Anime & Manga > Soul Eater
Segui la storia  |       
Autore: Cheche    01/09/2011    3 recensioni
Immaginiamo che i nostri eroi siano nati circa ottocento anni fa invece che nella nostra epoca, proprio quando la Strega Eretica Arachne creò le prime Buki. Maka e i suoi amici si ritrovano nell’Alto Medioevo, su un’isola nell’Oceano Pacifico che oggi non esiste più, divisi tra loro dalle classi sociali: principi, giullari, briganti… Cosa succederà?
[SouMa - TsuStar - Kidx?] [Lievi OOC per rendere i personaggi più coerenti col periodo storico]
Sospeso per mancanza di ispirazione fino a data da destinarsi.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 5: Katana vs Armonica
 
 
 
 
Fin dal primo istante in cui il suo sguardo si era posato sulla Contessina, Kid era stato totalmente stregato dalla sua figura. L’aveva seguita attentamente con gli occhi, ghermendo ogni suo minimo movimento con sguardo avido. Lei sembrava sostenere il suo sguardo senza sentirsi in soggezione. Evidentemente era abituata ad avere addosso gli sguardi altrui, oppure era molto audace.
A Kid lei sembrava perfetta. Probabilmente la visione di lei l’aveva lasciato tanto sbigottito perché si aspettava di veder comparire l’ennesima fanciulla mediocre, senza nulla di speciale. Ma mentre Maka poteva apparire anonima ad altre persone, al Principe sembrò di aver trovato quell’armonia di lineamenti che andava cercando da lungo tempo. Decise d’impulso che la voleva. Voleva sposarla, voleva metterle l’anello al dito, voleva porre il diadema sul suo capo, voleva contemplarla e toccarla in ogni centimetro del suo corpo perfetto. Voleva tante cose, in maniera infantile. Non si rendeva conto che l’avrebbe sposata per capriccio, considerandola più come un oggetto di bellezza assoluta, che come una moglie da amare.
Ma in questo il Principe Kid era davvero ottuso. Sapeva solo che, per far sì che lei accettasse di cedergli la sua mano, doveva prima di tutto farle un’ottima impressione. Fu così che si alzò lentamente e, con altrettanta lentezza le si avvicinò, senza mai staccarle gli occhi di dosso. Una volta giunto davanti a lei, constatò quanto lei fosse minuta, e questo lo intenerì, la fece apparire ai suoi occhi come un piccolo gioiello di inestimabile valore. Fissandola ancora con sguardo adorante, si inginocchiò al suo cospetto, prendendo una delle sue piccole mani e baciandogliela.
Il Principe era perfetto proprio come Maka se lo immaginava. O quasi. Si accorse che qualcosa non andava in lui quando toccò la sua mano. Perché era così fredda e sudata? Sembrava tremasse leggermente, nervosa. Anche il contatto delle labbra con la pelle liscia della Contessina fu strano. Non ebbe il tempo di sentire la consistenza della sua bocca, perché il contatto fu fin troppo breve e nervoso. E nei suoi occhi dorati brillava una strana luce, poco sana. Le ricordò vagamente quel sinistro baluginio che intravedeva negli occhi di Stein, ogni tanto. E questo non la rassicurò. Forse voleva dire che il perfetto futuro sovrano che aveva di fronte non era poi così a posto? La voce profonda del giovane reale interruppe bruscamente le sue supposizioni.
“Incantato dalla vostra regale bellezza, Contessa.” Disse lui senza smettere di guardarla, devoto. “Io sono il Principe di Death Island, Death the Kid, e sono venuto fin qui per chiedere la vostra mano.”
Maka arrossì, imbarazzata. Si sentiva davvero in difficoltà, e non ricordava neanche cosa avrebbe dovuto dire. Come si era ripromessa di comportarsi con lui? Di cosa aveva parlato quella mattina con Tsubaki? Ricordava benissimo il breve discorso sull’amore, ma si erano dette anche un’altra cosa. Già, ma cosa? L’improvviso cigolio della porta d’ebano la riscosse, e attirò l’attenzione di tutti i presenti, che si voltarono nella direzione da cui avevano udito provenire il suono. Tutti tranne il Principe, che continuava a guardare Maka con tanto d’occhi.
L’appena giunta Tsubaki si sentì avvampare. Aveva addosso gli sguardi di tutti, e questo per lei era davvero imbarazzante. Incerta, fece un rapido inchino in segno di scusa, ed era così graziosa che tutti dimenticarono quel rumore molesto da lei provocato, e ripresero a guardare l’incontro tra la Contessina e il Principe.
Solo Maka era rimasta distratta più degli altri. Questo perché, non appena aveva incrociato lo sguardo con quello della sua dama e migliore amica, aveva ricordato immediatamente quel che aveva intenzione di fare. Aveva deciso di comportarsi in maniera altezzosa, così da non piacere né al Principe, né al Re. Sorrise a Tsubaki, quindi si volse nuovamente a guardare Kid negli occhi. Immediatamente l’espressione della ragazza si indurì.
“E’ tutto qui quello che avete da dire?” Disse Maka, glaciale. “Ho sentito queste stesse identiche parole tantissime volte, da molti miei pretendenti. Vi illudete di essere diverso da loro, e anche io avevo creduto che voi lo foste. Ma a quanto pare mi sbagliavo.”
Tutti gli astanti rimasero impietriti nell’udire quelle parole. Solo Re Shinigami era indecifrabile come sempre, quando taceva.
Kid non interruppe il contatto visivo con la Contessina, ma parve comprensibilmente confuso.
“Ma… Ma io…” Balbettò il giovane, in difficoltà. “Vi… Vi ho fatto quel complimento perché vi ho trovato davvero bella, Contessa… E quindi non…”
“Non è vero!” Sbottò Maka. Stava esagerando, ma non le interessava. Doveva liberarsi delle attenzioni del Principe al più presto. “Voi, più di ogni altro, vedete il matrimonio con me come un appagamento dei vostri meri interessi!”
Nell’udire quelle parole, anche Kid si adombrò. Aveva davvero un bel coraggio a parlargli così. Ma le sue parole non avevano senso, e lui glielo avrebbe dimostrato.
“Interessi?!” Fece dunque il Principe, secco. “Voi, che appartenete ad una famiglia di rango inferiore e che, a causa di vostro padre, è stata segnata dalla sciagura e dalla vergogna, venite a parlare di interessi a me?! Dovrebbe essere il contrario, semmai!”
Kid sembrava essersi dimenticato della presenza dell’appena menzionato ‘padre’ in quel luogo. Appena Blair udì le parole del giovane reale, prontamente estrasse un fazzoletto di seta azzurra chissà da dove e lo porse a Spirit, che aveva già cominciato a lacrimare copiosamente e a perdere muco dal naso, con un’espressione in volto che pareva quella di un bambino di cinque anni. Ma almeno, esclusi i momenti in cui tirava su col naso, stava in silenzio. Intanto, mentre Re Shinigami continuava a guardare la scena immobile, preso da chissà quali pensieri, Liz era in preda allo stupore più totale, con tanto di bocca spalancata, e sua sorella Patty pareva pressoché indifferente, perché continuava a guardarsi attorno come aveva fatto sin dall’inizio, oscillando ritmicamente il capo biondo oro.
Ma colei che rimase maggiormente sconvolta da quelle parole fu la stessa Maka, che si era resa conto che la risposta di Kid era di gran lunga più convincente e sensata della sua. Quella era la prima volta in assoluto che la Contessina veniva sconfitta a parole.
 
Vivere in una casa così grande ha certamente i suoi svantaggi. Questo pensava Black Star mentre percorreva l’ennesimo corridoio semibuio all’interno del castello. Quel posto era un vero labirinto, anche se gli piaceva parecchio. Se non avesse girato in tondo almeno tre volte, e non si fosse perso ancor più spesso, l’avrebbe già considerato come la sua casa. Era così sicuro che la sarebbe diventata tra breve, che era praticamente convinto di abitare lì. In tutto il tempo che aveva passato all’interno del maniero – circa una decina di minuti – non aveva ancora incontrato nessuno, e questo era, sicuramente, una gran fortuna. Però andando avanti così non sarebbe mai arrivato alla sua meta, e cioè la sala del trono dove la Contessina lo stava aspettando. Probabilmente avrebbe fatto meglio a non perdere tutto quel tempo all’esterno, avrebbe dovuto continuare a seguire i reali nell’ombra, approfittando della piccola folla di dame. Ma lui era convinto di non aver sbagliato nulla, perché il grande Black Star non avrebbe mai ammesso un suo errore.
Quando finalmente era convinto di aver imboccato il percorso giusto, e dopo aver salito quella che credeva fosse l’ultima rampa di scale, Black Star si ritrovò davanti ad una porta aperta che dava su un cortile esterno, inondato di luce, da cui proveniva una strana musica soffusa. Oh, fantastico. Certo non era quella la sala del trono, anche se sarebbe stato un luogo piuttosto romantico per un incontro. Black Star, sbuffando sgraziatamente, si preparò a tornare indietro e a cercare una strada alternativa, quando uno strano individuo talmente coperto di luce da risultare indistinto gli venne addosso.
Black Star non si fece cogliere di sorpresa. Mosse qualche passo in dietro ma riuscì a non cadere. Invece l’altro finì sul pavimento miseramente, producendo uno strano rumore, che pareva il tintinnio di numerosi campanellini.
Istintivamente il ragazzo dai capelli azzurri, da guerriero ben addestrato qual’era, portò la mano sull’impugnatura della sua katana, pronto a difendersi da quel possibile aggressore. Lo osservò con attenzione. Ora che si trovava nella penombra, riusciva a distinguerlo meglio. Aveva prima uno strano cappello con sopra dei campanellini, ma questo era caduto, rivelando una testa coperta di folti capelli bianchi. Indossava dei bizzarri indumenti bicolori, che Black Star era sicuro di non aver mai visto indosso a nessuno prima di allora. Sembrava essere un ragazzo della sua età, anche se parecchio più strambo, secondo l’onesto parere del ragazzo dell’Arcipelago di Fuoco.
Il giovane a terra alzò lo sguardo, incrociando i suoi profondi occhi cremisi con quelli di Black Star. Quest’ultimo continuava imperterrito a stringere l’impugnatura della sua arma, stranamente silenzioso.
“Ehi, voi! Chi siete?” Disse il giovane dai capelli candidi, ancora a terra. Notò immediatamente dove era posata la mano del suo coetaneo. Era un tipo di lama che non aveva mai visto, ma sembrava molto pericolosa. “Tenete giù le mani dalla vostra arma. Non vedete che non sono in grado di difendermi?”
Black Star non obbedì all’ordine di quello strano tipo. Uno come lui poteva benissimo aver mentito, e celare nelle pieghe dei suoi strani abiti un coltello o una piccola arma di quel genere.
“Prima di risponderti, esigo sapere perché diavolo tu mi sia venuto addosso.” Ringhiò il ragazzo dai capelli azzurri, ancora sulla difensiva. “Sei impazzito o cosa?”
Il presunto aggressore si alzò in piedi, spolverandosi con le mani i vestiti bicolori. Diritto sulle sue gambe era solo poco più basso di Black Star. Dato che lo straniero non sembrava conoscere l’uso del voi, anche lui gli avrebbe dato del tu.
“Mi chiamo Soul Eater, sono un giullare di corte. Puoi chiamarmi Soul, tutti mi chiamano così.” Il giovane menestrello fece una breve pausa. “Non ti sono venuto addosso per farti del male. Ero solo corso dentro per cercare l’armonica che mi è caduta qui da qualche parte. Tu l’hai vista, per caso?”
Black Star inarcò le sopracciglia. “Armoni…che?! Non so neppure cosa sia.” Lasciò finalmente scivolare via la mano dall’impugnatura della katana, rilassando un poco il corpo.
“Ah, allora non mi puoi aiutare.” Concluse Soul, sospirando. “Prima che me ne vada puoi togliermi una curiosità? Sei per caso una guardia? Non ti ho mai visto da queste parti. Hai anche un abbigliamento curioso.”
“Guardia?!” Al giovane senzatetto venne da ridere. “Non mi abbasserei mai a fare una cosa del genere! Io sono il grande Black Star, e sono venuto qui per sposare la Contessa. E tra noi due, quello coi vestiti strani sei tu!”
Soul apparve pensieroso. La Contessa? Dunque lui era… “Allora saresti tu il Principe di cui si parla tanto? Ma non è possibile!” Scoppiò in una fragorosa risata che innervosì Black Star, prima di continuare. “Amico, senza offesa, ma i tuoi modi non sono per nulla signorili! E poi dovresti essere qui col tuo nobile padre, no?”
Lo strano samurai incrociò le braccia al petto, preparandosi a rispondere a tono al suo interlocutore. “Padre?! Chi ha bisogno di un padre? Io non ho bisogno di nessuno per conquistare il mondo! E sono sicuro che la Contessa si innamorerà perdutamente di me non appena mi vedrà!”
Soul sorrise. Quel tipo era proprio uno sciocco mitomane, ma doveva riconoscere che a modo suo era simpatico. Poteva essere paragonato ad una ventata d’aria fresca. E, sicuramente, il suo incontro con la Contessa Maka sarebbe stato terribilmente divertente. Ma di certo quel tizio non le sarebbe piaciuto. No, no.
“Ho qualche dubbio su questo, amico. Non credo che tu sia il suo tipo.” Disse il giullare, divertito. “Comunque posso dirti dove trovare la sala del trono, se è quello che stai cercando.”
“Oh, sì! Sì, sì, sì, sì! Grazie mille, sei un grande!” Strillò Black Star, euforico e chiassoso. Poi si bloccò un attimo. “Non come me, ma sei grande anche tu.” Concluse infine.
Soul sorrise nuovamente, mostrando due file di denti aguzzi. “Bene. Devi solo scendere questa rampa di scale, imbocchi il corridoio a destra e…”
“Lo porterò io alla sala del trono.” La voce di un uomo adulto interruppe la spiegazione del giullare. Black Star volse gli occhi verso la rampa di scale da cui aveva sentito provenire quelle parole. Non sembrava un tono molto amichevole, per dire la verità. La persona che vide lo lasciò a bocca aperta.
“Quanto tempo, eh?” Disse quello strano uomo dal volto coperto da cicatrici. Sorrise in modo sinistro.
Black Star si lasciò sfuggire un urlo. “Ma tu sei…!”
“Sono Franken Stein, piacere. Dimmi un po’… Era comodo il carretto? E le vivande erano buone?” Fece l’uomo, ridacchiando.
Soul fece un’espressione confusa che risultò piuttosto buffa. “Eh? Black Star, di cosa sta parlando?”
“Ah ah! Nulla di che! E’ solo che anche lui ha avuto l’onore di conoscermi, e ovviamente si ricorda di me!” Black Star rise nervosamente, mentre una goccia di sudore scivolava sulla sua fronte.
“Questo ragazzo è fuggito dalla sua terra, l’Arcipelago di Fuoco, nascondendosi nel mio carretto da viaggio. Io mi ero accorto della sua presenza, ma feci finta di nulla. Quando arrivai a destinazione volevo studiarlo in laboratorio, ma lui era già sparito.” Disse Stein, continuando a ghignare, facendo impallidire il ragazzo dai capelli azzurri. “Sono proprio contento di averlo ritrovato! Anche se non mi aspettavo proprio di ritrovarlo qui.”
Detto fatto si avvicinò e lo sollevò di peso. Black Star, un attimo prima di essere catturato, sembrava essersi ritratto, e aveva messo nuovamente la mano sull’impugnatura della katana. Però non aveva fatto in tempo ad estrarla. Quell’uomo era veloce e forte, davvero un tipo inquietante. I suoi vestiti sembravano vagamente umidi, e il povero ragazzo avvertiva una strana sensazione di gelo.
“Ehi! Fermo! Lasciami!” Gridò Black Star, contrariato, dimenandosi come un dannato.
“Oppone resistenza, eh?!” Fece Stein, vagamente affaticato. Andando avanti così avrebbe presto mollato la presa. “Ehi, tu! Aiutami! Lascia perdere quello che stavi facendo e tienigli fermi i piedi!” Disse, rivolgendosi a Soul.
Il giullare sobbalzò dalla sorpresa. Probabilmente non ne sarebbe stato in grado. E poi gli dispiaceva dover tradire così quello che sarebbe potuto diventare il suo primo amico.
“Soul! Non lo fare!” Strillò Black Star.
A quel punto Soul stava per incrociare le braccia e scuotere la testa con fare deciso, per dire che non l’avrebbe fatto. Poi però Stein gli rivolse un’eloquente occhiataccia.
“Obbedisci, incapace.” Ringhiò il ricercatore.
Soul si rabbuiò. Controvoglia prese le gambe di Black Star e cercò di tenerle ferme, ricevendo in cambio non pochi calci sui denti.
“Ehi! Che fai?!” Protestò Black Star. “Mi correggo, non sei grande, sei piccolo come una briciola di pane! Lo sapevo che l’illustre sottoscritto non poteva fidarsi di nessuno! Vi odio tutti!” Urlava quello, scalciando.
Il giullare stette immobile, cercando di abituarsi al dolore dei calci e aspettando che il suo coetaneo si stancasse un po’ di dimenarsi. Tante volte si era sentito un vigliacco, e quella non era neppure una di quelle in cui si era comportato peggio. Se si trovava nella situazione attuale era stata colpa sua, e per la sua stupidità anche suo fratello Wes c’era andato di mezzo.
“Allora? Ti vuoi muovere?!” Sbottò Stein. “Portiamo questo intruso dal Conte, e poi filerà dritto nel mio laboratorio!”
Soul si riscosse. Come al solito, quando era soprapensiero si estraniava dal mondo circostante. Annuì e cominciò a scendere difficoltosamente continuando a tenere ben salde le gambe di Black Star, che sembrava essersi stancato di scalciare, ma aveva ancora voce per sgolarsi.
“Non ti perdonerò mai! Ti odio! L’ira di un dio come me non è una bella cosa!” Continuava a strillare il bizzarro samurai.
Sai, Black Star… Anche io mi odio.

 
 

Ed eccomi di nuovo qui *_* Questo capitolo è forse un po' più attivo e meno descrittivo del precedente, e mi soddisfa di più, anche se in realtà non avevo voglia di far maltrattare Soul anche da Stein... Ma i personaggi si muovono da soli! Nel prossimo capitolo si saprà qualcosa di più sul caro Soul.
Spero abbiate apprezzato, anche perchè questo capitolo mi è costato una gran fatica... Quindi voi non risparmiatevi la fatica di recensire, please! X°°D

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: Cheche