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Autore: morgana92    01/09/2011    1 recensioni
La vecchia generazione mi ha sempre affascinato e non sono mai riuscita ad apprezzare il destino che gli ha riservato la Rowling.
Mi sono chiesta che cosa sarebbe successo se James avesse avuto una gemella. E se questa gemella fosse una strega un pò particolare?
Ripercorrerò gli anni di scuola dei Malandrini in una mia personalissima interpretazione dei fatti.
Dalla storia:
Primo settembre. Primo giorno della nuova vita di Elizabeth Morgan Potter.
Insieme al suo gemello, James, avrebbe iniziato a frequentare la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts.
Era molto eccitata da quando, due settimane prima, aveva ricevuto la lettera che le annunciava la sua iscrizione. E quella di James, ovvio.
Aveva finalmente compiuto undici anni ed era molto determinata su come sarebbe stata la sua vita a Hogwarts: sarebbe stata una Grifondoro come il padre, avrebbe trovato molti amici e non avrebbe permesso a James di cacciarsi troppo nei guai. In fondo erano gemelli e Beth adorava trasgredire le regole quanto lui!
Genere: Commedia, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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cap 1 nuova versione Twins

Twins - Gemelli

Capitolo uno - L'inizio

 

Primo settembre. Primo giorno di un nuovo anno scolastico a Hogwarts. Giorno della partenza dell’Espresso di Hogwarts. Primo giorno della nuova vita di Elizabeth Morgan Potter.

Insieme al suo gemello, James, avrebbe iniziato a frequentare la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts.

Era molto eccitata da quando, due settimane prima, aveva ricevuto la lettera che le annunciava la sua iscrizione. E quella di James, ovvio.

Aveva finalmente compiuto undici anni ed era molto determinata su come sarebbe stata la sia vita a Hogwarts. Sarebbe stata una Grifondoro come il padre, avrebbe trovato molti amici e non avrebbe permesso a James di cacciarsi troppo nei guai. In fondo erano gemelli: Beth adorava trasgredire le regole quanto lui.

Beth sapeva che non era però altrettanto divertente doversi ascoltare le infinite ramanzine di una Susan Potter infuriata, che aveva scoperto quelle che secondo loro erano geniali trovate mentre per lei erano guai. C'era però da dire che il loro padre interveniva sempre a favore dei figli, riuscendo quasi sempre a placare la moglie.

 

Erano quasi le nove quando si decise a lasciare la comodità del suo letto. Grazie al cielo aveva una camera tutta per sé, James era assurdamente disordinato. Non che lei fosse ordinata, ma almeno riusciva a spostarsi senza essere aggredita e poi travolta da qualcosa di non identificato nella stanza. La sua camera era vissuta, era sua, c'era lei in ogni oggetto o dettaglio.

Indossò la sua salopette azzurra preferita e una maglietta bianca e raccolse i capelli di un nero intenso, d’ebano, in due codini ordinati.

Scese di corsa in cucina e fece colazione con il padre e la madre. Il padre le elencò tutti gli aspetti positivi dell'essere dei Grifondoro, mentre la madre le snocciolava consigli per lo studio e per evitare guai.

Beth si divertì a osservarli, così pieni di entusiasmo mentre ricordavano il loro passato da studenti.

Ora, i suoi genitori erano entrambi Auror del Ministero della Magia. Beth voleva diventare anche lei un Auror come loro, da grande. Le piaceva l’idea di combattere i cattivi e salvare i buoni.

 

Fisicamente, Beth e James assomigliavano al padre: James era il suo ritratto, capelli neri perennemente in disordine e caldi e vivaci occhi nocciola; i capelli di Beth, invece, erano più scuri di quelli del gemello e aveva un paio di espressivi occhi verdi, più scuri vicino alla pupilla, con particolari venature nere, ereditati dalla nonna. I lineamenti erano quelli della madre, più fini di quelli di James. La somiglianza tra i due era però innegabile.

Caratterialmente non si sapeva bene identificare a chi assomigliassero e nessuno si era mai pronunciato al riguardo.

Beth, però, riteneva di avere ereditato il coraggio del padre e la determinazione della madre.

Più tardi risalì in camera, gettando i recenti acquisti nel baule, alla rinfusa. Ricontrollò la stanza un paio di volte, per essere certa di aver preso tutto; poi notò la sua bacchetta appoggiata, in bella mostra, sul comodino. Si rammentò di quando l’aveva comprata da Olivander, a Diagon Alley.

Flashback

Quel giorno era eccitatissima: finalmente avrebbe avuto la sua bacchetta e di lì a pochi giorni sarebbe partita per Hogwarts con James.

Nel negozio di Olivander, noto per essere uno dei migliori fabbricanti di bacchette, lei e James avevano provato una serie di bacchette.

Il suo gemello aveva trovato quasi subito la sua, o come aveva affermato Olivander, una bacchetta aveva scelto James: era una bacchetta di mogano, lunga undici pollici, flessibile, con un nucleo di crine di unicorno, ottima per la trasfigurazione.

Beth, invece, aveva impiegato più tempo a trovare la sua bacchetta, tra le tantissime bacchette che Olivander aveva nel suo negozio, angusto e sporco, e pieno di migliaia di scatoline che contenevano le bacchette, tutte impilate in bell'ordine fino al soffitto.

L'uomo era sconcertato di non riuscire a individuare la bacchetta adatta a lei.

Dopo aver provato una decina di bacchette, Beth cominciava a essere avvilita ma poi Olivander aveva esclamato, pensieroso «A meno che...».

 Era poi corso nell'angolo più estremo e nascosto e aveva preso una scatolina malridotta, usurata dal tempo.

Aveva estratto la bacchetta e l'aveva passata a Beth, invitandola a impugnarla. Lei aveva avvertito un calore improvviso alle dita e dalla punta della bacchetta era fuoriuscita una scia di scintille rosse e d'oro.

A Beth era stata destinata una bacchetta di legno di biancospino, tredici pollici, con dentro un quadrifoglio, ottima per produrre efficacemente gli incantesimi più disparati.

La prese in mano e la impugnò per qualche secondo e con un sospiro la rimise sul comodino e chiuse il baule.

Poi si precipitò in camera di James, che naturalmente dormiva ancora. Erano da poco passate le dieci e conoscendo James, ci avrebbe impiegato secoli a svegliarsi e sicuramente non aveva ancora preparato il baule. Così, per il bene del gemello, gli saltò addosso, preceduta da un urlo allegro.

«Bes! Ti venisse un colpo!» urlò lui, destandosi di soprassalto.

Lei rise.

Da tempo immemore il fratello e il padre la chiamavano Bes, cioè tutto ciò che era riuscito a produrre il piccolo James all’età di un anno per chiamare la sorella, universalmente conosciuta come Beth. Da allora le era rimasto quel soprannome che, alla fine, non le dispiaceva più di tanto.

 «Jamie! E’ il gran giorno! Non sei contento?» strillò Beth, eccitata, ancora sopra di lui.

James, che non adorava particolarmente i risvegli bruschi, e stava per intimarle di andarsene e lasciarlo dormire, si addolcì notevolmente notando come brillassero gli occhi verdi di Beth.

«Sarà fantastico!» esclamò stropicciandosi gli occhi, ancora assonnato. Beth gli regalò un luminoso sorriso e lo abbracciò, felice. Tutti ammiravano il forte legame tra i due, consueto nei gemelli. Erano come due soli, che riscaldavano e ammaliavano chiunque entrasse nel loro campo gravitazionale. Susan Potter li paragonava spesso a due rocce che si protendevano verso le onde, senza mai arretrare, forti e impavidi.

 

Quando finalmente James fu vestito e il suo baule pronto, giunse l’ora di andare a King’s Cross. L’Espresso per Hogwarts partiva alle undici in punto.

Raggiunsero in fretta i binari 9 e 10 e con decisione la famiglia Potter si avviò verso la barriera che nascondeva alla vista dei Babbani il binario 9 e ¾, da cui partiva l'Espresso per Hogwarts.

James e Beth provarono la stessa emozione e si scambiarono uno sguardo d'intesa. Presero il controllo dei carrelli con i loro effetti e si apprestarono a passare: il primo fu James, esuberante come sempre, con la madre, seguiti subito da Beth e da John Potter.

 

Dopo aver caricato i bagagli sulla locomotiva rosso scarlatto e dopo che Beth ebbe controllato le condizioni del vagone che Blueberry, la sua gatta nera, avrebbe occupato durante il viaggio fossero soddisfacenti, i due gemelli furono costretti ad ascoltare gli ammonimenti dei genitori.

John Potter raccomandò a James la sorella, che sbuffò sonoramente per poi afferrare il gemello e cominciare ad allontanarsi.

In quello stesso frangente, un altro ragazzino sentiva lo stesso impulso di allontanarsi dai genitori. Decise di seguire l'istinto, voltandosi per raggiungere il treno. Fu così che Elizabeth Morgan Potter si scontrò con Sirius Orion Black.

Beth si scusò con un sorriso, incrociando i profondi occhi grigi di Sirius, che in risposta le fece un debole sorriso poco convinto, poi la superò e sparì, confondendosi nella folla accalcata vicino al treno.

Beth rimase immobile, avvolta da una sensazione piacevole, ma fu riscossa dal debole calcio tiratole da James, stretto in un soffocante abbraccio dalla madre, che aveva approfittato del piccolo scontro per raggiungerli.

«Il mio ometto!» esclamò Susan Potter. Il ragazzino prese a dimenarsi, ma la donna non diede segno di volerlo lasciare. «Mamma, ti prego, soffoco!»

Finalmente sua madre lo lasciò andare e strinse forte a sé Beth, senza proferire parola. Per ogni madre era motivo di orgoglio che i propri figli studino nella prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma era anche un piccolo lutto vederli partire.

John Potter si avvicinò al figlio e gli scompigliò i capelli. Susan Potter lasciò andare la figlia esclamando «John, ti prego, quei capelli sono già impossibili di loro, non ti ci mettere anche tu!».

«Ehi, donna, porta rispetto! Questi capelli ti sono sempre piaciuti!» disse l'uomo portandosi una mano alla testa e scostandosi un ciuffo ribelle dagli occhi. La donna gli sorrise con affetto, poi si voltò verso i figli.

«Fate i bravi, mi raccomando! E ascoltate i professori…»

«…e James, trovati degli amici tranquilli…»

«… e niente guai, almeno per il primo giorno… Me lo promettete?» concluse la madre.

«Sì, sì, ho capito! Mi rinchiuderò nel dormitorio e non uscirò fino ai M.A.G.O!» sbuffò James, divertito.

«Noi andiamo allora… Ciao mamma, ciao papà!» intervenne Beth.

Mancavano solo dieci minuti alla partenza del treno e loro dovevano cercarsi un buon posto.

Entrambi baciarono in fretta i genitori, poi Beth agguantò James e lo trascinò fino al treno. Poi si voltò e urlò «Te lo giuriamo mamma!».

Ridacchiarono sentendo in lontananza il commento del padre «Vi conviene finire a Grifondoro se non volete essere diseredati!» e lo scherzoso rimprovero della madre «John! Ti ricordo che io ero una Corvonero e non mi sembra tu ti sia mai lamentato…».

 

Lei e James percorsero lentamente il corridoio alla ricerca di uno scompartimento.

«Grazie al cielo mamma non ha pianto! Non avrei potuto sopportarlo dopo quell’abbraccio stritolante!» commentò James, mentre percorrevano i vagoni alla ricerca di uno scompartimento. «E tu! Mi hai lasciato in balia di Susan Potter troppo a lungo, mia cara sorellina! Questa non te la perdonerò facilmente! No, no!» si lagnò, guardandola con aria truce.

«James, non fare il bambino, dai, saranno stati al massimo trenta secondi!» rispose a tono Beth, sorridendo divertita. Sapeva che James non ce l'aveva veramente con lei.

Giunti a metà treno, continuando il battibecco, trovarono uno scompartimento che soddisfacesse i criteri di James. Era occupato da una ragazzina dai capelli rossi e dal ragazzino con cui si era scontata Beth sul binario e che aveva consentito l’agguato di Susan Potter ai figli.  Lo riconobbe ma lui non la degnò di uno sguardo, così Beth si lasciò cadere, mostrandosi indifferente, al fianco alla rossa, mentre James si accomodava di fianco al maleducato.

James tentò di instaurare una conversazione con lui, ma l’altro non sembrava dell’umore adatto. Beth rispose con una scrollata di spalle allo sguardo deluso del gemello, che sospirò, sconfitto.

Che maleducato! Non le era simpatico, no!

Beth notò le lacrime della rossa accanto a lei, che aveva il volto premuto contro il finestrino. Decise di provare a consolarla. Era un giorno speciale, quello, ed era quasi sacrilego versare lacrime, secondo lei.

  «Ciao! Io sono Beth. Tu invece sei…» chiese con voce dolce. Lily Evans si asciugò le lacrime e si girò lentamente verso di lei. «Sono Lily» mormorò con voce incolore e gli occhi verde smeraldo lucidi e pieni di tristezza.

Beth le prese la mano, sorridendo dolcemente «E perché piangi?» le sussurrò, anche se non era necessario poiché nessuno prestava loro attenzione: Sirius guardava fuori dal finestrino, con sguardo assente, perso in chissà quale ricordo o pensiero, mentre James aveva la testa poggiata all’indietro e gli occhi chiusi.

Questo era decisamente strano ma doveva pensare a Lily.

Lily la guardò negli occhi e chissà cosa in quegli strani occhi la spinse a confidarsi «Io sono Babbana. Mia sorella mi… mi odia perché non ha ricevuto la lettera… e mi ha trattata… male… Non mi ha neppure salutata prima di partire!» una lacrima le scese, lenta, lungo la guancia.

Beth era veramente dispiaciuta per Lily. Anche lei sarebbe stata triste se James non l'avesse salutata prima di una sua ipotetica partenza.

«Mi dispiace Lily, ma vedrai che tutto si sistemerà!» le mormorò con tono sicuro «Non devi lasciarti rovinare da niente al mondo questo giorno! Stiamo andando a Hogwarts! E' un giorno che non si ripeterà più, quindi scaccia i cattivi pensieri e sorridi! Probabilmente tua sorella è solo invidiosa, dalle un po' di tempo per digerire la cosa...».

Lily capì che Beth aveva ragione. Quello era il suo momento e non poteva lasciarselo rovinare dalla cattiveria di Petunia. Così sorrise e la abbracciò di slancio, grata.

Poco dopo la porta dello scompartimento si aprì e Severus Piton fece il suo ingresso, sedendosi di fronte a Lily, che gli presentò Beth. Lui abbozzò un sorriso di circostanza, ma poi scoprì che in fondo la nuova amica di Lily era simpatica.

Beth, dopo un po', si mise a scrutare il gemello, ancora immobile e con gli occhi chiusi. Si chiese a cosa stesse pensando.

«Visto Lily? Ci stiamo andando. Ci stiamo andando davvero!» esclamò Severus sorridendo.

Beth si mise a osservare il paesaggio, per lasciare i due liberi di parlare. Era chiaramente una conversazione privata.

Lily annuì e rispose al sorriso dell’amico.

«Speriamo che tu sia una Serpeverde» continuò Piton.

«Serpeverde?» esclamò una voce che Beth conosceva bene e che probabilmente aveva taciuto troppo a lungo per i suoi standard.

Sperò che non dicesse niente che potesse offendere i suoi nuovi amici.

James si voltò verso i due «Chi vuole essere un Serpeverde? Io credo che lascerei la scuola e tu?» chiese al ragazzo mollemente abbandonato di fianco al lui. Anche lui si era girato verso di loro, attratto forse dal discorso.

«Tutta la mia famiglia è stata in Serpeverde» rispose Sirius Black.

«Oh cavolo» commentò James «E dire che mi sembravi a posto!».

Sirius ghignò «Forse io andrò contro la tradizione. Dove vorresti finire, se potessi scegliere?».

James alzò una spada invisibile «Grifondoro… culla dei coraggiosi di cuore! Come nostro padre, vero Bes?»

Prima che lei rispondesse, Piton fece un verso sprezzante. James si voltò verso di lui «Qualcosa non va?».

«No» rispose Piton, ma il suo lieve ghigno diceva il contrario «Se preferisci i muscoli al cervello…».

«E tu dove speri di finire visto che non hai nessuno dei due?» intervenne Sirius.

James scoppiò in una risata fragorosa. Lily si raddrizzò nel sedile, nervosa, e guardò prima James, poi Sirius, disgustata. «Andiamo Severus, cerchiamo un altro scompartimento».

«Ooooooooh…»

Lily e Severus uscirono in fretta dallo scompartimento, mentre Beth guardava male il gemello, incerta se seguirli o no.

«Ci si vede Mocciosus!»

Beth scattò in piedi «Siete proprio due stupidi!» esclamò e si affrettò a raggiungere Lily e Severus, sbattendo la porta mentre usciva e incenerendoli con lo sguardo.

Quando ci si metteva James era un vero stupido. Che diavolo gli aveva fatto Severus? E poi quell’altro ragazzino… Che centrava lui?

 

 

Beth non tornò nello scompartimento dal quale era così fragorosamente uscita. Si sistemò invece con Severus e Lily, ma non accennò al gemello. Era furiosa con lui. Non era neanche arrivato a scuola è già aveva iniziato a fare lo scemo!

Sapeva che lo avrebbe perdonato, ma aveva deciso di tirare un po’ la corda, in fondo James se lo meritava.

Dopo poco tempo il treno si fermò. Mentre Hagrid, il guardiacaccia del castello, chiamava i nuovi studenti per il tradizionale giro in barca sul Lago, Beth ignorò il fratello che si sbracciava per attirare la sua attenzione, si accodò agli altri e si accomodò di fianco ad un ragazzino che si presentò come Remus John Lupin.

Percepì il dolore di James al suo gesto e si ripromise di perdonarlo in fretta, ma non poteva tollerare che fosse vittima di tutti questi pregiudizi. Certo, Serpeverde aveva una brutta fama ma era pur sempre una delle quattro Case di Hogwarts.

Fortunatamente non pioveva, ma nuvoloni neri che promettevano tempesta erano addensati nel cielo scuro.

La traversata fu relativamente breve e Beth riuscì a non infradiciarsi, a differenza di un piccoletto con il volto simile al muso di un topo seduto nel posto dietro al suo, che si ritrovò bagnato non appena la barca si era mossa, e riuscì ad accarezzare un tentacolo della piovra gigante, senza essere afferrata e trascinata in fondo al lago.

 

Una volta entrati nel castello, furono accolti da una severa ed elegante donna che si presentò come la professoressa di Trasfigurazione, nonché Vicepreside, Minerva McGranitt.

Era una strega alta e magra, con lineamenti duri, che indossava un vestito lungo, un cappello a punta e un mantello di color verde smeraldo che risaltava sugli abiti neri. I capelli neri erano raccolti in una crocchia rigida e sembrava il genere di persona che bisognava evitare di contraddire. Aveva infatti un aspetto piuttosto severo.

«Mettetevi in fila, a due a due per favore» esordì la donna, con voce calma «Una volta entrati in Sala Grande verrete Smistati nelle quattro Case di Hogwarts: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Per tutto il tempo che starete qui, la vostra Casa sarà la vostra famiglia. Pertanto, i trionfi che otterrete le faranno guadagnare punti, e ogni violazione delle regole le farà perdere punti. Alla fine dell’anno alla Casa con più punti verrà assegnata la Coppa delle Case» fece scorrere lo sguardo sul gruppo di ragazzini davanti a lei, lentamente, leggendo nelle loro espressioni e cercando chissà cosa «Ora attendete qui. La cerimonia dello Smistamento inizierà fra pochissimo!».

 Si girò e in pochi istanti sparì.

 

Beth sentì qualcuno che le picchiettava sulla spalla. Si girò di scatto.

Sirius le sorrise «L’idiota numero uno ti chiede venia, dolce donzella» fece un piccolo inchino «e l’idiota numero due è veramente dispiaciuto e se lo perdonassi, faresti un favore a tutti» indicò James, che aveva l’espressione di un cane bastonato.

Beth gli rivolse un debole sorriso «Forse» disse solamente, facendo un occhiolino al gemello, sul cui viso si aprì un sorriso enorme.

«Oh io sono Sirius!» si presentò il ragazzino allungando una mano che lei strinse, incerta, presentandosi a sua volta. «Beth!».

Doveva ancora decidere se lui le andava a genio. Ritrasse la mano.

Beth si rigirò, osservò la McGranitt avvicinarsi e poi esclamare «Seguitemi!».

Le porte di legno massiccio si spalancarono, rivelando quattro enormi tavolate.

La Sala Grande era stupefacente: dei fuochi ardevano in grandi bracieri appesi alle pareti e un cielo nuvoloso si apriva nel soffitto incantato e illuminato da candele sospese nell’aria.

Alcuni degli studenti seduti ai tavoli li osservavano passare, curiosi, e li salutavano, incoraggianti. Altri li ignoravano, presi dai loro discorsi.

La McGranitt li guidò fino al tavolo degli insegnanti, davanti al quale era sistemato uno sgabello. Sopra di esso era posato un vecchio cappello malconcio.

La donna si girò verso di loro, dando le spalle agli insegnanti, aprì un rotolo di pergamena e poi disse «Ora chiamerò i vostri nomi. Uno per volta, vi siederete qui e vi metterò il Capello Parlante in testa». Si avvicinò allo sgabello e sollevò il cappello, poi iniziò a chiamare.

Un paio di ragazzini furono Smistati a Tassorosso e Corvonero. Poi…

«Black, Sirius» chiamò la McGranitt.

Sirius si sedette sullo sgabello traballante. Il Cappello, dopo un momento di riflessione, esclamò «GRIFONDORO!».

Beth vide James sorridergli e fargli un gesto contento. Sembrava proprio che al suo gemello quel ragazzino andasse a genio.

«Evans, Lily».

La ragazzina avanzò con gambe incerte e si sedette lentamente. Poi la professoressa McGranitt le mise in testa il Cappello, che, dopo un attimo di riflessione, gridò «GRIFONDORO!».

Beth sentì Piton emettere un flebile gemito. Lily si tolse il Cappello, lo diede alla McGranitt, poi corse verso i Grifondoro esultanti, ma a metà strada si girò e rivolse a Piton un rapido sguardo e un sorrisino triste.

Sirius le fece posto sulla panca. Lei lo guardò, lo riconobbe, incrociò le braccia e gli voltò le spalle con decisione.

Beth ridacchiò, osservando la scena.

Remus Lupin, Peter Minus e Tara Peters si unirono a Lily e Sirius al tavolo dei Grifondoro.

Il gruppo di ragazzini in attesa diminuiva progressivamente e presto sarebbe toccato a lei. Il cuore cominciò a batterle forte nel petto. Inconsciamente si mosse per avvicinarsi a James, poco più dietro rispetto a lei.

«Piton, Severus» chiamò la McGranitt.

Il ragazzino si fece avanti e si mise il Cappello in testa «SERPEVERDE» gridò il Cappello Parlante.

Lui andò dall’altro lato della sala, lontano da Lily, dove i Serpeverde lo accolsero con grida di tripudio. Si sedette vicino a Mark Spencer, un altro ragazzino appena Smistato, rispondendo, incerto, al suo sorriso.

«Potter, James»

James, passandole accanto, le sfiorò la mano, forse in cerca di sostegno, o forse per augurarle buona fortuna. E Beth, anche se era arrabbiata con lui, anche se non approvava ciò che aveva fatto, gli sorrise e gli augurò buona fortuna.

James si sedette, sicuro e appena la McGranitt gli posò il Cappello in testa, quello strillò «GRIFONDORO!».

James, soddisfatto, si sedette al tavolo rosso e oro, fissando il suo sguardo su di lei. Le fece un occhiolino e la invitò a raggiungerlo presto.

«Potter, Elizabeth» chiamò la McGranitt. E il tempo rallentò.

Fece un respiro profondo e un passo avanti. La Sala Grande sembrava essersi svuotata. Beth non sentiva un solo rumore.

Se non fosse finita a Grifondoro, tutti ne sarebbero rimasti estremamente delusi, tranne forse sua madre.

Avanzò fino allo sgabello e si sedette, titubante. Il cuore le martellava furioso nel petto, coprendo tutti i suoni.

All'improvviso sentì una vocina parlare «Mmm, vedo coraggio e determinazione, voglia di mettersi alla prova e tanto talento, sì». Poi, con sollievo, sentì il Cappello gridare «GRIFONDORO!».

Fu come se la Sala avesse ripreso vita, il tempo riprese a scorrere normalmente e il suo cuore rallentò, mentre si univa ai Grifondoro festanti.

«Ben fatto sorellina! Ti voglio bene!» le mormorò James, quando si sedette al suo fianco e poi la abbracciò, felice.

Beth ricambiò la stretta. Anche lei gli voleva bene, per sua sfortuna. Era felice, ora, e suo padre non l'avrebbe diseredata, pensò ridacchiando tra sé e sé.

Si accomodò meglio sulla panca, staccandosi da James, e incrociò lo sguardo di Sirius che le fece un occhiolino complice. Si girò di scatto, arrossendo leggermente.

Lily, dall'altro lato del tavolo, le sorrise. Era un inizio fantastico!

 

Quando il Banchetto fu terminato, un mago alto, magro e molto vecchio, con capelli e barba color argento, si alzò in piedi. Indossava abiti lunghi e un mantello color porpora. Portava dei buffi occhiali a mezzaluna dietro ai quali c'erano due luminosi occhi azzurri.

Era Albus Silente, il Preside di Hogwarts.

Si schiarì la voce per attirare l'attenzione generale e poi disse: «Benvenuti ai nuovi e bentornati ai vecchi studenti! Ora che siamo tutti sazi dopo questo eccellente banchetto, ho da darvi alcuni annunci d'inizio anno. Gli studenti del primo anno devono ricordare che l'accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni. Inoltre, il signor Gazza, il guardiano, mi ha chiesto di ricordare a voi tutti che è vietato fare gare di magia tra le classi nei corridoi. Le prove di Quidditch si terranno durante la seconda settimana dell'anno scolastico e chiunque sia interessato a giocare per la squadra della sua Casa è pregato di contattare Madama Bumb. Le selezioni saranno aperte a tutti gli studenti a partire dal secondo anno e saranno fissate dal Capitano della squadra. Adesso, è ora di andare a letto! Buonanotte!».

 

Il Prefetto condusse i nuovi Grifondoro al Dormitorio, mostrandogli la strada per arrivarci. Disse loro che avrebbero dovuto impararla in fretta.

Con la parola d'ordine, il quadro della Signora Grassa, che si trovava all'ingresso della Sala Comune, si apriva consentendo agli studenti di accedere al Dormitorio.

La Sala Comune dei Grifondoro era una sala circolare, ampia e accogliente. Era arredata con comode poltrone, pouf e tavolini bassi. Il pavimento era ricoperto da uno stupendo tappeto rosso vermiglio e oro, mentre le pareti erano tappezzate di drappi e magnifici arazzi dei colori della Casa. Gran parte della Sala Comune, però, era occupata dall'immenso camino di marmo.

Secondo le indicazioni del Prefetto, le ragazze si diressero verso la porta a destra, i ragazzi verso sinistra.

Salendo lentamente le scale, Beth notò su una porta una placca d'ora su cui erano incisi dei nomi, tra cui il suo. Entrò nella stanza e vide cinque letti a baldacchino, circondati da tende di velluto scuro.

Si diresse verso il letto più lontano dalla porta, vicino al muro presso il quale c'era l'unica finestra. Le piaceva perché le ricordava il suo letto a Godric's Hollow.

Infilò rapidamente il pigiama, imitata dalle altre, e con un sospiro chiuse gli occhi, chiedendosi com'era la stanza di James.

 

 

Ehm, salve a tutti... Non credo che molti di voi arriveranno fino alla fine di questo capitolo, per cui credo che annoierò solo pochi sopravvissuti!

Avevo già postato su EFP questa fanfiction ma per una serie di motivi mi sono vista costretta ad abbandonarla... Ora , però, sono tornata con l'intenzione di finirla!

Non sarà uguale in tutto e per tutta alla sua vecchia versione, perché, rileggendola, mi sono accorta di errori, fatti poco chiari e allora ho deciso di riprenderla in mano totalmente da capo!

E' venuto fuori questo capitolo, che spero vi piacerà!

Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo molto!

A presto!

Morgana92

  
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