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Autore: Stukas are Coming    28/08/2011    1 recensioni
Amando da matti The Grudge,non potevo non riorganizzarla un po' a modo mio. E' una storia del tutto indipendente dalla prima e dal suo seguito. Come vedrete i TH e Tom in particolare ci sono sempre, ovvio, ma... In un altra ambientazione.
I luoghi dove sono accaduti fatti di sangue spesso sono maledetti... E chi ci è morto non riposa in pace.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il paesino in estate è sempre affollato. Il panorama attrae le persone, ed è un piccolo centro di quelli che hanno conservato la loro autenticità anche con la commercializzazione del luogo.

Il sindaco ha voluto costruire una serie di casette ad un piano solo da destinare ai villeggianti, ha riutilizzato allo stesso modo tutte le abitazioni disabitate; una di queste, vicino al bosco, è davvero carina. Ricoperta in legno e con i muri di pietra, è molto gettonata dai turisti. Tuttavia quelli del posto non la guardano bene, o se lo fanno la indicano e danno gomitate a chi hanno vicino, raccontando la cupa storia che quel grazioso chalet nasconde. Si, perchè non è stato teatro di una sola morte -due, contando le vittime-. I decessi là dentro sono stati cinque.

Tutti coloro che hanno affittato quel gioiellino, per una, due o tre settimane, sono deceduti in seguito a cause all' apparenza naturali. Quasi tutti, la maggior parte, ha avuto infarti o ischemie che li ha stroncati. Alcuni se ne sono andati vivi, ma sono morti un anno dopo.

Certo, gli anziani non sono pochi, qui. Si sa che i senior spesso hanno tal genere di problemi. Ma i corpi venivano ritrovati in posizioni proprio strane, come se stessero fuggendo da qualcosa. Uno addirittura s' era infilato dentro l' armadio.

Il sindaco, pur conoscendo la storia non proprio invitante della casetta, sa che è quella che fa guadagnare di più. Ha spedito dentro una squadra di polizia per far vedere che si interessava al passato misterioso del posto, ma quando sono usciti sani e salvi ha fatto finta di nulla continuando a pubblicizzare lo chalet più bello, i soldi arrivano e i turisti che lo vogliono, pure. Loro non sanno sa cosa sia successo, e nessuno tiene a informarli.

Credo di essere la mente del paesino, sono vecchio e so a memoria la sua storia.

Prima era un villaggio di pastori e contadini poveri come ce n' erano tanti sulle montagne d' alta quota; un giorno arrivò qui per caso un ricco industriale e si innamorò dei picchi e dei boschi, si fece costruire la seconda casa qui invitando molti suoi amici dello stesso livello che a loro volta raccontarono lo splendore della valletta ai loro conoscenti. Ora mezza Europa, se vuole farsi le vacanze in pace, viene qui... E chiede di chi sia quella stupenda abitazione dalla foresta.

Gli ultimi sono arrivati ieri, super felici, una coppia slovacca con due ragazzini. Mi sono chiesto se usciranno sulle loro gambe, o sdraiati.

Intanto mi dedico alle mie solite attività, curare l' orto e quant' altro, ma quando vedo qualcuno varcare quella soglia istintivamente trattengo il respiro.

 

 

Dopo una decina di giorni gli slovacchi ripartono senza dare l' impressione di avere visto o udito nulla di tremendo, mettono in moto la macchina salutando con la mano un tizio a quanto pare diventato loro amico e prendono la strada che si snoda tra le montagne per raggiungere l' autostrada.

Chi ci verrà ora ? Morirà ? Quel posto non è sano, è marcio e inghiotte chi ci entra come un' enorme squalo vorace. E il lasciare che le persone continuino a starci è un omicidio, ma da quando in qua i soldi sono meno importanti delle vite ? Che gran bastardi. In effetti non ci sono prove sul fatto che muoiano a causa dell' abitazione, decedono tutti in seguito a cose “naturali”.

Ma tutti in questo paese, tutti coloro con un po' di sale in zucca, sanno perfettamente che di naturale là dentro non c'è niente.

 

 

I nuovi abitanti sono due enormi ragazzi con la madre. Sono tedeschi, ascoltando l' accento. Mio padre si sarebbe messo a lanciare anatemi contro i crucchi, avrebbe snocciolato con aria orgogliosa quanti ne ha fatti fuori in guerra. Anche io l'ho fatto, ma diversamente da lui non ne vado felice: non è il singolo soldato ad avere la responsabilità di tutto, come se fosse stato lui a generare lo scontro, è una pedina in mano a pochissimi importanti che decidono la sorte di migliaia di uomini che muoiono come mosche senza nemmeno essere d' accordo sugli ordini ricevuti.

In un paese come questo quei due individui non s' intonano granché: uno ha dei vestiti larghi come un transatlantico e delle treccioline nere in testa con dei lobi neri -guardo meglio e sono bucati, dei buchi come minimo da sedici millimetri, allucinanti-, l' altro è ancora peggio, vestito quasi da donna con abiti assolutamente incredibili e pieno di anellini in faccia, quegli affari che vanno di moda adesso. Non capisco cosa ci sia di bello nel farsi sforacchiare la faccia... Ma sono tempi moderni e io un povero vecchio, questo me lo ripeto sempre.

Quando ero giovane tutti avevano i baffetti e le basette lunghe, mentre adesso mi riderebbero in faccia se dicessi loro di fare come lo stile imponeva anni addietro. Dunque non mi sento di criticare i ragazzi di oggi.

La loro statura è davvero notevole, poco meno di un metro e novanta, e la magrezza altrettanto visibile. Soprattutto quello androgino pare anoressico !

I loro visi tradiscono un' emozione che dipperlì non riconosco, ma poi noto: sono nervosi.

Che abbiano percepito qualcosa ? Sarebbero i primi. Getto la pala sul mucchietto di terra vicino alle carote e mi metto ad osservare la scena.

La donna entra ma loro sono fermi sull' ingresso, i piedi qualche centimetro prima della fascia di metallo della porta. Poi la madre li chiama ed entrano un po' a malincuore. Deglutisco e rimango a guardare ciò che succede ancora per un minuto o due, infine raccolgo lo strumento e riprendo a tirare via le carote, tuttavia lanciando un' occhiata ogni tanto.

Provo istintiva simpatia e comprensione verso quei due strambe creature, gli unici che hanno capito. Spero che riescano a sopravvivere, mi dico.

Tornando a casa, quando il sole è tramontato dietro i picchi, mi rimetto a fissare l' abitazione illuminata dall' interno aspettandomi di sentire urla o manifestazioni di terrore, ma nulla.

Un gracchio lancia il suo richiamo e, iniziando il cammino, mi riprometto di andare a salutarli l' indomani. Cercherò di domandare loro se hanno sentito qualcosa di strano, innaturale, cattivo, in quello chalet.

   
 
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