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Autore: PrincesMonica    29/08/2011    12 recensioni
Jared e Shannon devono presenziare, assieme alla madre, ad una riunione di Famiglia in Luisiana. Ma Costance li obbliga a trovarsi delle fidanzate che li accompagnino. Cosa succederà?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
 
Il posto in aereo era ovviamente di prima classe e comodissimo, uno standard ben diverso dai quali lei era abituata. Quando girava per l'America per le sue presentazioni, Monica si muoveva con i voli low cost e i posti stretti. Jared no, sempre il meglio quando poteva approfittarne. Lo guardò seduto vicino a lei, con i rayban calati sugli occhi chiusi: non era calmo. Notava che era nervoso, in quanto si tormentava le unghie diligentemente ripulite da residui di smalto nero. Era anche vestito sobriamente, con dei jeans e una camicia con il primo bottone slacciato. Dietro di loro Shannon, che rideva molto sguaiatamente della sua accompagnatrice, una ragazza poco più che ventenne che lo fissava in tralice. La loro madre, ancora più dietro, passava da uno sguardo truce verso il figlio maggiore e quello deliziato verso il minore. Monica scosse il capo.
"Mi spieghi come hai trovato quei due biglietti?"
"Che ti importa, l'importante é che andrai a vedere gli U2. Anzi, sono curioso: con chi ci vai?"
"Non ne ho idea. Onestamente non credevo che ce l'avresti fatta."
"Donna di poca fede. Con chi credi di avere a che fare? Io sono Jared Leto, quando voglio qualcosa lo ottengo." si interruppe quando una risata sciocca si insinuò tra di loro. "Fanculo. Cosa crede di fare?"
"Portare una ragazza qualsiasi di bell'aspetto. Forse farà più bella figura lui di te con lei al suo fianco. A proposito, come si chiama. L'ho già dimenticato."
"Gabrielle. Come fai a scordare i nomi così velocemente?"
"Tendo a scordarmi chi non mi interessa. Non credo che quella bambina resterà una presenza costante nella vita di Shan.", il tono neutro rifletteva perfettamente quello che pensava del suo amico. Adorava Shannon, era con lui che si era fatta alcune delle più grandi risate della sua vita, ma l'uomo aveva un incredibile difetto che non si curava di correggere. Era assolutamente incapace di legarsi seriamente con qualcuno. Aveva talmente tanto fascino che non aveva problemi a trovarsi compagnia, ma non dovevano rimanere nel suo letto per più di un tot di notti. Monica trovava quella cosa un tantino squallida, ma non andava certo a parlare con lui delle sue scelte di vita. E del resto il discorso valeva anche per Jared. "Parlando di cose serie, ci sono cose che devo sapere? Come mi approccio con la nostra relazione?"
"Eh?"
"Mamma mia! Cosa diciamo ai tuoi parenti?" chiese spazientita.
"La verità. Ci conosciamo da tanto e abbiamo preso a frequentarci quando io sono tornato dal tour, che siamo appena all'inizio, che ci amiamo alla follia...", finì quasi schifato da quello che aveva detto. Monica storse il naso.
"Non so se sentirmi offesa per la tua frase. È così terribile l'idea di essere innamorato di me?"
"Ma no! Non è una cosa che riguarda te, è una cosa che riguarda tutta la situazione. L'idea stessa dell'innamorarsi mi fa venire l'orticaria. Mi domando perché perdere tempo con queste cose."
"Tipici discorsi da uomo. Sei stato ferito e hai paura di caderci di nuovo, vero?"
"Psicologia da quattro soldi. Resta fuori dalla mia vita privata."
"Impossibile, sono appena diventata la tua ragazza per la prossima settimana."
"Porca puttana. Mi sono messo nei guai con te. Forse sono ancora in tempo a farti restare a Los Angeles."
"Difficile, amore.... Stiamo atterrando."
Jared scosse il capo e sospirò. Monica aveva l'incredibile capacità di capirlo molto meglio di altre persone e questo lo infastidiva parecchio. E sempre per lo stesso motivo, tendeva ad allontanarla, anche in maniera poco elegante. Del resto lei faceva lo stesso. Non si era mai fatta problemi a destabilizzarlo. Sarebbe stata una lunghissima settimana.
 
Usciti dall'aereo Jared e Shannon si diressero al bar. Shan, come sempre, si prese una birra ghiacciata, mentre Jared si era concesso un the freddo alla menta, che, volente o nolente, gli ricordava il sud ogni volta che lo prendeva. Guardò suo fratello che sembrava piuttosto divertito dalla situazione che vedeva: sua madre cercare di interagire con Gabrielle.
"Sei uno stronzo. Si può sapere che cosa hai in mente con quella tipa?"
"Assolutamente nulla. La porto a Bossier e tra due giorni lei dovrà tornare a NewYork per un lavoro e io sarò libero e felice di farmi qualcuna. Se non ricordo male c'era una quarta cugina mica male a casa."
"Ma tu non stai bene. Cosa pensi che dirà mamma?"
"Onestamente? Non mi interessa. E non dovrebbe interessare neanche a te. In fondo hai la tua vita, che non sarà quella che lei vorrebbe per te, ma è tua e ti fa stare bene." Si interruppe per bere un sorso di bionda: "O almeno ti fa stare. ‘Bene’ sarebbe troppo mi sa." Poi fissò Monica mentre guardava lo schermo per capire dove avrebbe trovato la sua valigia. "Ammetto, però, che la tua scelta mi ha quantomeno stupito. Non pensavo che portassi Monica con te, anche se avrei dovuto immaginare che ti saresti complicato la vita."
"Onestamente non so cosa mi è preso. Monica neanche mi piace."
"Cazzate, ti é sempre piaciuta e lo sai."
"Mi piace come persona, non certo come donna in senso stretto. Non me la porterei mai a letto." Shannon sorrise malandrino.
Jared odiava quando faceva così: sembrava che si divertisse a stuzzicarlo. "Eppure credimi, non te ne pentiresti."
"Me lo hai ripetuto alla nausea. Non te la sei scopata tu più di una notte, perché dovrei farlo io?"
"Perchè lei non era il mio tipo. Anzi, diciamo che tra noi non c'è quella grandissima chimica che ci dovrebbe essere sotto le lenzuola. Comunque è una gran ragazza, simpatica.”
“Stai cercando di fare da agenzia matrimoniale, Shan?"
"Qualcuno dei due deve sposarsi e mandare avanti la famiglia, altrimenti mamma si mette a piangere e siccome io non ho voglia di farlo, sei tu il perfetto candidato."
"Stronzo."
Shannon rise e gli diede una pacca sulla spalla. "Andiamo a recuperare le nostre donne. La zia ci aspetta."
 
Monica vedeva scorrere lenta la lunga Highway che partiva dall'aeroporto di Bossier City intorno a sè. Il lungo serpente di metallo si dipanava lungo le grandi arterie della città. Riuscire ad uscirne sembrava più complesso di un problema di fisica quantistica e la compagnia non aiutava moltissimo nell'impresa di non annoiarsi. Costance aveva continuato per tutta la strada a tirare frecciatine alla povera piccola modella che non capiva nulla e rideva felice della situazione. Jared era alla guida e si era trincerato dietro ad un silenzio di tomba. Shan si limitava a suonare le sue cosce ad un ritmo tutto suo e ogni tanto parlottava con sua madre. Lei sentiva un incipiente mal di testa.
Finalmente, dopo un'ora abbondante passata ad ascoltare una improponibile radio locale, erano riusciti ad uscire dall'ingorgo e a muoversi in velocità sulle strade della Louisiana. Per Monica era una novità, lei non ci era mai stata prima e quel luogo pieno di acquitrini e sole le dava una sorpresa dietro l'altra. L'aria umida dell'esterno entrava nell'abitacolo dal finestrino di Jared completamente abbassato, in quando sua madre aveva chiesto di non attaccare l'aria condizionata. Man mano che si addentravano nei paesini da poche centinaia di abitanti, i profumi cambiavano. Lei aveva preso il suo piccolo blocco per segnarsi tutto: odore di paludi, eppure circondato anche dall'odore penetrante dei fiori, la terra bagnata insieme e il profumo del vento. Si accorse dopo molto di star sorridendo.
Quel luogo sembrava magico. La macchina aveva appena svoltato prendendo un lungo viale di selciato. Ai lati due file di pioppi muovevano con leggerezza le foglie alla brezza che soffiava perennemente. L'erba era di un verde scintillante, sciami di insetti si muovevano frenetici e l'aria era elettrica di aspettativa. Fissò Jared: aveva le labbra chiuse e tirate, come se essere lì fosse un peso, mentre Costance sembrava quasi commossa.
Finalmente vide in lontananza una casa. No, in realtà era una villa coloniale che improvvisamente le ricordò Tara, la casa di Rossella O'Hara in "Via col Vento". Un sogno, quel posto era un sogno. La casa era in mattoni rossi, con tre serie di finestre, una per piano. L'entrata era in marmo bianco, con un piccolo portico di legno dove, oh cielo, pensò Monica, c'era un dondolo.
"Quella é casa di tua zia?", mormorò.
"Diciamo che é la casa di metà dei Metrejons di tutta la Louisiana. Ci abbiamo passato quasi tutte le estati quando eravamo bambini e mamma lavorava. La zia Margot fa ancora i pancake con lo sciroppo di fragole di campo?"
"Conoscendola avrà messo in dispensa una bottiglia di sciroppo con il tuo nome.", il sorriso ormai era definitivamente radioso sul volto della donna che finalmente si sentiva a casa.
Jared parcheggiò in un piccolo spiazzo accanto ad un pick-up e nel mentre che stavano uscendo, arrivò una donna anziana, che Monica pensò si trattasse dell'incarnazione di Mami, però bianca. Era un donnone, con un vestito che non sarebbe sfigurato durante la guerra di secessione. La lunga gonna blu era coperta in parte da un grembiule bianco un po' sporco. Si stava asciugando le mani su uno strofinaccio che appoggiò sulla spalla e sorrideva radiosa. Aveva una cascata di capelli bianchi come la neve e il volto, rubicondo ed abbronzato, era solcato da una fitta rete di rughe sottili. Era decisamente vecchia, eppure gli occhi blu, scintillavano vivaci, come se gli anni non avessero inciso su di lei.
"Zia Margot!", tutti e tre i Leto esclamarono andando ad abbracciarla. In quel momento Monica si sentì leggermente di troppo in quella riunione familiare e per la prima volta si domandò se non avesse fatto una cazzata ad accettare l'assurda richiesta di Jared. Eppure in quel momento... il sorriso di lui sembrava sincero. Qualsiasi fosse il demone che lo aveva logorato durante tutto il viaggio era appena scomparso.
"Zia ti presento Monica, la mia...", Jared si bloccò quasi incapace di andare avanti.
"Ragazza. Piacere signora e grazie dell'ospitalità.", venne in aiuto lei lanciandogli un'occhiataccia.
"Lei invece è Gabrielle, l'accompagnatrice di Shannon.", Monica calcò sulla parola ‘accompagnatrice’, facendo apparire un mezzo ghigno sul volto di Jared, mentre Shan faceva finta di nulla.
"Venite su ragazze, chiamatemi Margot e datemi del tu. La cena è quasi pronta, avete giusto il tempo di darvi una rinfrescata. Costance, tesoro, la tua stanza sai qual'è, mentre voi due monellacci prenderete le due mansarde in ultimo piano. Domani arriveranno tutti gli altri e quindi devo capire come sistemarvi al meglio. La casa è grande, ma i Metrejons sono tantissimi."
Monica si trovò in un grandissimo atrio dove spiccava un quadro ad olio della campagna circostante. Davanti a lei una grande scalinata che portava al piano superiore, mentre a destra si entrava nella sala da pranzo dove già era apparecchiata la tavola per sei, mentre a sinistra c'era la cucina. Non riuscì neanche a dare un'occhiata curiosa che Jared la prese per mano e la trascinò su per le scale. Notò che in ogni corridoio c'erano tre porte, per un totale di cinque stanze da letto ed un bagno, quindi...
"Questa casa ha 15 stanze? Mamma mia è una reggia!"
"17 con le due mansarde e tre bagni. Noi dobbiamo usare quello del terzo piano."
"E tua zia vive da sola in una casa così grande?"
"Ovviamente no. La casa è un hotel, in realtà, ma in questa settimana ci siamo solo noi."
"Questo posto è stupendo. È incredibile." sul volto di Jared passò un'ombra.
"Già, splendido. Ecco, questa è la nostra mansarda. Shannon!!" urlò verso le scale "Noi prendiamo la mansarda a sinistra. Vedi di non rompere le scatole!"
"La cosa è reciproca. E mettetevi i tappi, non voglio lamentele per il rumore."
"Ma che cretino."
Monica rise, poi finalmente entrò in quella che sarebbe diventata la sua stanza per quella settimana.
Non era molto grande, ci stava a malapena un grosso e comodo letto matrimoniale con un armadio a due ante di legno chiaro. I muri erano dipinti di un tenue color panna e l'abbaino era coperto da una leggera tendina bianca. La parte mansarda arrivava fino a terra e le travi a vista erano tutte in legno che richiamavano il mobile. Una piccola porticina accanto alla porta d'entrata, dava su un WC.
"La doccia la dovremmo fare sempre giù, ma almeno non dovremmo fare le scale per pisciare.", spiegò Jared.
Lei annuì sorridendo. Accarezzò il copriletto leggero azzurro e guardò fuori una piccola finestra triangolare con la ribalta abbassata. Davanti a lei un prato che si estendeva a vista d'occhio, con degli alberi che si muovevano alla brezza serale e un laghetto scintillante sulla sinistra. "Questo posto è il Paradiso."
"Dici?"
"E lo chiedi anche? Guarda che perfezione! Quel giardino é enorme! E il lago sembra così delizioso... Non ci sono gli alligatori vero?"
Jared sorrise. "Non ci sono mai stati. Da piccoli io e Shan facevamo a gara a chi nuotava di più lì dentro."
"Ottimo, ho anche il costume. Mi sa che passeró molto tempo a mollo. Fa un caldo boia per essere maggio."
Jared si tolse le scarpe e si buttò sul letto a peso morto. Monica notò che, per fortuna, non era troppo morbido. Sarebbe riuscita a dormire tranquillamente. Accanto a loro, Shannon parlava a voce fin troppo alta. Monica fece una smorfia e si distese anche lei sulla sua parte del letto.
"Quindi cosa vuol fare Shan con la bambina?"
"Levarsela dai piedi a breve e poi buttarsi su una cugina figa."
"Vorrei credere che sia una cazzata, ma conoscendolo è praticamente certo che sia vero. Che idiota!"
Scese il silenzio: per un po' l'unico rumore che proveniva dall'esterno era il rumore del vento che muoveva le foglie. Entrambi erano presi dai loro pensieri.
Onestamente Monica si stava chiedendo se stare una settimana nello stesso letto con Jared le avrebbe fatto bene. Era sempre riuscita a tenerlo a distanza di sicurezza, anche ripetendosi mentalmente che lui non la voleva e mai l'avrebbe voluta. Però il suo fascino era indiscutibile. Solo quando le aveva presa la mano per salire, aveva provato una scossa che non sentiva da tempo e questo era un campanello d'allarme che non andava sottovalutato. Lui aveva già giocato abbondantemente con i suoi sentimenti.
Guardò Jared cercando di capire che gli passasse per la testa, ma era praticamente impossibile: teneva le mani dietro la testa e gli occhi chiusi. Si era fatto la barba qualche giorno prima e una ciocca di capelli gli ricadeva sul viso. Ebbe la fugace tentazione di togliergliela. Quelle labbra semi aperte, poi, erano una tentazione incredibile. Si ritrovò ad avvampare e fu salvata in corner da un gesto inconsulto quando sentirono un gemito fin troppo ovvio dalla camera adiacente.
"Imbecille, ha già iniziato." Mormoró Jared seccato.
"Ma è allucinante! Non si stufa di scopare con quelle ragazzine?", poi lo guardò e si corresse, "…cioè, non vi stufate di scopare con delle bimbe che potrebbero essere le vostre figlie? Mi domando che soddisfazioni riescano a darvi... Non rispondermi, ho paura di quello che potresti dirmi, giuro."
"Ci sono diversi motivi per il quale mi piace andare con le ragazze giovani."
"Non sapete cosa vi perdete. Io scendo in doccia."
"Bisogno di una mano, tesoro?"
Monica gli fece il dito medio e se ne scese, lasciandolo ridere.
Jared sentì ancora qualche suono soffocato dalla stanza di Shan, poi il silenzio. Evidentemente avevano terminato. Scosse il capo: sarebbe riuscito a condividere il suo letto con Monica? Non aveva mai avuto problemi ad affollare i suoi talami con una o più ragazze diverse, ma con nessuna ci aveva mai dormito. Anzi, quelle poche che erano rimaste la notte alla Mars house o in qualche suite, avevano inevitabilmente dormito da sole, perchè lui si alzava e andava a passare la notte a fare altro. Avere qualcuno al proprio fianco era una cosa troppo intima e ci voleva così tanta fiducia, che lui non riusciva a dare a chiunque. Aver portato Monica lì era un azzardo: nella migliore delle ipotesi, non avrebbe chiuso occhio, ma poteva anche darsi che litigassero già alla prima sera. Lei era troppo imprevedibile. Specie quando se la ritrovò solo con un asciugamano di spugna viola addosso.
"Scusa, ho dimenticato i vestiti."
"Se corri trovi Shannon ancora nudo."
"Cretino."
Sarebbe stata una lunga settimana.
   
 
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