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Autore: Valeriaep    31/08/2011    1 recensioni
"Tu farai, splendere ogni giorno il sole" le disse, mentre con un dito seguiva i lineamenti del suo, dolce viso.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Quella sera, non aveva voglia , nessuna voglia di stare a casa. In quella buia casa piena di ricordi, che lui non voleva ricordare e soprattutto priva di vicini divertent i.Uscì, infilò la sua sciarpa preferita, il giubbino di pelle, e chiuse quella porta. Camminò per strade, che neanche conosceva, per strade che probabilmente non ha mai attraversato. E poi, si ritrovò fuori quel pub, il suo solito pub. Quello dal barista antipatico, quello dalle mille ubriacate, quello con le tante prostitute a pagamento. 
"Entrare o non entrare? Questo è il dilemma!" disse tra se e se. Poi si guardò intorno, qualcosa lo spinse a non entrare. Decise di camminare ancora, di inoltrarsi in mille viuzze sconosciute, qualcuna buia, qualche altra più illuminata. E poi il suo stomaco, iniziò a lamentarsi. Notò un uomo, faceva hot dog, aveva più voglia di pizza, ma mangiare una pizza in America era un suicidio, per lui, che ormai si era abituato a quella perfetta ed italiana. Si avvicinò, guardò il ragazzo di colore, e dopo poco era fermo su una panchina verda, piena di scritte a mangiare il suo hot dog, pieno di senape.
Ritornò a casa, era troppo tardi. Ma non riuscì a notare un auto fuori casa sua. Si avvicinò, la riconobbe. Era quella di Lisa. Ma all'interno non c'era nessuno. Si precipitò sulle scale, aprì il portone all'ingresso. Era seduta, sugli scalini, sorseggiava un caffè. Aveva un cappello in testa, in stile francese, nero, era avvolta in una grande e sicuramente calda sciarpa bianca.
"dottoressa Cuddy" disse lui, guardandola stupito "è successo qualcosa?"
Lei con un cenno di testa disse di no.
Lui aprì la porta, invitandola ad entrare, ma lei si rifiutò. Richiuse la porta alle sue spalle, e con un po' di fatica si sedette accanto a lei, su quei gradini. Guardò il caffè, poi guardò nuovamente lei.
" mi dispiace"disse lei
"per cosa?"
"per stamattina, sono stata un po' sgarbata."
Lui non rispose.
"forse ho sbagliato io, non dovevo.."
"dottor House.."
la interruppe, "mi chiami Greg" le sorrise
Greg.. come poteva chiamarlo Greg, da quando si conoscevano non lo hai mai fatto.
"Greg, ho avuto quella reazione, perchè tu, mi hai stravolto la vita. Mi hai provocato d.."
"dolore" continuò lui..
"si."
poi guardò la sua mano, l'anello era ancora li"
"proposta di matrimonio?"disse. Sperava in una risposta negativa, ci sperava con tutto il cuore.
lei lo guardò negli occhi, poi abbassò lo sguardo, si toccò la mano, toccò la pietra sull'anello. "deve essere costato molto"disse, senza rispondere alla domanda.
Lui sorrise, afferrò la sua mano, toccò l'anello. Poi guardò lei, quel lieve contatto provocò ad entrambi quella strana fitta allo stomaco.
" deve essere felice, significa che qualcuno la ama." Aveva ancora le mani della donna strette tra le sue, giocava ancora con quelle esili dita " c'è qualcuno disposto a trascorrere ogni giorno della sua vita con lei, a gioire per i suoi successi, a lottare per farle tornare il sorriso dopo una delusione. Ci sarà qualcuno che l'accarezzerà mentre lei dorme, o che ascolterà il suo respiro. Che la terrà stretta quando avrà freddo, che racconterà delle storie o darà consigli a sua figlia. C'è qualcuno che è disposto a condividere con lei tutto. Io ne sarei felice"
"Wilson c'è sempre stato, ad aiutarmi dopo un litigio con te, ad aiutarmi, dopo un tuo guaio, a consigliarmi per provare a parlare con te. Wilson c'è stato prima della nostra relazione, Wilson c'è sempre stato durante la nostra relazione. E c'è stato dopo. Mi ha aiutata, mi ha incoraggiata, mi ha fatta sorridere. Mi ha amata, come non hai fatto tu House."
Lei conosceva l'uomo che aveva davanti, consoceva quando lui mentiva, conosceva ogni singolo suo gesto. Sapeva che ancora una volta stava mentendo. Guardò quelle mani intrecciate, lasciò la presa e aspettò che scappassero, cosa che accadde subito dopo.
"Guardami House, ti conosco, e tu conosci me. So quando menti, so quando dici la verità. Speravo di non vederti mai più. Speravo tu non scoprissi mai di me e di Wills.."
Si alzò di scatto. "lo so da quando sono uscito di prigione. Quel figlio di puttana è venuto ogni settimana, fingendo di essere il buon amico. Mi parlava di te, di Rachel, che giorno dopo giorno cercavate di superare l'impatto. Mi diceva che stavi meglio. Ovvio, c'era lui a consolarti.."
"Wilson mi ama. Tu non lo hai mai fatto. Wilson mi protegge. Tu hai messo sempre in pericolo la mia vita. Wilson ama mia figlia. Tu hai solo finto per del lurido sesso con me." 
Si era alzata anche lei da quegli scalini, ormai erano uno di fronte all'altro. Entrambi pieni di rabbia. Entrambi afflitti dal dolore.
"House tu mi hai solo mentito, sei ritornato, per continuare a mentirmi. Tu sei un figlio di puttana, bastardo, che vive nel dolore, che non sa andare avanti."
"tu sei una troia, che non ci ha pensato due volte ad andare a letto con.."
"cosa nei sai tu, di cosa ho pensato io?" Le lacrime scorrevano sul suo viso, la rabbia ormai era arrivata al cervello. Ancora dolore. Si asciugò le lacrime, inutilmente.
"tra una settimana ci sposiamo. Lui ti inviterà al matrimonio. Tu non permetterti a presentarti.  Tu non fai più parte delle nostre vite!
Andò via, sbattendo la porta dietro di se. Piangeva, piangeva per le parole che lui le aveva detto, piangeva per il dolore che continuare a provare a causa sua. Piangeva perchè tra di loro c'era quel filo invisibile, che li avrebbe legati per sempre. Lei poteva stare con altri mille uomini, ma sapeva che sarebbe sempre appartenuta a lui. L'unico che ha amato per così tanto tempo..
"dipende" disse lui, quando lei uscì dalla porta. Con quel sorriso beffardo di chi era riuscito nel suo intento...
  
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