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Autore: Izumi V    30/08/2011    8 recensioni
Quattro amici al bar.
Alla terza birra.
Attrazioni pericolose non più sopite!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maledetto orgoglio

 

Quattro amici al bar, con un boccale di birra ciascuno (il terzo, per l’esattezza), cominciavano a sentirne l’effetto.
Si erano trovati tutti e quattro lì, per caso, senza mettersi d’accordo. Era stata una giornata pesante per tutti, e la tensione, si sa, si scarica meglio davanti all’alcol.
A questo punto, si potrebbe pensare che si stia parlando di quattro quarantenni frustrati, e invece no.
Quattro diciottenni dopo una giornata di stressanti compiti in classe. Da spararsi.
 
-Avanti, Max, non ti farai spaventare dal terzo boccale!!-
Urlò il più esaltato dei quattro, Takao, che in molte situazioni si era dimostrato l’anima della festa e costituiva per tutti un leader incontrastato nei pomeriggi di nullafacenza.
-Ma sei matto?! Non sono mica una femminuccia!! Solo… voglio andarci cauto!!-
Urlò di risposta il biondino, che più di ogni altro amava divertirsi in modo semplice e genuino.
 
Dall’altra parte del tavolo, uno sbuffo.
-Ma perché dovete fare sempre tanto casino?-
Sospirò Kei, seguito a ruota da Rei, seduto al suo fianco, che si limitò a ridacchiare.
Ecco, Rei non era molto capace di reggere l’alcol, questo è sicuro. Le sue guance si erano già imporporate, e lo sguardo cominciava a farsi vacuo.
 
Dopo che anche il terzo bicchiere fu mandato giù, qualcosa (vagamente simile al maldistomaco) suggerì ai quattro che era meglio finirla lì.
Rei, dal canto suo, mascherava il suo stato come meglio poteva, ma certi istinti erano difficili da dominare una volta perse le solite inibizioni…
 
Kei, che si rilassava stravaccato sul divanetto, sentì ad un tratto un leggero solletico sulla coscia. Infastidito, fece per guardare cosa avesse, quando scoprì la mano di Rei poggiata sulla sua gamba.
Sbigottito, deglutì a fatica, e in pochi secondi tolse da lì quella mano candida, sussurrando al proprietario:
-Si può sapere che cazzo fai?!-
Sibilò, quasi con rabbia.
Che non cominciasse anche quella sera, ci mancava solo quello.
-Avanti, Kei, non fare l’idiota…-
Biascicò l’altro, chiudendo gli occhi e lasciando cadere la testa all’indietro, sullo schienale del divano. Nonostante tutto, però, lasciò la presa e rimise la mano in tasca senza guardare l’amico.
 
-Ragazzi, forse è meglio andare. È tardi e né Max né Rei, mi pare, si sentono troppo bene!-
Esclamò Takao, prendendo le parti del capogruppo che ormai erano sue di diritto.
Kei fu ben felice di acconsentire alla richiesta, e si sarebbe anche alzato di corsa, se una nuova sensazione terribilmente fastidiosa non si fosse impadronita di lui un’altra volta.
-Accidenti…-
Disse tra sé e sé, capendo che quella situazione era diventata insostenibile. Aveva tentato, davvero, a provare ribrezzo di fronte agli atteggiamenti che l’amico tirava fuori non appena perdeva il controllo. Eppure quella sensazione di eccitazione totale non faceva che crescere ogni volta.
Doveva smetterla, non poteva permettersi di ricaderci. Non era da lui.
Già due anni prima si era lasciato fregare da quello stronzo di Yuri, che l’aveva abbandonato in mezzo alla strada dopo esserselo scopato.
Non era il caso di ripetersi in quell’umiliante condizione di schiavitù.
Solo ragazze, era quello che si era ripromesso. Almeno con loro poteva fare il bastardo quanto gli pareva, dato che evidentemente riscuoteva un enorme successo a scuola.
Ci sarebbe anche riuscito, ma Rei costituiva per lui una tentazione impossibile da combattere.
Doveva tenersi lontano, almeno quella sera.
 
-Leva quella mano, deficiente!-
Ringhiò Kei, togliendo a fatica la mano di Rei che gli accarezzava il polpaccio.
-Sei andato in palestra, ultimamente?-
Chiese invece l’asiatico, sorridendo come un ebete.
 
-Allora, andiamo?-
Chiese ingenuamente Takao, che non aveva sentito nulla, con il braccio di Max intorno alle spalle.
-Senti, Kei, facciamo che io porto a casa Max e tu Rei, d’accordo?-
 
Cazzo.
 
-Preferirei il contrario.-
Disse il ragazzo, all’apparenza impassibile.
-Oh, andiamo, tutte le volte la stessa storia. Lo sai che abito più vicino a Max, se porto io a casa Rei, ci metto una vita a tornare a casa mia!-
Takao tanto disse e tanto fece che Kei fu costretto, riluttante, a obbedire.
 
Erano loro due soli, nella via deserta.
Uno strano e maledetto senso di eccitazione pervadeva entrambi, sebbene uno dei due tentasse con ogni mezzo di tenerlo a freno.
 
Kei camminava svelto, a qualche passo davanti a Rei.
Non si preoccupava più di tanto a stargli vicino, poiché sembrava che Rei riuscisse a camminare da solo perfettamente.
Il ragazzo dai capelli argentati cominciò a chiedersi se Rei fosse davvero brillo come voleva far credere…
Ma non ebbe nemmeno il tempo di pensarci, che sentì una mano sottile, fresca, afferrargli saldamente i capelli sulla nuca, tirandogli indietro la testa.
Kei, colto totalmente alla sprovvista, non si ribellò nemmeno a quel gesto.
Anzi, la fastidiosa sensazione che invase il suo corpo a partire dal basso ventre, lo teneva incollato in quella posizione.
Si scoprì ansimante suo malgrado.
 
-Che c’è adesso? Non parli più?-
Gli mormorò piano Rei, provocandogli un brivido sul collo col suo respiro caldo.
Deglutendo un paio di volte, Kei si fece forza per rispondere:
-Andiamo Rei, non fare cazzate. Non sei in te-
 
-E lo decidi tu quando sono in me?-
Ribatté lui, con voce ferma. Sembrava che, nonostante l’alcol, la sua mente fosse lucida. Kei realizzò, quasi con timore, che Rei non scherzava.
Dopo tutto, avrebbe dovuto immaginarselo. Rei lo aveva da sempre colpito proprio per quella sua straordinaria determinazione e serietà.
-Rei, ti preg…-
 
Ma quella stentata preghiera gli morì in gola.
Kei sentì la lingua di Rei lambirgli il collo con delicatezza, sfiorandolo appena. Alla lingua, in breve, si sostituirono le labbra, che baciarono con insistenza la pelle chiara di Kei.
Mordendo, leccando, sul collo di Kei apparve un vistoso segno rosso.
Un fuoco vivo che in quel momento infiammava il corpo di entrambi.
Ma Kei era al limite.
 
Contraendo ogni singolo muscolo, il ragazzo si separò a fatica dall’amico e, afferrandolo con violenza per il colletto, lo sbattè contro il muro.
-Smettila, Rei…smettila!-
Gli urlò in faccia, senza fiato.
 
Due occhi chiari, luminosi, leggermente lucidi, restituirono lo sguardo.
Nessuno spavento, nessun timore. Rei non era per nulla intimorito dall’atteggiamento aggressivo dell’altro, anzi gli sorrise appena continuando a fissarlo.
Kei sentiva il sangue pulsargli con forza in ogni vena del corpo, e lo sentiva rimbombare nella testa.
Si premette involontariamente sull’altro, alzando ancora la voce:
-Cos’hai da ridere?!-
Ringhiò, come un animale in gabbia, frustrato e incapace di liberarsi.
 
-Hai paura-
 
Paura? Può darsi.
Ma, cavolo, non voleva ricascarci di nuovo.
 
-Guarda che di me puoi fidarti-
Continuò Rei, imperterrito.
-Non fare l’orgoglioso come tuo solito-
 
Kei stette a fissarlo per un minuto, riflettendo su quelle parole.
Il respiro gli si era fatto pesante, sentiva la birra ingerita riversarsi come droga nel suo cervello e poi… il suo corpo premuto su quello di Rei.
Poteva sentire i suoi muscoli tesi, le sue mani abbandonate lungo i fianchi, che attendevano una sua mossa, il suo profumo lo inebriava…
 
E poi si mosse, veloce. Si gettò con foga sulla sua bocca.
Lo baciò, assaggiando quelle dolci labbra carnose. Non gli sembrava vero di avere di nuovo un’occasione del genere, per sentirsi così vivo.
Morse, leccò, succhiò. Voleva sentirle appieno.
E poi con la lingua si insinuò tra quelle labbra soddisfatte, trovando la gemella che aspettava solo lui.
Le loro lingue, intrecciate in una danza infinita, cozzavano con foga l’una contro l’altra, nel tentativo di prevalere.
Kei si spinse maggiormente contro Rei, passandogli le mani tra i capelli, sulla schiena, ovunque riuscì ad arrivare.
Non capiva più nulla, era come se la sua mente si fosse spenta.
Percepiva solo le loro lingue insieme, le loro mani intrecciate.
 
Fino a che Rei non cominciò ad accarezzarlo nuovamente sull’addome allenato, scendendo con calma e rallentando quella loro frenetica danza.
Kei si staccò da lui, boccheggiando in cerca di aria.
Rei, afferrandolo per la cintura, lo attirò a sé, sussurrando:
-Vieni su con me…-
 
Kei non se lo fece ripetere due volte.
Ma, sia ben chiaro, era perché lo voleva lui, e lui soltanto.
  





 

  
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