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Autore: Tinotina    31/08/2011    5 recensioni
[ZukoxKatara]
La battaglia finale non si è conclusa come tutti si aspettavano. L'Avatar aveva vinto, questo era certo, ma la vittoria non aveva portato solo gioia e speranza per il nuovo mondo che tutti aspettavano.
Zuko si è risvegliato ferito, con nuove verità schiaccianti ed ora deve compiere scelte per il suo nome, per il suo regno, per la sua vita.
[STORIA SOSPESA]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Secondo

 

Katara aveva lavorato tutto il pomeriggio per riuscire ad abbassare la febbre a Zuko, sia con il dominio dell'acqua sia con gli asciugamani puliti che Sokka continuamente le portava.

Si era calmato solamente a notte inoltrata.

<< Bravo >> mormorò sentendo il respiro normalizzarsi << Molto bravo >>

Katara era così sfinita che per poco non cadde a terra, se non fosse stato per l'intervento tempestivo di Aang che in quel momento stava passando davanti alla camera da letto.

Il ragazzo era riuscito a prenderla poco prima che toccasse il suolo ed ora, tenendola faticosamente tra le braccia, la stava portando nella sua stanza.

La adagiò sul letto caldo e la coprì.

I lineamenti del volto parvero rilassarsi a quel contatto confortevole; il primo dopo giorni.

Se mai l'aveva vista più bella di così, Aang non lo ricordava.

Sembrava l'avessero scolpita i più grandi maestri delle quattro nazioni.

Quando fu sicuro del suo sonno tranquillo, Aang lasciò la stanza.

 

***

 

La mattina che seguì quella terribile notte iniziò nel modo più splendido.

Il sole risvegliava piano la natura ancora dormiente, mentre gli animali iniziavano a lasciare il loro sonno non appena i caldi raggi solari bagnavano le loro pellicce.

Solamente i fiori restarono a coccolarsi ancora nella fresca rugiada mattutina che presto li avrebbe abbandonati.

Katara non si godé lo spettacolare risveglio.

Infatti, non appena aprì gli occhi e comprese di trovarsi nella sua stanza, balzò fuori dal letto e indossò velocemente la vestaglia.

Uscì in tutta fretta dalla camera da letto per raggiungere quella di Zuko.

Quello che vide in seguito la riempì di gioia.

Il ragazzo stava seguito sul letto con gli occhi completamente aperti e mangiava una zuppa bollente.

Appena la vide entrare, con il rossore della fatica ancora sul volto, adagiò la ciotola sul comodino al suo fianco e la guardò.

Non fece in tempo a formulare una frase che in un lampo le braccia di Katara gli cinsero il corpo e le calde lacrime della ragazza iniziarono a bagnargli i vestiti.

<< Stai bene! Stai bene! >> continuava a ripetere, mentre con le mani si accertava che fosse realmente così.

<< Ka ... Katara … >>

<< Stai davvero bene.>> disse nuovamente << Tu stai bene. Sei qui ... sei sveglio … stai bene. >>

<< Si Katara, io sto bene >> Zuko le prese le mani e le allontanò dal suo volto.

Katara non provò nemmeno a protestare. Avrebbe voluto tenere ancora i suoi palmi sopra la fronte e le guance di Zuko, ma si allontanò senza un fiato.

<< Scusa … scusa non volevo … non volevo … aggredirti o cose simili. >>

Zuko la guardò, per poi volgere lo sguardo verso l'esterno.

<< E' una bella mattinata fuori. Sokka è uscito subito dopo avermi portato quella zuppa schifosa. Non ho fatto neanche in tempo a chiedergli in che giorno siamo o l'ora di oggi. >>

<< Oh … è il diciannove di Agosto >>

<< E' passato così tanto tempo? >> chiese più a se stesso che a lei, che non rispose.

<< Beh … >> continuò << Come mai tu stai qui a parlare con me invece di giocare insieme a Sokka o a Aang? >>

<< Io volevo...volevo solo vedere come stavi... >>

<< L'hai detto tu stessa; sto bene. >>

Seguì un momento in cui nessuno dei due parlò.

Uno di quei pesanti silenzi in cui i passi sbagliati si susseguono senza sosta e dove le parole fuggono ad ogni controllo …

<< Ora perché non esci in giardino? Vorrei restare solo se non ti spiace >>

e che feriscono più di una lama scagliata erroneamente.

<< Oh, certo. Allora tu riposa e se hai bisogno di qualunque cosa facci chiamare >>

Katara si avvicinò alla porta, quando la voce di Zuko la richiamò per l'ultima volta.

<< Ehi... se vedi Mai, le puoi dire che la sto aspettando? >>

La ragazza, già con la mano destra sulla maniglia, si paralizzò. Sentire nuovamente quel nome che era ormai diventato un tabù all'interno del loro gruppo, le aveva rigettato addosso tutta la rabbia, la distruzione e il dolore delle perdite che quella guerra aveva portato.

Non se la sentì di riversare addosso a Zuko quella verità che l'avrebbe distrutto...

<< Sicuro. Non appena la vedo >>

e lei preferì mentire.

 

***

 

Katara non raggiunse i compagni nel giardino della dimora.

Scappare. Scappare via. Solo questo aveva importanza.

Fuggire dal palazzo, andare via. Non importava il luogo, non importava niente.

Aveva vissuto gli ultimi venti giorni circa sommersa dall'ansia, dalla paura, preda del terrore di veder morire Zuko sotto i suoi occhi senza aver la capacità di poterlo salvare, vivere continuamente con quella dannata sensazione di impotenza che le impediva di vivere serenamente.

Dopo tutto quel tempo, solo un breve respiro soffocato le era stato concesso.

Veloce quanto lo sbattere delle ciglia.

Aveva affrontato tante avventure da quando aveva iniziato a viaggiare con Aang; combattuto mille battaglie e soprattutto aveva sfidato i suoi demoni.

Era andata a scovare l'assassino di sua madre e aveva fronteggiato per l'ultima volta il dolore della sua scomparsa.

Non l'aveva perdonato, questo era più che certo – non poteva perdonarlo – ma quella volta aveva potuto iniziare a smettere di tormentarsi e iniziare a ricordare con la pace nella mente.

Finalmente poteva pensare a sua madre senza l'odio e il rancore sullo sfondo.

E doveva tutto a Zuko.

Se non fosse stato per lui, la sua mente sarebbe ancora invasa da spettri.

Ed ora lei doveva infestare la sua, di mente? Coprirla d'odio e d'ira? Sapeva bene quanto potesse essere velenoso l'accoppiamento dei due sentimenti, specie se combinati al pensiero di essere stati inutili.

Lei, perché era stata solo una bambina. Lui, perché non era stato abbastanza forte.

Non voleva essere lei.

Non voleva essere lei a svegliarlo dal sonno della malattia.

Non voleva essere lei a disintegrarlo; non dopo tutto il tempo in cui aveva cercato di salvarlo.

Era poco lontano dai contini del palazzo reale, quando si fermò.

Katara non aveva più fiato in corpo e le gambe le dolevano paurosamente.

Doveva riprendersi.

Doveva riposare, almeno per un po'.

Si, le avrebbe fatto bene...

E lentamente chiuse gli occhi, per rispondere a quel desiderio soltanto sussurrato dentro di sé.

 

***

 

Si svegliò di soprassalto.

Non ricordava nemmeno di essersi addormentata, ma di certo quella sveglia non le attutì il colpo.

Uno stormo di uccelli aveva preso a svolazzare e a gracidare in simultanea, senza nessun motivo apparente, gli animali d'allevamento avevano iniziato a muggire e a nitrire, scalciando senza posa.

Gli allevatori cercavano di calmarli, ma senza risultati.

Qualcosa li aveva scossi, e sembrava che fosse solamente l'inizio.

Le persone correvano da tutte le parti. Chi per tentare un qualche rimedio, chi per mettere in salvo bambini e anziani.

Anche un giovane stava correndo, ma non aveva l'aria di voler salvare qualcuno. Sembrava che fosse più che altro alla ricerca di qualcuno, e quando i loro sguardi si incontrarono, capì che era lei la persona che stava cercando.

In un attimo Aang le fu accanto e con la voce piena d'orrore e impastata dai respiri pesanti le disse serio: << Katara, abbiamo bisogno di te. Zuko ha scoperto cosa è successo a Mai. È fuori di sé … non riusciamo a calmarlo … ti prego … aiutaci >>



 

  
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