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Autore: Vals Fanwriter    31/08/2011    3 recensioni
Lo guardo correre all’impazzata per il giardino, inseguito da mia sorella Ginny, che vuole a tutti i costi strapazzarlo di baci e coccole, per augurargli buon compleanno. Fred non ama molto le smancerie.
TERZA classificata al "Buon compleanno contest" di Roe.
Genere: Comico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley Jr, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Happy jokeday!

 

 

 

            Per quanto mi ricordi, quel monello di Fred è sempre stato il genio delle marachelle, addirittura migliore di me. Perfino oggi, che è il suo compleanno, nei suoi occhi color nocciola c’è un barlume di divertimento. Avrà sicuramente escogitato qualcosa, ma – come ogni anno, del resto – lo coprirò, in quanto padre comprensivo.

            Siamo alla Tana e tutti i, possibili ed immaginabili, Weasley sono con noi a festeggiarlo. Mamma, Hermione, Fleur ed Angelina sono occupate con la preparazione delle vivande, mio fratello Ron, con la scusa di aiutare in cucina, sta assaggiando ogni cosa in esclusiva, mentre papà è fuori a mettere festoni di tutti i tipi, con l’aiuto del piccolo Hugo. Rose è in un angolo del cortile, seduta sull’erba, a gustarsi un libro, insieme a Dominique, e poi… e poi perdo il conto dei presenti. Mi fisso su mio figlio.

            Undici anni non si compiono tutti i giorni.

            Il primo di Settembre mi libererò di lui e dei suoi giochetti – non ci credo! – e finalmente andrà a rompere le bacchette a qualche studente indifeso.

            Sospiro.

            Mio figlio… ad Hogwarts… a fare scherzi degni dei Weasleys' Wizard Wheezes.

            Sorrido nostalgico.

            Lo guardo correre all’impazzata per il giardino, inseguito da mia sorella Ginny, che vuole a tutti i costi strapazzarlo di baci e coccole, per augurargli buon compleanno. Fred non ama molto le smancerie.

            “Braccalo, Al!”, grida lei a suo figlio.

            Albus gli si para davanti e Fred, nel curvare per evitare l’impatto, scivola a terra. Il cugino gli piomba addosso e lo blocca. Ginny li raggiunge e si inginocchia sul prato.

            “Tanti auguri!”, gli dice, tirandogli le guance cosparse di lentiggini.

            “Sei un traditore, Al”, borbotta Fred, mentre Albus lo priva del suo peso, per lasciare il campo libero alla madre, che non perde tempo ed abbraccia mio figlio, dandogli un rumoroso bacio su una guancia.

            Sa sempre come tenerlo a bada lei.

            Dopo un po’ il nanerottolo si libera della morsa della zia e si avvicina a me, che sono fermo sull’uscio, ormai da non so più quanto.

            “Papà, salvami!”, mi supplica, falsamente impaurito.

            Io lo fisso divertito. Sono peggio di lui quando mi ci metto.

            “Non ci penso nemmeno. È il tuo compleanno, Freddie”.

            Mi si dipinge sul viso un sorriso sornione, mentre sul suo compare un broncio. Mi fa la linguaccia e si volta per scappare, ma va immediatamente a finire contro Harry.

            “Oh, no”, sussurra, cercando una via di fuga, ma lo zio è clemente e si limita soltanto ad arruffargli i capelli rossi, già perennemente spettinati.

            “Buon compleanno, Fred”, gli dice.

            “Grazie, zio”, risponde lui con un che di sollievo nella voce.

            Non gli va comunque meglio, perché a qualche metro da lui ci sono James e Lily. La piccolina gli si attacca ad una gamba, mentre il più grande lo abbraccia, quasi soffocandolo.

            “Ma perché ad ogni compleanno tentate di uccidermi?”, domanda il festeggiato, sfuggendo alla presa di quei pazzoidi, che si ritrova per cugini, e dirigendosi in salotto.

            Lo seguo. Non voglio perdermi nemmeno un istante dell’undicesimo compleanno di quella faccia da schiaffi.

            Si siede sul divano, mentre io resto in cucina a sbirciarlo, a mo di paparazzo.

            Si gratta la testa. È sollevato dall’avere già fatto i conti con il resto della famiglia, tra bacini, abbracci, tirate di orecchie e quant’altro.

Si guarda intorno. È da solo. Sorride. Si infila una mano in tasca e ne tira fuori qualcosa – non riesco a capire cosa sia. Se la rigira nella mano con un leggero movimento di polso, poi chiude il pugno e fissa un punto imprecisato davanti a sé, pronto per combinarne una delle sue.

 

 

 

            Una mezz’oretta dopo siamo tutti riuniti in salotto. Una torta squisita occupa un tavolo. Le undici candeline sono già accese e sono di diversi colori – sicuramente è opera di Hermione.

Bill si è posizionato dietro ad una macchina fotografica babbana ed, a pochi metri da lui, stanno Victoire e Ted, mano nella mano.

            Nonna Molly invita il festeggiato ad avvicinarsi alla torta, per spegnere le candeline.

Lui sembra avere fretta. Si avvicina al tavolo, soffia velocemente e finge di esprimere un desiderio. Dico finge, perché ormai lo conosco bene. Probabile che abbia davvero espresso un desiderio, ma la sua teatralità mi fa intuire che non vede l’ora di mettere in atto il suo scherzo. Come faccio a sapere che sta per fare uno scherzo? Beh, diciannove anni trascorsi col mio gemello ed undici trascorsi con mio figlio, pressappoco bastano a conoscere un giocherellone del loro calibro… Ehm, volevo dire, del nostro calibro!

            “Devo andare in bagno! Torno subito!”, dice con un tono abbastanza alto da farsi sentire da tutti. Si dilegua dal salotto. Lo sento salire le scale.

            “Sbrigati a tornare, che devi tagliarla!”, gli urla Angelina, senza però avere risposta.

            Principiante – dico tra me e me. È palese quello che sta per fare, visto che avrebbe potuto andare al pian terreno in bagno.

Però ora comincio a preoccuparmi. Per essersi rifugiato ai piani superiori vuol dire che…

 

 

 

            Boom! Splat! Ciack!

 

 

 

            L’intero salotto, noi, i mobili, noi, le pareti ed ancora noi ora siamo completamente imbrattati di torta… di quella torta che è appena esplosa. Stringo i denti. Non mi ero mai innervosito per uno scherzo, ma questo è il peggiore di una vita intera – la sua – trascorsa a fare scherzi, ad ogni compleanno ad un membro diverso della famiglia.

            Siamo a bocca aperta. Non abbiamo nemmeno la forza di urlare il suo nome, per imprecargli contro.

            Lui compare nella stanza, stando bene attento a dove mette i piedi.

Sta ridendo. Ride e si tiene la pancia, che gli duole quasi dal troppo ridere. Mi ricorda tanto noi… George e Fred… Gred e Forge… e non ho il coraggio di iniziare a sgridarlo.

            “Buon complescherzo a tutti!”, urla pieno di ilarità.

            Si è vendicato. Eccome se si è vendicato.

            Poi qualcosa attira la sua attenzione fuori dalla finestra. Si mette a correre, schizzando panna dappertutto con le sue scarpe da ginnastica.

            “Fred Weasley, vieni subito qui!”, strilla Angelina, cercando al contempo di ripulirsi la faccia, cosparsa di crema al limone. Lei è difficile da commuovere.

            Il moccioso apre la finestra e lascia entrare un volatile.

            “Ciao, Coscetta!”, dice, ridendo e accarezzando il nostro gufo.

            Lo ha chiamato lui così. Se vi state chiedendo il perché… Beh, non è molto chiaro neppure a me, sebbene credo che abbia qualcosa a che fare con le cosce di pollo, che Fred ama alla follia.

            Coscetta – mi fa impressione chiamarlo così – ha una busta nel becco. Fred gliela sfila con uno strattone e la apre curioso. Dopo averne letto velocemente il contenuto, mi fissa speranzoso.

            “Papà”, dice dolcemente.

            “Dimmi, piccolo Weasley del malaugurio”, gli rispondo io, tentando di nascondere una smorfia di complicità, ed assumendo un tono scocciato ed infastidito.

            Il piccoletto gira la lettera – come se io riuscissi a leggere da quaggiù! – e domanda, a mo di ordine: “Domani andiamo a comprare le cose per Hogwarts?”.

            Mia moglie mi sta fulminando con lo sguardo, ma io non riesco a proibire qualcosa al mio primogenito, soprattutto perché mi somiglia.

            “Certamente, Freddino”.

            Gli sorrido.

Lui deglutisce, non molto convinto dal nuovo soprannome, ma cancella subito l’espressione disgustata.

            “Grazie, papà!”.

           

 

 

            Mi sbagliavo…

 

 

 

… somiglia a te, Fred.

 

 

FINE

   
 
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