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Autore: FrancyF    29/08/2011    3 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa pensava il piccolo Harry dei suoi genitori? Ecco una one-shot sui pensieri del futuro Salvatore del Mondo Magico riguardanti James e Lily. O semplicemente papà e mamma.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Dursley, Harry Potter | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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  “Perchè?” Una semplice parola. La parola vietata in casa Dursley. Harry James Potter questo lo sapeva bene. L’aveva imparato a sue spese fin da piccolo: se volevi vivere in santa pace con i Dursley non dovevi rivolgere a loro nessun tipo di domanda. Neanche una. Essere un ragazzino di dieci anni: smilzo, non particolarmente alto, occhialuto e riservato è già di per se un’esistenza difficile. Ma essere un ragazzino orfano di dieci anni orfano e senza amici è un’esistenza titanica, per non dire impossibile. Durante i suoi nove anni di permanenza al numero 4 di Privet Drive ne’ gli zii ne’ tanto meno suo cugino avevano mostrato il benché minimo gesto d’affetto nei suoi confronti. Non che Harry cercasse l’affetto della sua famiglia adottiva. Harry non voleva affetto da quella famiglia adottiva.
Suo zio Vernon Dursley era grosso e grasso fisicamente quasi quanto il suo ego. Per Vernon l’idea tipica di divertimento consisteva nel passare l’intera domenica pomeriggio a far fruttare i suoi guadagni nell’azienda di trapani: Grunnings, trapani tumultuosi per tutti. Adorava la sua famiglia in modo smisurato certo, peccato che Harry non facesse parte della famiglia ideale dello zio.
Sua zia Petunia era ancora peggio. Smilza e bruttina stava tutto il santo giorno a spiare i vicini e a pulire la casa.  Il suo unico figlio Dudley o “Diddino”, come l’ho chiamava lei, era il suo primo pensiero appena alzata e il suo ultimo pensiero prima di coricarsi. Per Petunia non c’era bambino al mondo più bello di Dudley. Harry era usato dalla zia come tuttofare. Essendo la sorella di Lilian, Petunia aveva dovuto sopportare le “soffocanti” domande che il nipote le rivolgeva continuamente. Domande che lei considerava prive di senso. Harry non le trovava affatto ridicole! Come se fosse privo di senso sapere qualcosa sulla propria madre?!
Suo cugino Dudley era spiaccicato il padre: grande, grosso, maligno e molto stupido. Il suo passatempo preferito era tormentare il povero Harry. Ovviamente Vernon e Petunia trovava spiritosissimo il modo in cui il figlio prendeva a pugni e comandava a bacchetta il nipote.
Harry passava le sue giornate nascosto nel sottoscala a meditare sui suoi genitori. Quando era più piccolo gli aveva odiati a volte per essere morti. Erano morti e lui era dovuto andare a casa della famiglia più schifosa di tutto il Regno Unito. Poi l’odio aveva lasciato il posto alla disperazione e questo voleva dire che Harry aveva passato intere notti a piangere sul proprio cuscino. Come se le lacrime potessero riportare in vita mamma e papà. Infine da un anno a quella parte Harry, era maturato parecchio per un ragazzino della sua età, e provava solo rassegnazione: mamma e papà non ci sono più e non torneranno mai. E’ inutile piangere e disperarsi. Non gli avrebbe più rivisti.
Dei suoi genitori sapeva solo il nome: James e Lily. Sapeva anche che lui aveva poco più che un anno quando erano morti. E sapeva che erano morti in un incidente d’auto la notte di Halloween. Di suo padre non ricordava granché, aveva solo dei flash in cui lui gli scompigliava i capelli, per poi fare lo stesso con i suoi, ma niente altro. Invece per quanto Harry fosse piccolo si ricordava molto su sua madre, o così almeno li pareva se si sforzava a rimuginare.  Lily aveva un bel sorriso. Se Harry chiudeva gli occhi e ispirava profondamente poteva sentire ancora il profumo della mamma, sapeva di fiori. Quando gli fischiavano le orecchie, poteva udire la risata di sua madre, calda e spontanea.
Quei ricordi erano il balsamo di Harry. Nelle giornate peggiori erano loro che gli davano la forza per andare avanti. Loro gli facevano dimenticare tutto. Le urla della zia, i pugni sul tavolo e le tirate d’orecchie dello zio e perfino le botte di Dudley. Loro erano il suo tutto. Invisibili ai suoi occhi smeraldini e muti nelle labbra degli zii, ma impressi nella mente e nel cuore di loro figlio. Gli zii potevano portargli via le foto, potevano portagli via la sua casa, potevano portagli via la sua felicità. Ma non gli avrebbero mai potuto portare via i ricordi e l’amore che gli avevano lasciato James e Lily. Il piccolo Harry Potter lo sapeva e portava mamma e papà nel suo grande cuore. Nonostante ciò una domanda oscurava quotidianamente la mente del ragazzino. Quando tutto andava storto e i brutti pensieri offuscavano i ricordi dei suoi genitori, arrivavano le lacrime. E con l’angoscia nell’anima il futuro Salvatore del Mondo Magico si chiedeva spontaneamente: “Perché a me?”.     

   
 
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