su una citazione dell'Eleganza del Riccio: Il mondo non è fatto per le principesse. Si è classificata terza vincendo il Premio Caratterizzazione.*_*
Spero che vi sia piaciuta, se volete lasciate pure un piccolo commento.^^