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Autore: ColferAddict    28/08/2011    11 recensioni
“Due anni fa un volo nel cassonetto, l’anno scorso una granita dritta in faccia...”
E' questo il pensiero di Kurt varcando l'entrata del liceo McKinley per il suo ultimo primo giorno di scuola.
Se quello precedente per lui è stato "un anno niente male", come sarà l’ultimo anno di liceo?
Negli ultimi due anni ha conquistato amicizie importanti, ha trovato la sua anima gemella, ha combattuto il bullismo, ma sarà abbastanza?
Inoltre...
Santana vorrebbe concretizzare quell'amicizia che la lega a Brittany e trasformarla in qualcosa di più...
Dave sta cercando di trovare il coraggio per compiere il grande passo...
Artie desidera riavvicinarsi a Tina, non più sicura del suo amore per Mike...
Sam e Mercedes hanno discussioni che sembrano far capire loro che sono troppo diversi per stare insieme...
Rachel teme la fine dell'anno scolastico sicura che Finn non riuscirà a seguirla a NY...
Puck non ha sentito Lauren per tutta l'estate e si chiede se valga ancora la pena continuare a corteggiarla...
Quinn vorrebbe riavvicinarsi ad una sua vecchia fiamma ma non sa come fare...
Ci saranno nuovi membri nel Glee Club? I ragazzi arriveranno alle Nazionali? Vinceranno l'ambito premio?
Lo scopriremo!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Glee Senior Year

 

Capitolo 1: Un nuovo inizio

 

“Due anni fa un volo nel cassonetto, l’anno scorso una granita dritta in faccia... speriamo di cominciare meglio almeno l’ultimo anno...”.

Il suo sguardo fu catturato immediatamente dalle file di armadietti di quella strana tonalità di grigio con i lucchetti in rosso che gli sembravano così familiari nonostante non li vedesse da tre mesi. In quell’istante si rese conto che quei corridoi non avevano mai abbandonato la sua quotidianità, tanto da sembrare che non avesse mai smesso di percorrerli ogni santo giorno. Neanche il tempo di raggiungere il suo armadietto che il cellulare che aveva in tasca vibrò.

Kurt devi venire in auditorium, subito! recitava il messaggio di Mercedes. Cosa poteva esserci di così urgente il primo giorno di scuola da dover accorrere così in auditorium? Forse era una riunione straordinaria del Glee Club prima dell’inizio delle lezioni per annunciare la città in cui si sarebbero tenute le Nazionali di quell’anno! Kurt sperava vivamente che si tenessero in qualche città famosa come Los Angeles o San Francisco, anche se sapeva che la sua anima d’artista era rimasta per sempre a New York... spesso di soffermava a ripensare a quei pochi giorni trascorsi nella Grande Mela e a sorridere da solo al pensiero di doverci necessariamente tornare un giorno. Con Blaine avevano già affrontato ripetutamente l’argomento, decidendo che entrambi avrebbero fatto domanda per la Columbia, una delle scuole d’arte più famose del Paese. Non vedeva l’ora! Al solo pensiero della loro vita insieme, gli si scaldò il cuore, sentendo il bisogno di sentire la voce del suo ragazzo mentre si dirigeva in teatro. Prese l’i-phone e premette il tasto 2, sul quale era registrato il numero di Blaine come chiamata rapida.

- Kurt, ciao! - rispose subito il ragazzo riccioluto, entusiasta e stranamente frenetico.

«Spero che alla Dalton le lezioni non siano ancora cominciate, avevo bisogno di sentirti» spiegò Kurt.

- Non preoccuparti, sono ancora in corridoio. C’è qualcosa che non va? -

«Non lo so, sinceramente. Mercedes mi ha convocato d’urgenza in auditorium. Speravo di non doverti dare troppo presto la notizia di dove andrò quest’anno per le Nazionali...» lo prese in giro, sorridendo.

- Non cantare vittoria troppo presto, tenore dei miei stivali - scherzò l’altro. - I Warblers sono agguerriti! -

«E’ controtenore! Lo vedremo, comunque. Devo andare: sto entrando in teatro».

- Va bene. Buon primo giorno di scuola! -

«Blaine...» lo chiamò Kurt.

- Si? -

«Ti amo» disse con voce improvvisamente seria.

- Non credere che così ti renda più facile vincere le Provinciali! - esclamò Blaine. Kurt non poté fare a meno di sorridere, pensando alla faccia che doveva aver fatto in quel momento il suo ragazzo.

- Ti amo anch’io - si riprese immediatamente Blaine, proprio mentre Kurt apriva le porte dell’auditorium, interrompendo la chiamata, con un sorriso. Osservò le file di poltrone scure completamente vuote, il palco deserto e nell’ombra e si chiese dove fossero gli altri.

«C’è nessuno? Mercedes?» urlò, camminando verso le prime file. Giunto quasi sotto il palco, si girò verso la porta da dove era entrato, con intenzione di tornare indietro. Magari Mercedes aveva sbagliato a dargli le indicazioni ed erano tutti nell’aula di canto a discutere.

«In realtà...» sentì dietro di lui, una voce familiare provenire dal palco. «Ci sono solo io». Per poco gli occhi non gli schizzarono fuori dalle orbite mentre il cuore perdeva un battito e ricominciava a martellare all’impazzata.

«Volevo sapere se ti andava di duettare con me alla prima sessione del Glee... avevo pensato a qualcosa del tipo “As long as you’re mine”, dal musical Wicked. So che ti piace quel genere di canzoni». Kurt si girò lentamente senza credere ai suoi occhi: cosa ci faceva lui lì, con il suo solito sorriso stampato in faccia a chiedergli di duettare insieme?

«Che ci fai qui?» sussurrò Kurt, con voce stridula. Stava per saltargli addosso dalla gioia ma voleva essere sicuro di non aver frainteso tutto.

«Sai com’è... a scuola mi mancavi e, sinceramente, non ne potevo più di quella divisa!» spiegò il ragazzo dal palco, sfoggiando un jeans con una semplice camicia nera a maniche corte. Cominciò a scendere le scalette al centro del palco e, quando fu in platea, guardò Kurt con aria interrogativa.

«Credevo che saresti stato felice di vedermi» disse, con una punta di finta amarezza nella voce.

«Dammi un minuto per elaborare la notizia...» mormorò l’altro, immergendosi nello sguardo del suo ragazzo, così profondo e così allegro.

«Vediamo se così è più facile» sussurrò il ragazzo riccioluto, prendendo il viso di Kurt tra le mani e baciandolo dolcemente sulle labbra. Dopo un istante, si staccò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi, quegli occhi azzurri che erano ancora chiusi, in attesa di un seguito a quel momento di intimità.

«Non mi è ancora proprio chiaro...» ammise sorridendo Kurt, prima di sentire di nuovo il contatto con le sue labbra. Ma questa volta non lo lasciò andare così facilmente: si aggrappò al colletto della sua camicia e lo strinse a sé, in quel momento di totale stupore e felicità.

«Ehy ragazzi!» urlò qualcuno, dietro di loro. «Farete tardi a lezione!». Kurt riconobbe all’istante quella voce matura e guastafeste che li stava disturbando.

«Mr. Schue, non potrebbe chiudere un occhio, solo per questa volta?» gridò di rimando Kurt, senza spostare il suo sguardo da quello di colui che aveva di fronte.

«Blaine, te l’avevo detto: cinque minuti al massimo!» rispose il professore, ignorando la richiesta del ragazzo.

«Lo sapeva anche Schuester?».

«Qualcuno doveva aprirmi l’auditorium... anche se Noah si era offerto di rubare le chiavi dalla presidenza».

«Quindi lo sapevano tutti tranne me?».

«Più o meno... Finn non lo sa ancora, non sarebbe riuscito a tenere il segreto» ammise Blaine con aria colpevole ma al tempo stesso divertita.

«Quindi è ufficiale?» chiese Kurt.

«Assolutamente. Da oggi sono uno studente del McKinley» sussurrò Blaine, entusiasta. Kurt non gli diede il tempo di finire, che gli buttò le braccia al collo, quasi urlando di gioia e stringendo il suo ragazzo fino a farlo soffocare.

«Kurt! Così mi uccidi!» strepitò Blaine, tenendolo stretto a sé, ma l’altro non allentò la presa.

«Ragazzi!» urlò Schuester, spazientito. In quel momento Kurt avrebbe voluto ucciderlo ma, tra le braccia di Blaine, non riusciva a pensare al suo guastafeste momentaneo personale.

Blaine gli posò un bacio sulla base del collo, stringendolo più forte per qualche attimo.

«Andiamo, dai. Non vorrai farmi prendere una sgridata il primo giorno di scuola» disse poi, sciogliendo l’abbraccio.

«Dimmi che hai matematica alla prima ora». Kurt prese il suo ragazzo per mano, incapace di dividersi totalmente da lui, e cominciarono a camminare verso l’uscita del teatro con il professore che continuava ad intimare loro di sbrigarsi.

«Ho già previsto tutto: abbiamo quasi le stesse lezioni, tranne alla terza ora... non ho assolutamente intenzione di fare francese con te!» assicurò Blaine, sorridendo.

«Ti ho mai detto che sei il fidanzato migliore del mondo?» gongolò entusiasta Kurt, posando un bacio sulla guancia di Blaine.

«Sarà il caso che cominci subito!». Risero insieme quando suonò la campanella della prima ora come a volerli riportare alla realtà. Kurt condusse Blaine nella classe di matematica dove la professoressa li guardò indignata come per dire: “Già in ritardo il primo giorno di scuola? Cominciamo bene!”. Blaine le rivolse un’occhiata di scuse mentre Kurt lo trascinò nel posto accanto al suo, tenendolo sempre per mano.

«Ehy, Hummel! Hai trovato chi ti regge il gioco?!» urlò una voce alle loro spalle, ridendo a crepapelle e subito seguita dall’intera classe, tranne da Sam, che in un angolo si limitava a scuotere la testa mortificato.

«Almeno io lo trovo qualcuno che mi sopporti» rispose per le rime il ragazzo, riconoscendo Azimio come colui che aveva intaccato l’aura di gioia pura che l’aveva investito qualche minuto prima. In classe si sollevarono un sacco di «Ooooh!» sorpresi per la veemenza della risposta mentre Sam si alzò per battere il cinque a Kurt e fingere di rassicurare Azimio con una pacca sulla spalla e un’espressione che la diceva lunga. Durante quell’estate Kurt e Sam si erano avvicinati molto, anche grazie alla relazione di quest’ultimo con la migliore amica del primo, e avevano scoperto di trovarsi molto simpatici a vicenda. Sam non si era mai comportato male nei confronti di Kurt, nemmeno quando gli aveva chiesto di duettare insieme l’anno precedente, ed era addirittura arrivato a prendersi un pugno in pieno viso per proteggerlo dalle angherie di Karofsky. La professoressa riportò la classe all’ordine e Blaine rivolse al suo vicino di banco un sorriso incoraggiante proprio mentre Kurt mimava un “Mi dispiace” con le labbra. Inutile dire che Kurt non prestò la minima attenzione alla lezione, occupato com’era ad inglobare la notizia del giorno, o forse dell’anno. Blaine sarebbe rimasto a scuola con lui per tutto il corso dell’anno, sarebbero stati insieme per tutta la giornata, a lezione, a mensa, al Glee Club, dappertutto.

Poteva esserci un primo giorno di scuola migliore?

E poi Blaine gli aveva proposto di cantare insieme dopo e l’avrebbe sicuramente accontentato. “As long as you’re mine” era una delle canzoni che più amava del suo musical preferito e avrebbe sicuramente reso giustizia al personaggio di Elphaba, come avrebbe fatto Blaine per Fiyero. Cominciò a pensare a come affrontare l’esibizione, scegliendo qualche passo per la coreografia, ripassando, senza che ce ne fosse reale bisogno, le parole della canzone. Non riusciva a pensare ad altro che al regalo che gli aveva concesso Blaine venendo nella sua scuola, entrando a far parte del Glee Club e quindi delle New Directions. Pensando a questo Kurt realizzò che i Warblers dovevano sentirsi persi senza il loro cantante solista di sempre. Sarebbe stata una passeggiata batterli alle Provinciali e arrivare alle Nazionali anche quest’anno era quasi scontato con anche Blaine in squadra.

Il Glee Club aveva comunque indetto delle audizioni, per dare una possibilità a chiunque volesse unirsi al gruppo ma la verità era che, sebbene elementi come Blaine fossero quasi parte della famiglia e quindi sempre ben accetti, il Glee Club era completo così, unito e forte come non mai. Quando suonò la campanella, Kurt si ritrovò subito in piedi, porgendo la mano a Blaine per raggiungere la prossima lezione. Appena usciti dalla classe con Sam al seguito che aveva salutato calorosamente Blaine dandogli il benvenuto a scuola, i tre si ritrovarono di fronte Mercedes, super eccitata e in fibrillazione come non mai.

«Blaine! Te l’avevo detto che non avrebbe sospettato nulla!» esordì la ragazza, carezzando con dolcezza la guancia di Kurt.

«Mi ha anche chiamato un secondo prima che entrasse in auditorium! Credevo che avesse scoperto tutto!» rise Blaine, rivivendo l’ansia di quando il suo telefonino aveva squillato.

«Eppure io ero convinto che fossi alla Dalton, nella tua bella divisa blu e grigia e con i capelli perfettamente incollati da quella schifezza che puoi usare solo tu...» precisò Kurt, sorridendo alle ultime parole. Dopo un attimo si sentì spingere con forza verso gli armadietti, trattenuto dal bavero della giacca di Alexander McQueen che indossava.

«Non osare mai più rispondere alle mie provocazioni in classe, hai capito frocetto dei miei stivali?!» intimò minacciosamente Azimio, a pochi centimetri dal volto di Kurt, tenuto quasi a mezz’aria da quelle mani enormi. Quando aveva riposto per le rime a quel bisonte dalla pelle scura non credeva di aver attentato alla propria vita.

«Lascialo subito!» urlò Blaine, tentando di mettersi in mezzo. Ma Sam fu più veloce, prendendo Azimio per la giacca dei Titans e staccandolo da Kurt quel tanto che bastava perché appoggiasse di nuovo i piedi a terra.

«Levati di torno, checca schifosa, se non vuoi che me la veda anche con te!» minacciò. Blaine non la smetteva di strattonarlo insieme a Sam, continuando come se le sue parole valessero nulla. Quando Azimio si stancò di sopportare le spinte che stava subendo, lasciò andare Kurt, scaraventandosi su Blaine e sferrandogli un pugno in pieno viso.

Mercedes era scappata a chiedere aiuto a Finn e Puck, che stavano arrivando correndo in quel preciso istante alle spalle di Blaine che era caduto sul pavimento, stordito.

«Lascialo stare!» urlò Kurt con tutta la forza che aveva in corpo, gettandosi su Blaine per controllare se fosse ancora cosciente. Gli sembrava di si...

Proprio mentre Finn e Puck li stavano raggiungendo, Kurt sentì un forte schianto contro gli armadietti. Qualcuno li aveva preceduti. David Karofsky era arrivato, caricando Azimio come se fossero sul campo da football e facendolo sbattere contro gli armadietti grigi. Lo scontro fu così duro che alcuni si ammaccarono. Finn e Puck lo tennero fermo mentre Dave lo guardava con furia omicida.

«Che cazzo fai, Dave?!» gridò Azimio, ancora intontito dall’azione dell’amico.

«Devi lasciar stare quei due, è chiaro?» intimò Dave, indicando Blaine che si stava riprendendo e Kurt che lo sorreggeva dalle spalle.

«Tu sei pazzo, Karofsky!».

Kurt aiutò Blaine a rialzarsi e gli chiese come stava, come andava la testa, se voleva che lo portasse in infermeria o in bagno, insomma tutto quello che gli sembrava sensato in quel momento.

«Ma che diamine sta succedendo?!» urlò Sue Sylvester, spuntata dietro Sam e Mercedes che si stavano ricomponendo. Nel frattempo Kurt notò che si era raccolta una folla intorno a loro, comprendente Rachel con un’espressione preoccupata stampata in volto e la povera Becky accorsa insieme alla coach.

«Azimio ha sbattuto Kurt contro gli armadietti, coach e poi ha dato un pugno in faccia a Blaine» spiegò Mercedes, ancora terrorizzata.

«Hudson, Puckerman, lasciatelo andare» ordinò la coach, sorprendendosi di aver ricordato i cognomi di quei due. «Ben presto capirai che nella mia scuola non accetto atti di bullismo contro quel ragazzo! Non più!» sibilò la Sylvester, indicando Kurt, che la guardava sbalordito.

«Mi ha provocato!» rispose Azimio.

«Non è vero! Tu lo hai preso in giro e lui ti ha risposto!» controbatté Sam, cercando di scansare Mercedes per fare chissà cosa.

«Non crederà a tutti i suoi amichetti del cuore, vero coach?» la sfidò Azimio, tentando di evitare la sospensione. Sfortunatamente per lui, la coach Sylvester non era il tipo da cedere alle sfide. Li obbligò a seguirli tutti nel suo ufficio, Finn e Puck compresi mentre Karofsky si teneva a debita distanza dal gruppo. Convocò anche Schuester prima di entrare nel suo ufficio che, subito, si fece affollato. La Sylvester si accomodò dietro la scrivania mentre Schuester prendeva posto alle sue spalle, appoggiato alla sua sedia. Kurt si premurò di far sedere Blaine, il cui zigomo cominciava a gonfiarsi.

«Partiamo dalla questione più semplice» esordì la coach. «Voi quattro» disse indicando Finn, Puck, Sam e Dave. «Cosa diamine c’entrate in questa storia?».

«Abbiamo solo aiutato Kurt» spiegò Puck, poggiando una mano sulla spalla dell’interessato.

«Perché chiamare un professore sarebbe stato troppo responsabile da parte vostra, vero?» fece Schuester.

«Non ci abbiamo pensato...» sussurrò Finn.

«Perché voi non pensate! Non bisogna rispondere alla violenza con altra violenza! Azimio poteva farsi male sul serio contro quegli armadietti!» continuò il professore, aggiornato da Sue sugli ultimi avvenimenti.

«Sta scherzando?! Sono Kurt e Blaine che potevano farsi male!» esclamò Sam, rimasto in silenzio fino ad allora.

«Calma, bocca di rosa» lo interruppe Sue. «A quello arriveremo dopo».

«Comunque voi quattro potete andare» aggiunse Schuester.

«Ma come?! Dave mi ha sbattuto contro l’armadietto!» protestò Azimio.

«Per tutte le volte che lo hai fatto tu con Kurt, non puoi proprio parlare!» rispose prontamente Puck, avvicinandosi a lui minacciosamente con Finn e Sam che lo trattenevano.

«Non ne vale la pena, Puck» sussurrò Finn. Schuester scosse il capo, come rassegnato, mentre la coach continuava a parlare.

«Ebbene, Porcellana, puoi spiegarmi cosa è successo, precisamente?». Kurt pensò che gli anni passavano ma il suo soprannome persisteva.

«Lui mi ha insultato alla prima ora e io gli ho risposto».

«Del tutto normale» lo interruppe lei. «Continua».

«Ma quando siamo usciti mi ha inchiodato all’armadietto dicendomi che non dovevo mai più permettermi di rispondergli in quei toni. Blaine e Sam hanno cercato di togliermelo di dosso e lui ha dato un pugno a Blaine» concluse Kurt, guardando il suo ragazzo in silenzio.

«E’ andata così, Azimio?» chiese Schuester.

«Oh, andiamo, Schuester! E’ evidente che sia andata così. Scommetto che gli altri sono intervenuti quando la tua amichetta di colore è andata a chiamarli» rispose Sue al che Kurt si limitò ad annuire.

«Blaine, perché non vai in infermeria a farti vedere quell’occhio?» fece l’altro professore, infastidito dal comportamento della sua collega.

«Lo accompagno» si offrì subito Kurt.

«No, Porcellana. Dobbiamo prima concludere questa questione». Blaine si alzò malvolentieri e si avviò fuori, accompagnato dal professore e guardando Kurt che ricambiò il suo sguardo sedendosi dove era stato il suo ragazzo prima di lui. La coach indicò ad Azimio di accomodarsi sull’altra sedia di fronte a lei e cominciò a parlare con il suo solito tono altezzoso e inconfondibile.

«Primo: non mi interessa se fuori le mura di questa scuola intendete massacrarvi di botte fino a che uno di voi due non diventi cibo per cani ma, quando siete nel mio territorio, non accetto comportamenti del genere. E volete sapere il perché?».

Kurt e Azimio non si guardarono nemmeno, senza annuire né muoversi di un millimetro.

«Perché mi sono appena candidata per entrare a far parte del Governo di questo Paese che sta cadendo a pezzi e, visto che ho gli occhi di tutti gli Stati Uniti d’America puntati su di me e di riflesso su questa scuola, non tollero che due ragazzini mi rovinino la campagna elettorale perché non sono capaci di ignorarsi a vicenda nei corridoi ma preferiscono beccarsi continuamente come due stupidi piccioni!».

Kurt capì improvvisamente da dove proveniva tutta quella comprensione: la coach non voleva problemi per la sua preziosa campagna, non gliene importava nulla di lui o del suo ragazzo. Ergo: non era cambiato nulla.

«Visto che mi sono già stancata di avere di fronte agli occhi voi due, terminiamo questa faccenda con un richiamo verbale per entrambi ma sappiate che, se dovesse presentarsi un nuovo caso di bullismo in questa scuola, sospenderò a tempo indeterminato o espellerò il colpevole a costo di fare da testimone ad un fatto mai accaduto solo per vedere il diretto interessato buttato fuori a calci come meriterebbe».

Azimio fece finta di non capire che la minaccia fosse nei suoi confronti ma si limitò a chiedere se poteva andare. Sue accordò il permesso e il ragazzo uscì, lasciando Kurt al cospetto della coach.

«Buona giornata, allora» sussurrò Kurt prima di congedarsi.

«Porcellana» lo chiamò la Sylvester. «Se quell’animale dovesse ancora darti fastidio sappi che lo farò sbattere fuori da questa scuola. Non lascerò correre come l’anno scorso».

Kurt si vide costretto a ricredersi su ciò che aveva pensato poco prima: forse qualcosa era davvero cambiato.

«Grazie, coach» sussurrò.

«E adesso vai dal tuo fidanzatino, forse sarà preoccupato». Kurt si limitò a sorridere amaramente a quel commento ma non aggiunse altro. Uscì velocemente e si diresse in infermeria dove trovò Blaine con un po' di ghiaccio premuto sul suo zigomo.

«Kurt» disse, appena lo vide sulla soglia. L’infermiera era andata a prendere un po' di pomata per evitare che si formasse un livido troppo evidente.

«Blaine, mi dispiace così tanto! Come ti senti?» chiese l’altro, ansioso di porgergli le sue scuse.

«Molto meglio» sorrise l’altro, tentando di rassicurarlo. «Cosa ha detto la coach? Ti ha punito?».

«No, ci ha congedati con un richiamo verbale» tagliò corto Kurt. «Ma tu sei sicuro di stare bene? E’ stata tutta colpa mia! Non avrei mai dovuto rispondere a quello stupido bisonte».

«Non è stata colpa tua, Kurt. E comunque mi ero preparato agli insulti e cose così solo non ero proprio pronto per un pugno in faccia il primo giorno di scuola alla fine della prima ora» lo rassicurò Blaine, sorridendo. Ma l’altro non riusciva proprio a ricambiare l’ottimismo del suo ragazzo. In quel momento riusciva solo a pensare che non si sarebbe mai sentito libero di poter baciare o anche solo di tenere per mano Blaine senza scattare ad ogni armadietto che si chiudeva o senza pensare che chiunque li stesse fissando.

Odiava quella situazione: perché lui e Blaine non potevano essere solo loro stessi e basta?

“Due anni fa un volo nel cassonetto, l’anno scorso una granita dritta in faccia... e quest’anno il mio ragazzo riceve un pugno in faccia a causa mia... Perfetto come sempre, Hummel” pensò tra sé e sé prima che l’infermiera tornasse con la pomata.

 

Continua...

NDA: Salve a tutti!!! Questa è la mia prima fan-fiction su Glee ed è nata come una mia visione della terza stagione. Ho cominciato a scriverla quando si sparse la voce che Darren Criss non sarebbe tornato a Glee per la terza stagione che è stata poi smentita (fortunatamente!!!). Il mio intento in quel momento, fu di dover scrivere un seguito alla storia di Kurt e Blaine ma poi, con il passare del tempo, ho ampliato il discorso, aggiungendo tutti gli altri personaggi a partire da Artie Abrams fino a Lauren Zizes! Come avete potuto notare non manca nemmeno il personaggio di Sam Evans che è uno dei miei preferiti e che non poteva certo essere omesso dalla mia terza stagione personale! Spero che la storia vi interessi e che vi abbia in qualche modo intrigato anche perchè questo è solo l'inizio! Fatemi sapere cosa ne pensate!

Ci terrei a precisare una cosa: non ho inserito negli avvertimenti la nota OOC perchè, secondo il mio modesto parere, i personaggi sono descritti come appaiono ai miei occhi. Ovviamente non tutti possiamo avere la stessa visione di un singolo personaggio e per questo non voglio dire che i miei personaggi siano IC. Ci terrei comunque a conoscere il vostro parere a riguardo!

Infine, dedico questo mio primo capitolo a Lusio che è il miglior beta che si possa desiderare e che mi sopporta quando gli propongo ogni nuovo capitolo! Grazie per avermi spronato a pubblicare questa storia! Ti voglio bene!!! =)
   
 
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