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Autore: Gwendin Luthol    28/08/2011    2 recensioni
Per quanto nella nostra vita tiriamo fuori unghie e denti per combattere,in qualche modo la nostra conquista si dissolverà come una starnuto nell’aria. Come l’inchiostro battuto su un foglio lasciato ad un angolo del marciapiede sotto una pioggia autunnale. Nonostante tutto però,è bello godersi quella strada che va dall’inizio della nostra salita all’apice del nostro obbiettivo. E’ bello guardare le nostre cicatrici rimarginarsi.
Chiyo ha finalmente conquistato il vero amore dalla sua famiglia e per far suo ciò ha dovuto scontrarsi con qualcuno. L’oceano sentendosi minacciato dalla determinazione della bambina ha deciso di ucciderla. L’ha punita per la sua forza di volontà ed oltre questo ha deciso di distruggere l’anima di un padre per il suo mancato amore.
Le assenze sono più presenti di quanto si possa immaginare.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le assenze fra la spuma del mare.
 


Quando il signor Yoshida decise di portare i suoi cinque figlioli sulla spiaggia,faceva molto caldo. L’afa, nella piccola cittadella pescatrice di Yoroido ,in Giappone,era abituale ma quel giorno sembrava accanirsi particolarmente.
-Kagi,porta tutte queste reti per pescare di fuori- disse la madre al primogenito.
-Non potrebbe portarle Chiyo?- replicò il ragazzo.
-Chiyo,portale tu-.
La povera Chiyo,terzogenita della famiglia veniva continuamente incaricata dei compiti più pesanti e allo stesso tempo trascurata per quelli più piacevoli.
Era anche,considerata insignificante.
Prima di arrivare al mare bisognava passare per il centro del villaggio,luogo del mercato.
Tutta la famiglia riuscii pur se con fatica,a passare in mezzo alla folla tranne la piccola Chiyo che era rimasta indietro.
-E muoviti!- le urlò Hanasuke,sue sorella maggiore.
 
Per arrivare al mare non ci voleva moltissimo. Dopo le bancarelle e i mercati della domenica si poteva imboccare un sentiero in terra battuta e in pochi chilometri,ritrovarsi a camminare sulla bianca sabbia.
C’erano punti dove le scogliere erano rocciose e molto alte ma si alternavano piccole spiaggette dalla conformazione semplice e priva di ogni pericolo.
-Papà,il mare è arrabbiato!- gridò il piccolo Sagawa,ultimo arrivato in famiglia.
-Gli dei sembrano contrari oggi..fate il bagno qua vicino- concluse l’uomo.
Non ci volle molto per Chiyo nell’estraniarsi dall’intera famiglia.
Succedevano sempre così le uscite al mare con i suoi fratelli e genitori. Per una piccola discussione veniva allontanata immediatamente. Aveva solo dieci anni,svolgeva già tutte le faccende di casa e i suoi “cari” avevano anche da ridire.
La bambina nutriva in se una fortissima frustrazione che non le era concessa di estraniare così cogliendo quel poco di libertà,cominciò a correre per la spiaggia.
Sotto gli zori scricchiolava la sabbia ma Chiyo non sentiva niente a parte il rumore del suo cuore che si infrangeva in mille pezzi.
Cominciò a perdere fiato e così pensò che sarebbe stato meglio fermarsi. Aveva le gote rigate dalle sue lacrime che cominciavano a mescolarsi con il sudore che sgorgava a fiumi dalla fronte. Si lasciò cadere a terra con tutto il suo peso,come un sacco di riso. Chiyo,non sapendo che fare cominciò a muovere di qua e di là le mani mentre bagnava con le sue lacrime la sabbia. Pian piano si accorse delle piccole fossette che aveva creato alle due sommità del bacino: le venne in mente la folle idea di scavare una buca talmente grande da poterci buttare tutti e sei i componenti della sua famiglia.
-Che gli dei mi perdonino!- disse, ma nonostante tutto sapeva che non sarebbe mai successo. Chiyo non era di piccola corporatura ma neanche possedeva braccia tanto forti da sopportare un certo sforzo. Soprattutto il suo cuore gentile non avrebbe retto.
-Sulla riva la sabbia è più morbida- pensò,così spostandosi sul bagnasciuga.
Conficcò le sue mani paffute dentro la sabbia,ne prese tanta fra le due mani e gettò dentro l’acqua. Continuò così per tre minuti circa fino a che le onde del mare non decisero di riprendere quella certa regolarità aggressiva con qui si gettavano sulla spiaggia.
La buca era abbastanza profonda e Chiyo cominciava a compiacersi della sua fatica ma a quel punto l’acqua si gettò nella fossa rovinando tutto il lavoro della bambina. Chiyo ne rimase un po’ delusa ma era inevitabile,lo sapeva. Continuò ugualmente a scavare come faceva il suo cagnolino Taku nel giardino di casa. Energicamente e con un po’ di fiatone,buttò via la ghiaia superflua e continuò il suo lavoro.
Appena due centimetri più sotto da dove l’acqua di prima aveva distrutto tutto,ecco che un po’ di spuma sta compiendo la medesima azione.
Chiyo aveva ormai i piedi coperti fino alla caviglia di sabbia e poteva scorgere il mare solamente piegandosi mettendo la testa in mezzo alle gambe. In questo modo l’avrebbe visto sottosopra e avrebbe confuso il cielo con il mare. Un blu scuro quasi quanto la notte,ma Chiyo non si preoccupava e continuava a scavare. Una volta,due e un’altra ancora,un’onda di era permessa di distruggere gli sforzi della piccola. Lei però,non si arrendeva e prese questa provocazione come una sfida da parte del fondo marino. L’accettò e intanto la sua buca era grande da poter quasi contenere la sua creatrice. Soddisfatta,Chiyo decise di fermarsi un secondino. Si guardò le mani paonazze e praticamente sanguinanti. Scioccata da ciò si era fatta sfuggire l’idea del mare mosso che con un’ondata la travolse portandola a se. Non si fece prendere dal panico. Era capitato tante volte e così cominciò a muovere braccia e gambe ma appena toccò riva un’altra onda si impadronì di lei.
-Chiyo,dove ti sei cacciata?- gridò Hanasuke.
-Sorella,sorella!Sono qui!- rispose la piccola con quel poco di possibilità che aveva. Ogni volta che provava ad aprir bocca una manciata d’acqua salata la travolgeva.
-Chiyo!- il pianto disperato della madre.
-Bambina stupida!- gridò il padre –vengo da te!-.
L’uomo cominciò a spogliarsi e la moglie pensò che alla fine sarebbe stato meglio perdere la figlia che anche il marito.
Il signore si gettò in acqua e in lontananza Chiyo notò che la sua buca veniva distrutta dalla potenza delle acque. Cominciò a piangere.
-Chiyo!Prova a raggiungermi,per l’amor degli dei!Non farti predere dal panico!- gridò il papà.
Ma la bambina ormai riusciva a scorgere solo la testa lucida e calva dell’uomo perché l’acqua la sovrastava trascinandola sempre più lontano.
Era senza fiato e quel poco che gli rimase lo usò per gridare un ultima volta su questo mondo che con lei era stato tanto riluttante.
 
Di traccia della bambina non vi fu nulla. Il signor Yoshida era stato l’ultimo a scorgerla nel momento prima di esser avvolta fra le acque del mare.
Le ricerche continuarono per mesi ma la famiglia della poverina si era ormai rassegnata. Abitualmente un componente si recava ad un tempio jizo per accenderle un po’ di incenso.
Ogni notte il signor Yoshida sognava la figlioletta implorarle aiuto mentre affogava nelle acque tetre di quel mare. Era ovvio che il suo cuore stava marcendo dal dolore di quella grave perdita e inoltre lo uccideva il fatto che la breve vita della sua bambina non l’aveva colmata abbastanza d’amore. L’uomo passava le notti rigirandosi sul suo futon,in preda a crisi e visioni dei demoni del rimorso. Quelle poche volte che si riusciva ad addormentare si svegliava di scatto e tutto sudato invocava il nome della sua piccola. –Chiyo!-,-Figlia,nuota!Ce la puoi fare!-.
Ma era soltanto tutto un sogno.
 
Yoshida si trovava nel luogo dove Chiyo pochi mesi prima,sanguinava per costruire quella buca. Si accasciava alla riva e cominciava a piangere. Sulla sabbia tracciava solchi stringendo le dita. Accartocciandole su se stesse come il suo cuore di raggomitolava dal dolore.
-Non l’ho salvata,non l’ho salvata- ripeteva stringendo i denti fra le lacrime. Poi molto spesso,rimanendo lì per ore,s’addormentava lasciando che le fossette scavate dal suo rimorso e dalla rabbia si distruggessero con l’acqua del mare come successe a sua figlia.
 
Per quanto nella nostra vita tiriamo fuori unghie e denti per combattere,in qualche modo la nostra conquista si dissolverà come una starnuto nell’aria. Come l’inchiostro battuto su un foglio lasciato ad un angolo del marciapiede sotto una pioggia autunnale. Nonostante tutto però,è bello godersi quella strada che va dall’inizio della nostra salita all’apice del nostro obbiettivo. E’ bello guardare le nostre cicatrici rimarginarsi.
Chiyo ha finalmente conquistato il vero amore dalla sua famiglia e per far suo ciò ha dovuto scontrarsi con qualcuno. L’oceano sentendosi minacciato dalla determinazione della bambina ha deciso di ucciderla. L’ha punita per la sua forza di volontà ed oltre questo ha deciso di distruggere l’anima di un padre per il suo mancato amore.
Le assenze sono più presenti di quanto si possa immaginare.

  
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