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Autore: _Fedra_    29/08/2011    1 recensioni
PER TUTTI COLORO CHE DESIDERANO UN FINALE DIVERSO PER LA SAGA. Sono passati cinque anni da quando Cate ha lasciato Narnia, rassegnandosi a una vita normale e abbastanza scontata. Ma la ragazza non sa che le porte di quel mondo parallelo stanno per riaprirsi di nuovo e che lei potrebbe essere l'unica in grado di salvare coloro che ama da un terribile destino. Una fiction che stravolge l'intera saga, ai confini della fantasia, fino all'ultimo, cruciale passaggio che porterà oltre ogni confine.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edmund Pevensie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The passage'
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Il sogno
 



Riaprii gli occhi lentamente. Il dolore delle mie ferite sembrava essersi temporaneamente assopito e un inaspettato senso di benessere mi percorse le membra. Mi sentivo improvvisamente in piena forma, in preda a un’irresistibile voglia di muovermi, di agire. Mi tirai su a sedere. Eravamo in una radura verdeggiante e illuminata dalla debole luce del mattino, i raggi del sole che filtravano leggeri dalle chiome degli altissimi alberi che ci sovrastavano. Gli altri giacevano addormentati attorno a me, abbandonati in un cerchio scomposto attorno a ciò che restava di un focolare. Mi guardai attorno, assaporando il fresco della foresta. Un senso di calma pervadeva ogni cosa, conferendo alla foresta un aspetto ben lontano dalla selva intricata e ostile che avevo attraversato solo poche ore prima. Passai distrattamente le dita sull’erba cosparsa di rugiada e restai in ascolto dei rumori che attraversavano il sottobosco. In lontananza, un uccello lanciò il suo richiamo fra gli alberi. Improvvisamente, ebbi voglia di esplorare il luogo in cui mi trovavo, così diverso da quando vi ero giunta per la prima volta. Mi levai in piedi e mi incamminai verso il primo macchione di alberi, come chiamata da una voce invisibile che proveniva dritta dal cuore della foresta. Avanzai per diversi minuti, guardandomi intorno rapita dalla bellezza della natura che mi circondava. Dai teneri fiori appena sbocciati e dal colore delicato delle foglie, sembrava essere all’inizio della primavera, quando il cielo non si è ancora spogliato delle ultime nubi e tutto inizia a risvegliarsi dopo il lungo sonno invernale. L’umidità della notte aveva fatto esplodere i profumi del sottobosco, inondandomi le narici del fresco della terra bagnata e del muschio che si arrampicava sui massi scuri. Camminai ancora per un po’, le mani in tasca e lo sguardo perso, fino a quando le mie orecchie non captarono il rumore di un corso d’acqua. Ancora pochi passi e lo trovai, un piccolo ruscello che scorreva dolcemente fra l’erba, disegnando una curva delicata fra i tronchi degli alberi. Senza pensarci, lo seguii. I miei passi si persero fra gli alberi, fino a quando al canto degli uccelli e allo scrosciare dell’acqua si aggiunse anche la dolce musica di un flauto. Un giovane uomo dai lunghi capelli scuri stava seduto su un masso, suonando il suo strumento assorto nei suoi pensieri. Neanche si accorse del mio sopraggiungere, tanto era preso dalla sua melodia. Dal mio canto, io non volli disturbarlo e mi limitai a sedermi a gambe incrociate sull’erba, prendendomi il mento fra le mani e restando lì ad ascoltarlo incantata.

Quando finalmente la musica cessò, l’uomo abbassò lo sguardo e mi vide. Sul suo viso abbronzato si dipinse il sorriso più bello che avessi mai visto, candido e rassicurante, a metà strada fra quello di un angelo e del ragazzo della porta accanto.
“Ciao” mi salutò gentilmente.
“Ciao. Scusami, non volevo essere inopportuna, ma la tua musica mi piaceva tantissimo” risposi tutto d’un fiato.
“Ti ringrazio” disse lui alzando appena le spalle. “Tu dovresti essere Cate”.
Sobbalzai. Ormai sapevo fin troppo bene che cosa significava se qualcuno a Narnia diceva di conoscere il tuo nome.
“Chi sei?” chiesi senza fiato.
“Oh, perdonami” esclamò l’uomo. “Il mio nome è Caspian. Credo che tu abbia già sentito parlare di me…”.
“Certo che ho sentito parlare di te! Tu sei un re!”.
A quel punto, le mie guance diventarono scarlatte per l’imbarazzo. Passi per i Pevensie, con i quali avevo già uno stretto rapporto di amicizia prima ancora che venissero incoronati, ma con lui? Con tutta sincerità, non avevo la minima idea di come comportarmi davanti a un re.
“Non essere timida” disse lui notando il mio evidente imbarazzo. “Essere re non significa che io sia diverso dagli altri. In qualche modo, anch’io faccio parte della tua famiglia”.
“Sì, sì, hai ragione” borbottai io. “Susan sarebbe molto felice di rivederti”. Potevo inventarmene una peggiore?
“Lo so” rispose Caspian senza smettere di sorridere. “Anch’io vorrei poterla stringere nuovamente fra le mie braccia, un giorno”.
Fu a qual punto che capii. Dopo la partenza dei Pevensie, Caspian si era sposato. E Susan non sarebbe mai più tornata a Narnia. Grazie, Lewis!
“Troppe cose non vanno, in questa storia!” pensai ad alta voce. “Questo mondo è destinato a essere distrutto, così che io perderò il mio amore, e tu hai già perso il tuo”.
“Non è ancora detta l’ultima parola, Cate. Sai che tu sei l’unica a poter cambiare le cose”.
“Lo so, me ne sono accorta” sbuffai. “Eppure, ti sembrerà assurdo, non so proprio da quale parte cominciare. E ho anche la sgradevole sensazione che, ogni minuto passato a girarmi i pollici, viene sottratto alla vita di Narnia”.
“E’ per questo che ho deciso di venirti a cercare” disse Caspian. “Ascolta, per salvare Narnia, devi innanzitutto liberarti da tutto ciò che ti impedisce di usare il tuo potere. La rabbia, il dolore e la paura vanno cancellati dal tuo cuore. Guarda che cosa è successo a Peter, che danno gli hanno procurato i tuoi pensieri. Tu sai bene di non odiarlo, nonostante i suoi difetti”.
“C’è un modo per guarirlo?” chiesi esasperata.
“Sì” rispose Caspian. “Per spezzare l’incantesimo che lo tiene prigioniero e fargli riacquistare la ragione, devi portarlo con te nel castello di Cair Paravel. Nel suo giardino, vi è una fonte benedetta dallo stesso Aslan, l’Aqua Vera. Immergi Peter nelle sue acque e lui ritornerà il re saggio di un tempo. Narnia ha bisogno anche di lui, in questo momento”.
“Grazie, e poi?”.
“Radunate un esercito sotto le insegne di Aslan, perché presto un grande nemico devasterà questa terra”.
“Proprio quello di cui avevamo bisogno!” commentai esasperata. “Qualcos’altro?”.
Caspian si fece serio. “Poi toccherà a te” disse. “Il destino di Narnia dipenderà da una tua scelta”.
“Cosa? Una mia scelta? Che cosa devo fare?”.
Il re tornò a sorridere, anche se questa volta la sua espressione era carica di antica saggezza. “Quando sarà il momento, lo saprai. Ricorda solo questo: se scegli di avere solo la tua mente come guida, tutto è perduto, ma se a essa affiancherai la pura forza del tuo cuore, allora la speranza tornerà a regnare in questo mondo”.
“Aspetta, cosa? Il mio cuore, la mia mente…che? Ma tu resterai con noi, non è vero? Ci aiuterai in quest’avventura?”.
Caspian rise. “E come potrei?” esclamò divertito. “Io non sono più”.
I suoi contorni presero a farsi sempre più sfumati, fino a quando non diventarono un unico indistinto alone di luce.
“Ehi, ma che diav…aspetta!”.
“Il tuo cuore, Cate. Il tuo cuore…”.
“CASPIAN!”.
 
Spalancai gli occhi nella penombra. Tutto attorno a me regnava la calma. Al mio fianco, Lucy borbottò qualcosa nel sonno e, senza volerlo, si avvinghiò forte al mio braccio. Sussultai per la sorpresa. Ero madida di sudore e il cuore mi batteva nelle tempie fino a farmi male. Un improvviso bruciore mi percorse le membra laddove la carne era stata recisa dai detriti del palazzo della strega. Chiusi gli occhi nuovamente, cercando di riprendere fiato. Lo spavento, il sogno, tutto mi ronzava dolorosamente nella testa, facendomi venire un’irresistibile voglia di piangere. Alla fine, i miei nervi ebbero la peggio. Calde lacrime presero a bruciarmi sulle guance.
“Cate? Va tutto bene?”.
La voce di Edmund mi riportò crudelmente alla realtà. Il mio respiro affannoso doveva averlo svegliato, lui sempre così abituato a stare in perenne allerta. Il ragazzo si tirò su a sedere, circondandomi le spalle con le braccia.
“Va tutto bene” mi disse piano. “Hai avuto un brutto sogno, solo un brutto sogno”.
Io mi strinsi a lui, prendendo a singhiozzargli su una spalla. Era esattamente come quando ti svegli di soprassalto a causa di un incubo: improvvisamente, senza sapere perché, tutte le immagini più spaventose che puoi immaginare si affollano nella tua mente, spaventandoti ancora di più di quanto tu già non lo sia. E in quel momento, l’unica cosa che i miei occhi vedevano era la prospettiva di dover perdere Edmund da un momento all’altro, di vederlo morire, spazzato via in un attimo, ritrovandomi a stringere l’aria fra le mie dita.
“Cate” mi chiamò lui accarezzandomi i capelli. “Va tutto bene, ci sono io qui con te. Non ti succederà niente. Davvero, non c’è nulla di cui ti debba preoccupare”.
“Ho paura” singhiozzai. “Non lasciarmi!”.
“No” rispose lui. “Tranquilla, non accadrà”.
Affondai il volto contro la sua spalla, lasciandomi cullare dalla sua stretta. In pochi minuti, le lacrime si arrestarono, l’incubo andò via. Sorgeva l’alba.
“Sei ferita” disse a un certo punto Edmund.
Abbassai lo sguardo. Le maniche della camicia erano strappate in più punti, lasciando spazio a una serie di macchie di sangue rappreso. Al solo pensiero delle piaghe nascoste al disotto, mi venne da vomitare.
“Anche tu” osservai notando con orrore la mano e la fronte del ragazzo.
“Non è niente” si schermì lui, ma io scossi il capo violentemente.
“Serve il cordiale di Lucy” sentenziai con decisione. “Dobbiamo tornare dagli altri”.
Edmund annuì serio. “Va bene” disse piano.
Io mi alzai in piedi barcollando, spazzandomi via dalla fronte un paio di ciocche che mi erano finite davanti agli occhi. “Ho fatto un sogno” dissi prima di voltarmi verso gli altri. “Ti devo parlare”.

                                                                                                                                                 
Bonsoir!
Scusate la mia assenza, ma fra una scena estremamente impegnativa del libro che sto scrivendo e i miei studi, questa fanfiction la sto un po' trascurando. Senza contare che vi avrei fatto attendere ancora di più se i miei buoni propositi di trascorrere l'intero pomeriggio in compagnia di Dante non si fossero risolti in un crollo davanti al computer con gli Evanescence sparati a tutto volume (mea culpa).
Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia confusi.
Mando un saluto enorme a tutti voi che mi seguite sempre con entusiasmo, sperando di poterci risentire al più presto!
Siete semplicemente fantastici!^^
Sunny


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

   
 
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