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Autore: _Sayco    28/08/2011    1 recensioni
Una one-shot per un contest su un racconto fantasy...
il titolo non c'entra molto, ma non sapevo cosa mettere x°D
Genere: Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!^^ sono _Sayco ed è la prima volta che scirvo in questa sezione..
devo dire che questa shot mi sono divertita molto a scriverla e spero che vi piaccia!
inoltre spero anche che voi mi lasciate un piccolo commentino per darmi il vostro parere,
così posso migliorare! :D
l'ho scritta di getto e pubblicata subito, quindi non so quanto bella possa essere dato 
che non l'ho revisionata come mio solito^^


Bene, buona (?!) lettura!

"L'inizio della nuova vita"


Mi avvicinai sempre di più alla bottega.
Lì avrei trovato di sicuro quello che mi serviva, e la persona che cercavo, come sempre.
Continuai ad addentrarmi nella via sudicia e stretta, piena di passanti sempre più strani che tornavano dalla porta infondo alla via: orchi, mostri, cani a più teste, zingare, vampiri e tante fetide streghe, di quelle che sembrano sempre pronte a strapparti via l'anima e vecchie di cent'anni; con le loro mani nodose, lunghe e affusolate, che nonostante l'età con una stretta così salda che l'unico modo per sfuggirvi è strapparsi il braccio.
Sgusciai facilitata dalla piccola statura tra le poche persone cariche di sacchetti e mi avvicinai sempre più alla porta del negozio: verde smeraldo, il colore originale che si intuiva, ora un verde sporco scuro e lurido, aiutato dal buio della notte illuminata solo dalle rade torce appese ai muri.
Giunsi davanti alla porta e appoggiai la mano alla maniglia a forma di zampa di drago, d'osso, e spinsi forte per aprire la porta, che cigolando e grattando forte il suo legno sul pavimento lentamente si aprì.
Calai più in basso il cappuccio e strinsi il mantello nero e logoro per precauzione, nonostante già la penombra del negozio; e iniziai ad addentrarmi tra il rumore assordante della folla addossata a tutti i tavoli -illuminati da candelabri e globi gelatinosi di luce- ingombri di pozioni, libri, erbe, pergamene, ossa, organi, e quant'altro. Feci molta attenzione a girare lontano dalla cassa con il lupo ringhiante, e accarezzai con la punta delle dita una collana di zaffiri blu.
Il negozio era piccolo, ma i tavoli formavano un dedalo enorme di viuzze illuminate di giallo e azzurro: una magia, questo è certo, una magia che faceva contenere in un tugurio una città, ma che riuscivi a vedere tutta dentro alla stanza.
Continuai a camminare, finchè non passai davanti ad una cartomante che stava guardando una sfera di cristallo su un tavolo rotondo, adornato da mille tovaglie di piu' colori cucite a infinite perline.
Quando mi sorrise mi fermai davanti alla sfera e lasciai che il riflesso dei miei occhi raggiungesse il centro del cristallo, mentre la mia figura oscurava tutto il resto dell'oggetto magico.
Dopo un leggero e pallido vorticare rosa al suo interno i miei bei occhi azzurri lentamente divennero allungati e giallastri, con la pupilla verticale, e io sorrisi maligna facendo vedere dei piccoli denti bianchi che si allungavano e tramutavano in zanne lunghe e affilate.
La cartomante si ritirò velocemente da vicino la sfera, dondolò facendo scricchiolare la piccola sedia con le pietre preziose e mi fece segno di andarmene affannando le mani nella direzione della via opposta.
Alzai le piccole spalle e mi incamminai lentamente per la mia strada, trascinando i miei stivali, alternando piccoli passi veloci per superare il terreno irregolare.
Scivolai davanti ai tavoli del factotum, dei mercanti di droghe e spezie, di quelli degli oli profumati, afrodisiaci e magici, passai davanti ad un'intero tavolo ingombro di strumenti d'argento, bronzo e oro, ad una di piume e chine; e affrettai il passo il più veloce che potevo per poter oltrepassare lo specchio enorme dorato sulla parete, disgustata dal poter vedere la mia forma: piccola, debole, indifesa e comune.
Dopo dieci passi, lasciai posare lo sguardo, fino a quando non svoltai nella via completamente buia, su dei pugnali, d'argento ed oro, lavorati da elfi, e sull'elfo che mi sorrideva maligno con il sorriso appuntito. Loro non erano come quelli delle favole.
Continuai a camminare nonostante il buio della via, sicura, fino alla porta familiare, all'apparenza di una casa abbandonata.
Presi la maniglia rotonda e arrugginita e la sbattei forte, per poi entrare subito dopo in una stanza non più illuminata dell'esterno.
Dentro l'unica cosa che rilucevano erano le unghie lucide e gli occhi luminosi.
 
"Sei ancora tu? cosa vuoi?! Vattene…"
Rimasi ferma sull'uscio della porta, che sbattè da sola poco dopo a un suo cenno, di nuovo, per l'ennesima volta.
Ribussai, di nuovo, e la porta si riaprì.
"Sono stanco, perché vuoi diventare come noi? sei piccola, avrai si e no dieci anni, vai dalla tua famiglia!"
Sorrisi sorniona e replicai sicura "Non ce l'ho mai avuta, una famiglia"
 
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Uscii dalla porta logora, in quel vicolo desolato e completamente buio, e dopo tanto ripercorsi all'indietro la bottega, lungo i suoi dedali, familiari e accoglienti, come sempre.
Passai la cartomante, con il suo sguardo spaventato e basso, che aveva indovinato in me la bambina passata un tempo; feci sbattere in modo derisorio l'indice e l'unghia lunga e appuntita sulla superficie della sfera, facendola risuonare mentre mi rincamminavo lontano e ripassavo davanti alle bancarelle di spezie e droghe, quelle degli oli, della collana, ai cibi, e diedi una carezza ad uno dei lupi e un pezzo di carne grondante di sangue agli altri. Passai davanti allo specchio familiare, ma questa volta mi ci fermai davanti invece di correrci via come facevo sempre dieci anni fa, disgustata dal mio corpo umano da bambina, debole, e ringhiai maligna e sadicamente soddisfatta davanti alla figura nello specchio: alta, con le orecchie a punta, occhi giallo scuro e pupilla verticale, con denti e dita affilati, i capelli candidi come i raggi lunari raccolti in una coda sotto il cappuccio, che calai più giù fino a sotto gli occhi. E con uno di quei pugnali sempre al mio fianco, dei miei simili, andai a comprare un paio di spezie.

   
 
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