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Autore: milly92    01/09/2011    1 recensioni
Tutti noi non facciamo altro che immaginare la New Generation, composta per la maggior parte dai figli e dai nipoti di Harry, Ron e Hermione. Al massimo ci aggiungiamo Scorpius, i gemelli Scamandro ma... Non siete curiosi di conoscere cosa succede ai nipoti di Antonin Dolohov?
Beh, di certo non vi posso biasimare, visto che tutta Hogwarts non bada a loro, i Serpeverde che all'inizio vengono trattati come "i nipoti del Mangiamorte". Nessuno, però, sa che nemmeno loro conoscono perfettamente gli accaduti della Seconda Guerra Magica, dato che all'inizio non sapevano nemmeno di essere streghe e maghi... Ed è quando Rebecca, la nipote maggiore, si ritrova a scoprire questa brusca realtà e a ritrovarsi coinvolta in qualche disputa con il clan Weasley/Potter che inizia la vera storia...
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 1 
Ma Che Amici Hai, Papà?!


Era un caldo giorno di fine luglio dell'estate dei miei undici anni quando i Malfoy misero piede in casa mia per la prima volta. 
Probabilmente furono loro la causa del repentino cambio d'umore di mio padre, che fino a quel momento era radioso grazie alla lunga vacanza che ci eravamo concessi a North Beach e i cui effetti si erano protratti, addirittura, fino a cinque giorni dopo il nostro rientro. 
Ricordo che stavo vedendo un telefilm alla TV sgranocchiando una deliziosa confezione di patatine alla paprika, quando un sonoro "pop" fece comparire nel centro del salotto un uomo sui trentacinque anni alto ed eccessivamente pallido e un ragazzino molto simile a lui al suo fianco. 
Non sapevo che quel "pop" fosse il semplice rumore dovuto ad una materializzazione, anche perchè non conoscevo l'esistenza di quest'ultimo modo rapido per spostarsi da un luogo all'altro. Non sapevo nulla del mondo magico, in realtà. 
Conoscevo al massimo le bacchette e la parola "incantesimi", grazie a qualche film di magia. 
Quindi, era ovvio che quest'azione scatenasse le mie urla, che di sicuro fecero sobbalzare tutte le persone che risiedevano nel condomonio in cui abitavo, a causa del mio spavento, nel momento in cui vidi quelle due facce lunghe fissarmi come se fossi un quadro di Picasso o giù di lì. 
A causa delle mie urla non riuscii a sentire il rumore dei passi di mio padre, rapidi e fluidi, che accorrevano in mia direzione. 
"Malfoy, educato come sempre, a quanto vedo" sospirò lui, Gerard Dolohov, stringendomi a sè e accarezzandomi la chioma castana, come faceva sempre per tranquillizzarmi. 
"E tu sei codardo come sempre, Dolohov" ribattè con tranquillità l'uomo, se così potevo definire quello spilungone maleducato. Aveva una voce strascicata che mi dava ai nervi. 
"Ho imparato dal migliore, allora" dichiarò papà, gelido.

Udendo quell'offesa quasi dimenticai il fatto che quel Malfoy fosse spuntato dal nulla, all'improvviso, nel salotto di casa mia, e mi alzai di scatto, dopo aver guardato papà con un'aria tra lo sbalordito e il curioso. 
"Becky, per favore, vai in camera tua" mi ordinò papà mentre il tipo mi guardava con un ghigno beffardo e sembrava stesse scrutandomi con interesse. 
"E' tutta suo nonno, eh?" osservò, mentre stavo per ribattere. 
Mi immobilizzai, levando un sopracciglio. "Conoscevi mio nonno? Nonno Antonin?". 
"Sì. Era un... Amico di famiglia, se così si può definire. Gerard, quanto sa tua figlia?".
Vidi mio padre impallidire per la seconda volta da quando ero nata. La prima volta era accaduta quattro anni prima, quando mamma era stata uccisa, quando avevo sette anni.
"Draco, sei pregato di farti gli affari tuoi. Quest'intrusione in casa mia è stata...".
"Obbligatoria. Hai insonorizzato il campanello per far sì che tua figlia non lo sentisse, non avevo altra scelta".
"Papà, cosa hai fatto al campanello?" m'intromisi, cercando di capirci qualcosa in quella situazione assurda.
"Oddio,  Gerard! Non sa nemmeno cosa significhi insonorizzare?" esclamò l'uomo chiamato Draco, con una faccia molto in stile "Oh My God!".
La sua copia genetica rimpicciolita ridacchiò con gusto, imitando il padre.
"Ehi! Guarda che io ho vinto tre gare di spelling a scuola! Non sono ignorante!" mi difesi. "Sei tu che parli in modo strano" aggiunsi. "E ti vesti in modo strano" notai, vedendo che indossava un completo nero, in piena estate, con sopra un mantello. "Ma da dove vieni?". 
"Sono di ritorno da Diagon Alley". 
"Diago-che?! Papà, ma chi conosci? E poi hai paura delle mie amicizie!" lo rimproverai, pensando che Draco Malfoy non fosse altro che uno dei suoi vecchi amici d'adolescenza con cui aveva condiviso esperienze non proprio educative.
Papà sospirò e mi spinse letteralmente verso la mia stanza. "Becky, fidati, ti farò tornare qui a breve...".
Sbuffai, decidendo, infine, di acconsentire. "Ok, però la prossima volta la faccio io la spesa, quelle patatine dovevano essere scadute! Mi è sembrato che quei due fossero comparsi dal nulla..." spiegai, incrociando lo sguardo dei due in modo malevolo e allontanandomi, cercando di imitare quell'aria di superiorità che facevano le attrici nei telefilm americani. 
Dovevo aver proprio esagerato con quelle patatine, se ero arrivata al punto di immaginare che quei due spilungoni fossero spuntati dal nulla! 
Mi trascinai fino in camera mia, dove, come al solito, regnava un caos madornale: il letto era disfatto come sempre, la mia biancheria intima faceva bella mostra di sè sul pavimento e le costodie di alcuni cd si trovavano sparpagliate tra scrivania, sedia e comodino. 
Chissà come faceva papà a riordinare tutto in poco tempo! 
Guardai l'orologio. Erano le tre e dieci minuti del pomeriggio. Un altro punto a sfavore di Malfoy senior e Malfoy junior: era normale presentarsi all'improvviso in casa di qualcuno a quell'ora del pomeriggio? E se mi avessero trovata stesa sul divano con indosso solo la biancheria, visto che quella era una delle mie abitudini estive, che usavo quando ero sola in casa?
Mi affacciai alla finestra, chiedendomi quando diavolo papà avesse finito di parlare con quel tipo, e dopo pochi minuti m'illuminai, vedendo un'auto grigia fermarsi davanti casa mia, chiaro segno che zia Katherine fosse venuta a trovarci con mia cugina Charlotte. 
Infatti, pochi secondi dopo vidi il corpicino minuto di Charlie scendere dalla macchina.
"Ehi, Charlie! Charlie!" la chiamai, premurandomi di urlare soavemente, agitando la mano destra in sua direzione come se non la vedessi da anni ed anni. In effetti non la vedevo da due giorni, e per noi era un record dato che vivevamo in simbiosi durante l'estate. 
"Ehi, Bec! Ora salgo, vieni ad aprire la porta!" esclamò entusiasta, sorridendo e guardando in mia direzione con i suoi occhiali da sole gialli a forma di cuore. 
"Subito!".
Per l'entusiasmo avevo quasi dimenticato la presenza di quelle due facce pallide nel mio salotto, e sembrai ricordarlo solo nel momento in cui, alla soglia della porta in legno della stanza, udii la voce di mio padre che si sovrapponeva a quella strascicata di Malfoy. 
"...E' mia figlia e decido io quel che è giusto per lei...".
"Non potrai recitare per sempre! Ha diritto di sapere!".
"...Proteggerla, capisci?".
"Prima o poi le sue capacità verranno fuori, e lo sai!".
"...Voglio il meglio per lei, e...".
"Proteggerla?! Solo perchè è la nipote di un Mangiamorte?! Cosa dovrei fare con Scorpius, allora?! Segregarlo in casa?". 
Feci rumore con la porta, irrompendo nella stanza, e li guardai entrambi senza capire nulla. Chissà perchè il campanello non suonava ancora. 
"Da cosa vorresti proteggermi, pà?" domandai. 
Il nano biondo mi scrutava, curioso. 
"Becky, ti avevo detto che ti avrei chiamato io quando...".
"E' arrivata Charlie, anche se, non so perchè, non ha ancora suonato il campanello" mormorai. Non mi piaceva disubbidire- solo a papà, intendiamoci!- ma non era colpa mia se mia cugina aveva deciso di arrivare proprio in quel momento. 
Papà si passò una mano sulla fronte, e Malfoy ghignò. 
"Cosa c'è?" domandai, stanca di quegli atteggiamenti. Lo dicevo io che quel tipo era poco raccomandabile, doveva aver offerto a papà qualche strana sigaretta visto che da quando era arrivato non faceva altro che comportarsi in modo strano. 
"Becky...".
"Tuo padre ti deve dire una cosa. E anche a tua cugina e al resto dei nipoti, mi sa" s'intromise il biondo. 
Sbuffai. "Cosa? Che ha un amico idiota?" esclamai, non potendone più e andando ad aprire la porta, lasciando dietro di me uno strano silenzio. 
Trovai Charlie che premeva il tasto del campanello senza che esso emanasse alcun suono. "Finalmente! Ma cosa è successo? Non c'è corrente?" domandò.
"Mmm, mi sa che è stato insono-qualcosa, boh...".
"Eh? Non ho capito".
"Charlie, fidati,è mezz'ora che nemmeno io ci sto capendo qualcosa" spiegai sarcastica, cedendole il passo per entrare in quello che ormai era il mio soggiorno contaminato. 
Charlie sembrava confusa dalle mie parole, ma comunque si tolse gli occhiali da sole e si affrettò a salutare il suo adorato zio Gerard, prima di guardare in direzione dei due Malfoy con aria interrogativa.
Dall'espressione di papà compresi che aveva deciso che fosse giunto il momento di prendere il controllo della situazione.
"Charlotte, mamma dov'è?" chiese.
"Dal parrucchiere...".
"Bene, senti, puoi chiamarla e dirle che stasera è invitata a cena qui con tuo padre e di invitare anche zio Alex e zio Karl con le loro famiglie?" domandò, prendendo il cordless con aria pratica e porgendoglielo. Notai lo sguardo del piccolo Malfoy scrutare stranito quell'oggetto.
Charlotte sorrise. Lei adorava le cene di famiglia. "Ma certo! Wow, che bello!" e subito si affrettò a comporre il numero.
"Quindi a cena scoprirò da cosa vuoi proteggermi, giusto?" chiesi spazientita a mio padre che rispose in modo affermativo con un breve cenno.
Malfoy parve soddisfatto. 

Come al solito papà riuscì a preparare una cena per quasi venti persone in pochissimo tempo, suscitando la mia curiosità come al solito. Mi dicevo sempre che un giorno gli avrei chiesto quale fosse il suo segreto, ma chissà perchè non lo avevo mai fatto.
Seduta tra Charlie e suo fratello Jack, mangiavo silenziosamente, intenzionata a non fare il minimo rumore dato che regnava il silenzio assoluto. 
Non era mai successo che una a cena della famiglia Dolohov regnasse il silenzio. Mai. Si chiacchierava ad alta voce, ci si prendeva in giro, si raccontavano barzellette, ed invece, quella sera, appena i miei zii avevano visto i Malfoy non avevano pronunciato nemmeno mezza parola, se non durante una breve chiacchierata-ovviamente privata- con mio padre.
Zia Katherine vedendo colui il cui nome era Draco, era impallidita come papà, si era passata una mano tra i capelli ancora pieni di lacca del parrucchiere aveva fatto un cenno, mentre suo marito, zio Paul, il primo fratello di papà, aveva aggrottato le sopracciglia.
Zio Alex e zia Laurel avevano spalancato la bocca e lo avevano salutato sorpresi, mentre zio Karl e sua moglie Mary lo avevano guardato numerose volte e avevano balbettato mezzo saluto. 
Per non parlare dei miei cugini, Jack, David, Christopher e Damien, che stavano letteralmente prendendo in giro il suo pargoletto per il colore dei suoi capelli e per la sua eccessiva magrezza. 
Erano ormai le nove e mezzo quando papà si decise a proferire verbo, dopo aver scambiato un'occhiata decisa con i suoi fratelli e sua sorella. 
Malfoy sorrise, dandomi ai nervi. 
"Bene, ragazzi....".
Ci fu una lunga introduzione riguardo l'arrivo di Malfoy, del fatto che ormai eravamo grandi- qui lo guardai scettica, dato che le più grandi eravamo io, Charlie e Beatrix , mentre gli altri marmocchi avevano dagli otto ai dieci anni- e poi...
E poi, sbuffando come se fosse un pazzo esaurito, Malfoy estrasse un lungo pezzo di legno e, con un gesto fluido, fece sì che tutti i piatti si gettassero da soli nel lavandino per essere lavati.
"Scusa, ma non ti decidevi ad andare al sodo!" borbottò risoluto quando papà lo guardò male. 
"E a te che importa?!" sbottai, sebbene fossi ancora scioccata dal suo gesto. "Papà" aggiunsi, "Sto male, è da oggi che immagino cose che non esistono, tipo questi due che compaiono all'improvviso a casa nostra...". Ero forse diventata pazza?
Zia Laurel mi poggiò una mano sulla spalla ed io la guardai. 
Papà sospirò e si decise a dire: "Non è che stai male, tesoro, è solo che... Tu e tutti i tuoi cugini siete... Ecco, maghi e streghe".
Silenzio. 
La prima a parlare fu Charlie che, indossando di nuovo i suoi ridicoli occhiali da sole, iniziò a ridere e a dire: "Siamo in tv, vero? Siamo i protagonisti di un reality show,  vero?".
"Wow, fico!" sussurrò suo fratello Jack, che ormai aveva l'abitudine di credere a tutto ciò che lei diceva.
Papà sussurrò un: "No" a malincuore, come se preferisse che la questione del reality show fosse vera, e mi guardò.
"Babbo, giuro che io a questo"- indicai Malfoy con l'indice destro-, "lo denuncio! Da quando è venuto non fai altro che sparare idiozie pure tu, come lui! Vi siete drogati, vero?".
"Calma, Rebecca" s'intromise il nano platinato.
"Ehi! Solo gli amici possono chiamarmi così!".
"Ok, ok, basta! Ragazzi, mi dispiace, ma quel che ha detto zio Gerard è tutto vero" disse zio Karl, alzandosi. Era identico a mio padre, aveva lo stesso viso lungo , gli stessi capelli neri e gli stessi occhietti scuri, solo che era un pò più in carne. 
"Tu sei pazzo" borbottò Beatrix, sua figlia maggiore. "Mamma ha ragione". 
Zia Mary arrossì e le posò una mano sulla bocca. "Tesoro, che dici! Papà ha ragione, siamo tutti maghi e streghe, qui...".
"E' una storia lunga" disse a malincuore zia Katherine. "Andiamo in salotto, ve la spieghiamo...". 
Incrociai le braccia ed obbedì, lanciando uno sguardo di sfida a Malfoy Senior. 
In risposta, mi dedicò il suo sorriso beffardo.


*** Quattro settimane dopo ***

Il 1° Settembre, io, Charlie e Beatrix ce ne stavamo nell'affollata stazione di King's Cross, al Binario 9 3/4, con i nostri genitori alle calcagna. 

Sembrava passato un secondo da quando i nostri genitori ci avevano spiegato quell'amara verità che li aveva spinti a tenerci lontano dal mondo magico: nostro nonno era uno dei "Mangiamorte" che avevano sostenuto un certo Voldemort durante la prima e la seconda Guerra Magica, e dopo la sua sconfitta, il nonno era stato imprigionato nel carcere dei Maghi, chiamato Azkaban, e di conseguenza i suoi figli avevano deciso di negare le loro origini per condurre una vita migliore, senza pregiudizi, da totali Babbani, ovvero coloro che credevo di essere anch'io fino a poco prima. 
"Purtroppo la società attuale glorifica la famiglia Potter/Weasley e guarda i parenti degli ex Mangiamorte con astio, ma dovete tenere duro e dimostrare quanto valete" mi aveva detto Draco il giorno prima. "Siamo in Pace, è vero, ma io credo che fossimo tutti più umani durante la Guerra, ci aiutavamo, seppure in modo particolare, mentre ora... Ora, se non hai capelli rossi, cicatrici e occhi verdi nessuno ti considera". 
Lui, sapendo che a breve sarebbero arrivate le lettere da Hogwarts, aveva ritenuto giusto convincere la mia famiglia a dirci la verità di sua spontanea volontà.
La stazione era affollata, vedevo decine di famiglie agitate che cercavano di aiutare i propri marmocchi a sistemarsi nel treno.
Mi colpì una donna con un rigido caschetto castano che sussurrava rapidamente chissà cosa a quella che doveva essere sua figlia, una ragazzetta che portava lo stesso identico caschetto e che già indossava la divisa. 
Ella si voltò e quasi sobbalzò nel vedere Draco e Scorpius al mio fianco. Ma perchè mai i Malfoy facevano quest'effetto a chiunque li vedesse?
"Draco" disse, con un cenno.
"Pansy" rispose lui, prima di voltarsi verso mio padre. 
Incrociai lo sguardo della ragazzina con il caschetto, che, non so perchè, aveva attirato la mia attenzione. Aveva uno sguardo strano, nè ansioso nè spensierato, e ricambiò il mio sguardo prima di tornare a guardare sua madre. 
"Pansy era una vecchia compagna di Casa di mio padre" sussurrò Scorpius, mentre mi voltavo verso sinistra, alla ricerca di qualche altro particolare da scutare. 
"Ah sì? Beh, da come l'ha guardato sembra che l'abbia torturata" osservai. Io e quel moscerino biondo avevamo iniziato a diventare amici in quei giorni. Non era male se si omettevano le battute idiote che faceva. 
"Da quel che so erano fidanzati...".
"Oh! Ora si spiega quell'occhiata! Draco deve averla fatta soffrire!" esclamai, probabilmente a voce alta, perchè sua madre, Astoria,mi guardò stranita,facendomi arrossire.
Per fortuna, l'irruzione di Charlie mi salvò da domande ed eventuali rimproveri. 
"Ma i cellulari non funzionano ad Hogwarts?" chiese, reggendo tra le mani il suo Nokia. 
Scorpius la guardò comese fosse impazzita."No! Proprio come non funziona il comp-qualcosa...".
Charlie sospirò, affranta. "Come farò senza vedere e sentire le mie amiche?!". 
"Esistono le vacanze di Natale per quello" rispose Scorpius. "Ti devi... Sbabbanizzare, ecco".
"E ti pare facile!" lo ripresi. "Tra tre giorni inizia la nuova stagione del mio telefilm preferito e non la potrò vedere!".
Lo feci sbuffare spazientito, così che si allontanò, come a dire che eravamo un caso perso. 
"Cuginette! Siete pronte?" disse Beatrix allegramente, saltellando per l'entusiasmo. Tra tutti i cugini, era quella che aveva appreso meglio la notizia. 
Io e Charlie scrollammo le spalle rassegnate, prima di avvicinarci ai nostri genitori visto che ormai era ora di partire. 
"Allora, Gerard, pronto a vedere dal vivo Potter e il clan Weasley?" stava chiedendo Draco, con il solito ghigno.
Da quel che sapevo, mio padre aveva studiato a casa, non aveva frequentato Hogwarts, proprio come i suoi fratelli, quindi non aveva avuto mai modo di conoscere quello che Draco definiva "Il trio delle meraviglie", ovvero Harry Potter, Ron Weasley ed Hermione Granger. Questi due, poi, si erano anche sposati tra loro. 
"Oh, sto fremendo per l'emozione, credimi" sussurrò in risposta papà, rabbuiato.
Per la prima volta, i due si sorrisero, e papà fece segno ai suoi fratelli e alle mie cugine di muoversi, con il risultato che, camminando, ci ritrovammo faccia a faccia con un folto gruppo di persone capitanato da un uomo con i capelli neri e uno con i capelli rossi, che ci guardavano con un'indifferenza che sembrava voler celare la sorpresa.
Quel giorno, a mia insaputa, iniziava una nuova, piccola Guerra, che sarebbe scoppiata poco a poco nel corso degli anni, con la Pace in sottofondo: quella tra il clan Dolohov e quello Potter/Weasley. 

*°*°*
Sono circa quattro mesi che lavoro a questa storia, e per ora sono arrivata a scrivere sette capitoli. 
Il mio scopo è quello di dare un pò di spazio alla società dei Serpeverde dopo la Guerra Magica, attraverso gli occhi di Rebecca, la nipote del... ehm, "caro" Antonin Dolohov che ho tanto maledetto in varie parti del quinto e del settimo libro. 
Ma la nuova generazione dei figli degli ex Mangiamorte che colpa ha, specialmente quando sono cresciuti ignorando tutti gli accaduti?
Il nome della protagonista è volutamente Babbano, proprio per calcare la decisione dei Dolohov di non voler più avere a che fare con il Mondo Magico in seguito alle tristi azioni di Antonin.
So che può risultare spiacevole il modo in cui all'inizio verrà descritta la famiglia Weasley/Potter,ma vi chiedo solo un pò di tempo, perchè mano a mano Rebecca e i suoi cugini scopriranno i veri eventi della Seconda Guerra Magica, che per ora conoscono solo in sintesi.
Nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale e avremo a che fare con Rebecca&co durante il suo quinto anno.
Ok, ho parlato fin troppo, la smetto xD
Le recensioni sono sempre ben accette, lo sapete! ^^
Baci baci,
milly92.
  
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