Glee
Senior Year
Capitolo
1: Un nuovo inizio
“Due anni fa un volo nel cassonetto,
l’anno scorso una granita dritta
in faccia... speriamo di cominciare meglio almeno l’ultimo
anno...”.
Il suo sguardo fu catturato immediatamente dalle
file di armadietti di
quella strana tonalità di grigio con i lucchetti in rosso
che gli sembravano
così familiari nonostante non li vedesse da tre mesi. In
quell’istante si rese
conto che quei corridoi non avevano mai abbandonato la sua
quotidianità, tanto
da sembrare che non avesse mai smesso di percorrerli ogni santo giorno.
Neanche
il tempo di raggiungere il suo armadietto che il cellulare che aveva in
tasca
vibrò.
Kurt devi venire in
auditorium, subito! recitava
il messaggio di Mercedes. Cosa poteva esserci di così
urgente il primo giorno
di scuola da dover accorrere così in auditorium? Forse era
una riunione
straordinaria del Glee Club prima dell’inizio delle lezioni
per annunciare la
città in cui si sarebbero tenute le Nazionali di
quell’anno! Kurt sperava
vivamente che si tenessero in qualche città famosa come Los
Angeles o San
Francisco, anche se sapeva che la sua anima d’artista era
rimasta per sempre a
New York... spesso di soffermava a ripensare a quei pochi giorni
trascorsi
nella Grande Mela e a sorridere da solo al pensiero di doverci
necessariamente
tornare un giorno. Con Blaine avevano già affrontato
ripetutamente l’argomento,
decidendo che entrambi avrebbero fatto domanda per la Columbia, una
delle
scuole d’arte più famose del Paese. Non vedeva
l’ora! Al solo pensiero della
loro vita insieme, gli si scaldò il cuore, sentendo il
bisogno di sentire la
voce del suo ragazzo mentre si dirigeva in teatro. Prese
l’i-phone e premette
il tasto 2, sul quale era registrato il numero di Blaine come chiamata
rapida.
- Kurt, ciao! - rispose subito il ragazzo
riccioluto, entusiasta e
stranamente frenetico.
«Spero che alla Dalton le lezioni non
siano ancora cominciate, avevo
bisogno di sentirti» spiegò Kurt.
- Non preoccuparti, sono ancora in corridoio.
C’è qualcosa che non va?
-
«Non lo so, sinceramente. Mercedes mi ha
convocato d’urgenza in
auditorium. Speravo di non doverti dare troppo presto la notizia di
dove andrò
quest’anno per le Nazionali...» lo prese in giro,
sorridendo.
- Non cantare vittoria troppo presto, tenore dei
miei stivali -
scherzò l’altro. - I Warblers sono agguerriti! -
«E’ controtenore! Lo vedremo,
comunque. Devo andare: sto entrando in
teatro».
- Va bene. Buon primo giorno di scuola! -
«Blaine...» lo
chiamò Kurt.
- Si? -
«Ti amo» disse con voce
improvvisamente seria.
- Non credere che così ti renda
più facile vincere le Provinciali! -
esclamò Blaine. Kurt non poté fare a meno di
sorridere, pensando alla faccia
che doveva aver fatto in quel momento il suo ragazzo.
- Ti amo anch’io - si riprese
immediatamente Blaine, proprio mentre
Kurt apriva le porte dell’auditorium, interrompendo la
chiamata, con un
sorriso. Osservò le file di poltrone scure completamente
vuote, il palco
deserto e nell’ombra e si chiese dove fossero gli altri.
«C’è nessuno?
Mercedes?» urlò, camminando verso le prime file.
Giunto
quasi sotto il palco, si girò verso la porta da dove era
entrato, con
intenzione di tornare indietro. Magari Mercedes aveva sbagliato a
dargli le indicazioni
ed erano tutti nell’aula di canto a discutere.
«In realtà...»
sentì dietro di lui, una voce familiare provenire dal
palco. «Ci sono solo io». Per poco gli occhi non
gli schizzarono fuori dalle
orbite mentre il cuore perdeva un battito e ricominciava a martellare
all’impazzata.
«Volevo sapere se ti andava di duettare
con me alla prima sessione del
Glee... avevo pensato a qualcosa del tipo “As long as
you’re mine”, dal musical
Wicked. So che ti piace quel genere di canzoni». Kurt si
girò lentamente senza
credere ai suoi occhi: cosa ci faceva lui lì, con il suo
solito sorriso
stampato in faccia a chiedergli di duettare insieme?
«Che ci fai qui?»
sussurrò Kurt, con voce stridula. Stava per
saltargli addosso dalla gioia ma voleva essere sicuro di non aver
frainteso
tutto.
«Sai com’è... a
scuola mi mancavi e, sinceramente, non ne potevo più
di quella divisa!» spiegò il ragazzo dal palco,
sfoggiando un jeans con una
semplice camicia nera a maniche corte. Cominciò a scendere
le scalette al
centro del palco e, quando fu in platea, guardò Kurt con
aria interrogativa.
«Credevo che saresti stato felice di
vedermi» disse, con una punta di
finta amarezza nella voce.
«Dammi un minuto per elaborare la
notizia...» mormorò l’altro,
immergendosi nello sguardo del suo ragazzo, così profondo e
così allegro.
«Vediamo se così è
più facile» sussurrò il ragazzo
riccioluto,
prendendo il viso di Kurt tra le mani e baciandolo dolcemente sulle
labbra.
Dopo un istante, si staccò quel tanto che bastava per
guardarlo negli occhi,
quegli occhi azzurri che erano ancora chiusi, in attesa di un seguito a
quel
momento di intimità.
«Non mi è ancora proprio
chiaro...» ammise sorridendo Kurt, prima di
sentire di nuovo il contatto con le sue labbra. Ma questa volta non lo
lasciò
andare così facilmente: si aggrappò al colletto
della sua camicia e lo strinse
a sé, in quel momento di totale stupore e
felicità.
«Ehy ragazzi!» urlò
qualcuno, dietro di loro. «Farete tardi a
lezione!». Kurt riconobbe all’istante quella voce
matura e guastafeste che li
stava disturbando.
«Mr. Schue, non potrebbe chiudere un
occhio, solo per questa volta?»
gridò di rimando Kurt, senza spostare il suo sguardo da
quello di colui che
aveva di fronte.
«Blaine, te l’avevo detto:
cinque minuti al massimo!» rispose il
professore, ignorando la richiesta del ragazzo.
«Lo sapeva anche Schuester?».
«Qualcuno doveva aprirmi
l’auditorium... anche se Noah si era offerto
di rubare le chiavi dalla presidenza».
«Quindi lo sapevano tutti tranne
me?».
«Più o meno... Finn non lo sa
ancora, non sarebbe riuscito a tenere il
segreto» ammise Blaine con aria colpevole ma al tempo stesso
divertita.
«Quindi è
ufficiale?» chiese Kurt.
«Assolutamente. Da oggi sono uno studente
del McKinley» sussurrò
Blaine, entusiasta. Kurt non gli diede il tempo di finire, che gli
buttò le
braccia al collo, quasi urlando di gioia e stringendo il suo ragazzo
fino a
farlo soffocare.
«Kurt! Così mi
uccidi!» strepitò Blaine, tenendolo stretto a
sé, ma
l’altro non allentò la presa.
«Ragazzi!» urlò
Schuester, spazientito. In quel momento Kurt avrebbe
voluto ucciderlo ma, tra le braccia di Blaine, non riusciva a pensare
al suo
guastafeste momentaneo personale.
Blaine gli posò un bacio sulla base del
collo, stringendolo più forte
per qualche attimo.
«Andiamo, dai. Non vorrai farmi prendere
una sgridata il primo giorno
di scuola» disse poi, sciogliendo l’abbraccio.
«Dimmi che hai matematica alla prima
ora». Kurt prese il suo ragazzo
per mano, incapace di dividersi totalmente da lui, e cominciarono a
camminare
verso l’uscita del teatro con il professore che continuava ad
intimare loro di
sbrigarsi.
«Ho già previsto tutto:
abbiamo quasi le stesse lezioni, tranne alla
terza ora... non ho assolutamente intenzione di fare francese con
te!» assicurò
Blaine, sorridendo.
«Ti ho mai detto che sei il fidanzato
migliore del mondo?» gongolò entusiasta
Kurt, posando un bacio sulla guancia di Blaine.
«Sarà il caso che cominci
subito!». Risero insieme quando suonò la
campanella della prima ora come a volerli riportare alla
realtà. Kurt condusse
Blaine nella classe di matematica dove la professoressa li
guardò indignata
come per dire: “Già in ritardo il primo giorno di
scuola? Cominciamo bene!”.
Blaine le rivolse un’occhiata di scuse mentre Kurt lo
trascinò nel posto
accanto al suo, tenendolo sempre per mano.
«Ehy, Hummel! Hai trovato chi ti regge il
gioco?!» urlò una voce alle
loro spalle, ridendo a crepapelle e subito seguita
dall’intera classe, tranne
da Sam, che in un angolo si limitava a scuotere la testa mortificato.
«Almeno io lo trovo qualcuno che mi
sopporti» rispose per le rime il
ragazzo, riconoscendo Azimio come colui che aveva intaccato
l’aura di gioia
pura che l’aveva investito qualche minuto prima. In classe si
sollevarono un
sacco di «Ooooh!» sorpresi per la veemenza della
risposta mentre Sam si alzò
per battere il cinque a Kurt e fingere di rassicurare Azimio con una
pacca
sulla spalla e un’espressione che la diceva lunga. Durante
quell’estate Kurt e
Sam si erano avvicinati molto, anche grazie alla relazione di
quest’ultimo con
la migliore amica del primo, e avevano scoperto di trovarsi molto
simpatici a
vicenda. Sam non si era mai comportato male nei confronti di Kurt,
nemmeno
quando gli aveva chiesto di duettare insieme l’anno
precedente, ed era
addirittura arrivato a prendersi un pugno in pieno viso per proteggerlo
dalle
angherie di Karofsky. La professoressa riportò la classe
all’ordine e Blaine
rivolse al suo vicino di banco un sorriso incoraggiante proprio mentre
Kurt
mimava un “Mi dispiace” con le labbra. Inutile dire
che Kurt non prestò la
minima attenzione alla lezione, occupato com’era ad inglobare
la notizia del
giorno, o forse dell’anno. Blaine sarebbe rimasto a scuola
con lui per tutto il
corso dell’anno, sarebbero stati insieme per tutta la
giornata, a lezione, a
mensa, al Glee Club, dappertutto.
Poteva esserci un primo giorno di scuola migliore?
E poi Blaine gli aveva proposto di cantare insieme
dopo e l’avrebbe
sicuramente accontentato. “As long as you’re
mine” era una delle canzoni che
più amava del suo musical preferito e avrebbe sicuramente
reso giustizia al
personaggio di Elphaba, come avrebbe fatto Blaine per Fiyero.
Cominciò a
pensare a come affrontare l’esibizione, scegliendo qualche
passo per la
coreografia, ripassando, senza che ce ne fosse reale bisogno, le parole
della
canzone. Non riusciva a pensare ad altro che al regalo che gli aveva
concesso
Blaine venendo nella sua scuola, entrando a far parte del Glee Club e
quindi
delle New Directions. Pensando a questo Kurt realizzò che i
Warblers dovevano
sentirsi persi senza il loro cantante solista di sempre. Sarebbe stata
una
passeggiata batterli alle Provinciali e arrivare alle Nazionali anche
quest’anno era quasi scontato con anche Blaine in squadra.
Il Glee Club aveva comunque indetto delle
audizioni, per dare una
possibilità a chiunque volesse unirsi al gruppo ma la
verità era che, sebbene
elementi come Blaine fossero quasi parte della famiglia e quindi sempre
ben
accetti, il Glee Club era completo così, unito e forte come
non mai. Quando
suonò la campanella, Kurt si ritrovò subito in
piedi, porgendo la mano a Blaine
per raggiungere la prossima lezione. Appena usciti dalla classe con Sam
al
seguito che aveva salutato calorosamente Blaine dandogli il benvenuto a
scuola,
i tre si ritrovarono di fronte Mercedes, super eccitata e in
fibrillazione come
non mai.
«Blaine! Te l’avevo detto che
non avrebbe sospettato nulla!» esordì la
ragazza, carezzando con dolcezza la guancia di Kurt.
«Mi ha anche chiamato un secondo prima
che entrasse in auditorium!
Credevo che avesse scoperto tutto!» rise Blaine, rivivendo
l’ansia di quando il
suo telefonino aveva squillato.
«Eppure io ero convinto che fossi alla
Dalton, nella tua bella divisa
blu e grigia e con i capelli perfettamente incollati da quella
schifezza che
puoi usare solo tu...» precisò Kurt, sorridendo
alle ultime parole. Dopo un
attimo si sentì spingere con forza verso gli armadietti,
trattenuto dal bavero
della giacca di Alexander McQueen che indossava.
«Non osare mai più rispondere
alle mie provocazioni in classe, hai
capito frocetto dei miei stivali?!» intimò
minacciosamente Azimio, a pochi
centimetri dal volto di Kurt, tenuto quasi a mezz’aria da
quelle mani enormi.
Quando aveva riposto per le rime a quel bisonte dalla pelle scura non
credeva
di aver attentato alla propria vita.
«Lascialo subito!»
urlò Blaine, tentando di mettersi in mezzo. Ma Sam
fu più veloce, prendendo Azimio per la giacca dei Titans e
staccandolo da Kurt
quel tanto che bastava perché appoggiasse di nuovo i piedi a
terra.
«Levati di torno, checca schifosa, se non
vuoi che me la veda anche
con te!» minacciò. Blaine non la smetteva di
strattonarlo insieme a Sam,
continuando come se le sue parole valessero nulla. Quando Azimio si
stancò di
sopportare le spinte che stava subendo, lasciò andare Kurt,
scaraventandosi su
Blaine e sferrandogli un pugno in pieno viso.
Mercedes era scappata a chiedere aiuto a Finn e
Puck, che stavano
arrivando correndo in quel preciso istante alle spalle di Blaine che
era caduto
sul pavimento, stordito.
«Lascialo stare!»
urlò Kurt con tutta la forza che aveva in corpo,
gettandosi su Blaine per controllare se fosse ancora cosciente. Gli
sembrava di
si...
Proprio mentre Finn e Puck li stavano raggiungendo,
Kurt sentì un
forte schianto contro gli armadietti. Qualcuno li aveva preceduti.
David
Karofsky era arrivato, caricando Azimio come se fossero sul campo da
football e
facendolo sbattere contro gli armadietti grigi. Lo scontro fu
così duro che
alcuni si ammaccarono. Finn e Puck lo tennero fermo mentre Dave lo
guardava con
furia omicida.
«Che cazzo fai, Dave?!»
gridò Azimio, ancora intontito dall’azione
dell’amico.
«Devi lasciar stare quei due,
è chiaro?» intimò Dave, indicando
Blaine
che si stava riprendendo e Kurt che lo sorreggeva dalle spalle.
«Tu sei pazzo, Karofsky!».
Kurt aiutò Blaine a rialzarsi e gli
chiese come stava, come andava la
testa, se voleva che lo portasse in infermeria o in bagno, insomma
tutto quello
che gli sembrava sensato in quel momento.
«Ma che diamine sta
succedendo?!» urlò Sue Sylvester, spuntata dietro
Sam e Mercedes che si stavano ricomponendo. Nel frattempo Kurt
notò che si era
raccolta una folla intorno a loro, comprendente Rachel con
un’espressione
preoccupata stampata in volto e la povera Becky accorsa insieme alla
coach.
«Azimio ha sbattuto Kurt contro gli
armadietti, coach e poi ha dato un
pugno in faccia a Blaine» spiegò Mercedes, ancora
terrorizzata.
«Hudson, Puckerman, lasciatelo
andare» ordinò la coach, sorprendendosi
di aver ricordato i cognomi di quei due. «Ben presto capirai
che nella mia
scuola non accetto atti di bullismo contro quel ragazzo! Non
più!» sibilò la Sylvester,
indicando Kurt, che la guardava sbalordito.
«Mi ha provocato!» rispose
Azimio.
«Non è vero! Tu lo hai preso
in giro e lui ti ha risposto!» controbatté
Sam, cercando di scansare Mercedes per fare chissà cosa.
«Non crederà a tutti i suoi
amichetti del cuore, vero coach?» la sfidò
Azimio, tentando di evitare la sospensione. Sfortunatamente per lui, la
coach
Sylvester non era il tipo da cedere alle sfide. Li obbligò a
seguirli tutti nel
suo ufficio, Finn e Puck compresi mentre Karofsky si teneva a debita
distanza
dal gruppo. Convocò anche Schuester prima di entrare nel suo
ufficio che, subito,
si fece affollato. La Sylvester si accomodò dietro la
scrivania mentre
Schuester prendeva posto alle sue spalle, appoggiato alla sua sedia.
Kurt si
premurò di far sedere Blaine, il cui zigomo cominciava a
gonfiarsi.
«Partiamo dalla questione più
semplice» esordì la coach. «Voi
quattro»
disse indicando Finn, Puck, Sam e Dave. «Cosa diamine
c’entrate in questa
storia?».
«Abbiamo solo aiutato Kurt»
spiegò Puck, poggiando una mano sulla
spalla dell’interessato.
«Perché chiamare un professore
sarebbe stato troppo responsabile da
parte vostra, vero?» fece Schuester.
«Non ci abbiamo pensato...»
sussurrò Finn.
«Perché voi non pensate! Non
bisogna rispondere alla violenza con
altra violenza! Azimio poteva farsi male sul serio contro quegli
armadietti!»
continuò il professore, aggiornato da Sue sugli ultimi
avvenimenti.
«Sta scherzando?! Sono Kurt e Blaine che
potevano farsi male!» esclamò
Sam, rimasto in silenzio fino ad allora.
«Calma, bocca di rosa» lo
interruppe Sue. «A quello arriveremo dopo».
«Comunque voi quattro potete
andare» aggiunse Schuester.
«Ma come?! Dave mi ha sbattuto contro
l’armadietto!» protestò Azimio.
«Per tutte le volte che lo hai fatto tu
con Kurt, non puoi proprio
parlare!» rispose prontamente Puck, avvicinandosi a lui
minacciosamente con
Finn e Sam che lo trattenevano.
«Non ne vale la pena, Puck»
sussurrò Finn. Schuester scosse il capo,
come rassegnato, mentre la coach continuava a parlare.
«Ebbene, Porcellana, puoi spiegarmi cosa
è successo, precisamente?».
Kurt pensò che gli anni passavano ma il suo soprannome
persisteva.
«Lui mi ha insultato alla prima ora e io
gli ho risposto».
«Del tutto normale» lo
interruppe lei. «Continua».
«Ma quando siamo usciti mi ha inchiodato
all’armadietto dicendomi che
non dovevo mai più permettermi di rispondergli in quei toni.
Blaine e Sam hanno
cercato di togliermelo di dosso e lui ha dato un pugno a
Blaine» concluse Kurt,
guardando il suo ragazzo in silenzio.
«E’ andata così,
Azimio?» chiese Schuester.
«Oh, andiamo, Schuester! E’
evidente che sia andata così. Scommetto
che gli altri sono intervenuti quando la tua amichetta di colore
è andata a
chiamarli» rispose Sue al che Kurt si limitò ad
annuire.
«Blaine, perché non vai in
infermeria a farti vedere quell’occhio?»
fece l’altro professore, infastidito dal comportamento della
sua collega.
«Lo accompagno» si
offrì subito Kurt.
«No, Porcellana. Dobbiamo prima
concludere questa questione». Blaine
si alzò malvolentieri e si avviò fuori,
accompagnato dal professore e guardando
Kurt che ricambiò il suo sguardo sedendosi dove era stato il
suo ragazzo prima
di lui. La coach indicò ad Azimio di accomodarsi
sull’altra sedia di fronte a
lei e cominciò a parlare con il suo solito tono altezzoso e
inconfondibile.
«Primo: non mi interessa se fuori le mura
di questa scuola intendete
massacrarvi di botte fino a che uno di voi due non diventi cibo per
cani ma,
quando siete nel mio territorio, non accetto comportamenti del genere.
E volete
sapere il perché?».
Kurt e Azimio non si guardarono nemmeno, senza
annuire né muoversi di
un millimetro.
«Perché mi sono appena
candidata per entrare a far parte del Governo
di questo Paese che sta cadendo a pezzi e, visto che ho gli occhi di
tutti gli
Stati Uniti d’America puntati su di me e di riflesso su
questa scuola, non
tollero che due ragazzini mi rovinino la campagna elettorale
perché non sono
capaci di ignorarsi a vicenda nei corridoi ma preferiscono beccarsi
continuamente
come due stupidi piccioni!».
Kurt capì improvvisamente da dove
proveniva tutta quella comprensione:
la coach non voleva problemi per la sua preziosa campagna, non gliene
importava
nulla di lui o del suo ragazzo. Ergo: non era cambiato nulla.
«Visto che mi sono già
stancata di avere di fronte agli occhi voi due,
terminiamo questa faccenda con un richiamo verbale per entrambi ma
sappiate
che, se dovesse presentarsi un nuovo caso di bullismo in questa scuola,
sospenderò a tempo indeterminato o espellerò il
colpevole a costo di fare da
testimone ad un fatto mai accaduto solo per vedere il diretto
interessato
buttato fuori a calci come meriterebbe».
Azimio fece finta di non capire che la minaccia
fosse nei suoi
confronti ma si limitò a chiedere se poteva andare. Sue
accordò il permesso e
il ragazzo uscì, lasciando Kurt al cospetto della coach.
«Buona giornata, allora»
sussurrò Kurt prima di congedarsi.
«Porcellana» lo
chiamò la Sylvester. «Se quell’animale
dovesse ancora
darti fastidio sappi che lo farò sbattere fuori da questa
scuola. Non lascerò
correre come l’anno scorso».
Kurt si vide costretto a ricredersi su
ciò che aveva pensato poco
prima: forse qualcosa era davvero cambiato.
«Grazie, coach»
sussurrò.
«E adesso vai dal tuo fidanzatino, forse
sarà preoccupato». Kurt si
limitò a sorridere amaramente a quel commento ma non
aggiunse altro. Uscì
velocemente e si diresse in infermeria dove trovò Blaine con
un po' di ghiaccio
premuto sul suo zigomo.
«Kurt» disse, appena lo vide
sulla soglia. L’infermiera era andata a
prendere un po' di pomata per evitare che si formasse un livido troppo
evidente.
«Blaine, mi dispiace così
tanto! Come ti senti?» chiese l’altro,
ansioso di porgergli le sue scuse.
«Molto meglio» sorrise
l’altro, tentando di rassicurarlo. «Cosa ha
detto la coach? Ti ha punito?».
«No, ci ha congedati con un richiamo
verbale» tagliò corto Kurt. «Ma
tu sei sicuro di stare bene? E’ stata tutta colpa mia! Non
avrei mai dovuto
rispondere a quello stupido bisonte».
«Non è stata colpa tua, Kurt.
E comunque mi ero preparato agli insulti
e cose così solo non ero proprio pronto per un pugno in
faccia il primo giorno
di scuola alla fine della prima ora» lo rassicurò
Blaine, sorridendo. Ma
l’altro non riusciva proprio a ricambiare
l’ottimismo del suo ragazzo. In quel
momento riusciva solo a pensare che non si sarebbe mai sentito libero
di poter
baciare o anche solo di tenere per mano Blaine senza scattare ad ogni
armadietto che si chiudeva o senza pensare che chiunque li stesse
fissando.
Odiava quella situazione: perché lui e
Blaine non potevano essere solo
loro stessi e basta?
“Due anni fa un volo nel cassonetto,
l’anno scorso una granita dritta
in faccia... e quest’anno il mio ragazzo riceve un pugno in
faccia a causa
mia... Perfetto come sempre, Hummel” pensò tra
sé e sé prima che l’infermiera
tornasse con la pomata.
Continua...
Ci terrei a precisare una cosa: non ho inserito negli avvertimenti la nota OOC perchè, secondo il mio modesto parere, i personaggi sono descritti come appaiono ai miei occhi. Ovviamente non tutti possiamo avere la stessa visione di un singolo personaggio e per questo non voglio dire che i miei personaggi siano IC. Ci terrei comunque a conoscere il vostro parere a riguardo!
Infine, dedico questo mio primo capitolo a Lusio che è il miglior beta che si possa desiderare e che mi sopporta quando gli propongo ogni nuovo capitolo! Grazie per avermi spronato a pubblicare questa storia! Ti voglio bene!!! =)