“Ombra” nasce come microcosmo (recensione) a “Luce” di Livia, ma poi, complice il caldo e una notte insonne è diventato qualcosa di più, trasformandosi cosi in un contrappunto alla sua storia; stessa situazione ma vista attraverso l’anima di Andrè.

Consiglio, per chi non l’ha fatto, di leggere "Luce" (link alla storia) per comprendere al meglio il completarsi di queste “due voci”.

Buona lettura!

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“Ora riposati”

Il tuo è solo un fievole sussurro.

E penetra nella mia testa gocciolando come il mio sangue.

Stanco.

Sono tanto stanco.

Vorrei dormire.

Vorrei tanto lasciarmi andare.

E non sentire più questo dolore schiaffeggiarmi il cuore.

Straziandolo.

E non sentire più quelle parole urlarmi nella testa.

Lacerandola.

Vorrei.

Ma non riesco.

Non riesco a non pensare.

Non riesco a fermare la mia mente.

I miei pensieri.

Il mio cuore.

“Oscar si sposerà …”

Oscar…

Oscar… la mia adorata Oscar.

Si sposerà.

Non con me.

Non la guarderò più cavalcare lungo le rive della Normandia.

No.

Non la osserverò più sorseggiare il suo cioccolato.

No.

Non sarò più io, lì con te.

Davanti al fuoco.

Spalla a spalla in un duello.

A piedi nudi nel bosco.

Io, non più.

Oscar.

So che sei qui.

Lo sento.

Sento il tuo profumo nauseato dall’odore del mio sangue.

Sento la tua mano sfiorarmi il braccio.

Sento il tuo respiro nel mio.

Non riesco a vederti Oscar, ma ti sento.

Come sempre.

Sono proprio un folle.

E non ho più forze Oscar.

Ora non più.

Non avrei mai voluto dirlo.

Mai Oscar.

Ma.

Io.

Ti lascio andare amore mio.

Ti lascio vivere la tua vita.

Ti lascio a un altro.

Io ti lascio Oscar.

Non ci sarò più.

Non ci sarò nei momenti bui.

Non ci sarò negli attimi felici.

E questi istanti svaniranno veloci come il sole d’inverno.

Io.

Non sarò più il tuo Andrè.

Non sarò più quel bambino che ti proteggeva nelle notti agitate.

Non sarò più il ragazzo che sfidava il tuo orgoglio con spade e fucili.

Non sarò più l’uomo che soffocava la tua solitudine nella sua follia.

Io.

Non sarò, mai più.

Ho combattuto Oscar.

Ho lottato, ma ho perso.

E ti ho perso.

Non ho altre armi con me.

Ma forse Oscar, non le ho mai avute.

Ma.

Sento la tua mano carezzarmi il viso.

La fronte.

Le labbra.

E non è la stessa mano che ha imbavagliato il mio cuore.

Non è la stessa mano che ha soffocato il mio amore.

E’ la mano di chi, ora, sta sciogliendo le proprie catene.

La mano di chi vuole gridare la propria libertà.

Il proprio amore.

Per me?

Respiro.

Apro gli occhi.

Mi sorridi.

Piangi.

Sorridi ancora.

Oscar…

Respiro parole soffocandole nel dolore.

Il tuo indice è sopra le mie labbra.

Mi fai cenno di ‘no’ con la testa.

Piangi ancora.

La mia mano sfiora la tua guancia ormai intrisa di lacrime.

Asciugandole.

La tua s’intreccia con la mia, portandola alla bocca.

Un bacio.

La porti sul cuore e stringi.

Un brivido.

Non ingannarmi Oscar, non farlo.

“Rimani qui con me … Andrè?”

Stringi più forte.

Ti guardo sorpreso.

E dove vuoi che vada Oscar?

Mi hai di nuovo incatenato a te.

Hai di nuovo legato le nostre anime.

Stretto i nostri cuori.

Ora ancora più forte.

No, non vado da nessuna parte Oscar.

Continuerò a esserci quando la pioggia bagnerà le nostre lacrime.

Continuerò a esserci quando il sole tramonterà dietro i nostri passi.

E quando la luna nasconderà le nostre paure.

Sì, Oscar io ci sarò sempre per te.

Sempre.

Per sempre.

Chiudo gli occhi.

Ora, posso riposare.

La mia anima è in pace.

Il mio cuore è libero.

Le ombre si sono dissolte nella luce.