" Esistono amori personali? Credo di no.
 L'amore è una soluzione atmosferica. È
potassio, è iodio, è delirio... "
                                       A. Merini
 
 
La debole luce della candela rischiarava tremolante, fioca le pareti, il tavolo accuratamente apparecchiato; faceva luccicare le stoviglie d'argento. Una musica dolce, di trame lontane, danzava nella sala e un delicato aroma di fiori secchi rendeva reale la visione amorosa.
Le braccia, le spalle nude di Giada brillavano, come d'avorio, di un bianco luce nell'oscurità. I ricci neri le ricadevano mollemente sulle scapole, sul seno, sulla schiena liscia e leggermente incurvata.
 La ragazza sedeva su di uno sgabello ricoperto di velluto color porpora.
Subito dopo aver aperto i grandi occhi neri, Giada sollevò la testa e increspò le labbra in un flebile sorriso: vide lui che si avvicinava, lentamente.
" Non saprò mai perché sorride" si disse Guido mentre continuava ad avvicinarsi alla sua creatura.
Adesso il fuoco faceva risaltare anche le sue braccia forti; creava ombre e punti di luce sul collo, sui lineamenti delicati del volto, sul ventre. Sollevò una mano e con due dita carezzò una guancia della dea a riposo; poi prese una corona intrecciata, di fiori secchi, rosa e bianchi e la poggiò sulla testa di lei.
La ragazza sollevò le sopracciglia arcuate e lo sguardo liquido d'amore verso il volto di Guido che le stava di fronte, immobile.
Pensò: " La paura di perderlo è la consapevolezza di saperlo mio.”.
Finalmente Guido spezzò quell'atmosfera surreale di silenzio e passioni soffocanti:
" Come mai nel sole si scatenano gli uragani del presente o il domani incide nel tuo cuore assente. Io strepito nel nulla; il coraggio di cercare l'estremo bacio santo che inchioda al saturnale dei vivi. Aspetto e spero, opposte nudità a cui dovute sono le gioie della fugace, pallida mano; o corpo mio salvato, ritorna ghiacciato e felice; in mano l'essenza sacra della polvere fenice.”
Poi si chinò, avvicinò le labbra alla fronte di Giada, baciò le sue guance arrossate, il suo naso leggermente incurvato e infine le tante sognate labbra, piccole ma ben disegnate.
Ebbe l'impressione di avere sulla bocca, sul viso una miriade di petali di rosa bagnati dalla rugiada, teneri e corposi. E in quel momento davvero egli pensò di aver conquistato l'amore, e ci credeva, incantato.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per quella creatura dai tanti volti, magari le avrebbe aperto il cuore e offerto l'anima per lo spettacolo che gli offriva e in cambio della sua grazia... Ma aveva i suoi principi e comunque  dopo quel bacio l'amore, l'amore vero, sembrava non avesse mai potuto respirare in quella stanza buia ed ansimante.