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Autore: Aurora Barone    31/08/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'aria si fece pesante e opprimente.

Il padre non disse nulla.

Itou aveva senza dubbio ragione, sarebbe bastato quel semplice gesto:

toglierle quel braccialetto ed Isae si sarebbe calmata avendo compreso i sentimenti di lui, ma il padre non lo fece.

Forse non amava abbastanza Isae? Preferiva avere il pieno controllo di lei, che amarla in modo naturale e privo di certezze?

Oppure c'era dell'altro? Oppure era come sosteneva Itou, non l'aveva mai amata.

Eppure mi risultava strano credere a tali parole, perché avevo sempre visto gli occhi del signor Kayashi cambiare quando vedeva Isae, i suoi occhi brillavano come se stessero' ammirando la bellezza di un tramonto.

Era insolito vedere in lui uno sguardo così lucente, perché di solito aveva sempre uno sguardo cupo e ombroso, era raro persino vederlo sorridere.

Anche in quella tempesta di sentimenti spiacevoli, nel pieno culmine della gelosia, il signor Kayashi non riusciva a nascondere il bagliore dei suoi occhi quando incrociava lo sguardo di lei, anzi forse in quel caso quel bagliore diventava più intenso, poiché era arricchito da quei sentimenti di rabbia, possessione e gelosia che può provare solo un innamorato.

Itou si alzò dalla tavola, io e il padre lo guardavamo con sorpresa, il nostro sguardo era fisso su di lui.

Raccolse le margherite sul pavimento e le posò sul tavolo, accanto al piatto del padre.

I fiori stavano appassendo e non erano più belli a vedersi, eppure tra quei petali rovinati c'è ne erano alcuni che continuavano a resistere, che non si erano ancora seccati.

“Non sai con quanta briga si è messa a raccogliere questi fiori per te...è proprio ingenua come una bambina...” disse con un tono di voce differente dai soliti, era sempre sarcastico e cinico, ma in quel caso nella sua voce si percepiva tanta compassione.

Io non mi intromisi, rimasi in silenzio fingendo di mangiare, ma in realtà stavo seguendo ogni minima parola che i due si stessero' scambiando.

Il padre chinò lo sguardo verso quei fiori e poi sfiorò i petali appassiti con delicatezza.

“La sua vita è come quella di una di queste margherite... potrebbe appassire da un momento all'altro” disse sconfortato, sembrava parlasse più con se stesso che con Itou.

“Dimmi una cosa...rispondimi sinceramente...” disse il padre guardando con insistenza gli occhi verdi del figlio.

Ormai sembrava come se si fossero' dimenticati della mia presenza e parlavano in modo assai intimo.

“Cos'è accaduto quel giorno...” poi precisò “ con tua madre?” domandò tremante, come se temesse la risposta di Itou.

“Le tue insinuazioni mi fanno vomitare!” gli urlò Itou perdendo la calma.

“Deve essere accaduto qualcosa... tua madre è cambiata tanto da quel giorno...con te...con me...” disse tentennante, con il volto cupo e corrucciato.

“Tu pensi che io ti abbia sottratto tua moglie, ma sai...per me è al contrario, per me sei tu che mi hai portato via mia madre!” disse Itou sbraitandogli contro.

“Tua madre o la tua innamorata?” gli chiese con una certa repulsione impressa sul viso.

“No, mia madre! Puoi pensare tutte le cose disgustose che vuoi, ma sono solo fantasie tue...non è mai successo!” continuò Itou rabbioso.

“Ed io dovrei crederti...” disse il padre per nulla convinto della sincerità di Itou.

“Ho provato...a...baciare... le sue labbra...ma...ma...ma lei...mi ha respinto...” disse balbettando, sembrava nervoso e sul punto di piangere, non avevo mai visto Itou così turbato.

Il padre si posò una mano sulla tempia, sembrava scosso dalle sue parole e non sapeva cosa rispondere al riguardo.

Io ero rimasta altrettanto scioccata e allo stesso tempo confortata, c'era stato solo un bacio mancato.

Poi improvvisamente lui riprese a parlare con un tono di voce astioso “ Sai in realtà, forse volevo...ecco, farti un dispetto, non mi hai mai considerato da quando sono nato, eri geloso di me...ed io di te...però c'era lei, che era il nostro unico punto di contatto, c'era lei fra di noi...e lei era anche la mia rivalsa su di te...potevo allontanarla da te, per fartela pagare!”

“Mi stai dicendo che non hai fatto altro che usare il suo affetto per vendicarti di me!” esclamò il padre ingiurioso con sconcerto.

“Non conosco bene me stesso, ancora oggi fatico a capire cosa pensassi in quel periodo, ma posso dirti che ero un ragazzino con una madre troppo amorevole e ossessiva e un padre assente che mi odiava...”dichiarò angustiato.

“Hai lo stesso atteggiamento di tua madre...riversava tutte le colpe su di me...su tutto quel che lei facesse...”

“Vedi se lei si era così attaccata a me, era perché si era resa conto di stare con un uomo così privo di carattere, che con l'età era diventata remissivo e fastidiosamente accondiscendente.

Ha visto in me l'uomo che poteva modellare a suo piacimento, ero un bambino, quindi poteva benissimo far di me ciò che voleva, rendermi l'uomo che desiderasse avere al suo fianco...”

“Smettila Itou con queste analisi psicologiche con il solo scopo di riversare tutta la colpa su di me...” disse il padre alzando il tono della voce, però sembrava esitante e il suo corpo tremava.

“No, papà vedi...io non ti voglio colpevolizzare di nulla, ognuno ha il proprio carattere e le proprie debolezze e capisco anche, che la mamma doveva avere un temperamento assai difficile da domare.

E tu la amavi tanto e proprio per quello eri sempre succube di lei, ma...volevo farti presente solo il punto di vista mio e della mamma, dato che tu non vai oltre te stesso.

Metti sempre in primo piano te stesso e i tuoi sentimenti, sei debole ed egoista...non ti curi mai dei sentimenti degli altri, anche adesso... con Isae, ti stai curando di lei? Del fatto che stia soffrendo?”

“Parli proprio tu... non mi pare che tu sia tanto diverso da me!” disse il padre in sua difesa.

“Tale padre, tale figlio!.” disse sarcastico.

“No, tu hai preso tutto da tua madre...sei abile con le parole...sai mettermi in difficoltà come lei...” disse riflessivo e guardandolo come se avesse visto un fantasma o forse la reincarnazione della madre.

Itou rise, di una risata isterica e poi disse “ Tu...sei talmente debole che hai paura del tuo stesso figlio... hai paura che io ti porti via anche lei, la tua amata Isae...”

“Non è forse quello che stai cercando di fare?!” disse il padre indispettito.

“Si, volevo...ma poi mi sono detto io sono superiore a questo cose” disse Itou, poi ad un tratto riprese a parlare “No, papà io non voglio essere egoista come te... per questa ragione ho lasciato perdere...”

“Un gesto maturo da parte tua...” disse il padre abbassando lo sguardo, sembrava crollato in uno stato di soggezione.

“Alla fine era come pensavo hai rovinato tutto da solo, come con la mamma...è buffo con lei troppo remissivo e con Isae troppo severo e austero...” disse facendosi scappare una risata ironica.

“Qualunque cosa io faccia non andrà mai bene finchè ci sarai tu tra i piedi...” disse puntandogli il dito contro.

“ Vuoi che te lo ripeta...bastava che le togliessi quell' insulso braccialetto...” gli fece presente.

“Itou lei non può vivere senza quel braccialetto...anzi se non glie lo avessi messo lei sarebbe già morta... quando quel suo nuovo padrone l'ha riportata qui a casa la sua morte era più che certa e così mi sono deciso a realizzare un braccialetto con cui le passavo gran parte della mia energia vitale...”

Itou ammutolii di colpo, era stupefatto dalla rivelazione del padre.

“Adesso non dici più nulla...tu mi ritieni una persona meschina e vile che si cura solo di se stesso, ma io non sono così...”

“Aspetta che significa la tua energia vitale? Significa che ti si accorcia la vita?” domandò Itou preoccupato.

“Può darsi...” rispose lui.

“Che significa può darsi?!” gridò ansioso.

“Adesso ti preoccupi per la mia salute...” disse il padre ridendo forzatamente.

“No, figuriamoci...però se sei in procinto di crepare vorrei almeno saperlo...” disse simulando una certa freddezza.

“No, non credo che mi si accorci la vita...non lo so...” disse insicuro.

“Non sai neppure le conseguenze dei tuoi fottutissimi esperimenti!” tuonò Itou nero della rabbia.

“Quando tieni ad una persona e vuoi salvarle la vita, non ti curi delle conseguenze, pensi solo al modo in cui puoi salvarle la vita...” ammise il padre.

“Vedi di scoprirlo!” disse Itou allarmato.

Il padre gli rivolse un sorriso benevolo, poi con un' ironia un po' tetra disse “Sta calmo, non ti lascio Itou, anche se morissi ci sarebbe pur sempre il mio fantasma a perseguitarti!”

“Oh che paura!”esclamò Itou schernendolo.

“Vedi di fare poco lo spiritoso...che mi hai messo in tutto questo casino con Isae!” esclamò alterandosi, però si lasciò scappare un sorriso.

“Basterà spiegarle le cose come stanno no!” disse semplicemente.

“Tu fai tutto facile...lei non vorrebbe mai che io le dessi la mia energia vitale, finirebbe per preoccuparsi...” disse il signor Kayashi.

“Si preoccuperà e poi...” e si mise ad imitare la voce femminile di lei“Oh il mio Kayashisama mi ama così tanto...”

Il padre fece un breve sorriso dicendo “ Non la sai imitare...”

“si, perché lei ha una voce così soave da usignolo...non è vero?” esclamò lui sdegnato da tutto quel miele.

Il padre grande e grosso, di solito con un' espressione severa, lo vidi farsi goffo ed impacciato, poi si innervosii “ Non dire scemenze...”

“Oh ma che timidone!” disse prendendolo in giro.

Il padre riprese a mangiare ignorandolo.

Poi improvvisamente lo sguardo di Itou si posò su di me, come se per tutto questo tempo non si fosse accorto della mia presenza, eppure ero seduta accanto a lui.

“Echiko...è stato divertente pedinarmi?” domandò con un tono di voce che non compresi, non capivo se fosse arrabbiato.

“Io...io...” balbettai.

“Non prendertela con lei, gli ho chiesto io di farlo...” disse il padre prendendo le mie difese.

“Si, ma è il mio robot, non il tuo...e lei invece non fa che dare ascolto a te...” disse scocciato.

“Non sono tua...devi smetterla con questa storia...” esclamai infastidita.

“Oh quanto mi piace farti perdere la calma...” disse gongolante.

Aveva finito con il padre e adesso attaccava con me.

Poi per mi sfortunata il padre finii di mangiare e ci lasciò completamente soli.

“Finalmente soli...” disse con un tono di voce sensuale e disarmante.

Mi alzai e mi allontanai subito da lui,poi però mi strinse il polso e mi rimise a sedere accanto a lui.

Come al solito, mi prendeva e mi manovrava come se fossi un pupazzo.

“Che vuoi fare?” domandai allarmata ritrovandomi le sue braccia che mi tenevano seduta.

“Non lo so...” disse con sincerità, poi si specchiò nei miei piccoli occhi castani.

E poi all'improvviso mi prese in braccio, mi sosteneva come se fossi leggera come una piuma.

Mi divincolai cercando di liberarmi, prendendo le scosse anche se dovevo ammettere che mi sentivo bene stretta tra le sue braccia, però avevo paura di cosa avesse in momento, non volevo ripetere l'episodio della discoteca.

Lui ignorava il fatto che cercassi di liberarmi e che strillassi e nessuno parve accorgersene, anche perché la casa era assai grande e la cucina era insonorizzata, di conseguenza le mie urla non venivano sentite.

“Che hai in mente?” gli domandai spaventata.

“Ti ho già detto che non lo so...” disse scocciato, come se non fosse pienamente padrone delle sue azioni.

“Itou...sei arrabbiato perché ti ho seguito...me la vuoi far pagare?” domandai non capendo cosa gli passasse per la testa.

“No...” disse portandomi via della cucina.

Sentivo il suo braccio sulle mie gambe coperte e in parte scoperte dalla gonna della divisa di scuola,mentre l' altro braccio mi sosteneva la parte superiore del corpo cossichè la mia testa era poggiata sul suo petto e non mi dispiaceva, poteva sentire il battito del suo cuore battere all'impazzata

Nel frattempo mi trasportava da una parte all'altra della casa, non riuscivo a vedere bene che tragitto stesse percorrendo in quella posizione.

Ma temevo di aver già capito cosa avesse in mente e se ci avevo preso giusto mi avrebbe condotto nella sua stanza.

“Mettimi giù!” pungolai, avrei voluto urlare, ma il calore del suo corpo e il battito del suo cuore mi calmavano.

Itou ignorava bellamente le mie lamentele e alla fine mi ritrovai distesa nel suo letto.

Mi aveva posato lì con delicatezza, rimanendo in piedi e immobile a guardarmi, senza neppure avvicinarsi al letto, come se mi stesse contemplando.

Io mi alzai, ma lui mi ributtò nel letto in modo fermo e deciso.

“Itou...mi metto ad urlare...” lo minacciai, dato che quando mi divincolavo le scosse diventavano dolorose da sopportare, così l'unica arma che potessi usare contro di lui erano le urla.

Ero in procinto di urlare, ma in quello stesso momento, mi posò la sua mano destra alla bocca impedendomi di farlo.

Io glie la morsi, anche in quel caso le scosse mi colpirono impedendomi di fare altra resistenza.

“Così ti farai male da sola...” disse cercando di calmarmi.

Ma io continuai a dibattermi e lui si buttò sopra di me.

Iniziai a tremare, le scosse mi avevano percosso e stremata e così rimasi inerme sotto di lui incominciando a tremare, poi mi liberò la bocca e gridai “No, non voglio!”

Itou mi accarezzò il viso con dolcezza, molto probabilmente per calmarmi.

In quel momento guardai il suo viso sembrava calmo e dolce, come se non avesse nessuna brutta intenzione, anche se i fatti dicevano tutt'altro, poi le sue labbra si posarono avide sulle mie.

Mi lasciai baciare, però pensai che forse non dovevo...che sarebbe successo di nuovo...non volevo che accadesse più la stessa identica cosa, anche se in realtà...boh mi sentivo assai confusa, la testa diceva una cosa, il cuore e il mio corpo reagivano in un altro modo ai suoi baci.

Gli morsi il labbro con tutta la forza che avevo.

Lui allontanò le sue labbra doloranti dalle mie ed io avvertii una sensazione di bruciore nel labbro superiore, la stessa parte che avevo morso ad Itou.

“Pensavo ti piacesse...” disse disorientato

“No, non mi piace tutta questa situazione...” esclamai irritata.

“Ma se hai pure ricambiato i miei baci....” disse rimanendo sopra di me, con il suo viso vicinissimo al mio, poi avevo tutto il suo corpo che premeva dolcemente contro il mio.

“Non accadrà di nuovo...No!” esclamai con determinazione.

“Ma se ti è piaciuto...” disse lui sorridendo.

“No, è stato abominevole!” dissi con disgusto, come se lo pensassi veramente, ma in verità lo stavo dicendo per difendermi in qualche modo da lui.

Non potevo di certo permettergli di trattarmi a quel modo!

Di colpo lui si alzò dal letto prendendo le distanze da me, si fece pallido e il suo volto si incupii.

“Che ti prende?” domandai mettendomi a sedere.

Mi stavo sinceramente preoccupando, aveva un aspetto inquieto.

“Abominevole” ribadii scandendo le parole, era agitati e aveva la tristezza impressa negli occhi.

“Non volevo dire...abominevole” dissi accorgendomi che le mie parole dovevano averlo in qualche modo ferito.

“No, va bene!” disse mostrandosi calmo e poi riprese di nuovo a dirlo “abominevole...”

Continuava a ripeterlo e a farsi male da solo nell'udire quell'aggettivo, come se ogni volta che lo dicesse ne cogliesse ancor di più il senso dispregiativo.

Il suo volto diventava sempre più afflitto,i suoi occhi verdi si incupivano, poi abbassò lo sguardo come se stesse evitando di incrociare il mio.

Era una cosa che lui non aveva mai fatto, di solito si dava arie di superiorità, ma in quel momento sembrava fuori di sé.

“Abo...” la voce gli tremò.

Non riuscii a ripeterlo, come se pronunciare quell'aggettivo fosse troppo doloroso, poi una lacrima gli solcò le guance.

Ero sconvolta, non capivo che cosa gli prendesse, perché quel semplice aggettivo potesse avere quell'effetto su di lui.

Lo avevo offeso tante volte, non se le era mai presa e adesso con un quel semplice abominevole vedevo la sua figura scalfirsi sotto i miei stessi occhi.

“Mi dispiace, io non volevo...” dissi rammaricata.

“Sto benissimo...” disse fingendosi calmo,ma in realtà per quanto ci provasse il suo viso era travagliato e sofferente.

“Non è vero...quello che ho detto ti ha ferito...” dissi sommessamente.

Non sapevo perché ma vederlo così triste mi angosciava più del necessario, come se avessi ferito me stessa...e poi di nuovo mi balenavano quei suoi discorsi su di me, quei pensieri in cui diceva di essere innamorato di me.

“Vattene!” disse rabbioso, anche la sua espressione non era poi così cattiva, anzi sembrava afflitta.

“Itou...” dissi con dolcezza tentando di calmarlo, poi mi alzai e mi avvicinai a lui notando un'altra lacrima scendere dai suoi lucenti occhi.

Il mio cuore batteva fortissimo e senza pensarci più di tanto mi ritrovai a posargli una mano sul viso per fermare quella lacrima, che scendeva precipitosa dai suoi occhi,ma lui allontanò la mia mano dal suo viso con irruenza.

“Vattene!” continuava con un tono di voce che non ammetteva repliche, poi si fece sempre più minaccioso “ Giuro che se non te ne vai ti stupro, così capisci cos'è veramente abominevole!”

Lo aveva detto in modo così maligno e spaventoso, però la sua voce aveva anche una cadenza disperata, sopratutto in quell'abominevole ci avvertii tanta tristezza.

“Vuoi che ti stupri?”domandò maligno con l'intento di spaventarmi, ma dopo questa frase si mise a singhiozzare tentando di trattenere le lacrime.

“Che hai?” gli chiesi scossa.

“Io...Non... lo so...” balbettò, poi disse furente ancora con le lacrime agli occhi “Ma voglio tu te ne vada!”

“D'accordo, come vuoi tu...” dissi rassegnata uscendo dalla sua stanza

 

Il giorno seguente non mi rivolse le parola, si comportava come se io non esistessi, non mi degnò neppure di uno sguardo.

Di solito mi punzecchiava, diceva qualcosa o perlomeno mi guardava, invece quella mattina io ero morta per lui.

Tra l'altro era il giorno del suo compleanno e il padre si era dato da fare con i preparativi, a quanto pare era una cosa che facevano da sempre festeggiare forzatamente il suo compleanno, anche se non si sopportavano.

Itou non sembrava neppure felice, non sceglieva neppure il locale dove festeggiare, sembrava che non glie ne importasse nulla.

Tra l'altro avevano fatto tutto all'ultimo momento, dato che erano stati presi dalle liti, infatti ancora Isae e il padre neppure si parlavano.

Lei si stava chiusa nella sua stanza e il signor Kayashi mi chiedeva di andare da lei, per accertarmi della sua salute.

Quel pomeriggio aiutai il padre con i preparativi, in realtà non sapevo neppure perché lo stessi facendo, forse perché mi sentivo in colpa nei confronti di Itou.

Scelsi il locale per festeggiare il compleanno e digitai quel numero per mettermi d'accordo con i proprietari del locale, mentre Itou doveva essersi barricato nella sua stanza dicendo di non essere affatto in vena di festeggiamenti.

Diciamo che era una giornata di quelle schifose per festeggiare un compleanno, lui era con il morale a terra ed io mi sentivo colpevole.

Il padre tentava inutilmente di farlo uscire dalla stanza, ma sembrava non esserci riuscito, mentre io ero presa a digitare un sacco di numeri di gente da invitare al suo compleanno la maggior parte erano amici del padre o nomi di gente importante, ministri e altra gente del genere e poi c'erano i suoi compagni, i parenti, alcuni amici che Itou non doveva frequentare da un po' o dei giri di amici di Sayoko e Yoto poi notai il numero di Yuki.

Lo chiamai, mi rispose con sorpresa, non si aspettava di certo quella chiamata.

“Ah, Echiko!” disse allegramente.

Passammo ai convenevoli come stai e poi gli dissi del compleanno di Itou, lui mi rispose che sarebbe venuto di sicuro e conclusi così anche quella chiamata.

“Itou non mi dà retta, oggi sembra che non gli si possa parlare...ma che cosa gli è preso? Ok che non gli è mai piaciuto festeggiare il suo compleanno.

Ha sempre fatto cose sgradevoli durante i suoi compleanni,ma mai arrivare al punto di non volerlo festeggiare.”

“Che intende con cose sgradevoli?” gli domandai curiosa.

“Tipo lo scorso compleanno ha iniziato a rompere i vari oggetti del locale, era ubriaco fradicio, poi si è messo a fare cose indecenti con una ragazza sopra un tavolo davanti a tutti gli invitati...è preventivato che lui combini dei danni ai suoi compleanni.

Per questa non è neppure tanto piacevole per me preparargli una festa...però se non festeggiassi il suo compleanno che padre sarei...”

“Ma se ha detto che non è neppure felice che sia nato...” obbiettai scossa dall'insensatezza delle sue parole.

“ Quando una persona quando è arrabbiata dice delle cose molte brutte, ma non è detto che le pensi veramente...”

“Già, è vero” dissi ripensando amareggiata a quell'abominevole che mi era uscito dalla bocca.

Dopo un po' bussarono alla porta, erano Sayoko e Yoto che avevano dei regali per Itou.

Il padre li fece accomodare all'ingresso mentre loro ci guardavano interrogativi chiedendoci dove fosse il festeggiato.

“Ho provato con tutte le mie forze a farlo uscire dalla sua stanza, ma si è sigillato lì dentro a vita...” ammise il padre scoraggiato posandosi una mano sulla tempia .

“E' da stamattina che è acido...” disse Sayoko guardandomi.

“Lui è sempre acido!” esclamai irritata, ero stanca di sentirmi in colpa, era anche lui a cercarsele.

“Aspetta Echiko tu ne sai qualcosa!” esclamò lei.

Mi ritrovai i loro occhi puntati addosso, mi stavano chiedendo una qualche spiegazione, mentre io mentivo spudoratamente dicendo di non saperne nulla.

Sayoko mi guardava come se cercasse di cogliere qualcosa dal mio sguardo e poi fece di testa sua dicendo con una voce mascolina poco credibile “Ci penso io, tra uomini ci capiamo!”

“Guarda che io sono un uomo!” controbatteva Yoto.

“No, tu stanne fuori! Mi sembri un soggetto nocivo in questa faccenda!” disse come se sapesse qualcosa.

“Ma che vuoi dire?” domandò Yoto irritato.

“Statti qua e non rompere le palle!” disse iniziando a diventare aggressiva.

“Sayoko se sai qualcosa me la potresti anche dire!” esclamò lui indispettito da tutto quel mistero.

“Non so bene cosa sia successo, ma sono sicura che tu devi starne fuori...” disse guardando Yoto e poi si soffermò su di me.

“Echiko tieni buono quest'idiota!” mi lasciò detto prima di raggiungere la stanza di Itou.

Il padre di Itou diede a parlare a Yoto che era diventato assai turbolento, non aveva sopportato il fatto che Sayoko lo stesse tenendo all'oscuro di tutto, poi gli diedi a parlare pure io e parve calmarsi all'improvviso.

Si parlò del più e del meno, poi d'improvviso Itou uscii dalla sua stanza, non si sapeva cosa Sayoko gli avesse detto però l'importante era che ci fosse riuscita.

Dopo mi andai a preparare per quella serata, insomma per quei festeggiamenti, Itou non mi aveva ancora degnato di uno sguardo.

Presi il sacchetto con il vestito e le scarpe che mi aveva comprato, c'era ancora l'etichetta sul vestito glie la tolsi e me lo misi, poi mi infilai quelle scarpe, non sapevo neppure perché mi stessi truccando.

Mi aggiustai persino i capelli, mi feci i chignon che piacevano tanto ad Itou almeno così mi aveva detto Sayoko,anche in questo non ci vedevo niente di sensato.

In realtà non sapevo neppure perché mi stessi facendo carina, non ero mai stata una di quelle ragazze che curasse eccessivamente il proprio aspetto, ma quella sera, non so c'era qualcosa di strano in me.

Mi guardai più volte allo specchio e iniziai seriamente a pavoneggiarmi, dovevo ammetterlo il padre di Itou insieme a quel chirurgo avevano fatto un bel lavoro, ero così bella che faticavo a credere che fossi io la persona riflessa nello specchio.

Non avevo mai guardato con così tanta attenzione quel mio nuovo aspetto e adesso mi sorprendevo di me stessa e della perfezione del mio corpo, anche se non ero poi poi tanto magra, ero sempre un po' in carne, però non guastava, avevo delle belle forme, non c'era che dire, anche se avrebbero potuto almeno farmi un seno prosperoso pensai notando che al mio seno non era stato applicato alcun cambiamento.

 

 

Entrati in quel grande ristorante che avevo scelto io, era molto sfarzoso ed elegante con un mucchio di gente, mi sembrava molta più gente di quella che avessi chiamato, anche se avevo passato un intero pomeriggio a chiamare persone, c'era davvero troppa gente.

Itou era scocciato, anche se gli donava quell'espressione, sembrava uno di quegli uomini d'affari impavidi e sempre seri, poi con quei vestiti eleganti stava veramente bene, mi doleva ammetterlo.

Aveva una camicia di un grigio scuro sbottonata sin dai primi bottoni,in teoria avrebbe dovuto abbottonarseli.

Il padre non faceva altro che dirglielo di darsi una sistemata che sembrava uscito da non so dove con quella camicia aperta, che mostrava una buona parte dei suoi bei pettorali.

Poi indossava una giacca nera che era già in procinto di togliersi lagnandosi che faceva troppo caldo e i pantaloni neri che delineavano alla perfezione le sue gambe leggermente massicce.

Mi dava un po' sui nervi, aveva sempre quel suo non so chè da figone, eppure a vederlo bene non aveva tutto questo gran fisico statuario, no anzi aveva un qualche accenno di muscoli qua e là, però lui aveva quella convinzione impressa nel viso che tutte le ragazze sarebbero cadute ai suoi piedi.

E forse in verità era questa sua eccessiva sicurezza ad attirare le ragazze, non era poi tanto il suo fisico o il suo bel faccino, ma era proprio una questione di atteggiamento.

Aveva già fatto conquiste, ragazze che lo salutavano calorosamente e lo baciavano, mentre lui neppure si scomponeva più di tanto, lasciava trasparire appena un sorriso.

Queste ragazze stavano lì a fare le gatte morte in maniera anche assai esplicita, mentre lui ancora sorrideva con una certa diffidenza, flirtava un po' e poi se ne distaccava.

Sembrava un po' per i fatti suoi, era strano che si allontanasse da tutte le ragazze che gli andassero' dietro, insomma non era da lui quel comportamento, di solito ne approfittava.

Io ero rimasta insieme al padre e ad Isae, anche lei era un incanto, aveva un vestito lungo nero che metteva in mostra le sue magnifiche spalle e in più metteva in risalto il suo fisico esile e asciutto.

Itou era accanto a noi mentre continuava a salutare delle ragazze che sbucavano all'improvviso come i funghi, lui sembrava essersi stancato, iniziava a rispondere con un tono di voce sempre meno entusiasta alle moine delle ragazze.

In più c'era il padre che gli gettava talvolta una qualche occhiataccia per indurlo a comportarsi decentemente, anche lui era ben vestito e bisognava ammetterlo li portava bene quei suoi cinquantanni, sembrava di gran lunga più giovane.

Ero abituata a vederlo con un aspetto trasandato, i capelli sempre in disordine e la barba incolta.

Diciamo che era il classico scienziato pazzo, sempre con il camice bianco e i capelli ribelli da folle alla Einstein, ecco lui era così!

Ma quel giorno con i capelli sistemati e la barba rasata era un figurino, sembrava di gran lunga più giovane e le sue rughe da uomo maturo sembravano dargli un maggiore fascino, anche i suoi occhi color mogano quel giorno non so sembravano più belli e i tratti del suo viso apparivano meno corrucciati, mostrando un viso rilassato e bello a vedersi.

Isae non gli rivolgeva la parola, ma lo guardava smarrita, come se faticasse a riconoscerlo.

Una cosa di cui mi ero accorta, era che Itou aveva quell'atteggiamento sicuro e presuntuoso, mentre il padre era tutto il contrario aveva un atteggiamento autoritario segnato dall'età, ma a parte questo in lui si percepiva una certa umiltà e insicurezza, anche nel modo di esprimersi, però tentava inutilmente di darsi un tono, ecco era un po' impacciato.

Ma non era neanche di quelli che si vantava, anzi quando la gente gli faceva un complimento quasi arrossiva, era molto modesto e sembrava anche un po' in soggezione fra quei vestiti che non era abituato ad indossare, del resto non faceva altro che rintanarsi nel suo laboratorio con quel suo camice, non era abituato alla conversazione, a parte le litigate con il figlio.

Non era un tipo loquace e quando non sapeva che dire preferiva stare in silenzio anzichè condurre conversazioni insignificanti, ma alla fine erano le altre persone a reggergli il gioco, a condurre la conversazione,non sapevo il perché ma tutti si mostrava smisuratamente gentili con il padre di Itou, anche con Itou, però era una di disponibilità talmente esagerata e portata al limite del possibile da sembrare falsa.

In effetti percepivo molta falsità in quegli sguardi e sorrisi, anche perché dopo non so quanto mi capitava di sentire gente in lontananza che mormorava qualcosa di sgradevole sul conto del padre,ma quando il padre e il figlio era nelle vicinanze quei mormorii si interrompeva e iniziavano quei saluti allegri e festosi.

“Ciao! Ma tu guarda come sei cresciuto!” disse un uomo sulla quarantina guardando Itou, poi salutò anche il padre.

Notai una certa somiglianza tra lui e il padre, doveva essere lo zio di Itou.

“Ma se sono sempre lo stesso!” rispose Itou in tono sgarbato.

Lo zio non si curò molto della risposta di lui, sembrava esserci abituato e poi iniziò a parlare con il padre e a gettare degli sguardi poco lusinghieri ad Isae, non so perché ma la guardava in un modo per nulla piacevole e anche la moglie di lui gli gettò un'occhiata peggiore.

Poi si sa è facile che una donna di una certa età possa subito prendere in antipatia una ragazza giovane e bella come Isae, sopratutto una donna grassa come quella.

Non avevo niente contro le donne grasse, ma lei era assai spiacevole sia di aspetto e sia nell'atteggiamento, aveva quel modo di fare così critico, come di chi ti guarda dalla testa ai piedi e che sta lì a calunniare le persone n modo posato e astuto.

Dopo essersi soffermata su Isae a cui aveva gettato quegli sguardi malevoli, si concentrò su di me, sempre senza osare rivolgere la parola né a me né a Isae.

Poi vidi avvicinarsi un ragazzo della stessa età mia e di Itou, somigliava anche lui allo zio.

C'era una certa somiglianza tra quei due, di conseguenza aveva anche qualcosa di somigliante ad Itou, anche se lui stonava un po' in quel quadretto familiare, perché aveva dei lineamenti più da ragazzo occidentale, anche la sua carnagione era differente dalla nostra, era rosea, mentre noi eravamo tutti con quella carnagione che dava più sul giallino.

In più aveva quegli occhi che nonostante fossero' a mandorla erano così grandi e spalancati e poi erano di un verde che ancora non riuscivo a definire, in base alla luce le sue iridi raggiungevano colorazioni differenti, tonalità di un verde molto scuro, un verde bottiglia, oppure un verde opaco ed altre volte un verde chiaro che si confondeva con l'azzurro.

In quel momento erano di un verde opaco, non erano spiacevoli a vedersi, ma era un colore meno intenso, un po' spento.

Il cugino gli disse “Heil Hitler!” facendo il classico saluto nazista, lo stava prendendo in giro.

“Piantala, non sono neppure tedesco, quindi smettila con questo ridicolo luogo comune” disse Itou scocciato, non doveva essere la prima volta che lo salutava in quel modo.

Anche il padre parve non gradire il gesto del cugino,ma tuttavia non disse nulla, anche se la sua espressione parlava da sola.

Poi il padre seguito da Isae si allontanò con lo zio e la moglie di lui, mentre noi eravamo rimasti lì con il cugino.

“Sempre il solito mio amato cuginetto!” disse in un ghigno.

Io mi guardai attorno, cercavo Sayoko e Yoto che sembravano spariti, poi li vidi in mezzo all'altra gente che ballavano il valzer in modo assai scherzoso, erano buffissimi.

“E lei sarebbe Echiko giusto?” domandò lui ridacchiando e lanciando uno sguardo ambiguo ad Itou a cui lui non rispose.

Notai poi una ragazza accanto a suo cugino che si teneva però in disparte, non parlava ma rimaneva lì immobile.

Aveva i capelli neri molto corti, un taglio mascolino e sbarazzino ed era magrissima, quasi anoressica, anche il suo viso era smagrito, aveva un viso molto comune, però risultava essere carina, anche se un po' di carne qua e là sul corpo avrebbe potuto renderla solo più gradevole alla vista, almeno così la pensavo, poi certo c'è chi ama le ragazze magrissime e scheletriche.

Poi notai una cosa che mi fece storcere gli occhi, aveva un decoltè spropositato per essere così magra, c'era troppa disarmonia tra il resto del suo corpo e quel voluminoso seno, era una cosa sconcertante e mi pareva che faticasse persino a sorreggerlo dato che era così minuta.

Itou annuii senza neppure guardarmi, si comportava come se io non ci fossi, mi stava davvero dando sui nervi.

“Molto, ma molto in carne devo dire...” disse il cugino squadrandomi dalla testa in giù,causandomi un certo fastidio.

“Guarda che in te c'è qualcosa di insano e depravato...” disse Itou acidamente.

“Che intendi?”

“Non mi far essere scortese, Drusile ci sente...” disse Itou tranquillamente.

Immaginavo che Drusile fosse la ragazza anoressica che si era messa un po' più distante da noi, ma non lo era poi così tanto, poteva benissimo sentirci.

“Ti fai troppi problemi, è solo un robot!dii pure! ” disse lui ridendo, aveva quella risata così sgradevole e maligna.

“Ti piacciono gli scheletri...”esclamò Itou, poi si rivolse a quella ragazza dicendo “ Senza offesa, non è neppure colpa tua se il tuo creatore ti ha fatto così magra...”

La ragazza in questione, non rispose, guardava Itou con un espressione assente, sembrava un manichino, non parlava e si muoveva appena.

Lui schioccò le dita e lei si voltò verso la sua direzione domandandogli passivamente“ Si, mio padrone?”

“Puoi rispondere ad Itou” le disse senza neppure degnarla di uno sguardo.

I suoi occhi grigi, dello stesso colore della cenere, erano sbalorditi e spauriti“ Padrone mio, non so cosa rispondere...” poi domandò sommessamente “ Cosa vorreste che dica?”

“Ti chiede pure come rispondere!” esclamò Itou sbalordito.

“Già non è magnifica, che invenzione straordinaria i robot, puoi avere una ragazza ai tuoi comandi!” disse lui con un tono di voce che non mi piacque affatto.

Gli avrei dato una bella rispostaccia, ma preferii evitare di intromettermi, anzi stavo pensando di andarmene dato che suo cugino mi nauseava in tutta la sua presenza.

Poi vedevo quella ragazza così inespressiva e priva di qualsiasi volontà che mi faceva tanta pena, sembrava avesse persino paura di dire o di far qualcosa di sbagliato.

Non osai neppure pensare a che metodi usasse per suscitare tanto timore a quella poverina, anche perché già si percepiva dallo sguardo turpe e cattivo del cugino che non doveva trattarla con i guanti, poi anche quel suo modo di guardarla era spiacevole, la guardava così distrattamente come se in realtà non la vedesse neanche.

“Drusi, vammi a prendere da bere...” gli ordinò.

“Che volete portato?” domandò lei obbediente.

“ Qualunque cosa, fai un po' tu...” lo disse guardandola con uno sguardo minaccioso, del tipo stai attenta a cosa mi prendi, che se non mi piace sai come ti finisce.

“Padrone vi prego, ditemi cosa vorreste...” disse lei con lo sguardo basso.

“Drusi, fai tu!” disse iniziando ad innervosirsi per l'insistenza di lei.

Iniziava sul serio a darmi sui nervi, non c'era ragione di essere così ostile nei confronti del suo robot e poi perché non si andava a prendere da bere da solo? Le mani non ce le aveva?!

“Ah scusa ho dimenticato di chiederti se volevi che ti prendesse qualcosa.” disse il cugino scusandosi, ma non so perché mi parve che lo avesse fatto di proposito.

Dopo disse con un tono di voce carico di malignità“ Ah, ma tu hai Echiko che può prenderti da bere giusto?”

Ok, adesso lo ammazzavo!

Credeva che io avrei fatto come il suo robot, che zitta zitta sarei stata ai comandi di Itou, si sbagliava di grosso!

Ma dall'altra parte ero curiosa di vedere la reazione di Itou, che cosa avrebbe fatto, si sarebbe davvero permesso di trattarmi in un modo tanto vile?

“Non ho sete!” disse astutamente.

“Però tuo padre poteva fargli un po' di tette...” commentò soffermandosi palesemente sul mio seno.

Sbollii dalla rabbia, non riuscivo più a trattenermi.

“Chi ti credi di essere per guardarmi il seno in questo modo?” gli urlai contro coprendomi con le braccia la parte del corpo chiamata in causa.

Ero tentata a mollargli un bello schiaffone, ma in quello stesso preciso momento si rivolse ad Itou “ Che diamine di educazione gli avete dato tu e tuo padre, lasciate che risponda così ad un essere umano?”

Mi stava irritando ancor di più quel suo comportamento, parlava di me come se non fossi presente e non mi degnava di alcuna considerazione e poi aveva quello sguardo del tipo come osi rispondere in quel modo, come se io non potessi farlo perché io ero solo un robot.

“Educazione?! E a te chi te l'ha data questa educazione...di guardare le tette alle ragazze...” dissi irritata.

Itou mi lasciava fare sembrava che la situazione lo divertisse, anche lui mi stava dando sui nervi.

“Come ti permetti sei solo un robot mettitelo in testa!” disse lui inferocito, poi si rivolse ad Itou con uno sguardo di rimprovero“ E tu non le dici proprio nulla?”

“Sai com'è mi annoiano i robot remissivi... troppo noiosi e scontati” disse Itou ridendo, anche quel suo modo di esprimersi mi irritava come se il mio temperamento fosse una sua preferenza, però allo stesso tempo non riuscivo ad irritarmi, aveva una risata troppo bella da vedere e anche i suoi occhi in quel momento si fecero' più espressivi e splendenti.

“Ti lasci mettere i piedi in testa da un robot?” domandò lui acidamente.

“Li sta mettendo a te non a me...” obbiettò Itou con presunzione.

Persi la calma e gli risposi malamente “ Credi che io non sia in grado di metterti i piedi in testa?!”

Il cugino ci guardava compiaciuto dicendo “ Già proprio come pensavo ti lasci mettere i piedi in testa da lei...come tuo padre....”

“Taci!”lo interruppe Itou furibondo, non amava essere paragonato a suo padre.

“Itou, ci penso io a darle un po' di educazione!” disse sadicamente pronto per posarmi un violento schiaffo sul viso.

Itou mi si parò davanti fermandogli la mano, poi disse “ Non ci provare neanche! I tuoi metodi usali con Drusil”

“Itou questa da te non me l'aspettavo proprio...hai sempre odiato i robot...” disse il cugino ridendogli in faccia.

“E chi ha detto che non li odi, semplicemente non mi piace la violenza...” gli rispose lui.

Il cugino si mise a ridere più di prima, aveva una risata così fastidiosa e vile e poi in quei suoi occhi castano scuro ci percepivo un qualcosa di diabolico.

“Itou...stavo pensando...” disse con un espressione sordida, iniziando a guardarmi in un modo morboso e indecente, poi disse “ Non credo che ti dispiacerebbe...e Drusil bè lei non fa testo...bè è lei...anche lei non fa testo giusto?”

Non avevo compreso affatto il discorso del cugino, cioè quale genere di proposta avesse fatto ad Itou e così persi le staffe, non mi piaceva quel parlare in codice e poi tanto meno se la cosa mi riguardava.

“Che stai dicendo? “ chiesi al cugino indispettita.

“E' un po' ingenua” disse maliziosamente.

“La tua proposta non mi interessa!” rispose Itou volendo chiudere il discorso, ma il cugino non era della stesso avviso.

“Cosa c'è Drusil non ti piace? Bè allora ...vediamo posso darti in cambio la mia moto...ti aggrada?”

“Non mi interessa” continuava lui.

“Ma guarda che sarebbe tutto di guadagnato per te...non credo che una scopata con il tuo robot possa valere quanto quella moto...hai idea di quanto mi sia costata? Di quante cilindrate è?” disse lui scaldandosi.

In quel momento compresi il discorso, voleva prima proporre uno scambio di coppie e poi vedendo Itou contrariato gli ha proposto un baratto tra la sua moto e me.

Ero troppo spaesata per sbottargli contro, non pensavo che qualcuno potesse arrivare a tanto, mi stava facendo troppo ribrezzo quella situazione, Itou parve accorgersene.

“Smettila, ti ho già detto che non mi interessa!” esclamò imbestialito.

“Ti fai tanti scrupoli su un robot...Itou dal cuore tenero...” disse schernendolo.

“No, non è come pensi...è solo che sono avido e geloso delle mie cose...” disse gettandomi un'occhiata.

Scappai via, ero stanca di sentire certe cose...

Ero stanca del fatto che dicesse che fossi una sua cosa... io non sono sua e non sono tanto meno una cosa, possibile che non gli entri in testa?!

E poi perché mi scendevano precipitosamente le lacrime dagli occhi?

Per fortuna che ero scappata prima che le lacrime mi colassero' dal viso, non volevo di certo dargli questa soddisfazione.

Mi diedi della stupida per essermi persino prodigata ai preparativi del suo compleanno e di essermi sentita in colpa il giorno precedente per quel semplice aggettivo, avrei dovuto dire molto peggio che un'abominevole.

Dopo un po' mi scontrai contro qualcuno, ero talmente presa dai miei pensieri e dai nervi che non guardavo neppure davanti a me.

“Ei...Echiko!” disse una voce molto familiare.

Sollevai lo sguardo e mi accorsi di essermi scontrata contro Yuki.

“Stai piangendo?” mi domandò chinandosi per guardarmi meglio dato che era molto più alto di me, anche se Itou in quanto ad altezza lo superava di gran lunga.

Adesso basta perché dovevo sempre fare dei paragoni tra lui ed Itou? Dovevo smetterla! Lui era Yuki, il mio amato Yuki...il mio dolce Yuki, non aveva niente a che vedere con quell'insensibile...

“No, non è niente...” dissi asciugandomi gli occhi e sorridendo a malapena.

“E' successo qualcosa con Itou?” mi domandò pensieroso.

Già perché lui si era fatto un'idea sbagliata sul nostro rapporto, credeva stessimo insieme, una cosa quanto mai ridicola e assurda.

“Guarda che ti sei fatto un'idea sbagliata...io e lui non stiamo affatto insieme!” gli dissi agitandomi, non sapevo neppure perché mi si smosse tutto quell'impeto mentre lo dicevo.

Tanto che persino lui mi guardava scioccato e mi diceva per farmi calmare“ Ah ho capito, mi dispiace di aver frainteso...” poi mi guardò interrogativo e mi domandò “Si, ma quel bacio?”

“Quel bacio non significava niente, l'ha fatto di proposito, voleva farti credere che stessimo insieme perché ritiene che io sia una specie di sua proprietà!” dissi furente.

“Anche quando ti arrabbi sei precisa e identica ad Aiko, questa somiglianza mi sconvolge...” disse senza staccarmi gli occhi di dosso.

Nel frattempo c'era tanta gente che ballava qualche lento ed altri che mangiavano, parlottavano, poi spesso notavo certi sguardi di persone posarsi verso di me, mi guardavano come se avessi la peste e ridacchiavano malignamente.

“Deve essere dura la vita da robot!” disse notando quegli sguardi maligni,ma non credo che si riferisse solo a quegli sguardi, stava parlando di lui, di Itou.

“Ti tratta male... ti molesta, ti picchia?” mi chiese guardandomi negli occhi, forse avevo gli occhi gonfi e rossi dal pianto.

“No...” ammisi in preda allo sconforto.

“E allora qual'è il problema?” mi domandò disorientato.

“Bè un robot non è libero di fare quel che gli pare...e lui mi tratta come se fossi un suo oggetto, non mi piace questa cosa...voglio essere trattata come gli esseri umani...” dissi specchiandomi nei suoi occhi color castagna su cui mi ero specchiata molte volte.

Quanto mi era mancata la dolcezza dei suoi occhi, pensavo che nessun altro potesse rendermi così serena come faceva lui, mi faceva sentire al sicuro, al riparo da tutto, con lui sapevo di non correre mai nessun rischio, non mi avrebbe mai fatto del male, mai.

Con lui avevo queste certezze perché dopotutto era un ragazzo troppo buono, molto dolce e se ti faceva del male non era mai intenzionalmente, anzi si struggeva per i dolori altrui come in quel momento: lo vedevo triste per la mia stessa tristezza e questo mi dispiaceva...mi dispiaceva tanto, in verità mi dispiaceva tutto, non poter dire che ero io, che ero Aiko la sua ex ragazza.

E mi dispiaceva non poter neppure rimettere ogni cosa al loro posto, avrei tanto voluto che tutto tornasse come prima, tornare alla mia vita da umana, ma sapevo che questo non era lontanamente possibile.

Dopo un po' mi trascinò via, mi condusse nella terrazza di quel ristorante in cui si vedeva l'intera città illuminata, era stupendo.

Stavamo lì a guardare in silenzio quel panorama, dopo mi voltai verso di lui, c'erano delle luci soffuse che mi permettevano di vedere il suo profilo, era così bello, poi amavo quel naso, già il suo naso come avrei potuto non adorare quel suo simpatico e buffo naso a patata.

Ecco mi piaceva questo di lui che nelle sue imperfezioni riuscivo a coglierci qualcosa di carino e simpatico, perché lui era così, non era uno di quei ragazzi bellissimi e impossibili, era semplice, dolce, alla mano, uno di quelli che a volte ti danno persino sui nervi per la loro comprensione e magnanimità.

Infatti da fidanzati a volte non capivo se lui mi piacesse veramente, mi confondeva quel suo carattere troppo comprensivo e accondiscendente, non sapevo se volessi un ragazzo così stucchevole che mi accontentava sempre, che evitava le liti sul nascere.

Ecco a volte avevo l'impressione che il nostro rapporto fosse un po' piatto e quando mi accorgevo di questa cosa mi rattristavo e mi innervosivo, finivo per scaricare ogni mia ansia e paura su di lui sperando che le cose cambiassero', ma quel nostro rapporto rimaneva immutato, perché lui era per un rapporto stabile e tranquillo, mentre io forse, non lo so, forse io non cercavo questo.

Non lo so a volte avevo dei dubbi sul nostro rapporto, mi sentivo come se avessi il pieno comando di tutto, non mi sembrava di stare con un ragazzo, ma con un cagnolino che mi correva dietro.

E' brutto a dirsi e non mi piaceva neppure dare una definizione così brutta di Yuki, perché non se lo meritava mi aveva trattato bene, con assoluto rispetto e mi aveva sempre fatto sentire amata, però forse troppo amore nauseava o semplicemente non era fatta per lui, per quel tipo di rapporto.

O forse volevo qualcosa di diverso, un ragazzo che quando avessi torto me lo facesse notare e che mi mettesse a tacere ogni tanto.

Il problema era che a quanto pare vertevo su due estremi :Yuki accondiscendente e buono e poi l'opposto Itou, che mi trattava malissimo e che non avrebbe mai voluto avere una relazione con me e neanche io ci tenevo ad avercela, con uno come lui...No mai, mai mai!

Ma anche se lo ribadivo chissà perché dentro la mia testa qualche viaggio mentale di me e lui me lo stavo facendo.

E poi era successa quella cosa, già quella cosa, avevo detto che era stata abominevole, era quello che avrei dovuto pensare e invece no, non credevo affatto fosse stato abominevole, anzi tutto il contrario, solo che non era stato come lo avevo immaginato...insomma non c'era stata quell'atmosfera romantica che mi aspettassi, ma forse non era fatta per quel genere di cose dato che con Yuki era finita male, tutto quel miele non ci aveva permesso di fare l'amore, ci aveva messo in soggezione nell'unione carnale.

Poi però poi mi prendevo la briga di lamentarmi se il romanticismo era assente, insomma non ero mai contenta... l'eccessivo romanticismo mi sdegnava, ma anche la sua assenza mi disgustava.

E' proprio vero le donne non sanno neanche loro cosa vogliono, non sono mai contente!

Yuki posò di nuovo il suo sguardo su di me e così balenarono tutti quei ricordi per la testa, quei quattro anni passati insieme, sembravano non essere mai esistiti.

Era come se tutto quello che avevamo vissuto insieme ed ogni momento passato avesse perso di significato, non sapevo spiegarmene la ragione, ma in tutta quella sequenza di momenti insieme non ci percepivo più alcun sentimento.

Ricordavo ogni cosa con un sorriso e con nostalgia, però non sapevo neanche se sarei stata per davvero disposta a tornare indietro, iniziavo a non esserne più tanto convinta ripensando alle nostre litigate, anzi no a me stessa che litigavo da sola perché lui non era in vena di litigi, non erano cose che facevano per lui.

Anche quando mi lasciò io gli sbraitai contro, dissi delle cose molto cattive, mi sentivo tradita e ferita, proprio da lui, lui che mi aveva sempre trattato bene.

Lui invece sempre buono, anche in quel momento drastico e difficile, aveva cercato di dirmelo nel modo migliore possibile, ma in questo genere di cose non esistono le parole giuste, perché si possono usare parole più belle e più dolci, ma il senso è sempre lo stesso.

Poteva arricchire quel “lasciamoci” con tante belle parole, anzi in quel caso quel suo comportamento gentile e delicato mi parve di un'ipocrisia unica e mi fece più male, mi sentivo presa in giro.

Mi aveva sempre detto che... non mi avrebbe mai e poi mai lasciato, che mi amava troppo.... che per lui era troppo importante, tutte quelle parole erano svanite lasciando il posto a quella sola frase “Dobbiamo parlare noi due dobbiamo lasciarci...”

Avevo ascoltato solo quelle parole e nient'altro, non riuscivo ad ascoltare il resto, tutte le altre cose che mi aveva detto, non ero stata in grado di sentirle.

Ma adesso che la ferita si era rimarginata, me le ricordavo, aveva detto che non mi avrebbe mai dimenticata, che per lui la nostra storia era stata importante e che mi avrebbe sempre voluto bene e pensato, ma che molto probabilmente non eravamo fatti per stare insieme...e che non credeva di riuscire a rendermi felice.

Ed io che cosa gli avevo detto? Già cosa gli avevo detto?

Solo tante cattiverie:” Tu una come non la troverai più...sei così stupido, non sei neppure tutta questa bellezza...va al diavolo...muori!”

E lui non rispondeva agli insulti anzi diceva “ Se ti fa sentire meglio odiami e dimenticami, ma sappi che io non lo farò, Aiko ti ho amato e ti amo ancora, ma non possiamo continuare questa storia, siamo di due lunghezze d'onda differenti!”

“Ma che cazzo significa Yuki...e non mi dire che mi ami, perché giuro che ti prendo a legnate! Cioè mi ami e mi lasci? E poi che significa due lunghezze d'onda differenti?!”

“Lo sai Aiko, lo sai...io sono un ragazzo calmo, paziente e privo di iniziativa, anche quando ci siamo conosciuti alla fine eri tu ad avermi in pugno, io ero solo un imbranato...”

 

Ripensando a quei momenti con distacco, senza provare più tutte quelle sensazioni dolorose riuscivo a comprendere le sue parole, lui era riuscito a capire che quel rapporto non mi appagasse, mentre io continuavo a negare che fosse così e a voler vedere solo gli aspetti positivi del nostro rapporto.

“Yuki...io...” dissi non riuscendo più a tenere nascosta la verità,ma non trovavo le parole giuste per potergli spiegare che io ero Aiko.

“Si dimmi...” disse continuando a guardarmi.

“Io sono...io sono...” dissi tentennando.

“Tu sei Aiko?” mi domandò lasciandomi senza parole.

Calò il silenzio tra di noi, poi mi strinse tra le sue braccia e lo sentii singhiozzare.

“Perchè piangi?”

“Per tutto questo tempo ti ho creduta morta e invece sei qui...accanto a me...sono così felice di poterti ancora abbracciare...”

Sentivo il suo petto contro il mio, le sue braccia stringermi ma non provai più le stesse emozioni che avevo provato in passato, era tutto così diverso.

Il mio cuore batteva, ma non con la stessa enfasi di una volta, era come se quell'amore che avevo sempre provato per lui si fosse assopito di colpo.

Dopo quel lungo e intenso abbraccio, si asciugò gli occhi,mentre io ridevo, era sempre stata un grande piagnone.

“Stai piangendo proprio come quella volta in cui ti ho scritto quella lettera d'amore” dissi rammentandomi delle sue dolci e calde lacrime di quella volta.

Mi aveva colpito quella sua sensibilità, io avevo pensato che mi avrebbe preso in giro per l'eccessivo romanticismo e invece no, si era proprio commosso e aveva pianto dalla contentezza.

“Non me lo ricordare...” disse arrossendo.

“Ma è proprio questo che mi è sempre piaciuto di te...questa tua sensibilità...” dissi sorridendo.

“Come sei diventata un robot?” mi chiese stupito.

“Non dirlo ai miei genitori, loro hanno la loro vita e non ho intenzione di scombussolarla ulteriormente...”

“Si, d'accordo, ma spiegami...” disse scioccato.

“Scusa, forse è stata una cosa azzardata...dirtelo...anche se bè ci sei arrivato da solo...”

“Aiko, avevi intenzione di non dirmelo?” disse alzando la voce, si stava agitando.

“Ecco non volevo scombussolarti la vita ,ero venuta a trovarti a casa ed eri ecco in bella compagnia...” ammisi.

“Mi dispiace, io ti devo tante scuse... quando sei morta, mi sono reso conto di aver fatto tante stupidaggini...ma sapevo che non avevo più nessun modo per riparare a tutto e poi ho pensato che mettendomi con qualche altra ti avrei dimenticato e invece non è stato così...” disse guardandomi intensamente.

“No, sono io a doverti delle scuse ti ho detto tante cattiverie quando mi hai lasciato...e non sono stata neppure un'ottima fidanzata...” dissi scusandomi.

“Ma non c'è bisogno, avevi ragione sono stata un idiota, ma adesso posso riparare...” disse avvicinando il suo viso al mio.

Iniziai ad entrare nel panico.

Per tutto quel tempo, avevo tanto desiderato le sue labbra, poterle baciare anche solo per un'ultima volta.

E adesso?

Adesso mi sembrava che non me ne importasse nulla, non c'era più quell'emozione e non riuscivo a spiegarmene la ragione, poi mi balenò per la testa Itou, perché proprio in momenti simili dovevo mettermi a pensare a quell'idiota!

“No!” dissi allontanandolo.

“Che ti prende?” mi domandò sorpreso.

“Scusami ma non credo che possa tornare tutto come prima...” gli dissi sinceramente dispiaciuta.

“Centra per caso Itou?Già certo ti ha baciato!” disse irrigidendosi.

“No, non centra nulla...” dissi irritata.

“Non dovrebbe baciare le fidanzate degli altri!” esclamò iniziando a farsi geloso.

“Ma noi due non stiamo più insieme...” dissi incrociando le sue iridi castane sbalordite.

“Vuoi dire che tra me e te è finita? Non vuoi che noi due ci rimettiamo insieme?”

“E come potrei mettermi con te...io sono un robot...e poi...non sarebbe la stessa cosa...” dissi non sapendo neanch'io cosa stessi dicendo, mi sentivo confusa.

“Aiko, io ti amo! Non mi importa se il tuo aspetto è cambiato...e sei diventata un robot...o chi che sia, non mi importa... per me resterai sempre Aiko!” disse con una dolcezza che mi spiazzava.

Ma la dolcezza delle sue parole, non fecero' la differenza, purtroppo non riuscivo più a provare quelle stesse identiche emozioni, la mia testa era altrove e per quanto provassi a nasconderlo stavo pensando a....

Basta, non voglio neppure dire quel nome!

“Mi dispiace, ma non credo che di tra noi possa funzionare...avevi ragione siamo di due lunghezze d'onda differenti...”gli dissi tristemente.

Quella decisione mi era costata tanto coraggio, sapevo che un ragazzo dolce e premuroso come lui non lo avrei mai più incontrato.

E molto probabilmente me ne sarei presto pentita, perché in fondo per cosa stavo rinunciando a lui, per una notte di sesso con Itou?

Non sapevo neppure quale meccanismo malato fosse scattato dentro la mia testa e nel mio cuore.

Ma forse non centrava neppure Itou, era una cosa che avrei dovuto fare da molto tempo e che avevo sempre rimandato e come una codarda avevo lasciato che fosse lui a lasciarmi.

Forse in realtà il sentimento era svanito ormai da tempo, solo che la me stessa romantica aveva continuato a volerci credere, a voler credere di essere ancora innamorata e poi mi dovevo essere abituata a quel rapporto, ecco ero talmente abituata alla sua presenza nella mia vita, che non avrei saputo immaginarmi una vita senza di lui.

Lui non la prese male, cioè era rammaricato, ma avevo compreso benissimo quello che gli avevo detto e poi disse “ In realtà ecco vedi quanto ti ho lasciato...l'ho fatto perché avevo paura che fossi tu a farlo, perché ero certo che un giorno ti saresti resa conto che non ero fatta per stare con te...perchè io di questo ne sono sempre stato ben consapevole...”

“Non è vero...tu sei un ragazzo d'oro, non devi dire che non sei alla mia altezza.

Anzi sono sicura che un giorno incontrerai una ragazza su misura per te, sicuramente meno scorbutica di me,poi io tornerò piangendo da te e mi pentirò di tutto quello che ti ho detto oggi...” dissi ridendo, poi però la mia risata divenne amara.

“Eh si, di certo quell' Itou non ti tratterà bene come ti ho sempre trattata io...” disse ridendoci sopra.

“Non centra Itou!” esclamai indispettita.

“Ok, ok...ma allora perché ti scaldi tanto?” mi domandò lui divertito.

“Non mi sto affatto scaldando...solo che le tue supposizioni sono del tutto errate!” esclamai alzando la voce, forse volevo convincere più me stessa che lui.

“Aiko puoi mentire a te stessa, agli altri e persino a lui, ma non a me.

Io ti conosco troppo bene, e sai l'espressione che avevi quando ti ha baciato parlava da sola... un tempo baciavi me con quella stessa espressione” disse mettendomi in difficoltà.

   
 
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