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Autore: kymyit    28/08/2011    2 recensioni
Se un giorno Piemon dovesse morire, anche se non definitivamente, come reagirebbe Yamato?
-E’ colpa mia se è morto…- disse con un filo di voce.
-No, Yamato.- ribatté Taichi –Non ti sei fatto attaccare di tua spontanea volontà. E lui poteva non mettersi in mezzo. Ma l’ha fatto di sua spontanea volontà perché ti ama.- Taichi parve infervorarsi mentre rassicurava l’amico. Come se potesse così infondergli la forza di andare avanti. Solo ad un certo punto si rese conto di star piangendo anche lui. –Piemon era felice, te lo ricordi?-
Yamato annuì, piano.
-Era felice di aver fatto la cosa giusta.- continuò Taichi –E piangeva perché temeva di non vederti mai più.-
Yamato singhiozzò.
-Quanto dovrò aspettare, Taichi?-
-Non lo so.- gli carezzò ancora il capo –Non lo so. Ma tornerà.-
-Quando?- ripetè Yamato, con un tono infantile che intenerì ancora di più il compagno –Quando potrò rivederlo di nuovo?! Sono stufo di entrare nella mia stanza e vederla vuota! – scosse la testa –Prima lo spedivo fuori a calci, dicendogli che ero stufo dei suoi modi di fare da stalker… e invece ora…-
Deglutì quasi strozzandosi con la saliva.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Piemon/Piedmon, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Two Lonely Stars'
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The Clown Is Dead ...Will The Laughter Return... We'll Never Know...


Una bellissima giornata di sole.
Di quelle che si odiano più dei tristi pomeriggi piovosi.
Il telefono squillò e lui lo prese, meccanicamente, come se sapesse che di lì a poco avrebbe squillato.
-Yamato?- domandò una voce ben nota.
-Taichi.- rispose lui, atono.
-Stasera ci sarà un concerto alla spiaggia, tu vieni?-
-No.-
Taichi sospirò. Era ovvio che avrebbe rifiutato.
-Yama no..-
-Lo so, Taichi.- rispose seccato l’altro –Lo so che non dovrei chiudermi in me stesso, che dovrei svagarmi, andare avanti.- emise un profondo sospiro –Lo so. E sono d’accordo. Ma non oggi.-
Taichi annuì, ma riprese –Proprio oggi che è il momento più duro, Yamato, dovresti uscire di casa e…-
-Basta!- esclamò il digiprescelto dell’amicizia, nervoso e sull’orlo delle lacrime –Siete tutti bravi a dire cosa dovrei e cosa non dovrei fare. Ma se Sora morisse, tu cosa faresti, Taichi? Andresti ad un concerto come se niente fosse?-
Il digiprescelto del coraggio scosse il capo –No.- rispose –Starei a casa a piangere. E tu staresti al telefono a dirmi di uscire e provare ad andare avanti. Non posso vedere che ti deprimi e ti lasci andare così.-
Yamato si sedette lentamente sul pavimento della sua abitazione.
-Io… io non posso divertirmi… non mi sembra giusto… è come se me ne fregassi di lui, lo capisci?-
Era scoppiato in un pianto dirotto. Taichi sospirò profondamente.
-Vengo da te, aspettami.- gli disse piano.
Tre minuti ed era lì, seduto sul pavimento, con fra le braccia Yamato che tremava e piangeva come un disperato. Il prescelto si vergognava da morire a mostrarsi così debole di fronte a qualcuno. Ma non riusciva a mostrarsi forte. Non voleva. Che motivo aveva per mettere su la sua facciata da uomo vissuto con la situazione perfettamente sotto controllo?
Cos’aveva sotto controllo?
Nulla!
Credeva di avere tutto sotto controllo esattamente un anno prima.
E cos’era successo?
-Mi sento così… così… è colpa mia…- si lamentò fra un singhiozzo e l’altro.
-Non dire così…-
Taichi non sapeva cos’altro dire in quel momento.
Si limitò a carezzargli la testa, ad abbracciarlo mentre l’amico si aggrappava a lui con tutte le sue forze, mentre le sue lacrime sgorgavano inarrestabili. Il suo corpo tremava al punto che il prescelto del Coraggio temeva fosse preda delle convulsioni.
-E’ colpa mia se è morto…- disse con un filo di voce.
-No, Yamato.- ribatté Taichi –Non ti sei fatto attaccare di tua spontanea volontà. E lui poteva non mettersi in mezzo. Ma l’ha fatto di sua spontanea volontà perché ti ama.- Taichi parve infervorarsi mentre rassicurava l’amico. Come se potesse così infondergli la forza di andare avanti. Solo ad un certo punto si rese conto di star piangendo anche lui. –Piemon era felice, te lo ricordi?-
Yamato annuì, piano.
-Era felice di aver fatto la cosa giusta.- continuò Taichi –E piangeva perché temeva di non vederti mai più.-
Yamato singhiozzò.
-Quanto dovrò aspettare, Taichi?-
-Non lo so.- gli carezzò ancora il capo –Non lo so. Ma tornerà.-
-Quando?- ripetè Yamato, con un tono infantile che intenerì ancora di più il compagno –Quando potrò rivederlo di nuovo?! Sono stufo di entrare nella mia stanza e vederla vuota! – scosse la testa –Prima lo spedivo fuori a calci, dicendogli che ero stufo dei suoi modi di fare da stalker… e invece ora…-
Deglutì quasi strozzandosi con la saliva.
-Ora… lo vorrei qui…- disse nuovamente ridotto ad un fil di voce flebile e quasi impercettibile.
E cosa poteva fare Taichi se non continuare ad abbracciarlo?
Nulla.
Lui era il migliore amico. Piemon era quello che Yamato amava.
Due persone dai ruoli ben distinti.
E cosa poteva fare Gabumon, lì fermo sulla porta?
Nulla se non aspettare che Taichi riuscisse a dare al suo compagno un altro po’ di conforto. Forse da umano a umano sarebbero riusciti a comprendersi di più.
Dopotutto i digimon muoiono e rinascono.
La morte per gli esseri umani è un qualcosa di terribile.
La fine di tutto.
E l’idea di una nuova vita immortale dopo di essa non cancella certo il terrore per quel breve istante in cui tutto si ferma.
Il cuore smette di battere.
Ma non il tempo.
Quello continua a scorrere per chi resta.
Ogni giorno trascorre interminabile come fossero mille anni e quello dopo lo stesso. E quello dopo ancora più lento.
Infiniti, sempre più angoscianti, finché la ferita non si sarebbe rimarginata.
Gabumon poteva solo aspettare.
Consolare Yamato ogni giorno e ogni notte.
Quando non aveva nulla che lo distraesse dal pensiero del corpo di Piemon dilaniato dalle fiamme di un colpo che non era destinato a lui. Quando riviveva quell’istante nei suoi incubi e si svegliava di soprassalto e piangeva e cercava conferma del fatto che fosse solo un incubo.
E Gabumon una volta gli disse che era così.
Yamato sorrise sollevato. Pianse di gioia.
“Che sogno di merda...” commentò sorridendo, forse pensando all’indomani, quando sicuramente si sarebbe svegliato con Piemon accanto e l’avrebbe preso a cuscinate perché chissà quante ore era che lo fissava mentre dormiva.
E quando poi si era svegliato, Gabumon lo vide guardarsi intorno con disappunto. La certezza della realtà prese il sopravvento. Yamato si era alzato dal letto di corsa. Aveva chiamato l’altro, supplicandolo di andare da lui, di non scherzare. Era arrivato persino a salire sulla ringhiera del terrazzo, minacciando Piemon che se non si sarebbe fatto vivo si sarebbe buttato di sotto.

E lo fece.

Eccome se lo fece.
Gabumon ringraziò di trovarsi lì in quel momento, perché salvò il compagno appena in tempo evolvendosi in Garurumon. Yamato neppure aveva sentito il morso del terrore che la morte arreca.
Giaceva fra le sue zampe con lo sguardo vitreo.
Come se nel momento in cui Piemon fosse morto la vita fosse finita anche per lui.

No, Gabumon non poteva capire, perché era un digimon.
Ma se quel giorno non l’avesse afferrato, avrebbe compreso fin troppo bene cosa provava Yamato.




*

Perdonatemi se è dannatamente triste.
Oggi mi è venuta un po' così.
Non che sia depressa. Solo che mi andava. Mi piace scrivere di momenti tristi. La cosa strana è che quasi me la piangevo pure io. Ok, sono sentimentale, ma fra tutti i personaggi che amo, Yama è quello a cui sono più legata fin da quando ero una funghetta di 11 anni. Mi immedesimo troppo ecco.
Se vi può rassicurare, non lascerei Pie morto per troppo tempo, quindi alla fine tutto si risolverà.
Ero piuttosto indecisa se mettere Taichi o Gabumon. Prima ho pensato Taichi. A metà fic mi sono fatta un esamino di coscienza.
Taichi è il migliore amico umano, ma Gabumon capisce Yama più di ogni altra persona. Almeno finché non si tocca il tasto morte.
Insomma, questa fic doveva essere molto più corta finire in modo freddo, triste. Con solo Taichi in quella casa con Yamato. Non dico che ora l'ho finita meglio, ma Gabumon c'è e ci sarà sempre, ecco tutto.
E non so chi possa aver ucciso Pie o quale battaglia abbiano affrontato i digiprescelti. Di idee ne ho tante, ma il nemico ora non conta, pensate un po' chi volete. Uno potentissimo o uno debole ma infido. Libera scelta. Grazie per aver letto ^^

Ps: La citazione e il titolo vengono dalla canzone "The clown is dead"  di Axel Rudi Pell. Parecchio triste.

Questa one shot partecipa all'iniziativa di BlackIceCrystal, The One Hundred Project, Prompt # 65. Morte The One Hundred Prompt
Project

   
 
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