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Autore: HarryJo    29/08/2011    7 recensioni
Era sempre una sensazione amara andare lì e uscire con il volto coperto dalle lacrime. Si ripeteva sempre di essere forte, ma la maggior parte delle volte non riusciva a non farsi sopraffare. Era troppo difficile resistere alla vista, rimanere in quella stanza, terribilmente bianca in ogni punto, e sentire che la sua voce parlava al silenzio.
Raccontava sempre delle sue avventure in quelle quattro mura, continuando a sperare che un giorno Alice o Frank gli rispondessero, dicendo anche semplicemente: « Siamo fieri di te, Neville ».

Prima classificata al contest "Voi suggerite, io vi do la citazione!" di MedusaNoir e vincitrice del premio Giuria.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Sogni ancora intatti.

(Dicono che le stelle sono sogni ancora intatti)

 
 
 
Aveva la testa china su di sé e contemplava assorto il pavimento sotto ai suoi piedi. Era bianco, talmente bianco da sembrare il posto più puro e lieto mai esistito. Ma non era così.
Quello era un luogo dove non esisteva la gioia, non poteva esistere. Soprattutto dove si trovava lui. Non era conosciuta la parola “allegria” e nessuno la pronunciava: sembrava solo voler rendere ancora più cupa l’aria di quei corridoi.
« Vieni, ragazzo » gli disse determinata una voce ben conosciuta, porgendogli la mano. Lui l’afferrò delicatamente, come solo i bambini sanno fare, mentre si asciugava distrattamente le lacrime sul viso strofinando il volto sull’altro braccio.
Le persone gli camminavano davanti, ma lui non le vedeva. Aveva sì e no sette anni, ma portava dentro di sé un dolore che lo faceva sembrare più vecchio.
 

Il dolore interminabile di chi ha assaggiato
L’amore e non può più possederlo.

 
Era sempre una sensazione amara andare lì e uscire con il volto coperto dalle lacrime. Si ripeteva sempre di essere forte, ma la maggior parte delle volte non riusciva a non farsi sopraffare. Era troppo difficile resistere alla vista, rimanere in quella stanza, terribilmente bianca in ogni punto, e sentire che la sua voce parlava al silenzio.
Raccontava sempre delle sue avventure in quelle quattro mura, continuando a sperare che un giorno Alice o Frank gli rispondessero, dicendo anche semplicemente: « Siamo fieri di te, Neville ».
Se fosse successo, tutto il bianco immacolato della stanza non gli avrebbe fatto più paura. Perché quel colore era opaco, morto. In effetti gli bastava anche solo sentire una flebile risposta, un mugolio che gli impedisse di continuare a restare solo con quel devastante silenzio, che lo faceva sentire impotente e morto a sua volta.
 

Liberami dal silenzio,
Da questa attesa che mi strazia.

 
Quelle pareti bianche ormai non gli incutevano più paura. Forse perché aveva visto cadere talmente tante persone negli ultimi tempi che vedere delle pareti morte non sembrava più la fine del mondo.
Guardava i due genitori nel letto, che dormivano e ogni tanto mugolavano nel sonno.
Tante volte aveva desiderato di farla pagare a chi li aveva ridotti così e forse era anche e soprattutto per questo che aveva continuato a lottare, fino all’ultimo. Per giustizia.
Il dolore che aveva provato non lo aveva indebolito, bensì rafforzato. Anche sua nonna lo aveva aiutato, ripetendogli sempre: « Il mondo non si ferma perché stai male, non fermarti tu ». E così aveva fatto, non si era mai fermato.
Mascherava la voglia di vendetta con quella della giustizia, ma per lui alla fine era uguale. Bellatrix era morta.
Non per mano sua, ma almeno il suo incubo non c’era più.
Peccato che, a contrario di ciò che aveva sperato, i suoi genitori fossero ancora lì, tra quelle pareti bianche. Forse sarebbe stato più giusto uno scambio, anziché una vendetta.
 

Mascheri d’amore la vendetta che tu vuoi.

 
Quando non si è da soli è più difficile aver paura. Per questo Neville non era più a disagio quando entrava in quella stanza, accompagnato da Luna.
Raccontava a sua madre di quanto fosse contento della nuova carica di Professore di Erbologia a Hogwarts, mentre a suo padre rivelava come fosse difficile andare in giro in compagnia del famoso Harry Potter senza venir sommersi da bisbigli curiosi da parte di chi non era abituato a vedere il Salvatore del Mondo Magico. Anche Neville aveva la sua fama, e ogni tanto i riflettori colpivano pure lui.
« Spero di non avervi delusi » diceva sempre a fine racconto. Loro lo guardavano con gli occhi vitrei e non dicevano nulla. A volte si chiedeva se capissero veramente chi era.
Avrebbe voluto tornare ad essere un ragazzino, per poter urlare: « Sono l’eroe! » e vedere i loro sinceri sorrisi sul volto mentre lo abbracciavano.
Sognava ancora che loro si ricordassero di lui e che lo dimostrassero; essere additato come un Eroe non era così importante se non poteva condividerlo con i suoi genitori.
 

È passato del tempo lo sai
E spero che ti ricordi ancora di me.

 
Guardava la tomba, ma non la vedeva veramente.
Sapeva che sarebbe arrivato presto quel giorno, ma pensava ingenuamente che qualcosa li avrebbe tenuti in vita fino a quando sarebbe giunta anche la sua ora.
Se n’erano andati, per sempre questa volta. Non sarebbero rimasti, nemmeno nella loro infermità. Era finita per loro; Frank e Alice Paciock avevano esalato il loro ultimo respiro.
Neville non li avrebbe mai dimenticati. Erano stati forti, fino all’ultimo.
Stringeva nel pugno una cartina di una caramella, una delle tante che aveva conservato durante le sue visite in tutti quegli anni. Gli pareva di sentire ancora il profumo di sua madre in lontananza. Gli era sempre parso di sentirlo.
Ora erano liberi e avrebbero vegliato su di lui per sempre, lo sapeva. E quando li avrebbe raggiunti, avrebbe nuovamente raccontato loro tutto ciò che in quegli anni si erano persi; sicuro che finalmente lo avrebbero ascoltato dicendo quelle semplici cinque parole che aveva aspettato per tutta la vita.
« Neville, siamo fieri di te ».
 

Ed il fiore infine muore; la sua luce si spegne
Nelle mani  di chi riconquista le proprie ali.

 
Neville si era addormentato vicino a sua moglie, guardando il cielo. Erano distesi sul prato, in attesa di scorgere qualche segno che, secondo Luna, avrebbe portato all’avvistamento di qualche creatura a lui sconosciuta.
Si era svegliato di soprassalto, quando lei lo aveva chiamato per mostrargli una stella.
« Oh, stavi dormendo » osservò distrattamente. « Mi dispiace di averti disturbato ».
« No, tranquilla » le rispose lui, stropicciandosi gli occhi. « Sognavo i miei genitori » le confidò, un po’ titubante. « Sognavo che erano vivi e sani… Guardavano le stelle con noi ».
Neville si era sentito un po’ spaesato quando aveva capito che era solo un’illusione.
 « I sogni sembrano reali finché ci siamo dentro, non ti pare? Solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c'era qualcosa di strano » commentò Luna, con il suo solito tono sognante.
Neville non le disse che quello era uno dei suoi sogni più ricorrenti e che sperava che continuasse ad allietare le sue notti, ma si limitò ad annuire, sorridendo.
 

Dicono che le stelle sono sogni ancora intatti…


 

{ Spazio HarryJo.
Ciao a tutti. Questa fanfic è arrivata PRIMA (*w*) al contest "Voi suggerite, io vi do la citazione" di MedusaNoir, vincendo inoltre il PREMIO GIURIA (*w*)
Ringrazio la giudiciA infinitamente.
Ci sono tre citazioni dentro al testo, una tratta da "Un ragazzo" di Nick Hornby, una da "Inception" e l'altra da "Axis Powers: Hetalia!"
Le frasi in questo colore invece provengono dal musical "La magnolia bianca" u.u
Spero vi sia piaciuta, a presto,
Erica Weasley <3

   
 
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