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Autore: Sacu    29/08/2011    4 recensioni
Questa non è una storia classica con un inizio e una fine, ma solo un pezzo di vita.
Nel pezzo è contenuto il mio pensiero sul tema della pace, nella speranza di non offendere nessuno.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva l'anno 2005 e la fanciulla frequentava l'ultimo anno di scuole superiori. Era preoccupata come tutti i suoi coetanei per la maturità, ma quel giorno quello era l'ultimo dei suoi pensieri.
Erano tre anni che era coinvolta nel “Progetto UNESCO”, una serie di Conferenze principalmente per ragazzi sul tema della pace, affrontata da più punti di vista. Ma mai prima di allora ai partecipanti era stato chiesto di intervenire esponendo le proprie idee. E fra le persone scelte ci fu anche lei.
Fu così che dopo tutto quel tempo fu in grado di riversare la sua frustrazione per ciò che aveva attorno nelle parole.

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Pace. “Condizione di un popoli odi uno Stato che non sia in guerra con altri popoli o altri Stati e non abbia situazioni di lotta armata al suo interno, Stato di Tranquillità, concordia tra individui.”
Arma. “Qualunque oggetto, anche non materiale, usato dall'uomo per offesa o difesa.”
Tutti parliamo e straparliamo di pace. Condanniamo il nostro prossimo che crediamo portatore di guerra. Ma per condannare, è necessario conoscere piuttosto che giudicare.
Cosa facciamo, quando incontriamo una persona che chiede l'elemosina? La ignoriamo? Apriamo il portafoglio, prendiamo la monetina di minor valore che possediamo e gliela gettiamo? Certo, meglio che ignorare! Almeno, ci riteniamo soddisfatti per aver compiuto la nostra buona azione quotidiana. Decisamente, la cosa migliore per noi. Ma... Ci siamo mai fermati a chiederci “chi è?”, “da dove viene?” Sì? E quanti, fra noi, hanno pensato “chissà se ha famiglia”, “chissà se ha amici?”, “chissà dov'è la sua vita?” O siamo troppo preoccupati a cercare di prendere l'autobus per arrivare dieci minuti prima? In un mondo cristiano come il nostro, chi sono i sacerdoti, chi quelli che vengono derubati e picchiati e dove i Samaritani? Certo, la nostra coscienza è appagata dalla nostra preoccupazione per una guerra lontana, che ci fa tanto discutere su dei motivi che neanche ci preoccupiamo di sapere, mentre qui, adesso, ci sono persone che soffrono sotto i nostri occhi ciechi.
Non è forse ciò che chiamano ipocrisia?
Ci lamentiamo del compagno di classe che non è venuto a scuola saltando un'interrogazione, ci lamentiamo del collega di lavoro che ti ruba il passaggio in ascensore, ci lamentiamo del fratello che entra per primo in bagno, ci lamentiamo dei nostri amici che ci hanno chiamato mentre guardavamo la fine di un film. Ci odiamo tra noi,m come potremmo amare qualcuno di cui non conosciamo neanche l'esistenza? Eppure, mentre la nostra intolleranza verso il prossimo cresce a dismisura, ci chiediamo come mai ci siano conflitti in Irlanda del Nord o in Israele. Ma se razzoliamo male, noi, che predichiamo bene, come possiamo pretendere che le guerre terminino all'istante, come per un tocco di magia?
Noi,sudditi dell'ipocrisia, combattiamo le nostre guerre ogni giorno, con ogni mezzo. Non è forse vero che negheremo gli appunti al nostro compagno di classe? Non è forse vero che la prossima volta arriveremo prima per prendere l'ascensore? Non è vero che ci alzeremo prima per entrare in bagno per primi?
Non è forse vero che ci vendicheremo del nostro amico?
Ogni giorno, in questa giungla, troviamo le armi più disparate e più crudeli per prevalere sul prossimo. Eppure, ci lamentiamo delle bombe che cadono su persone che neanche conosciamo. Leggiamo sempre il giornale, cercando disperatamente informazioni su paesi lontani, quando talvolta assistiamo passivamente alla lotta all'interno della nostra stessa famiglia! Noi, che cercando di raggiungere l'El Dorado, non abbiamo la forza necessaria per trasformare il nostro piccolo, come possiamo pensare di cambiare io nostro passato di guerra in presente di pace?
E' necessario prima trovare la volontà dentro di noi, poi all'interno di un popolo e infine nel mondo intero. Altrimenti, la pace resterà per sempre un'utopia, uno dei tanti El Dorado non raggiunti.

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Appena la fanciulla terminò di parlare, una ragazza che aveva conosciuto per caso quattro anni prima (ma con cui non era molto in confidenza) la stupì facendo una cosa che nessuno aveva mai fatto prima a quelle conferenze e che la rese felice: le si avvicinò interessata chiedendole di porgerle il foglio che aveva letto davanti a tutti per poterlo rileggere.

Un anno dopo quella ragazza morì.

Dopo sei anni la fanciulla (ormai donna) stava pulendo la sua stanza, quando ritrovò dei vecchi fogli delle superiori. Tra questi c'erano i vecchi appunti del “Progetto UNESCO” e appena aprì la cartellina il primo foglio che trovò fu quello del suo intervento all'ultima Conferenza e rileggendolo si ritrovò a pensare a quella ragazza che non avrebbe più rivisto. Una delle poche che in quella scuola valeva la pena di conoscere per davvero e che lei, con un po' di rammarico, non aveva conosciuto fino in fondo.
Fu così che decise di mettersi al computer a trascrivere il proprio vecchio intervento per commemorare la sua morte.

   
 
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