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Autore: BigMistake    29/08/2011    1 recensioni
2026 - Il futuro rispecchiato nelle due versioni, il buono ed il malvagio. Eileen è una ragazza particolare che cresce in un ambiente diverso da quello in cui tutti conosciamo dove la magia viene condannata. Il suo destino verrà intrecciato a quello della speciale famiglia Halliwell in due modi diversi. Come i salti temporali hanno cambiato le cose, così la sua vita muterà.
[Ambientata in parte durante la sesta stagione, in parte dopo l'ottava]
Dal primo cap.: Io l'ho amato, ma lui?
No. Forse mi ha amata in un primo momento.
Poi il suo amore si è trasformato in qualcosa di diverso: necessità, morbosità, senso di possessione.
Sono diventata il suo giocattolo, nient’altro. la sua bella finestra nella mente altrui con la mia potente telepatia e la mia capacità di plasmare i sogni.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Halliwell, Wyatt Matthew Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ex Museum Halliwell Manor, November2026

 

Giuro che non avrò pace finché quella maledettissima oca non finirà al forno!

La prigionia è nulla in confronto alla piaga che mi hanno assegnato come dama di compagnia, o come sorvegliante speciale. Non viene più sola, ha convinto Wyatt a farsi seguire da una guardia del corpo: c’è sempre un bel demone alto e muscoloso pronto a schiacciarmi con un dito se dovessi divenire più indisciplinata del solito. Visto che vivo in pochissimo spazio, mi sembra giusto condividerlo con altri riducendolo drasticamente di svariati centimetri preziosissimi anche solo per riuscire a respirare.

Niente più incantesimi di vendetta per me.

L’ho denominata “Miss Duck” in onore della nostra prima lite, mi diverte vedere la sua faccia divenire bordeaux ogni volta che l’apostrofo con il suo nuovo soprannome. Meglio di “piccolo rospo”, “arpia” o “stupida leprecauno cresciuta” come fa lei. Almeno io non insulto, se avverte il mio modo affettuoso di chiamarla come tale è solo perché ha la coda di paglia.

O di penne, qual dir si voglia.

Non solo si permette di entrare a suo piacimento nella mia camera invadendo la mia intimità come se fosse una sala d’attesa di un aeroporto, si prende anche la libertà di svegliarmi gettandomi addosso un secchio d’acqua gelata. Alle mie proteste poi si è “scusata” dicendo che non faccio altro che poltrire a letto, che agisce solo per il mio bene, per evitarmi piaghe da decubito.

Certo, come se non sapessi cosa gli è stato ordinato!

Non più di cinque ore di seguito, se escludiamo la volta in cui sono riuscita a contattare Chris.

Temo di rivolgergli anche solo un pensiero a quella notte. Con la precaria instabilità che avverto nel mio potere ultimamente ho avuto come l’impressione che nonostante tutto fosse sereno.

Non lo so, è sempre stata una di quelle persone che si fanno carico dei problemi altrui e ne assorbono ogni singola particella, cercando infine di non farteli pesare. È stato a lui involontariamente a spingermi a reagire, a non lasciarmi morire di fame.

Sta cercando di costruire un futuro migliore per tutti, io devo farlo da qui anche se sono sola.

Devo farlo per lui, per me, per Wyatt.

Anche per un eventuale noi.

Chissà se in un mondo diverso io sarei entrata comunque per caso nei suoi sogni, l’avrei conosciuto e ci saremmo amati.

O meglio l’avrei amato.

Il plurale stona alquanto con la mia situazione.

Non importa in fondo: un presente differente con un Wyatt che vive una vita felice in cui io non dovessi farne parte, lo preferirei in maniera assoluta a tutto questo, Oca e seguito compresi.

Soprattutto loro due.

Ora non sono qui a sorvegliarmi.

Almeno per la doccia mi concedono un po’ di privacy ed io ho intenzione di prolungarla fino ad esaurire le scorte idriche di San Francisco. Ne ho proprio bisogno, non solo come deterrente a Miss Duck per starmi alla larga cinque minuti, ma anche per me, per la necessità di sentire solo e soltanto la mia testa insieme all’incessante scrosciare dell’acqua sul mio corpo, scivolando sulla mia pelle come la stanchezza accumulata.  

Forse per questo la mamma credeva che fosse il mio elemento: da bambina stavo ore nei miei bagnetti serali, immergendomi il più possibile. Non cancellavo le voci che udivo di continuo, ma almeno attutivo  il traffico caotico che soggiornava nel mio cervello, l’unico vero rimedio che non mi facesse impazzire.

Non ho più questo problema da quando riesco a controllarmi, anche se si ripresenta in alcuni casi.

Come ora.

Sarà per il poco riposo, i dolci risvegli che mi dedica Miss Duck, ma sono preda dell’emicrania.

Succede a chi ha poteri prettamente mentali neanche troppo di rado.

Purtroppo però questo stato di malessere attiva il pulsante interno che libera i miei freni inibitori, abbassa il mio livello di attenzione sprigionando la mia telepatia involontariamente, costringendomi così ad origliare a sprazzi i pensieri preoccupati dei miei coinquilini.

Non sarebbe un problema tanto grave se si limitassero alla loro voglia di eliminarmi e al dissenso per le disposizioni impartite per rendere il mio soggiorno confortevole - per quello che può essere confortevole essere rinchiusa in dieci metri quadri -.

No, il vero problema nasce quando si rivolgono a Wyatt.

L'oca è la più fastidiosa in assoluto.

Lei mi odia, m’invidia per quello che ho avuto, come se non fosse una punizione già abbastanza atroce quella di perdere tutto.

Tutto questa acredine sbandierata, questa gelosia ingiustificata visto che un demone non può amare realmente – di sicuro una come lei è più interessata al potere – mi urta. Saperla così possessiva nei suoi confronti, come se potesse avere delle pretese è veramente insostenibile. Ho percepito ogni singolo desiderio, ho captato persino qualche ricordo, tutto sufficiente a creare un leggero prurito alle mie mani insieme alla gran voglia di fare un bel tupè con i suoi capelli.

Non ha senso, non stiamo insieme.

Non più se non altro.

Addirittura pensa che io possa condurlo alla distruzione, inducendolo a rinunciare alla sua posizione con la mia maligna influenza, veramente troppo per i miei gusti.  

Come se non ci avessi già provato quando contavo in qualche modo.

E poi come potrei distruggerlo? Con un incantesimo che su di lui ha lo stesso effetto di una piuma?

Magari con un sogno che lui riesce a governare benissimo e a plasmare quasi al mio pari, ritorcendomelo anche contro? Proprio come quel bambino.

Il bambino del mio sogno.

Mi ha dato molto da pensare il nostro fortuito incontro.

Nei miei numerosi viaggi ho vissuto diverse esperienze della più disparata natura, ma mai, mai come quella che ho avuto con il bambino. Ho sentito tutte le sue emozioni.

Non era un semplice episodio d’immedesimazione, no.

Vi era molto più di questo, qualcosa di profondamente radicato come se sapesse già chi fossi e fosse davvero intenzionato ad aiutarmi.

Mi ha portata da Chris con troppa facilità.

Mi domando come possa aver superato un varco e soprattutto come sia riuscito a farlo per entrambi. Le porte dei sogni non sono così facili da aprire, ne tantomeno da individuare. Non sono fatte di cardini o maniglie, non hanno nulla di convenzionale e l’accesso ad esse non è sempre lo stesso. Persino io, con il mio potere, incontro delle difficoltà anche solo nel comprenderle e di sicuro quando era una bambina, seppur molto dotata, non avevo una tale padronanza dei sogni da fluire da uno all’altro senza camminare fisicamente all'interno.

A meno che …

Quel bambino non fosse propriamente un bambino.

Io non ho mai avuto una famiglia unita. Mia madre non è – era- la mamma che ti guida. Lei era più una sorta di bambina molto cresciuta che giocava a fare la madre, molto immatura visto che io sono nata quando lei aveva solo venti anni. Era giovane, inesperta a differenza di mio padre che invece poteva contare dieci anni di più.

L’amore non ha necessariamente età …

Nel loro caso evidentemente era contato il divario generazionale e di vedute, visto che io conosco mio padre a mala pena e ne conservo un esiguo e vago ricordo di quando abitavamo a New York.

Non so nemmeno se è ancora vivo.

Lui è sempre stato solo un biglietto d'auguri alle feste comandate, una firma, non molto altro. Una firma tra l’altro falsificata  da mia madre per farmi credere che c’era anche se non fisicamente e mi voleva bene.

Una fantomatica figura stile Babbo Natale.

Invece no, se lui m’incontrasse probabilmente non riuscirebbe a riconoscermi.

Chissà se mi ha mai cercata, oppure ha vissuto la fuga di mia madre come una vera e propria liberazione.

So solo che loro due non andavano più d’accordo e l’argomento principali delle loro discussioni ero io.

Non mi ha mai rivelato cosa successe, cosa la spinse ed il perché di questa separazione drastica, di certo convivere con la mia pazza e infantile madre ha contribuito ad accrescere in me alcuni aspirazioni.

Ho sempre voluto avere figli.

Con una relazione stabile, quando almeno credevo di averla, la mia voglia è sicuramente accresciuta, tanto è vero che spesso mi capitava di pensare a come sarebbe stato un nostro bambino. Lo immaginavo bellissimo, alcune volte con il naso di mia mamma o il taglio dei miei occhi, ma praticamente sempre, nei miei piccoli puzzle di caratteristiche, finiva per somigliare in modo impressionante al mio Wyatt.

Sognavo davvero vivere una vita simile alle pubblicità dei biscotti.

Con tutto quello che è accaduto probabilmente ho finito di perdere ogni aspettativa di realizzazione della famiglia che tanto speravo di avere ed ho finito per accantonare da qualche parte la mia fantasia.

Freud diceva che i sogni sono la realizzazione di desideri inconsci.

In forme magari sconosciute e per vie traverse esprimono qualcosa che noi vorremmo vedere realizzata. 

E se il bambino non fosse il proprietario del sogno, ma fosse lui stesso il sogno?

Se fossi entrata nella mia mente, creando così un’eco dei miei pensieri facendo riaffiorare vecchi desideri perduti?

Si spiegherebbe la sua abilità nel comandare i miei poteri, la sua assoluta padronanza dell’inconscio, la sua somiglianza con …

Forse sto forzando i miei ragionamenti, voglio darmi una spiegazione quando vivo in un mondo in cui non vi è quasi mai una vera spiegazione. La magia agisce in modo misterioso1, talvolta subdolo ed io non sono nessuno per cercare di comprenderla.

Wyatt dalla notte incriminata non ha messo più piede qui e sono sempre più combattuta.

Lo detesto.

Lo amo profondamente.

È riuscito a guarirmi...Un potere che deriva soprattutto dall’amore.

Di tutto quello di cui ho parlato con Chris, solo questo tarlo non ha mai smesso di rodere.

Non riesco proprio a dimenticare tale dettaglio.

Sono proprio una sciocca a pensare che basti in qualche modo per dimostrare come vi sia la remota possibilità che in fondo al suo cuore lui mi abbia amata realmente, o che la sua personalità sia mutata, o almeno leggermente deviata dallo spietato Wyatt che voleva la morte del fratello.

L’illusione sempre più preponderante che lui possa ancora provare qualcosa per me.

Sono proprio una stupida ed inguaribile sentimentale. Sto  persino convincendomi che forse potrei spingere anch’io a cambiarlo, come dice Miss Duck, tanto per avere un piano B nel caso Chris non riuscisse a scoprire chi l'ha reso quello che è ora.

Una sorta di sindrome da crocerossina che ho acquisito attraverso la convivenza con mia madre.

A causa sua ho fatto dell’amore una missione, più che altro per la sua estrema idea romantica in cui amore e sofferenza erano l’essenza pura dell’animo umano.

A questo punto ho perso ogni capacità di comprendermi, la mia testa ha deciso di prendere la via più breve per l’implosione. Sono convinta che il più dei miei problemi nascono con la guerra delle due Rose che si sta attuando da questo tempo di lontananza, probabilmente perché la fiamma della speranza ha ripreso vita dalle braci ridotte quasi del tutto in cenere.

Sto decisamente diventando ossessiva e paranoica, mi rendo conto di come la segregazione stia conducendomi precocemente alla pazzia.  

Non contando l’imminente sdoppiamento di personalità che ne consegue.

Da un lato c’è la mia me razionale, mi suggerisce, neanche troppo velatamente, come sia diventata di nuovo sua succube. Dall’altra c’è la mia me emotiva, la più chiassosa, sciocca ed avventata me che abbia mai avuto. Lei si limita solo a farmi uscire il cuore dalla gabbia toracica ogni volta che me lo sono trovata davanti.

Il brutto è che una delle due è la dominante, e di razionale ha davvero ben poco visto come rimane ancorata ad un ricordo che ho di lui vivo ormai solo nella mia testa.

Così ad ogni minimo rumore, sussurro o movimento sospetto penso che sia lui, mi volto, lo cerco e poi rimango delusa se non trovo la sua massiccia figura ad incutermi del sano tetro terrore. 

Spero di rivederlo, come spero di non vederlo più.

Oh, al Diavolo!

L’acqua è diventata fredda, credo sia ora che esca dalla doccia.

Prendo coraggio chiudendo entrambi i rubinetti con un solo gesto ed afferro un telo da stringere attorno al corpo.

Mi sento rinata, posso quindi riprendere la mia intensa attività di antipatica con la cara Miss Duck. Un modo alternativo per passare il tempo quando si è costretti alla convivenza forzata. Potrei tamburellare con le mie adorabili unghie sul comodino per svariato tempo. I rumori costanti non sono di suo gradimento e con oggi vorrei che il mio record di minacce salisse vertiginosamente.

Spazzolo con cura i capelli ancora bagnati e passo la crema sulle mani.

Inizio perfino a canticchiare, perfettamente intonata al mio rinnovato buonumore per il mio piano di rendere la vita impossibile alla demone. Le piccole gioie della vita da prigioniera.

Esco dal bagno aspettandomi di trovare i miei soliti compagni ed invece scopro con sommo piacere di essere ancora sola.

Ho qualche secondo per godere dei miei spazi senza l’invasiva impudenza di Miss Duck.

Giusto quei pochi istanti per accorgermi che la parete che ho di fronte muta in uno sciame oscuro contro il mio sguardo.

No, non è la parete che sta cambiando.

Sono io che mi sono spostata.

C’è solo una persona che può avermi portata fuori dalla stanza protetta dal suo incantesimo.

Wyatt. Sono sicura che sia lui a sfogliare qualcosa alle mie spalle.

Mi ha voluta qui, non so quale sia il suo piano ma è meglio essere calma, concentrata il più possibile per non liberare qualche pensiero di troppo e complicare la mia situazione già precaria.

Come non detto.

Voltandomi l’ho visto davanti ad un antico leggio totalmente disinteressato dalla mia presenza, tutto preso dall’enorme volume che sta analizzando. È qui ad un passo da me dopo giorni che non l’ho visto.

Ho pensato a molte mie reazioni, ma tanto sapevo che sarebbe stata sempre e solo la stessa.

Sono una stupida, ripeto, una sciocca ragazzina innamorata con il milionario battito di ali di farfalla nello stomaco.

Uno spiffero solletica le mie gambe nude ed un tremore si aggiunge alla serie di sensazioni che mi provoca lo stare con lui.

Nude? Non ci credo.

Supero la paura, la pudicizia.

Non voglio affrontarlo coperta solo da un asciugamano che a malapena arriva alle ginocchia.

«Wyatt, rimandami subito in camera mia!»

Alza gli occhi di poco, con non curanza, nemmeno un attimo per guardare cosa ha provocato una tale reazione. Sembra come se lo avesse fatto apposta, giusto per creare un disagio in più a quello che già arreca lui senza che muova un dito.

«Non  è necessario, ti ho vista anche più svestita di così …»

Additare alla nostra vecchia intimità non lo rende meno orribile ai miei occhi, anzi se possibile fa pendere l’ago della bilancia dalla parte sbagliata.

Come ho anche potuto pensare di volerlo di nuovo?

È e rimarrà sempre l’odioso padrone assoluto del mondo emerso.

«Sei un essere spregevole!»

Mi ha portata qui, mezza nuda e si permette persino d’ignorarmi come se non fosse già abbastanza umiliante essere sua prigioniera. «Wyatt potresti almeno degnarti di guardarmi?»

Non dice nulla. Fa solo un gesto con le dita di una mano chiudendole sul palmo.

Le mie labbra rispondono incollandosi le une sulle altre, tutto senza sollevare nemmeno una volta la testa da quel suo stupido libro.

Ed io non posso far altro che mugugnare.

Alza finalmente lo sguardo su di me.

Si fissa nel mio, inchiodandomi al pavimento.

Afferra qualcosa che io non avevo notato.

Una pozione.

Che abbia finalmente deciso di eliminarmi?

O no sarebbe troppo bello a questo punto.

Siamo alla resa dei conti.

La lancia contro di me, indietreggio di un passo istintivamente allargando le braccia.

Il vetro si frantuma, si spande, libera il suo incanto con un fumo inebriante.

Mi sento strana.

Libera mentre il formicolio inizia a penetrare nella mia pelle facendomi tremare le ossa intorpidendole.

Schiude la mano così come la mia bocca torna ad essere indipendente.

«Cosa mi hai fatto?»

La mia domanda spunta incerta fra le mie labbra ancora doloranti.

Ma lui riprende a sfogliare il libro come se non  avesse alcuna importanza, come se non esistessi e non meritassi alcuna spiegazione.

Ed invece me le deve, eccome.

Questo è davvero troppo.

Non tollero essere la sua cavia.

Voglio che almeno si degni di dirmi il perché mi trovi fuori dalla mia cella e, soprattutto, che lo faccia guardandomi negli occhi.

Avanzo con due grandi falcate, infuriata con i capelli che, appesantiti e ancora umidi, si incollano alla mia pelle come tentacoli di una piovra, il viso in fiamme per la rabbia e l’imbarazzo che sento defluire nel mio sangue come vino in un calice.

Afferro la copertina e chiudo il libro con un sonoro tonfo prima che lui possa fermarmi.

Ma sono io a bloccarmi in uno strano ed immenso déjà vu .

C’ero già stata qui.

Ho già fatto questi movimenti.

Ho già toccato questo libro.

Come potrei dimenticarlo, così raro di questi tempi che anche solo volessi confonderlo non potrei.

Questo posto lo conosco, molto bene oserei dire, anche se ogni oggetto ha cambiato la sua posizione da quando l’ho visto. Sembra tutto più posato, un caotico ordine esposto, come se fosse messo in vetrina se escludiamo qualche frammento di legno in terra e alcuni mobili deturpati dalla colluttazione.

Le travi a vista percorrono il soffitto inclinato come vene pulsanti che irrorano un cuore, le finestre dalla parete di fondo dai vetri colorati decisamente di gusto liberty, in parte divelte e dagl’aguzzi frammenti dentati, emanano la luce soffusa di un cielo madido delle polveri sottili, l’acre odore di stantio di un luogo chiuso.

Sono nella soffitta in cui ho incontrato il bambino.

Sono sicura di non essere stata mai a casa Halliwell, anche se ho letto molto su questa costruzione attraverso i libri di storia. Ma non credo di aver mai visto foto dettagliate della soffitta o di tutta la casa in generale. Non ho potuto nemmeno visitarla visto che sono una strega.

Una volta lo chiesi a Wyatt, magari sopprimendo i miei poteri temporaneamente per evitare le sonde, ma lui mi disse con un buffetto sul mento che non ne avevo bisogno. Certo, non avevo bisogno di ricordare il potere da cui proveniva, vedevo tutti i giorni quanto logorasse la sua anima fino a renderlo la persona che detesto.

Non posso conoscere così bene questa casa da ricordarla in un mio sogno.

Dio, che confusione!

Ho paura.

Non posso nasconderlo.

Non posso perché ormai io sono preda dell’angoscia perché questo libro è qualcosa di assurdo e proibito che io non ho alcun diritto di ricordare.

Ritiro le mie mani, ma non riesco a staccare i miei occhi dalla sua copertina verde scura.

Le sue mani invece sono ancora lì, ferme, possessive, pigramente adagiate su di esso.

L’accarezza, le sue dita disegnano il simbolo inciso ad alto rilievo tra le squame logore del testo antico. Il Potere del Trio, la sua eredità magica, quella a cui nessuno era permesso di avvicinarsi. Vederlo davvero. Il Libro delle Ombre della sua famiglia di cui io non ho avuto accesso, così come suo fratello.

«Eileen credo sia giunto il momento che tu mi dica chi ti ha aiutata durante questi mesi ... Chi altri mi ha tradito ...»

Avevo dimenticato di essere con Wyatt. 

Indaga sul mio volto ogni genere di sensazione, legge nel mio sguardo la confusione, stavolta rischio seriamente di farmi scoprire. Se c’è una cosa a cui sono abituata con Wyatt è la mia assoluta incapacità di tenere a freno le mie emozioni e con esse ogni cosa legata alla mia forza di volontà.    

«Questo non ti è nuovo, eppure avevo severamente vietato di avvicinarti … immagino che chiunque sia il tuo complice te lo abbia mostrato … magari in sogno, non è così?»

«Sì, è così …»

La mia replica è uscita del tutto inaspettata, così come la mia mano che analizza le mie labbra per capire come si sono mosse senza che io glielo ordinassi.

Ho capito esattamente cosa mi ha fatto, riconosco i segni e so persino combatterli, lui questo lo dovrebbe sapere.

Una pozione della verità.

Non doveva farmi questo, non doveva.

«So che hai capito, te lo leggo negli occhi, è inutile che tu resista. Avanti Eileen, chi è stato?»

Mordo l’interno della mia bocca pur di non rispondere. Affondo i denti all'interno della guancia fino a sentire la pelle lacerarsi ed un intenso sapore di ferro invadermi la bocca.

Quanto ancora posso durare?

Ritiro gli artigli indifesa, allacciando le braccia sul mio petto in un vano tentativo di coprirmi di più, proteggermi.

Inutile.

Non mi resta che scappare. Forse posso far girare la situazione a mio vantaggio, visto che la soffitta probabilmente non è protetta da un incantesimo ed anche se chiusa da una porta questa non mi scaraventerà lontana.

Osservo il piccolo ricamo della chiave fuoriuscire dalla toppa, invitante, vicina, terribilmente vicina.

Basterà una leggera corsa, pochi passi ben calibrati.

Spero che ci sia un demone pronto ad uccidermi se metto piede fuori dalla stanza.

Le mie gambe agiscono prima dell’ordine che il mio cervello impone.

Corro, raggiungo la porta, sto per afferrare la maniglia.

Mi afferra per il braccio, vengo schiacciata violentemente con la schiena contro il legno.

Non solo.

È lui che mi schiaccia, mi blocca con il suo corpo contro il mio.

La chiave scompare in uno sciabordio nero.

Riappare sopra al leggio.

Fatico a respirare. Vorrei ma non posso.

Ansimo e gemo dalla posizione scomoda in cui mi trovo.

Agisco d’impulso, senza pensarci, scaraventando i pugni contro il suo petto per allontanarlo, ma lui mi blocca stringe i miei polsi neutralizzando il mio attacco.

Non distoglie i suoi occhi dai miei.

Le sue mani arrivano a stringere le braccia sollevandomi fin quasi ad avere il viso alla sua altezza.

Il contatto con la sua pelle arde, segna indelebile ogni parte di me.

Scosto il volto con uno scatto.

Non voglio che legga in me la debolezza, la voglia di allungare il collo e sfioragli le labbra, voglio solo che mi lasci andare.

Lui si diverte a torturarmi, sa benissimo che io nego ciò che invece evidente.

Potrei morire in questo momento.

«Lasciami!»

Ringhio come un animale ferito. Digrigno i denti in un gesto malato di rabbia, con una forza superiore a quella necessaria. Li odo stridere affilandosi mentre si sfregano le due arcate con il suo volto così poco distante da poter sentire il soffio leggero che attraversa le sue labbra lievemente dischiuse.

«Cosa pensavi di fare … ?» Si abbassa sul mio collo, un vampiro che pregusta la sua preda.

Inspira abbondantemente e sento il suo naso sfiorarmi la pelle sensibile dietro il lobo.

L’ansia e il piacere compongono una miscela distruttiva, infausta, appagante.

Da quanto non provavo più quel genere di attrazione così forte da far male?

«Volevo farmi uccidere da una delle tue guardie!»

«Sei disposta a perdere la vita per proteggerlo quindi?»

«Sì!» L’ho detto. È uscito così senza che io potessi frenarlo, la pozione diventa sempre più padrona di me, non riesco ad omettere nulla e presto, molto presto temo, i miei poteri finiranno per liberare tutti i mia pensieri. L’energia con cui la verità si fa spazio in me è dolorosa e nello sforzo di trattenerla sento due lacrime premermi conto gli angoli degli occhi come, dopo un pizzico sulla pelle, qualcosa che ti fora l’anima fino a renderla un puntaspilli.

Il costato mi duole dalla forza con cui il cuore ha preso a percuoterlo, lo sterno divenuto la sottile membrana di una grancassa. Vuole sfondarla, abbatterla solo per poterlo inseguire e raggiungere.

Una voglia pericolosa, malsana mi prende alla bocca dello stomaco.

Il mio corpo lo brama, lo desidera ed io sono qui, davanti a lui, vestita a malapena con uno straccio, disponibile e autolesionista come non lo sono mai stata.

Il fascino del male.

«Perché lo fai, perché continui a tradirmi?» lo sussurra vellutato contro la mia pelle ancora imperlata dall'acqua della doccia, con le sue labbra ad accarezzarla involontariamente. Sono paralizzata.

Dovrei scacciarlo, dirgli che se mi ha portata qui solo per sedurmi può anche tornare dalle sue demoni felici di prostituirsi per un po’ della sua attenzione. Non lo sopporto. Non può prendersi gioco dei miei sentimenti e dipingere quell’espressione di vittoria per avermi messa alle strette. Io ho una dignità, ancora per poco probabilmente, e non ho voglia di calpestarne i brandelli per il suo gusto personale.

Ma chi voglio prendere in giro ...

«Se tradirti significa cercare di cambiare le cose, ebbene SÌ! Sono una traditrice schiacciami ora se ne hai il coraggio, ma non aspettarti che t’implori o che mi prostri.»Vuole la verità e sarà quella che gli darò. Pura e semplice. Il tempo dei pensieri nascosti è finito, la rabbia, l’amore tutto ormai evidente. Più che mai l’irrimediabilità delle mie azioni, spero solo che il mio sacrificio contribuisca  a qualcosa di più grande. «Ammetto che se dovessi tornare indietro farei le stesse identiche cose. Preferisco che mi uccida piuttosto che vederti distruggere ogni cosa. Provo disgusto per tutto questo, odio la persona che sei diventata …. » Non capitolerò, non cederò le armi, non ora. Continuerò a scavare la mia fossa, che sia d’accordo o meno. «Potrai essere un despota, un tiranno, il padrone assoluto di tutto su questa Terra. Ma non avrai mai e poi mai la mia anima. »

Le sue mani aumentano la stretta, la pelle brucia sempre di più.

Sto logorando la sua pazienza,  me ne sto facendo gioco cercando di raggirare le sue domande con risposte sibilline.

Ma sa che prima o poi questa stramaledetta pozione avrà la meglio.

«Dimmi chi è stato ad aiutarti …» La sua voce si altera, s’inclina, tradisce la collera che sale con fiotti duri contro i suoi occhi iniettati di sangue.

Il mio sangue, quello di cui si macchierà a breve.

«Piuttosto mi taglio la lingua!» rispondo fra i denti, sibilando come una serpe che si protegge minacciosa.

È solo un vano tentativo di serrare la risposta in me.

Devo proteggerlo.

Nulla, sto cedendo.

Il suo nome vibra attraverso di me.

Non resisterò.

«Eileen! Chi ti ha aiutata a fuggire?»

Mi scuote con una tale violenza che il legno sulla mia schiena sembra penetrarmi la carne con le piccole schegge nate dall’usura.

Un input, un tasto con cui inizia il rapido percorso di quelle poche lettere che non avrei mai dovuto pronunciare nemmeno fra le parole silenziose che nella mia anima rimanevano segrete.

Il suo nome invade il mio corpo, la mia mente, il mio io.

-Perdonami CHRIS!-

Sono arrivata al capolinea, intrattenibile come un fiume in piena che esonda dai suoi argini dopo un’alluvione.

Siamo noi due, le nostre due menti in comunione quasi fossero una sola straripanti di pensieri contrastanti, di ostilità, disprezzo, affetto. Ogni sentimento come una saetta che squarcia il cielo plumbeo, un cuore che palpita prima d’arrestarsi e noi incapaci di reagire.

Ho detto l’unico nome che mi condanna, i pensieri a tradirmi.

Poteva sopportare chiunque, ma non lui.

Suo fratello, il ragazzo che l’ha contrastato davanti a tutti che fu l’unico a ribellarsi a lui.

Il ragazzo che si trascinò a sé una Fenice ed ora sa che lo fece anche con me.

Ci avrebbe voluti entrambi, avevamo un occasione in più rispetto a chiunque altro, io alla sua sinistra e lui alla sua destra, in un posto ambito da molti per banchettare sulle macerie della disperazione.

Il suo grande progetto di conquista a cui noi due ci stiamo rivoltando.

L’orgoglio ferito di un uomo calpestato da chi, secondo il suo deviato principio, gli doveva una devozione cieca.

So di averlo ferito irrimediabilmente cospirando con Chris, se il tentativo di salvare noi tutti si può definire cospirazione.

So anche cosa significa avergli appena dato ciò che mi permetteva di restare in vita.

Le sue mani sciolgono il loro abbraccio rovente sulle mie braccia ed io scivolo con la schiena ancora appoggiata alla porta fino a toccare con i piedi a terra debolmente, combattendo inutilmente contro la forza di gravità che spinge le mie gambe a crollare.

Sono a terra, sistemo l’asciugamano che ho attorno al corpo al meglio, più per cercare di fare qualcosa e non pensare a lui del quale non percepisco alcun pensiero.

Non voglio sentirlo.

Avverto un movimento.

Io sono ancora a terra come un verme e lui mi guarda con una collera che fa tremare il mio cuore, la mia anima.

Ha le mani allacciate dietro la schiena, impettito in una posa militare.

Alla resa dei conti ne sto uscendo sconfitta.

Bene, e sia ma a testa alta. Mi rialzo a fatica arrancando per ritrovare l’equilibrio.

Ormai siamo una di fronte all’altro specchiando le nostre figure come in un  quadro.

Ci separa almeno un metro se non più. Ma sono altre le distanze che prendiamo ora.

Non c’è molto altro da fare.

Il movimento della sua mano destra attira la mia attenzione, vedo una sfera di energia materializzarsi in essa.

La solleva come un trofeo.

Mi disinteresso, so che è destinata a me.

Voglio guardarlo in viso, che almeno sia il mio ultimo ricordo da viva.

Mi sarebbe piaciuto che fosse il mio Wyatt  con lo sguardo dolce e il ricordo triste di una famiglia persa.

Il suo labbro superiore trema sotto il lieve velo di barba incolta che la circonda.

Sono alla fine, stavolta ne sono certa eppure non ho paura.

Forse perché so che con lui ho fatto il possibile, ho cercato di combattere.

Forse perché Chris è al sicuro e non potrà tutto questo ritorcersi contro in un qualche modo, in salvo in un altro tempo.

-Ho tenuto duro fratellino e non ce l’ho fatta! Che tu sia benedetto … -

Mi auguro solo che possa realizzare il nostro sogno, che riesca almeno lui ha rendere questo futuro diverso, a salvare la sua famiglia. Se lo merita per il suo grande cuore, per la sua caparbia ostinazione, per il suo non arrendersi.

Merita un tempo roseo, merita di incontrare nuovamente la sua Bianca in circostanze migliori, redimerla come ha fatto.

Merita di riavere sua madre.

Il suo piede si sposta indietro, deve prendere il giusto slancio per scagliarla contro di me.

Come se potessi sfuggire al mio destino.

-Addio Wyatt … -

Chiudo gli occhi.

Spero che il trapasso sia un agonia più rapida di tutta la mia vita.

Spero che ci sarà la mia mamma ad aspettarmi.

Sono sicura che sia così.

È incredibile come i miei sensi si siano acuiti sentendo la morte così vicina.

Riesco a percepire il fruscio della sfera di energia mentre fende l’aria, il suo calore avvicinarsi.

Allontanarsi.

Il rumore del legno che esplode alle mie spalle.

Riapro gli occhi.

Sono ancora viva.

La sua mano vuota scende lungo il fianco.

Ansima.

Non mi guarda.

Fa solo un gesto, scaccia qualcosa davanti a sé.

Me.

 

 1Cit. Streghe 20x07 “L’amico immaginario”


Note dell'autrice: Buonasera bentornate! Allora siamo alla resa dei conti. Eileen ha rivelato che è stato Chris ad aiutarla e questo si rivela un doppio tradimento.

PRecisiamo che il Libro delle Ombre non dovrebbe esserci in casa Halliwell, ma Chris nella puntata 10 della sesta stagione lo invoca per tornare al passato. Compatibilmente con la mia storia in cui Casa Halliwell non è più un museo Wyatt ha deciso di mantenerlo nella soffitta.

Detto ciò spero che vi sia piaciuto.

Come al solito rinnovo la mia disponibilità per chiarimenti e quant'altro.

 

Volevo ringraziare CIELOLINA che ha fatto un breve commento e ARY88 che segue sempre.

Besitos

Mally

   
 
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