Twins - Gemelli
Capitolo uno - L'inizio
Primo settembre. Primo giorno di un nuovo anno
scolastico a Hogwarts. Giorno della partenza dell’Espresso di Hogwarts. Primo
giorno della nuova vita di Elizabeth Morgan Potter.
Insieme al suo gemello, James, avrebbe iniziato a
frequentare la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts.
Era molto eccitata da quando, due settimane prima,
aveva ricevuto la lettera che le annunciava la sua iscrizione. E quella di
James, ovvio.
Aveva finalmente compiuto undici anni ed era molto
determinata su come sarebbe stata la sia vita a Hogwarts. Sarebbe stata una
Grifondoro come il padre, avrebbe trovato molti amici e non avrebbe permesso a
James di cacciarsi troppo nei guai. In fondo erano gemelli: Beth adorava trasgredire le regole
quanto lui.
Beth sapeva che non era però altrettanto divertente
doversi ascoltare le infinite ramanzine di una Susan Potter infuriata, che
aveva scoperto quelle che secondo loro erano geniali trovate mentre per lei
erano guai. C'era però da dire che il loro padre interveniva sempre a favore
dei figli, riuscendo quasi sempre a placare la moglie.
Erano quasi le nove quando si decise a lasciare la
comodità del suo letto. Grazie al cielo aveva una camera tutta per sé, James
era assurdamente disordinato. Non che lei fosse ordinata, ma almeno riusciva a
spostarsi senza essere aggredita e poi travolta da qualcosa di non identificato
nella stanza. La sua camera era vissuta, era sua, c'era lei in ogni oggetto o
dettaglio.
Indossò la sua salopette azzurra preferita e una
maglietta bianca e raccolse i capelli di un nero intenso, d’ebano, in due
codini ordinati.
Scese di corsa in cucina e fece colazione con il padre
e la madre. Il padre le elencò tutti gli aspetti positivi dell'essere dei
Grifondoro, mentre la madre le snocciolava consigli per lo studio e per evitare
guai.
Beth si divertì a osservarli, così pieni di entusiasmo
mentre ricordavano il loro passato da studenti.
Ora, i suoi genitori erano entrambi Auror del Ministero
della Magia. Beth voleva diventare anche lei un Auror come loro, da grande. Le
piaceva l’idea di combattere i cattivi e salvare i buoni.
Fisicamente, Beth e James assomigliavano al padre:
James era il suo ritratto, capelli neri perennemente in disordine e caldi e
vivaci occhi nocciola; i capelli di Beth, invece, erano più scuri di quelli del
gemello e aveva un paio di espressivi occhi verdi, più scuri vicino alla
pupilla, con particolari venature nere, ereditati dalla nonna. I lineamenti
erano quelli della madre, più fini di quelli di James. La somiglianza tra i due
era però innegabile.
Caratterialmente non si sapeva bene identificare a chi
assomigliassero e nessuno si era mai pronunciato al riguardo.
Beth, però, riteneva di avere ereditato il coraggio del
padre e la determinazione della madre.
Più tardi risalì in camera, gettando i recenti acquisti
nel baule, alla rinfusa. Ricontrollò la stanza un paio di volte, per essere
certa di aver preso tutto; poi notò la sua bacchetta appoggiata, in bella
mostra, sul comodino. Si rammentò di quando l’aveva comprata da Olivander, a
Diagon Alley.
Flashback
Quel
giorno era eccitatissima: finalmente avrebbe avuto la sua bacchetta e di lì a
pochi giorni sarebbe partita per Hogwarts con James.
Nel
negozio di Olivander, noto per essere uno dei migliori fabbricanti di
bacchette, lei e James avevano provato una serie di bacchette.
Il
suo gemello aveva trovato quasi subito la sua, o come aveva affermato
Olivander, una bacchetta aveva scelto James: era una bacchetta di mogano, lunga
undici pollici, flessibile, con un nucleo di crine di unicorno, ottima per la
trasfigurazione.
Beth,
invece, aveva impiegato più tempo a trovare la sua bacchetta, tra le tantissime
bacchette che Olivander aveva nel suo negozio, angusto e sporco, e pieno di migliaia
di scatoline che contenevano le bacchette, tutte impilate in bell'ordine fino
al soffitto.
L'uomo
era sconcertato di non riuscire a individuare la bacchetta adatta a lei.
Dopo aver provato una decina di bacchette, Beth cominciava a essere avvilita ma poi Olivander aveva esclamato, pensieroso «A meno che...».
Era poi corso nell'angolo più estremo e
nascosto e aveva preso una scatolina malridotta, usurata dal tempo.
Aveva
estratto la bacchetta e l'aveva passata a Beth, invitandola a impugnarla. Lei
aveva avvertito un calore improvviso alle dita e dalla punta della bacchetta
era fuoriuscita una scia di scintille rosse e d'oro.
A Beth era stata destinata una bacchetta di legno di
biancospino, tredici pollici, con dentro un quadrifoglio, ottima per produrre
efficacemente gli incantesimi più disparati.
La prese in mano e la impugnò per qualche secondo e con
un sospiro la rimise sul comodino e chiuse il baule.
Poi si precipitò in camera di James, che naturalmente
dormiva ancora. Erano da poco passate le dieci e conoscendo James, ci avrebbe
impiegato secoli a svegliarsi e sicuramente non aveva ancora preparato il
baule. Così, per il bene del gemello, gli saltò addosso, preceduta da un urlo
allegro.
«Bes! Ti venisse un colpo!» urlò lui,
destandosi di soprassalto.
Lei rise.
Da tempo immemore il fratello e il padre la
chiamavano Bes, cioè tutto ciò che era riuscito a produrre il piccolo James
all’età di un anno per chiamare la sorella, universalmente conosciuta come
Beth. Da allora le era rimasto quel soprannome che, alla fine, non le
dispiaceva più di tanto.
«Jamie! E’ il gran giorno! Non sei contento?»
strillò Beth, eccitata, ancora sopra di lui.
James, che non adorava particolarmente i
risvegli bruschi, e stava per intimarle di andarsene e lasciarlo dormire, si
addolcì notevolmente notando come brillassero gli occhi verdi di Beth.
«Sarà fantastico!» esclamò stropicciandosi
gli occhi, ancora assonnato. Beth gli regalò un luminoso sorriso e lo
abbracciò, felice. Tutti ammiravano il forte legame tra i due, consueto nei
gemelli. Erano come due soli, che riscaldavano e ammaliavano chiunque entrasse
nel loro campo gravitazionale. Susan Potter li paragonava spesso a due rocce
che si protendevano verso le onde, senza mai arretrare, forti e impavidi.
Quando finalmente James fu vestito e il suo baule pronto,
giunse l’ora di andare a King’s Cross. L’Espresso per Hogwarts partiva alle
undici in punto.
Raggiunsero in fretta i binari 9 e 10 e con decisione
la famiglia Potter si avviò verso la barriera che nascondeva alla vista dei
Babbani il binario 9 e ¾, da cui partiva l'Espresso
per Hogwarts.
James e Beth provarono la stessa emozione e si
scambiarono uno sguardo d'intesa. Presero il controllo dei carrelli con i loro
effetti e si apprestarono a passare: il primo fu James, esuberante come sempre,
con la madre, seguiti subito da Beth e da John Potter.
Dopo aver caricato i bagagli sulla locomotiva rosso
scarlatto e dopo che Beth ebbe controllato le condizioni del vagone che
Blueberry, la sua gatta nera, avrebbe occupato durante il viaggio fossero
soddisfacenti, i due gemelli furono costretti ad ascoltare gli ammonimenti dei
genitori.
John Potter raccomandò a James la sorella, che sbuffò
sonoramente per poi afferrare il gemello e cominciare ad allontanarsi.
In quello stesso frangente, un altro ragazzino sentiva
lo stesso impulso di allontanarsi dai genitori. Decise di seguire l'istinto,
voltandosi per raggiungere il treno. Fu così che Elizabeth Morgan Potter si
scontrò con Sirius Orion Black.
Beth si scusò con un sorriso, incrociando i profondi
occhi grigi di Sirius, che in risposta le fece un debole sorriso poco convinto,
poi la superò e sparì, confondendosi nella folla accalcata vicino al treno.
Beth rimase immobile, avvolta da una sensazione
piacevole, ma fu riscossa dal debole calcio tiratole da James, stretto in un
soffocante abbraccio dalla madre, che aveva approfittato del piccolo scontro
per raggiungerli.
«Il mio ometto!» esclamò Susan Potter. Il
ragazzino prese a dimenarsi, ma la donna non diede segno di volerlo lasciare.
«Mamma, ti prego, soffoco!»
Finalmente sua madre lo lasciò andare e strinse forte a
sé Beth, senza proferire parola. Per ogni madre era motivo di orgoglio che i
propri figli studino nella prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts, ma era anche un piccolo lutto vederli partire.
John Potter si avvicinò al figlio e gli scompigliò i
capelli. Susan Potter lasciò andare la figlia esclamando «John, ti prego, quei capelli sono già impossibili di loro,
non ti ci mettere anche tu!».
«Ehi, donna, porta rispetto! Questi capelli
ti sono sempre piaciuti!» disse l'uomo portandosi una mano alla testa e
scostandosi un ciuffo ribelle dagli occhi. La donna gli sorrise con affetto,
poi si voltò verso i figli.
«Fate i bravi, mi raccomando! E ascoltate i
professori…»
«…e James, trovati degli amici tranquilli…»
«… e niente guai, almeno per il primo
giorno… Me lo promettete?» concluse la madre.
«Sì, sì, ho capito! Mi rinchiuderò nel
dormitorio e non uscirò fino ai M.A.G.O!» sbuffò James, divertito.
«Noi andiamo allora… Ciao mamma, ciao
papà!» intervenne Beth.
Mancavano solo dieci minuti alla partenza
del treno e loro dovevano cercarsi un buon posto.
Entrambi baciarono in fretta i genitori,
poi Beth agguantò James e lo trascinò fino al treno. Poi si voltò e urlò «Te lo
giuriamo mamma!».
Ridacchiarono sentendo in lontananza il
commento del padre «Vi conviene finire a Grifondoro se non volete essere
diseredati!» e lo scherzoso rimprovero della madre «John! Ti ricordo che io ero
una Corvonero e non mi sembra tu ti sia mai lamentato…».
Lei e James percorsero lentamente il corridoio alla
ricerca di uno scompartimento.
«Grazie al cielo mamma non ha pianto! Non avrei potuto
sopportarlo dopo quell’abbraccio stritolante!» commentò James, mentre
percorrevano i vagoni alla ricerca di uno scompartimento. «E tu! Mi hai lasciato
in balia di Susan Potter troppo a lungo, mia cara sorellina! Questa non te la
perdonerò facilmente! No, no!» si lagnò, guardandola con aria truce.
«James, non fare il bambino, dai, saranno stati al
massimo trenta secondi!» rispose a tono Beth, sorridendo divertita. Sapeva che
James non ce l'aveva veramente con lei.
Giunti a metà treno, continuando il battibecco,
trovarono uno scompartimento che soddisfacesse i criteri di James. Era occupato
da una ragazzina dai capelli rossi e dal ragazzino con cui si era scontata Beth
sul binario e che aveva consentito l’agguato di Susan Potter ai figli. Lo riconobbe ma lui non la degnò di uno
sguardo, così Beth si lasciò cadere, mostrandosi indifferente, al fianco alla
rossa, mentre James si accomodava di fianco al maleducato.
James tentò di instaurare una conversazione con lui, ma
l’altro non sembrava dell’umore adatto. Beth rispose con una scrollata di
spalle allo sguardo deluso del gemello, che sospirò, sconfitto.
Che maleducato! Non le era simpatico, no!
Beth notò le lacrime della rossa accanto a lei, che
aveva il volto premuto contro il finestrino. Decise di provare a consolarla.
Era un giorno speciale, quello, ed era quasi sacrilego versare lacrime, secondo
lei.
«Ciao! Io sono
Beth. Tu invece sei…» chiese con voce dolce. Lily Evans si asciugò le lacrime e
si girò lentamente verso di lei. «Sono Lily» mormorò con voce incolore e gli
occhi verde smeraldo lucidi e pieni di tristezza.
Beth le prese la mano, sorridendo dolcemente «E perché
piangi?» le sussurrò, anche se non era necessario poiché nessuno prestava loro
attenzione: Sirius guardava fuori dal finestrino, con sguardo assente, perso in
chissà quale ricordo o pensiero, mentre James aveva la testa poggiata
all’indietro e gli occhi chiusi.
Questo era decisamente strano ma doveva pensare a Lily.
Lily la guardò negli occhi e chissà cosa in quegli
strani occhi la spinse a confidarsi «Io sono Babbana. Mia sorella mi… mi odia
perché non ha ricevuto la lettera… e mi ha trattata… male… Non mi ha neppure
salutata prima di partire!» una lacrima le scese, lenta, lungo la guancia.
Beth era veramente dispiaciuta per Lily. Anche lei
sarebbe stata triste se James non l'avesse salutata prima di una sua ipotetica
partenza.
«Mi dispiace Lily, ma vedrai che tutto si sistemerà!»
le mormorò con tono sicuro «Non devi lasciarti rovinare da niente al mondo
questo giorno! Stiamo andando a Hogwarts! E' un giorno che non si ripeterà più,
quindi scaccia i cattivi pensieri e sorridi! Probabilmente tua sorella è solo
invidiosa, dalle un po' di tempo per digerire la cosa...».
Lily capì che Beth aveva ragione. Quello era il suo
momento e non poteva lasciarselo rovinare dalla cattiveria di Petunia. Così
sorrise e la abbracciò di slancio, grata.
Poco dopo la porta dello scompartimento si aprì e
Severus Piton fece il suo ingresso, sedendosi di fronte a Lily, che gli
presentò Beth. Lui abbozzò un sorriso di circostanza, ma poi scoprì che in
fondo la nuova amica di Lily era simpatica.
Beth, dopo un po', si mise a scrutare il gemello,
ancora immobile e con gli occhi chiusi. Si chiese a cosa stesse pensando.
«Visto Lily? Ci stiamo andando. Ci stiamo andando
davvero!» esclamò Severus sorridendo.
Beth si mise a osservare il paesaggio, per lasciare i
due liberi di parlare. Era chiaramente una conversazione privata.
Lily annuì e rispose al sorriso dell’amico.
«Speriamo che tu sia una Serpeverde» continuò Piton.
«Serpeverde?» esclamò una voce che Beth conosceva bene
e che probabilmente aveva taciuto troppo a lungo per i suoi standard.
Sperò che non dicesse niente che potesse offendere i
suoi nuovi amici.
James si voltò verso i due «Chi vuole essere un
Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola e tu?» chiese al ragazzo mollemente
abbandonato di fianco al lui. Anche lui si era girato verso di loro, attratto
forse dal discorso.
«Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde» rispose
Sirius Black.
«Oh cavolo» commentò James «E dire che mi sembravi a
posto!».
Sirius ghignò «Forse io andrò contro la tradizione.
Dove vorresti finire, se potessi scegliere?».
James alzò una spada invisibile «Grifondoro… culla dei coraggiosi di cuore! Come nostro padre, vero
Bes?»
Prima che lei rispondesse, Piton fece un verso
sprezzante. James si voltò verso di lui «Qualcosa non va?».
«No» rispose Piton, ma il suo lieve ghigno diceva il
contrario «Se preferisci i muscoli al cervello…».
«E tu dove speri di finire visto che non hai nessuno
dei due?» intervenne Sirius.
James scoppiò in una risata fragorosa. Lily si
raddrizzò nel sedile, nervosa, e guardò prima James, poi Sirius, disgustata.
«Andiamo Severus, cerchiamo un altro scompartimento».
«Ooooooooh…»
Lily e Severus uscirono in fretta dallo scompartimento,
mentre Beth guardava male il gemello, incerta se seguirli o no.
«Ci si vede Mocciosus!»
Beth scattò in piedi «Siete proprio due stupidi!»
esclamò e si affrettò a raggiungere Lily e Severus, sbattendo la porta mentre
usciva e incenerendoli con lo sguardo.
Quando ci si metteva James era un vero stupido. Che
diavolo gli aveva fatto Severus? E poi quell’altro ragazzino… Che centrava lui?
Beth non tornò nello scompartimento dal quale era così
fragorosamente uscita. Si sistemò invece con Severus e Lily, ma non accennò al
gemello. Era furiosa con lui. Non era neanche arrivato a scuola è già aveva
iniziato a fare lo scemo!
Sapeva che lo avrebbe perdonato, ma aveva deciso di
tirare un po’ la corda, in fondo James se lo meritava.
Dopo poco tempo il treno si fermò. Mentre Hagrid, il
guardiacaccia del castello, chiamava i nuovi studenti per il tradizionale giro
in barca sul Lago, Beth ignorò il fratello che si sbracciava per attirare la
sua attenzione, si accodò agli altri e si accomodò di fianco ad un ragazzino
che si presentò come Remus John Lupin.
Percepì il dolore di James al suo gesto e si ripromise
di perdonarlo in fretta, ma non poteva tollerare che fosse vittima di tutti
questi pregiudizi. Certo, Serpeverde aveva una brutta fama ma era pur sempre
una delle quattro Case di Hogwarts.
Fortunatamente non pioveva, ma nuvoloni neri che
promettevano tempesta erano addensati nel cielo scuro.
La traversata fu relativamente breve e Beth riuscì a
non infradiciarsi, a differenza di un piccoletto con il volto simile al muso di
un topo seduto nel posto dietro al suo, che si ritrovò bagnato non appena la
barca si era mossa, e riuscì ad accarezzare un tentacolo della piovra gigante,
senza essere afferrata e trascinata in fondo al lago.
Una volta entrati nel castello, furono accolti da una
severa ed elegante donna che si presentò come la professoressa di
Trasfigurazione, nonché Vicepreside, Minerva McGranitt.
Era una strega alta e magra, con lineamenti duri, che
indossava un vestito lungo, un cappello a punta e un mantello di color verde
smeraldo che risaltava sugli abiti neri. I capelli neri erano raccolti in una
crocchia rigida e sembrava il genere di persona che bisognava evitare di
contraddire. Aveva infatti un aspetto piuttosto severo.
«Mettetevi in fila, a due a due per favore»
esordì la donna, con voce calma «Una volta entrati in Sala Grande verrete
Smistati nelle quattro Case di Hogwarts: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e
Serpeverde. Per tutto il tempo che starete qui, la vostra Casa sarà la vostra
famiglia. Pertanto, i trionfi che otterrete le faranno guadagnare punti, e ogni
violazione delle regole le farà perdere punti. Alla fine dell’anno alla Casa
con più punti verrà assegnata la Coppa delle Case» fece scorrere lo sguardo sul
gruppo di ragazzini davanti a lei, lentamente, leggendo nelle loro espressioni
e cercando chissà cosa «Ora attendete qui. La cerimonia dello Smistamento inizierà
fra pochissimo!».
Si
girò e in pochi istanti sparì.
Beth sentì qualcuno che le picchiettava
sulla spalla. Si girò di scatto.
Sirius le sorrise «L’idiota numero uno ti
chiede venia, dolce donzella» fece un piccolo inchino «e l’idiota numero due è
veramente dispiaciuto e se lo perdonassi, faresti un favore a tutti» indicò
James, che aveva l’espressione di un cane bastonato.
Beth gli rivolse un debole sorriso «Forse»
disse solamente, facendo un occhiolino al gemello, sul cui viso si aprì un
sorriso enorme.
«Oh io sono Sirius!» si presentò il
ragazzino allungando una mano che lei strinse, incerta, presentandosi a sua
volta. «Beth!».
Doveva ancora decidere se lui le andava a genio. Ritrasse la mano.
Beth si rigirò, osservò la McGranitt
avvicinarsi e poi esclamare «Seguitemi!».
Le porte di legno massiccio si
spalancarono, rivelando quattro enormi tavolate.
La Sala Grande era stupefacente: dei fuochi
ardevano in grandi bracieri appesi alle pareti e un cielo nuvoloso si apriva
nel soffitto incantato e illuminato da candele sospese nell’aria.
Alcuni degli studenti seduti ai tavoli li
osservavano passare, curiosi, e li salutavano, incoraggianti. Altri li
ignoravano, presi dai loro discorsi.
La McGranitt li guidò fino al tavolo degli
insegnanti, davanti al quale era sistemato uno sgabello. Sopra di esso era
posato un vecchio cappello malconcio.
La donna si girò verso di loro, dando le
spalle agli insegnanti, aprì un rotolo di pergamena e poi disse «Ora chiamerò i
vostri nomi. Uno per volta, vi siederete qui e vi metterò il Capello Parlante
in testa». Si avvicinò allo sgabello e sollevò il cappello, poi iniziò a
chiamare.
Un paio di ragazzini furono Smistati a
Tassorosso e Corvonero. Poi…
«Black, Sirius» chiamò la McGranitt.
Sirius si sedette sullo sgabello traballante.
Il Cappello, dopo un momento di riflessione, esclamò «GRIFONDORO!».
Beth vide James sorridergli e fargli un
gesto contento. Sembrava proprio che al suo gemello quel ragazzino andasse a
genio.
«Evans, Lily».
La ragazzina avanzò con gambe incerte e si sedette
lentamente. Poi la professoressa McGranitt le mise in testa il Cappello, che,
dopo un attimo di riflessione, gridò «GRIFONDORO!».
Beth sentì Piton emettere un flebile
gemito. Lily si tolse il Cappello, lo diede alla McGranitt, poi corse verso i
Grifondoro esultanti, ma a metà strada si girò e rivolse a Piton un rapido
sguardo e un sorrisino triste.
Sirius le fece posto sulla panca. Lei lo
guardò, lo riconobbe, incrociò le braccia e gli voltò le spalle con decisione.
Beth ridacchiò, osservando la scena.
Remus Lupin, Peter Minus e Tara Peters si
unirono a Lily e Sirius al tavolo dei Grifondoro.
Il gruppo di ragazzini in attesa diminuiva
progressivamente e presto sarebbe toccato a lei. Il cuore cominciò a batterle
forte nel petto. Inconsciamente si mosse per avvicinarsi a James, poco più
dietro rispetto a lei.
«Piton, Severus» chiamò la McGranitt.
Il ragazzino si fece avanti e si mise il
Cappello in testa «SERPEVERDE» gridò il Cappello Parlante.
Lui andò dall’altro lato della sala,
lontano da Lily, dove i Serpeverde lo accolsero con grida di tripudio. Si
sedette vicino a Mark Spencer, un altro ragazzino appena Smistato, rispondendo,
incerto, al suo sorriso.
«Potter, James»
James, passandole accanto, le sfiorò la
mano, forse in cerca di sostegno, o forse per augurarle buona fortuna. E Beth,
anche se era arrabbiata con lui, anche se non approvava ciò che aveva fatto,
gli sorrise e gli augurò buona fortuna.
James si sedette, sicuro e appena la
McGranitt gli posò il Cappello in testa, quello strillò «GRIFONDORO!».
James, soddisfatto, si sedette al tavolo
rosso e oro, fissando il suo sguardo su di lei. Le fece un occhiolino e la
invitò a raggiungerlo presto.
«Potter, Elizabeth» chiamò la McGranitt. E
il tempo rallentò.
Fece un respiro profondo e un passo avanti.
La Sala Grande sembrava essersi svuotata. Beth non sentiva un solo rumore.
Se non fosse finita a Grifondoro, tutti ne
sarebbero rimasti estremamente delusi, tranne forse sua madre.
Avanzò fino allo sgabello e si sedette,
titubante. Il cuore le martellava furioso nel petto, coprendo tutti i suoni.
All'improvviso sentì una vocina parlare
«Mmm, vedo coraggio e determinazione, voglia di mettersi alla prova e tanto
talento, sì». Poi, con sollievo, sentì il Cappello gridare «GRIFONDORO!».
Fu come se la Sala avesse ripreso vita, il
tempo riprese a scorrere normalmente e il suo cuore rallentò, mentre si univa
ai Grifondoro festanti.
«Ben fatto sorellina! Ti voglio bene!» le
mormorò James, quando si sedette al suo fianco e poi la abbracciò, felice.
Beth ricambiò la stretta. Anche lei gli
voleva bene, per sua sfortuna. Era felice, ora, e suo padre non l'avrebbe
diseredata, pensò ridacchiando tra sé e sé.
Si accomodò meglio sulla panca, staccandosi
da James, e incrociò lo sguardo di Sirius che le fece un occhiolino complice.
Si girò di scatto, arrossendo leggermente.
Lily, dall'altro lato del tavolo, le
sorrise. Era un inizio fantastico!
Quando il Banchetto fu terminato, un mago
alto, magro e molto vecchio, con capelli e barba color argento, si alzò in
piedi. Indossava abiti lunghi e un mantello color porpora. Portava dei buffi
occhiali a mezzaluna dietro ai quali c'erano due luminosi occhi azzurri.
Era Albus Silente, il Preside di Hogwarts.
Si schiarì la voce per attirare
l'attenzione generale e poi disse: «Benvenuti ai nuovi e bentornati ai vecchi
studenti! Ora che siamo tutti sazi dopo questo eccellente banchetto, ho da
darvi alcuni annunci d'inizio anno. Gli studenti del primo anno devono
ricordare che l'accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni.
Inoltre, il signor Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare a voi tutti
che è vietato fare gare di magia tra le classi nei corridoi. Le prove di
Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell'anno scolastico e
chiunque sia interessato a giocare per la squadra della sua Casa è pregato di
contattare Madama Bumb. Le selezioni saranno aperte a tutti gli studenti a
partire dal secondo anno e saranno fissate dal Capitano della squadra. Adesso,
è ora di andare a letto! Buonanotte!».
Il Prefetto condusse i nuovi Grifondoro al
Dormitorio, mostrandogli la strada per arrivarci. Disse loro che avrebbero
dovuto impararla in fretta.
Con la parola d'ordine, il quadro della
Signora Grassa, che si trovava all'ingresso della Sala Comune, si apriva consentendo
agli studenti di accedere al Dormitorio.
La Sala Comune dei Grifondoro era una sala circolare,
ampia e accogliente. Era arredata con comode poltrone, pouf e tavolini bassi.
Il pavimento era ricoperto da uno stupendo tappeto rosso vermiglio e oro,
mentre le pareti erano tappezzate di drappi e magnifici arazzi dei colori della
Casa. Gran parte della Sala Comune, però, era occupata dall'immenso camino di
marmo.
Secondo le indicazioni del Prefetto, le
ragazze si diressero verso la porta a destra, i ragazzi verso sinistra.
Salendo lentamente le scale, Beth notò su
una porta una placca d'ora su cui erano incisi dei nomi, tra cui il suo. Entrò
nella stanza e vide cinque letti a baldacchino, circondati da tende di velluto
scuro.
Si diresse verso il letto più lontano dalla
porta, vicino al muro presso il quale c'era l'unica finestra. Le piaceva perché
le ricordava il suo letto a Godric's Hollow.
Infilò rapidamente il pigiama, imitata
dalle altre, e con un sospiro chiuse gli occhi, chiedendosi com'era la stanza
di James.
Ehm, salve a tutti... Non credo che molti di voi
arriveranno fino alla fine di questo capitolo, per cui credo che annoierò solo
pochi sopravvissuti!
Avevo già postato su EFP questa fanfiction ma per una
serie di motivi mi sono vista costretta ad abbandonarla... Ora , però, sono
tornata con l'intenzione di finirla!
Non sarà uguale in tutto e per tutta alla sua vecchia
versione, perché, rileggendola, mi sono accorta di errori, fatti poco chiari e
allora ho deciso di riprenderla in mano totalmente da capo!
E' venuto fuori questo capitolo, che spero vi piacerà!
Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo molto!
A presto!
Morgana92