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Autore: Flavie    28/08/2011    1 recensioni
One-shot introspettiva su una ragazza di Londra che si ritrova nel "casino" accaduto poche settimane fa nella capitale inglese. Ovviamente è maggiormente inventata,ma c'è uno sprazzo di verità. Le zone sono parti vere della città ma non sono state distrutte,sono solo quartieri che amo e ho voluto inserire. Spero vi piaccia.
Dal racconto:
"Sospiro. Non siamo MAI stati qui".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra.
O meglio,quel che ne rimane.
Dalle ceneri e vapori un esile figura femminile si alza: sono io.
Mi alzo. Le ginocchia mi fanno male,soprattutto il sinistro: credo di essermelo sbucciato,ma poco importa.
Sono a Fountain Court ma non si direbbe: non ne è rimasto niente. Cammino per ore,non so dove andare,non c’è nessuno posto,niente esiste più,solo macerie della mia infanzia. Potrei andare a casa,quella nuova. Non credo quel quartiere sia stato buttato giù,ma non me la sento. È forse sbagliato voler vedere cosa rimane della mia città? Vago piangendo e quando faccio per asciugarmi una lacrima osservo le mie mani: sono mai stata così sporca? Non credo. Così piena di sangue? Nemmeno.
Non so come  mi ritrovo ad Hyde Park. Qui è talmente grande che in alcuni punti non si vede fuori,sulla strada. Mi siedo e chiudo gli occhi,fingendo che vada tutto bene,che nulla sia distrutto e nessuno morto. Posso impedirmi di vedere ma non di sentire…le urla mi assordiscono,e puzza di bruciato.
Non posso rimanere qui per sempre,sarò masochista ma mi alzo e continuo la mia “passeggiata della morte”.
Ora sono a Covent Garden,vicino alle macerie della mia vecchia casa,quella dove vivevo con i miei,e che in teoria mi appartiene ancora,peccato non esista più,è distrutta. In questo quartiere sono cresciuta,ogni singola parte mi ricorda la mia infanzia.
Poco lontano c’è un gruppo di vandali,intenti a distruggere quei pochi negozi rimasti. Forse non dovrei avvicinarmi ma lo faccio e rimango di sasso: tra loro c’è il mio ex migliore amico.
All’inizio,senza esser visto tenta di mandarmi via,ma sa già che non l’avrà vinta. Non so cosa mi dia la forza di andare verso i suoi “ amici”  e picchiarne uno,forse è questo vuoto che ho dentro. Se anche morissi che cambierebbe? Niente,appunto.
Gli altri fuggono spaventati da me,una poco più che ragazzina,sporca ed insanguinata.
Lui rimane. Non so come abbia fatto a cambiare così,ma so che dentro è sempre lui,lo spero.
:- Dimmi, a che serve distruggere tutto?- la mia voce un sussurro. Sono sempre stata come una sorella maggiore per lui. Da bambini gli facevo i compiti,glieli spiegavo,quando si faceva male c’ero. Ero quella responsabile ma ribelle,perché se una cosa non mi andava bene lo dicevo e non la facevo. Lui tendeva sempre a dire di si,a farsi sottomettere.
Harry mi guarda,apre la bocca e la richiude. È sempre stato così,non ha mai avuto il coraggio di contraddirmi,sono sempre stata io la più forte. Vederlo così: incappucciato,con quei tipi… mi fa male dentro.
:- Dimmi,è forse servito a qualcosa tagliare tutte le funi e lasciarmi cadere?- sa a cosa mi riferisco. È una metafora,voglio dire che non è servito a niente distruggere le cose alle quali ero legata.
:- Te lo chiedo io ora,qui: distruggi tutto e fammi cadere,ma fallo con me presente. È la mia richiesta. È inutile cacciarmi,non mi cambia sapere quello che sei o vederti-faccio una pausa- fare il vandalo.- il mio tono di voce è calmo. Non sono arrabbiata. Rassegnata è più adatto.
Lui abbassa la testa. Non parla ancora e,se lo conosco abbastanza so che non lo farà,tanto so quel che sta per dire.
:- E ti avevo detto di essere paziente. Ti ho detto di essere bravo. Ti ho detto di essere equilibrato e di essere gentile.- chiudo gli occhi. Parlare con un labbro rotto mi costa fatica.
:- Domani può darsi che sarò con te,ma sarà un modo del tutto diverso: io avrò dei soldi e tu le multe. Sai cosa voglio dire. Saresti ancora in tempo per fermarti- lo imploro quasi.
Lui continua a fissarmi a bocca aperta,tenendo quella specie di bomba fatta in casa che non ricordo mai come si chiami stretta in mano.:- Harry,sono qui. SIAMO QUI-
Ha gli occhi lucidi. Credo quasi che stia per arrendersi.
:- Amorino…- mi chiamava così tempo addietro. Trasale a sentire il mio nomignolo.
:- Andiamo. Non può succederti nulla,amorino- mi avvicino un po’.
Lui rimane immobile,come paralizzato. Gli abbasso il cappuccio. Con gioia noto che i capelli sono sempre gli stessi,rossicci e ribelli. A differenza degli altri non si è rasato.
Sembra quasi stia per fare o dire qualcosa quando si sente uno scoppio enorme e lui fugge a destra. Io a sinistra.
 
 
 
                                                           ****                        ****
 
Sono a casa. Quella nuova,in uno dei pochi quartieri sopravvissuti.
Vado in bagno per darmi una pulita. Mi lavo le mani,non importa che l’acqua sia congelata, ed il lavandino si sporca di nero e di sangue. Le ferite bruciano. Mi passo una mano sulla faccia. Non riesco a pensare lucidamente,vorrei solo distruggere tutto anche io. Afferro la prima cosa che mi capita a tiro e la lancio nel lavandino. Non faccio caso a cosa ho scagliato,ma noto di aver spaccato il lavabo. Rimango così a fissare i cocci rotti ed il sangue nel lavandino per un po’. Prima mi ha chiamato mamma,che era in vacanza in Italia. L’ho tranquillizzata dicendole che io sto bene e casa mia lo stesso. Ha detto che poco importa di quella a Covent Garden. Prima alla TV hanno detto che sembra che le acque si siano calmate qui. Grazie,non c’è più nulla da distruggere.
Sono davvero troppo sporca.
Mi spoglio e mi immergo nella vasca.
Cosa farò domani? Sempre se ci sarà ancora qualcosa mi chiedo…
Chiudo gli occhi e riesco a vedere Harry bambino,con quei capelli sempre spettinati che si divertiva a giocare con me,poco importava a cosa,bastava stare insieme.
 
“ Harry,sono qui. Siamo qui.”
Sospiro.
Non siamo MAI stati qui. 
  
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