Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Iurin    31/08/2011    8 recensioni
Tempo fa avevo letto un link, su Facebook, riguardo una delle tante indiscrezioni su cosa è avvenuto "dopo". Non so se sia stato detto dalla Rowling, e se quindi sia ufficiale, o no, ma a me aveva comunque colpito, perciò ho deciso di farci una one-shot. Spero vi piaccia, e che siate clementi: è la prima che scrivo su uno dei Weasley **
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angelina Johnson, Fred Weasley Jr, George Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Il cigolio di una porta, e poi tanti leggeri piccoli passi. Erano questi gli unici rumori che si sentivano a casa Weasley; certo, casomai ci fosse stato qualcuno che potesse ascoltarli. Il proprietario di quei passi, infatti, era l’unico sveglio, a quell’ora della mattina; un bambino, di al massimo otto anni, camminava per un corridoio, cercando di fare meno rumore possibile. I piedini scuri erano infilati in due grosse pantofole imbottite e pelose a forma di leone, e questo lo rincuorò: per lo meno voleva dire che il rumore sarebbe stato davvero minimo. A meno che, certo, non fosse finito addosso ad un mobile, un muro, o qualcosa del genere. Ma in quella mattina del primo Aprile del 2008 la luce del Sole già filtrava dalle fessure degli scuri delle finestre, e quindi il piccolo Fred non sarebbe finito proprio addosso ad un bel niente. Ma ora veniva il difficile: era arrivato proprio davanti alla porta dei suoi genitori, e questa era apparentemente chiusa. Se avesse abbassato la maniglia avrebbe fatto troppo rumore, e i suoi si sarebbero svegliati. E Fred non voleva che i suoi si svegliassero, specie suo padre.
Sbuffando poggiò una mano sul legno della porta, e fece una leggera pressione. E quella si aprì! Allora era solo accostata!
Fred sorrise – un sorriso bianchissimo –, ma poi il cigolio della porta – gneeek! – lo fece rimanere immobile e gli fece trattenere il fiato. Dopo una decina di secondi guardò nella camera semi-buia, quasi timoroso di aver fallito la sua missione, ma poi appurò che i suoi genitori ancora dormivano beati.
Fred esultò interiormente, e allora entrò nella camera, mettendosi  subito a quattro zampe. Per fortuna che sotto di sé si estendeva quel tappeto che per lui era a dir poco enorme! Così il rumore delle sue ginocchia, mentre camminava a gattoni, era attutito dalla stoffa che già giaceva in terra. Raggiunse il lettone dei suoi genitori, allora, e vide sua madre che dormiva, e quindi fece il giro del letto, ritrovandosi davanti il padre, stavolta. Anche lui dormiva: i capelli rossi era tutti spettinati, la bocca era chiusa – strano, di solito dormiva a bocca aperta – e un braccio gli pendeva fuori dal letto, dondolando avanti e indietro, quasi a tempo con il ticchettio della sveglia sul comodino.
Fred si acquattò a terra, come se fosse una pantera pronta a balzare sulla sua preda. Ok, avrebbe contato fino a tre e poi sarebbe balzato sul padre, svegliandolo – magari con l’incosciente complicità di una gomitata/ginocchiata nello stomaco dell’ignaro genitore.
E quindi... Uno, due e…
E poi il caro papà aprì un occhio, rovinando tutto. Fred, per una frazione di secondo, lo guardò imbronciato, ma poi non diede neanche al padre il tempo di aprire l’altro occhio che il bambino gli balzò comunque addosso. Ginocchiata/gomitata nello stomaco inclusa.
“Ouch!” Si lamentò George Weasley “Fred! Per la cataratta di Merlino, cosa ti è saltato in…”
“Auguri, papà!” Lo interruppe Fred con un sorriso smagliante, dopo essersi sistemato, con un balzo distruttivo, tra suo padre e sua madre, la quale, oltretutto, aveva finito con lo svegliarsi anche lei.
George guardò il figlio quasi con aria di rimprovero, ma poi gli sorrise di rimando, prendendolo e buttandolo a faccia in giù nel letto.
“Ehi!” Fece, a quel punto, una voce femminile, quella della signora Weasley “Vi pare il modo di svegliare la gente, questo?”
“Mamma!” Esclamò Fred prima di buttarsi anche sulla donna “Salvami, papà mi soffoca!”
“Ma sentitelo, la vittima!” Fece di rimando George, cominciando a fare il solletico al figlio, che venne preso da risa convulse.
Angelina Johnson in Weasley, a quel punto, si mise seduta, a guardare o spettacolo che padre e figlio stavano dando alle… Buttò un occhio alla sveglia. Beh, erano quasi le nove di mattina, quindi probabilmente Fred aveva fatto bene a svegliare tutti quanti.
“Ragazzi, avanti, non fate i bambini…” Fece lei bonariamente.
“Ma mamma, io sono un bambino!” Rispose Fred sbucando da sotto un braccio del padre.
“Certe scuse non ti serviranno, piccolo cucciolo di Troll!” Disse di rimando il padre.
“Ehi, io non sono un piccolo cucciolo di Troll! Non sono un piccolo-- Ahahahah!”
Qualche altra risata più tardi Angelina e George riuscirono a scambiarsi il buongiorno, e la donna fece gli auguri di buon compleanno al marito scoccandogli un bel bacio sulle labbra, al che Fred aveva quasi gridato un ‘bleah’ molto sentito e si era precipitato giù dal letto, con tanto di pantofole feline ancora ai piedi.

“Probabilmente tutti credono che questa casa sia un ufficio postale!” Fece George, seduto al tavolo della cucina “Guarda quante lettere!”
“E quindi quanti gufi!” Continuò Fred, seduto di fronte a leui, con già una forchetta in una mano ed un coltello nell’altra, sebbene Angelina stesse ancora preparando a colazione.
“Esattamente!” Concluse George guardando il figlio “Quindi potremmo aprire anche un negozio di animali, se volessimo!”
Fred – considerò George, osservandolo – avrà pure preso dalla madre per quanto riguardava i capelli e il colore della pelle, ma possedeva, indiscutibilmente, il grande e proverbiale appetito dei Weasley.
“Ma così” Fece Angelina, da davanti ai fornelli “dovresti chiudere ‘I Tiri Vispi’, no?”
“Oh, io continuerei là, mentre Fred baderebbe al negozio di animali. Vero, Fred?” Aggiunse infine George, con un sorriso sornione.
Fred, chiamato direttamente in causa, guardò il padre piuttosto perplesso e preso alla sprovvista.
“Ma io volevo lavorare al negozio di scherzi…” La buttò lì lui.
George aveva alzato un dito e stava per rispondere – infatti aveva già la bocca aperta –, ma Angelina fece la sua comparsa accanto al tavolo con un piattone di pancakes, e fu più veloce del marito, a rispondere:
“Non starlo a sentire, Fred, tuo padre ha voglia di scherzare, stamattina!”

Trent’anni.
Da quella mattina – anzi, forse anche da un po’ di più – aveva trent’anni. Un bel numero tondo. Certo, non che fosse un numero eccessivamente alto… D’altronde mancavano ancora ben dieci anni ai famigerati e temuti ‘anta’, però era come se lui, nonostante l’età e la battuta sempre pronta, si sentisse molto più vecchio di quanto non fosse in realtà. Ma non doveva sorprendersi, era un fenomeno comune, specie per chi, come lui, era cresciuto tutto insieme in una notte sola. Quella notte di dieci anni prima.
“Ehi.” Disse proprio in quel momento Angelina, andando da lui e abbracciandolo da dietro.
“Ehi.” Rispose George.
Gli prendeva sempre una grande malinconia, quando si ritrovava anche solo per un momento in compagnia di se stesso, quando suo figlio smetteva di rimbambirlo con la sua parlantina ed andava a giocare con la sua scopa giocattolo; soprattutto in quei giorni in cui ogni cosa, alla fine, gli ricordava lui.
“Allora, ti hanno già fatto tutti quanti i più che dovuti auguri di buon compleanno?”
Per fortuna che c’era sua moglie, in quei momenti, che provava a riportarlo coi piedi per terra e la mente verso altri pensieri.
“Beh, sì…” Rispose lui, riscuotendosi, scorrendo con gli occhi le varie lettere che ancora aveva tra le mani “I primi sono stati mamma e papà, poi Ron ed Hermione – saranno stati i secondi, ad avermeli fatti, solo perché se n’è ricordata Hermione, te lo dico –, poi Lee e poi Harry e Ginny, seguiti da tutti gli altri fratelli.”
…Tranne uno.
Ora sì che si era davvero incupito.
Già sua madre, nello scrivergli la sua lettera, aveva nominato Fred – quell’altro Fred – almeno tre volte; e poi George non riusciva a smettere di pensare ai lontani anni passati, quando, ogni primo Aprile, George e suo fratello Fred si svegliavano insieme, nella stessa stanza, si guardavano per un momento in faccia, e poi Fred esclamava:
“Oh! Ma oggi è il tuo compleanno! Tanti auguri, Georgie!”
“Ma sbaglio o è anche il tuo, Freddie? Tanto auguri anche a te!”
Da dieci anni nessuno gli diceva più ‘Tanti auguri, Georgie!’, e nemmeno glielo avrebbe più detto. Non con quella voce.

Il papà era sempre triste, il giorno del suo compleanno. Fred se ne accorgeva ogni volta, quando lo guardava senza che lui lo sapesse. Poi ovviamente George lo sorprendeva a fissarlo e allora si girava verso di lui e gli sorrideva cambiando espressione.
E poi si appiattiva i capelli sul lato destro della faccia.
Fred lo sapeva, che sotto i capelli il padre aveva un orecchio solo. E, nell’ingenuità fanciullesca, Fred, quand’era molto più piccolo, gli aveva chiesto perché si coprisse il buco con i capelli, visto che avere un orecchio solo, secondo lui, era proprio da vero eroe di battaglia.
George gli aveva semplicemente risposto che tanto non c’era più bisogno di qualcosa che lo distinguesse da qualcun altro.
E quindi ora il papà aveva i capelli lunghi quasi come quelli dello zio Bill. Anche se lo zio Bill, poi, iniziava pure a perderli, i capelli; anche se ogni volta che qualcuno glielo faceva notare lui cambiava argomento.
Ma Fred, a dire il vero, non aveva capito molto bene la risposta del padre, e infatti, poco dopo, Angelina gli aveva raccontato che George, tanto tempo prima, aveva avuto un fratello gemello. E che si chiamava proprio Fred, come lui, ma che ora non c’era più.
Per Fred sarebbe stato bello, e forte, aveva uno zio uguale al papà.

“Quindici e quindici?” Gli chiese Angelina, con un pacco di candeline ancora integro in mano.
“Quindici e quindici.” Rispose George, con un sorriso amaro sulle labbra “A metà, come sempre.”
Angelina rispose al sorriso, e cominciò  posizionare le candeline sulla torta di compleanno di suo marito. Avevano appena finito di cenare, a casa loro e solo tra loro tre, Angelina, George e Fred, mentre soltanto il giorno dopo sarebbero andati a cena a casa di Arthur, per una bella rimpatriata di famiglia. Come tutti gli anni, ormai.
La torta, dieci minuti dopo, arrivò in tavola, lievitando, e si andò a posizionare proprio di fronte al capofamiglia. Come era stato prestabilito sulla torta vi erano quindici candeline a destra e quindici a sinistra, cosicché il dolce risultasse diviso perfettamente a metà.
Angelina e Fred cantarono a squarciagola, per augurare per l’ennesima volta un felice compleanno. E poi George soffiò, spegnendo solo quindici candeline. La torta poi venne tagliata, e venne messa da parte la metà con le candelina ancora tutte accese. Sarebbe rimasta così, sul tavolo della cucina, tutta la notte, tanto le candeline non si sarebbero affatto sciolte, complice la magia.
Anni prima, Fred aveva chiesto ai genitori perché facessero così, e perché invece non potessero mangiarsi tutta la torta.
“Quella parte è per zio Fred.” Gli aveva risposto George, con un piccolo sorriso.

Il cigolio di una porta, e poi tanti leggeri, piccoli passi.
Stavolta Fred non era diretto alla camera dei genitori. Aveva una cosa importantissima da fare, una cosa che faceva tutti gli anni, durante la notta tra il primo e il due Aprile. E così scese le scale senza far rumore, ed entrò in cucina. La metà torta con le quindici candeline accese era sempre lì, dove l’avevano lasciata. Fred le si avvicinò, e, come ormai faceva ogni anno, prese un bel respiro e soffiò. E tutte le candeline vennero spente.
La cosa era cominciata qualche anno prima, quando suo papà George aveva cominciato a compiere quel curioso rituale nel giorno del suo compleanno: aveva lasciato la torta in cucina, chiuso tutte le finestre e tutte le porte affinché non passasse neanche uno spiffero d’aria e poi era andato a letto.
Fred aveva solo voluto fare uno scherzo, la prima volta, spegnendo le candeline, ma poi, la mattina seguente, George era rimasto così… bastito, e… contento, che Fred aveva preferito non dire a nessuno quello che aveva fatto.
Aveva infatti sentito dire dal padre che, secondo lui, era stato lo zio Fred, a spegnerle; pensava che in qualche modo avesse voluto manifestarsi, far sentire che, sì, lui c'era ancora, e che i due fratelli avrebbero girato il loro compleanno sempre assieme, tutti gli anni.
E il piccolo Fred, allora, ogni anno, la notte del primo Aprile, scendeva giù di sotto e faceva tutto quello. Per far contento il suo papà. E magari anche lo zio Fred ne era contento, chissà.
una cosa era certa, però: non lo avrebbe mai detto a nessuno. Mai, mai, mai.

1 Aprile 2028.
Ciao, papà.
Innanzitutto tantissimi auguri di buon compleanno!
Volevo dirti che stasera io, Annabelle e Kim non potremo venire a cena. Kim è caduta dalle scale proprio poco prima che uscissimo, e temiamo che si sia rotta un polso. La stiamo portando dal medimago, ma garantisco che non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Forse potremo passare da voi dopo cena, non so… Vi farò sapere.
Allora ancora tanti auguri!
Un abbraccio,
Fred


George si tolse gli occhiali da vista e guardò alla sua destra, verso la ragazza, ancora neanche ventenne, che, seduta sulla poltrona accanto alla sua, lo stava guardando.
“Che dice?” Chiese Roxanne.
“A quanto pare stasera saremo solo io, te e la mamma.” Rispose George “Contenta?”
Roxanne fece spallucce.

2 Aprile 2028.
George scese le scale che portavano al piano inferiore, quella mattina.
Dopo cena Fred gli aveva mandato un’altra lettera, dicendo che andava tutto bene, ma che preferiva rimanere a casa propria con moglie e figlia, la quale si era molto spaventata per quel piccolo incidente.
Beh, poco male, si sarebbero visti quella sera stessa, alla Tana, con tutto il resto della famiglia.
George finì di scendere le scale, e si diresse lentamente in cucina, con in cuore la stessa sensazione di aspettativa che ogni anno gli metteva l’ansia, durante la mattina del 2 Aprile.
Si fermò sulla soglia della cucina, a quel punto, e si appoggiò con la spalla allo stipite della porta.
Le labbra gli si incurvarono in un sorriso, quando vide la metà torta sul tavolo, con le sue venticinque candeline tutte rigorosamente spente.
Non smise di sorridere per tutta la mattinata, quel giorno.
“Tanti auguri, Freddie.”
“Tanti auguri, Georgie.”


The End

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Iurin