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Autore: Aneurysm    30/08/2011    3 recensioni
Morice. Gildas. Regis. Olivier. Saada. Claire.
Je vis le Christ. Il me dit: je suis celuis qui est, qui était et qui vient.
Non era un giorno particolare. Era un qualsiasi oggi, domani di un ieri che ricordava- cercò di ironizzare tra sé e sé la situazione – decisamente meno rovinoso . […] Grandioso, era sopravvissuto alla fine del mondo.
[Presenza di riferimenti al Cristianesimo che non sono da intendere come diffamazioni delle religione stessa, o come affermazioni fondate. Presenza di violenza, di degradazione, di animali pelosi e di linguaggio volgare- tutte cose dalle quali è necessario tenersi alla larga. Presenza di personaggi omosessuali, perchè «Jude, lo so che sai scrivere solo cose gay, ma almeno dà loro un senso.» Presenza di titolo ufficialmente sprovvisto di senso, e scenario banale.]
[ A molte persone.]
Genere: Generale, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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  Prologo

Cemeteries of Paris;

Non era un anno particolare- non che lui ricordasse, almeno. Nulla di interessante per il titolo di un libro, comunque, e in ogni caso Orwell era morto. Peccato, perchè- serrò le palpebre prima abbandonate in una fissa immagine più morta che dormiente, scrollandosi di dosso calcinacci polverosi- avrebbe avuto tante cose da chiedergli.

Non era un giorno particolare. Era un qualsiasi oggi, domani di un ieri che ricordava- cercò di ironizzare tra sé e sé la situazione – decisamente meno rovinoso.

Non c'era nulla di particolare. Però tutto ciò che aveva intorno era crollato, bruciato, polverizzato, annegato. Rimanevano a malapena rovine, e non erano cimiteri su cui piangere ma solo costruzioni pericolanti dalle quali tenersi alla larga se si provava ancora un certo attaccamento ai propri arti.

Non dubitò per un solo momento di essere vivo. Si era rotto un braccio, e a giudicare dalla gradevole sensazione di essere appena passato sotto un rullo compressore che provava, c'era qualcos'altro che non andava. Il dolore l'aveva svegliato, riportato bruscamente alla vita.

Grandioso, era sopravvissuto alla fine del mondo. Forse sarebbe riuscito finalmente a tirare fuori un libro da quella che si prospettava una situazione oltre i limiti dell'assurdo.

 

Spero che piova qui tutto il tempo.

 

Ammesso e concesso che la colpa fosse Sua, Dio aveva fatto male i suoi calcoli. Se persino lui era riuscito a rimanere in vita - e cavarsela con qualche escoriazione, un braccio rotto, più scoramento che dolore reale – dovevano essere rimaste altre forme di vita sulla Terra, magari persone anche lì a Parigi.

Prima ancora di riflettere sul fatto che l'intera situazione fosse paranormale, era riuscito a trovare il ragionamento rassicurante, e anzi abbastanza sensato. Come se a quel punto fosse stato scontato dirigersi verso il luogo che aveva visto sorgere la Bastiglia, facendo appello al patriottismo dei suoi concittadini- sperando che anche i Parigini non avessero deciso di iniziare a frenare la loro morale nazionale alla Toirre Eiffel- e trovarvi un enorme raduno di sopravvissuti, magari stretti in un grosso girotondo, stonando le note di “I will survive”. Era una canzone che non riusciva a sopportare.

Morice rise tra sé e sé non tanto della canzone quanto della precisione con cui Dio aveva fatto in modo che a fratturarsi fosse il braccio destro, poco utile al prete che era ma fondamentale allo scrittore che sarebbe voluto diventare. Una punizione per la sua infedeltà. Appoggiò il braccio sinistro in terra, facendo leva sul gomito per rialzarsi.

Dato che la sua intera vita era stata malamente votata a Dio, e secondo la sua visione del Cristianesimo, Morice considerava Sua la colpa di qualsiasi disgrazia fosse accaduta, o potesse accadere, nel corso di essa.

E per quanto negli ultimi anni -incurante della sua carica- fosse arrivato a pensare all'effettuale esistenza di Dio con scetticismo, non c'era dubbio che quella massiccia operazione di sterminio fosse opera di un'entità in possesso di potere assoluto sulla specie umana- e, anche solo per riflesso, sulle altre specie del mondo.

Quindi alla fine San Pietro non lo avrebbe chiamato a sé. Anche in questo, prevedibile.

Si trascinò traballante tra le macerie, allentando con difficoltà il colletto inamidato della tonaca scura, che già sembrava portare su di sé l'intero peso del sole che aveva deciso di punire impietosamente con la sua calura le macerie di quella che era stata una delle più belle città del mondo.

 

Note Scuse dell'autore:
Ho approfittato di una serata in cui mi sentissi abbastanza mentalmente confuso da tentare di rendere pubblica questa cosa.
Avrete avuto tutti modo di approfittare di uno dei clichè più abusati del millennio, la fine del mondo; in questo caso si svolge a Parigi, ed è raccontata da qualcuno che non solo non vi ha partecipato [...], ma che oltretutto scriverà una vagonata di scemenze epocali. Il sottoscritto, esatto.
Dato che ormai il danno è fatto, ci sono alcune cose da sapere sulla fic: è la mia prima long-fic, un'altra situazione svantaggiosa a carico della storia. Ho disseminato citazioni più o meno evidenti, nei titoli dei capitoli o durante gli stessi. Già che ci siete, potete divertirvi a trovarli. XD
Inoltre ritengo che la storia sia stata influenzata da alcuni libri letti più o meno recentemente. Se passa di qui una persona disposta a betare questa fanfiction, possibilmente di buon carattere e provvista di scorte di cioccolato alle nocciole, sarei lieto di avere un aiuto.

  
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