Calleigh Duquesne
uscì con passo
svelto dal laboratorio di balistica, il suo regno. Aveva analizzato
attentamente la pistola che Wolfe le aveva portato quella mattina, la
possibile arma del delitto.
Una Glock, calibro 45: un modello
piuttosto compatto ma i cui grossi proiettili suggerivano che in
realtà fosse qualcosa di più rispetto a una
semplice arma da
difesa. L'aveva analizzata attentamente, con il proprio occhio
esperto, sparando qualche colpo di prova che poi aveva confrontato
con il proiettile che il dottor Loman aveva estratto dal corpo della
vittima ancora sconosciuta.
Calliegh allungò il passo quando
riconobbe una figura familiare camminare in uno dei luminosi corridoi
del laboratorio.
“La pistola che ha trovato Ryan non è
quella che ha sparato alla nostra vittima.”
annunciò la bionda,
affiancandosi ad Eric che stava camminando svelto, probabilmente
diretto da Benton per scoprire qualcosa sui nastri di registrazione
dell'albergo.
Delko aggrottò le sopracciglia,
sorpreso “Ne sei sicura?”
“Sì.- confermò la donna scostandosi
dal volto una lunga ciocca di capelli biondi- Quell'arma non spara un
colpo da diverso tempo. E, oltretutto, sulla bocca non sono
presenti
residui di alcun tipo.”
“All'uomo è stato sparato a
bruciapelo, se quella fosse davvero l'arma che cerchiamo dovrebbe
avere del tessuto e delle fibre.” concluse quindi il Csi di
origine
cubane, aggrottando la fronte pensieroso.
“Lo so.- annuì di nuovo Calleigh,
mentre additava una porta di vetro alla propria destra- Sto andando
proprio ora a vedere se invece sono riusciti a trovare qualcosa sui
vestiti.”
Eric le fece un cenno di saluto, mentre
la vide entrare con passo aggraziato nel laboratorio tracce.
La stanza era piuttosto piccola
rispetto all'ampio spazio in cui svolgeva le proprie analisi
balistiche, ma era ben arieggiata e, soprattutto, piena di strumenti
in grado di aiutare nell'identificazione di quasi ogni tipo di
campione di origine animale o sintetica. Un sorriso cordiale le si
allargò sul volto mentre si avvicinava al grande tavolo
illuminato
intorno al quale due uomini stavano lavorando indaffarati.
“Hey, Walter!- disse la bionda
esperta di balistica salutando il grosso e bonario CSI di colore- Hai
trovato qualcosa sui vestiti della Robinson?”
Simmons scosse la testa, sul volto una
smorfia obliqua rendeva palese la propria frustrazione
“Niente di
niente. A quanto pare non mentiva quando ha detto che li ha rubati
dalla lavanderia dell'albergo dopo aver abbandonato i propri sporchi
di sangue che abbiamo trovato sulla scena. Ho mandato dei campioni a
Valera per il DNA, ma per quanto mi riguarda non ho trovato
né fibre
né altre sostanze particolari.”
“Io ho analizzato le sue scarpe:
sulle suole c'è il sangue della vittima.” aggiunse
Travers alzando
gli occhi dalle suddette calzature, il proprio accento inglese che si
faceva largo prepotentemente nella frase.
“Quindi significa che l'ha calpestato
dopo che l'ha ucciso.- ricapitolò Calleigh- Però
non capisco, non
dovrebbero esserci delle macchie anche sopra?”
Walter incrociò le braccia al petto
“Forse quando ha compiuto l'omicidio non le indossava. Il
tacco è
piuttosto alto, forse le ha tolte durante la colluttazione per non
rischiare di rimanere svantaggiata nello scontro.”
La bionda CSI annuì concorde “Hai
ragione. Hai trovato tracce di polvere da sparo sui vestiti che la
Robinson indossava durante l'omicidio?”
“Nessun residuo.- rispose Walter
scuotendo piano la testa- Anche il test fatto da Delko sulla pelle
non ha portato a nessun risultato, ma la ragazza ha ammesso di
essersi pulita per eliminare ogni traccia, quindi può averli
cancellati lei stessa.”
“Non capisco.- borbottò Calleigh
aggrottando la fronte- Si è cambiata e lavata, ha nascosto
le prove
chiave per la sua incriminazione ed è scappata dalla scena
del
crimine, eppure subito dopo è venuta qua a confessare, non
ha voluto
né chiamare un avvocato né avere un difensore
d'ufficio e ci ha
dato il via libera per qualunque test senza nemmeno obbligarci a
richiedere un mandato.”
Simmons puntò sulla donna i propri
occhi scuri e ugualmente perplessi “Hai ragione. È
piuttosto
strano.”
“Forse da quando ha lasciato l'hotel
a quando ha parlato con Horatio qualcuno le ha fatto cambiare
idea.”
concluse quindi la CSI, con una nuova luce determinata nello sguardo
smeraldino.
“Orso.”
Ryan Wolfe sbatté le palpebre più
volte, confuso, mentre fissava Maxine Valera alzare lo sguardo dal
suo microscopio per fissarlo con sguardo vivace.
“Scusa?” riuscì quindi a
ribattere, alzando un sopracciglio con perplessità.
La tecnica di laboratorio strizzò un
occhio in sua direzione, divertita dalla sua reazione “Quello
che
mi hai portato stamattina, che hai trovato appiccicato a quel
terriccio sotto le scarpe della vittima.- specificò quindi-
Non sono
capelli, ma peli. Di orso.”
Ryan aggrottò la fronte “Che cosa ci
facevano dei peli di orso là sotto?”
“Non chiederlo a me, sei tu
l'investigatore, io sono solo un topo di laboratorio.”
ribatté la
donna alzando le mani in segno di resa, assolutamente incapace di
trovare uno scenario di qualsiasi tipo per cui un pelo d'orso possa
essere finito nella suite di uno dei più rinomati alberghi
di Miami.
“Forse la cosa potrebbe aiutarci a
scoprire l'identità della vittima.- meditò Wolfe,
passandosi una
mano sotto il mento- Chi ha a che fare con gli orsi?”
Valera increspò le labbra mentre
pensava ad ogni opzione “Uhm...Ranger?Guardie
forestali?Cacciatori?Imbalsamatori?Appassionati di pic-nic
all'aperto?”
“O, veterinari.- concluse il giovane
CSI con un sorriso soddisfatto- Juliet Robinson è una
veterinaria,
giusto?”
Maxine alzò le sopracciglia,
leggermente divertita dalla conclusione cui erano arrivati
“Anche
il mio vicino di casa è un veterinario, ma credo che
l'animale più
esotico con cui abbia avuto a che fare sia stata una tartaruga di
terra.”
“Vale la pena provare, no?- ribatté
Ryan mentre muoveva passi veloci verso la porta del laboratorio di
analisi del DNA- Chiamo Walter: dici che avrà voglia di fare
un giro
allo zoo?”
“Juliet Robinson è la donna del
mistero.- dichiarò Frank Tripp mentre sfogliava il proprio
taccuino
di fronte a una incuriosita Natalia- La madre è morta quando
lei
aveva poco più di un anno e suo padre è un
ufficiale dell'esercito,
hanno vissuto insieme a Seattle, dove lei è stata spedita a
una
scuola militare non appena ha avuto l'età adatta, poi se ne
è
andata al college. Si è laureata in medicina veterinaria e
si è
specializzata nei grandi predatori, dopodiché ha aperto uno
studio
proprio e ha iniziato a collaborare con zoo, parchi naturali e
allevamenti di animali esotici nella zona.”
“Grandi predatori?- ripeté Boa Vista
mentre lo sguardo gli si illuminava- Come gli orsi. Questo la collega
alla nostra vittima: Valera ha identificato il pelo trovato sotto le
sue scarpe come un pelo d'orso.”
“Già.- annuì il grosso detective
texano- Wolfe e Simmons sono già andati allo zoo per fare
qualche
domanda e cercare di identificare il nostro uomo senza testa.”
“E dopo?- domandò di nuovo la bella
CSI- Come è arrivata a Miami?”
“Non ne ho assolutamente idea.-
ammise suo malgrado Tripp- Quello che so è che è
praticamente
scomparsa per due anni per poi ricomparire qui a Miami dove, in ogni
caso, non c'è nessuna proprietà registrata a suo
nome. Nessuna
prenotazione in alberghi o motel, nessun noleggio di auto, nessun
contratto di affitto, nessun contratto di lavoro. Niente di niente.
È
qui, ma è come se fosse invisibile.”
Natalia rifletté per qualche secondo
su quanto aveva appreso negli ultimi minuti sulla loro sospettata
primaria “La receptionist ti ha detto che pagava la stanza in
contanti, giusto?”
“Esatto, perché?” confermò
Frank,
per poi domandarsi cosa passasse per la testa dell'investigatrice
della scientifica.
“Ci servono quei soldi, mi è venuta
un'idea.” annunciò quindi la donna con tono
determinato.
Horatio Caine si rigirò gli occhiali
da sole fra le dita con fare apparentemente noncurante, mentre un
medico dal camice mal stirato gli si avvicinava con passo svelto.
“Dottor Aller?” domandò, gettando
un'occhiata fulminea al cognome cucito sulla stoffa bianca.
“Tenente Caine?- gli fece eco l'uomo,
sistemando la cartella piena che stringeva fra le mani mentre
aspettava un cenno di assenso del capo della scientifica, che non
tardò ad arrivare- Mi hanno detto che avrei dovuto parlare
con lei
delle condizioni della paziente che è stata portata qui
stamattina,
la giovane sotto custodia con un trauma cranico.”
Horatio confermò di nuovo, con un
breve movimento della testa “Che cosa mi dice delle sue
condizioni?”
“È stabile ora.- annunciò quindi il
canuto medico- Ma quando è arrivata era in preda a una forte
crisi
di panico. Le abbiamo somministrato dei calmanti e poi l'abbiamo
messa sotto anticoagulanti per impedire la formazione di un trombo,
ma le condizioni sono un po' particolari...”
Caine inclinò la testa per scrutarlo
più a fondo “Che cosa intende, dottor
Aller?”
“E' una commozione cerebrale di
quinto livello.- specificò quindi Aller con tono grave-
C'è un
ematoma che comprime il lobo temporale sinistro, ovvero il centro di
memoria, linguaggio e pronuncia. E questa emorragia ha causato
un'amnesia retrograda a quanto sembra.”
“Mi sta dicendo che quello che ha
Juliet Robinson potrebbe compromettere le sue abilità
cognitive?”
riformulò quindi il tenente, mentre rifletteva sulle
possibili
implicazioni di quanto appena appreso.
Il dottore si passò le dita sui baffi
bianchi e ben curati “Solo per quanto riguarda gli ambiti che
ho
menzionato. Abbiamo fatto qualche test e a quanto sembra pare che la
memoria della paziente abbia subito un serio danneggiamento.”
Horatio fece dondolare leggermente la
testa, prima di porre un'altra domanda con tono meditabondo
“Dottor
Aller, se quello che mi racconta è vero, perché
mai la ragazza
avrebbe dovuto inventarsi una storia tanto elaborata e dichiararsi
colpevole di un omicidio che nemmeno ricorda di avere
commesso?”
“La mente umana è molto variabile,
tenente Caine.- affermò il medico prima di formulare qualche
ipotesi- Forse non ha dimenticato quello che ha fatto. Può
darsi che
quando si è resa conto dell'atto appena compiuto, abbia
semplicemente ricostruito gli eventi della sera precedente usando la
logica. Oppure che non abbia dimenticato affatto: la mente umana
è
un territorio ancora molto enigmatico e imprevedibile. Può
darsi che
l'omicidio sia avvenuto dopo la perdita di memoria, oppure che non
sia stato affatto dimenticato.”
“Quindi quello che mi ha raccontato è
vero?” ricapitolò Horatio socchiudendo gli occhi
chiari.
“Probabilmente.- confermò Aller
annuendo con convinzione- Ho trovato segni di lotta oltre al trauma
cranico, quindi una colluttazione c'è stata. Quello che non
so dirle
è quanto.”
“Non si preoccupi, dottore.- rispose
il capo della scientifica infilandosi gli occhiali sul naso- Quello
lo scoprirò da solo.”
“Ah, un'altra cosa, tenente Caine.”
chiamò di nuovo il medico, poco prima che Caine fosse troppo
lontano
per sentirlo.
“Sì, dottor Aller?”
“Ho scoperto che la signorina
Robinson è già stata ricoverata qui qualche mese
fa.” lo informò
quindi Aller.
Horatio si bloccò, in attesa di altre
informazioni “Per cosa?”
“Un morso al polpaccio.- dichiarò il
vecchio dottore sfogliando la cartella medica- lei ha detto che era
stato un cane ma credo che stesse mentendo. L'abbiamo sottoposta a
una puntura addominale contro la rabbia e tenuta in osservazione un
paio di giorni per scongiurare rischi di infezione.”
“Quindi ha altre informazioni su di
lei?” domandò di nuovo pur dubitando di una
risposta affermativa.
Aller, infatti, scosse la testa in
segno di diniego “L'indirizzo che ci ha dato è
quello di un
albergo e i numeri di telefono sono falsi.”
Horatio fece un breve cenno di saluto,
prima di avviarsi verso l'uscita dell'ospedale con passo svelto. Se
qualcuno si sforzava così tanto a non far sapere nulla di
sé, a
sparire per due anni interi per poi ricomparire e non lasciare
alcuna traccia della propria permanenza a Miami significava che aveva
qualcosa di grosso da nascondere. E lui aveva decisamente intenzione
di scoprire cosa.