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Autore: maryjanepotter    30/08/2011    4 recensioni
Harry decide di andare a morire nella Foresta Proibita, di andare incontro al suo destino, non prima di averla guardata un'ultima volta. Lei, Ginny Weasley, la ragazza che avverte la sua presenza anche se è nascosto dal Mantello dell'Invisibilità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Eccola lì.
E' Ginny Weasley.
Oh, cavoli.
È lì, la vedo, è bellissima e triste, ferma nel parco di Hogwarts, dove la gente piange i propri morti e dà una mano agli altri per riportare dentro i sopravvissuti.
Mi fermo di botto, frastornato.
E' distesa sul pavimento e si muove piano, accarezzando la testa di una ragazza che chiede della mamma.
Io, Harry Potter, oltre ad essere il Prescelto sono anche terribilmente, irrimediabilmente stupido. 
Che ci faccio lì a guardarla di nascosto, come un idiota che, dopo una vita di gelo e rassegnazione, per la prima volta riesce a scorgere il sole e poi, egoisticamente, non riesce a separarsene?
Sto andando a morire e non ho il coraggio di riprendere il cammino verso la Foresta Proibita, verso il mio destino.

Una frizzante folata di vento serale investe Ginny e l'aria fredda la raggiunge con impazienza, accarezzandole le guance, spingendole via i capelli rossi e lucenti dal viso segnato e patito, scuotendo forte la sua fulgida chioma per farla danzare come una fiamma davanti ai miei occhi attoniti, commossi e ammirati.
Ginny sposta le ciocche ribelli dalla propria fronte con le dita piccole e bianche, e rimane ancora un istante assorta nei suoi pensieri, impenetrabile, irraggiungibile, poi stringe tra le sue mani quella della ragazzina che chiede ancora di andare a casa, che fa presente, straziata, di non voler più combattere.
<< Andrà tutto bene.>> sussurra Ginny, senza troppa convinzione, nell'immobilità mortale dell'atmosfera tesa e densa di dolore, perdita.
Il suo rassicurante profumo di fiori e di famiglia arriva fino a me, fin sotto la stoffa leggera del mantello dell’invisibilità, dal quale la sto fissando.
Il mio sguardo la segue, prudente, mentre lascia che qualcuno le si avvicini e prenda la ferita tra le braccia, per poi aiutarla a rientrare nel castello, al sicuro, lontana dai cadaveri.

Ginny si mette in piedi e si sporge per guardare oltre il parco di Hogwarts, dove gli studenti, un tempo, passeggiavano e ridevano vivacemente.
I suoi occhi seguono i miei e finiscono nello stesso, medesimo e terribile luogo: sotto i rami di una quercia lucente, proprio accanto al Lago Nero, dove noi due eravamo soliti trascorrere infinite ed intime ore rubate al tempo e alla miseria della quotidianità.
I ricordi irrompono nel mio cervello senza pietà spazzando via ogni certezza e i miei occhi si riempiono di lacrime di solitudine, di nostalgia, di paura. 
Lei sta ripercorrendo quelle ore di sole e di gaudio, proprio come me, e non sembra turbata, piuttosto comprensiva, rassegnata.

Si stringe nelle spalle, Ginny, forse ha freddo. O forse solo un brivido.
Però la vedo, sta sorridendo malinconicamente. E' lo stesso sorriso storto che mi ha rivolto il giorno del funerale di Silente.

La mia attenzione percorre attentamente ogni dettaglio della sua figura minuta e arrotondata nelle forme di quel fisico incantevole a cui gli abiti di Hogwarts non hanno mai reso giustizia e cerco, impotente, di distogliere lo sguardo, di saziarmi di lei una buona volta, di pensare che no, non potrò più bearmi della sua presenza accanto a me.
 
Non dovrei neppure starmene lì impalato ad osservarla, ad ascoltare il suo respiro regolare e dolce, a percepire ogni cellula del mio corpo protendersi verso di lei chiedendo di essere vista, conosciuta, notata, ascoltata.
Voglio essere visto, riportato a casa.
Dovrei andarmene e lasciarla in pace coi suoi pensieri, con il suo mondo ancora tutto da vivere, da scoprire, con quegli attimi d'amore che qualcun altro vivrà insieme a lei grazie ai suoi gesti così fluidi, casuali, spontanei e teneri, amabili. 
Già, dovrei cederla alla vita che merita e che troppe volte ho rischiato di inquinarle o di portarle via. Ma non ci riesco, le mie gambe sono immobili e intorpidite. Vigliacche.
Sono patetico.
E' meglio che me ne vada. Subito.
Sospiro, deciso e faccio dietrofront, con uno sforzo enorme, costringendomi a proseguire.

Mi pare di aver visto Ginny voltarsi al mio passaggio. E' un attimo.
- Harry...- il mio nome risuona nell'aria, bisbigliato da quelle labbra deliziose e soavi che scommetto, ora sono stirate in un debole sorriso di speranza. E' il mio turno, adesso di rabbrividire mentre la sua voce si fa spazio nel mio cuore impazzito.  -... lo so che sei lì sotto.- mi volto per guardarla, sbigottito e il Mantello dell'Invisibilità mi rimane addosso, senza che io abbia il coraggio di muovere un altro muscolo. 
Com'è possibile che sappia della mia presenza lì?
Lei socchiude gli occhi scuri e luminosi, asciutti, senza l'ombra d'una lacrima, ma assolutamente colmi di una disperazione cieca, infinita, che mi fa morire dalla voglia di correrle incontro, di avvicinarmi a lei tanto da poter sentire di nuovo il suo profumo così inebriante e intenso, da poter respirare e nascondermi nel sipario dei suoi capelli rossi. Per l'ultima volta.
Voglio chiederle come ho fatto a tradirmi, se ha sentito il battito del mio cuore accelerato mentre la contemplavo oppure se i miei passi sono stati troppo rumorosi o rapidi mentre seguivo la mia strada verso la morte.
Voglio chiederle scusa per essermi appostato come un ladro al suo fianco, nella vana speranza di trafugare per l'ultima volta alla realtà e alle responsabilità un po' della sua bellezza e del suo fascino, del suo calore e del suo candore.
Non riesco a smettere di guardarla, solo ora lo capisco: non mi sono mai reso conto sul serio di quanto sia insopportabilmente bella. E' un capolavoro.
- Harry, portami con te.- è la sua preghiera al vento, poi la sua voce si spezza.


Il mio mondo si ferma. 


E rimaniamo così, ad un passo l'uno dall'altra, i suoi sospiri spaventati e in attesa dei miei.
Ginny, la stessa bambina timida e impacciata che tanti anni fa avevo salvato dalle grinfie di Tom Riddle e del Basilisco.
Ginny, la stessa ragazza che mi aveva regalato interminabili spicchi di sole in giornate che avrei definito 'la vita di un altro'. La magnifica vita di un altro.

Chiudo gli occhi. Scuoto piano il capo, spero che possa sentirmi.

Ginny, la stessa sorellina del mio migliore amico che comparve sulla soglia della cucina di casa Weasley e scappò via subito dopo aver incrociato il mio sguardo.
Anche questa volta i suoi occhi supplici e straordinari sono l'ultima cosa che vedo prima di voltarle le spalle.
Stavolta è il mio turno di scappare via.
Va' a casa, Ginny.
Addio.
   
 
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