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Autore: Beatrix Bonnie    01/09/2011    13 recensioni
Perché, perché non te ne vai, Eileen Prince? Perché non lasci la casa di quell'insulso Babbano, prendi tuo figlio e te ne vai?
È una domanda che mi ha assillato parecchio nello scrivere questa storia. Una strega, una donna, una madre... come può accettare tutto questo passivamente?
Perché Eileen, perché non te ne sei andata?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Il coraggio di una madre



Stai lì, a guardarti allo specchio, nella speranza di trovarci che cosa? Ti osservi lo zigomo sotto l'occhio sinistro: sì, il livido violaceo si vede, anche se cerchi di nasconderlo con una sciocca pozione per i foruncoli.

Ieri sera Tobias è tornato a casa alle due di notte, ubriaco. Non sai nemmeno perché ti ha tirato quel ceffone. Ah no, ora ricordi: non c'era la cena pronta ad aspettarlo.

Lui non l'ha fatto apposta. Era ubriaco.

Perché lo giustifichi sempre? Non è la prima volta che alza le mani su di te. Perché non ti ribelli?

Lui non è sempre così. A volte è anche dolce.

Ah sì? E quand'è l'ultima volta che è stato dolce con te?

Il tuo sguardo indugia sulla foto del matrimonio appoggiata sul tuo comodino. È una foto Babbana: le immagini sono immobili, emozioni catturate in quell'istante di dodici anni fa. Il tuo volto, già allora, non era poi così sorridente. L'uomo che hai a fianco, infagottato nel suo completo elegante noleggiato per l'occasione, ha lo sguardo un po' torvo e incupito.

Ti viene in mente quella volta in cui, durante l'estate tra il sesto e il settimo anno di scuola, lui era venuto a prenderti alla stazione di King's Cross con un mazzo di rose. Come ti eri sentita importante, quel giorno! Le compagne di Hogwarts ti guardavano con invidia: sì, anche tu, Prince la racchia, avevi trovato un uomo che ti amava e ti portava le rose. Che sensazione meravigliosa quella di sentirsi amata! Nonostante il naso un po' adunco, nonostante la carnagione giallognola e i capelli scuri e spessi; nonostante tutto, qualcuno ti amava.

Ma che fine ha fatto quell'uomo, ora?

«Mamma?» chiama una vocina flebile alle tue spalle.

Ti giri. Eccolo, il tuo angelo, l'unica ragione della tua vita: il piccolo Severus. Indossa la divisa di Hogwarts nuova che avete comprato questa mattina a Diagon Alley. Gli sta d'incanto.

«Sei bellissimo, tesoro.»

Severus fa una piroetta compiaciuto, per mostrare tutti i lati della sua nuova divisa. Poi vede il tuo livido: quella mattina non era così scuro, così violaceo. Allunga una mano verso il tuo volto. «Mamma... perché non ce ne andiamo via?» farfuglia, incapace di capire. È un bambino, in fin dei conti.

«Sev, tesoro, io voglio bene a tuo padre.»

«Non è vero! Non mentirmi!» ti risponde irato.

Forse ha ragione, forse è una bugia.

Già, Eileen, perché non prendi con te Severus e te ne vai?

Non lo sai nemmeno tu. Sai solo che hai bisogno di sapere che qualcuno ti vuole, ancora, nonostante tutto. Hai una paura folle a lasciare la certezza di quella casa per compiere un passo verso l'ignoto. Se te ne vai da Tobias, dove ti rifugi? Dove trovi un altro uomo che ti accolga in casa, che voglia te e tuo figlio?

«Quando saprò fare magie, mamma, gli lancerò contro una bella fattura!» esclama Severus, con una gioia quasi selvaggia. Vuole proteggerti, il tuo bambino. Tu ti alzi dalla sedia davanti allo specchio e lo stringi in un abbraccio. «Non dirlo neanche per scherzo, figliolo.»


Tobias torna a casa, quella sera, che sono quasi le otto. Ha il viso stravolto dal duro turno in fabbrica, la canottiera bianca è unta e rotta all'altezza della spalla. La stanchezza l'ha reso burbero, ma almeno non è ubriaco.

Si avvicina a te e ti dà un leggero bacio sulla guancia. Ti osserva per un attimo e accarezza lievemente il livido sullo zigomo. Sussurra delle scuse a mezza voce.

Ecco, per te è tutto passato. Non riesci davvero ad andartene da quest'uomo.

Mentre controlli il minestrone che bolle placido sul gas, pensi che, forse, quella sera sarà tutto tranquillo. Ma poi Tobias vede la lettera di Hogwarts, che tu hai inavvertitamente lasciato sul tavolo.

E si infuria.

«Questa che roba è?» grida, sventolandoti davanti agli occhi il foglio di pergamena.

«È la lettera di Hogwarts. Ti ricordi? Ne avevamo parlato.» provi a dirgli tu, con un mezzo sorriso.

«Lui non ci va a quella stramaledetta scuola!» sbraita in risposta Tobias. Devi tentare di calmarlo: non vuoi litigare anche quella sera.

«Ma ci deve andare: è un mago e tutti i maghi vanno a Hogwarts.» cerchi di farlo ragionare, invano. La testolina di Severus fa capolino da dietro lo stipite della porta e scruta dentro la cucina con aria arcigna.

Tobias batte un pugno sul tavolo tanto forte da far tremare piatti, posate e bicchieri. «Chissà quanto diavolo avete speso per il materiale scolastico!» si lamenta con voce irata.

«Be', ma in qualsiasi scuola fosse andato, avremmo dovuto comprare il materiale.» dici in un sussurro; poi aggiungi: «Tesoro, vai a metterti la divisa nuova e fai vedere al papà come ti sta bene.»

È una scusa per cacciarlo via: non vuoi che vi veda litigare, non di nuovo. Severus fa una strana smorfia, ma alla fine obbedisce e sale velocemente le scale verso la sua stanzetta, sbattendo i piedi sui gradini per far notare il suo disappunto.

Tobias sembra più calmo, ora. Forse si è reso conto che almeno, se Severus va a Hogwarts, lui non deve sopportarselo tutti i santi giorni. Fuori dalle scatole, quella piccola piattola lagnosa. Tanto vale avere una cagna, per quello che fa il ragazzino: piagnucola come una femminuccia, mai che si dimostri un vero uomo.

Tobias si siede a tavola e si prende la testa tra le mani.

Tu vedi quanto è stanco e ti fa pena. Non puoi lasciarlo, non puoi lasciare quell'uomo: lui ha bisogno di te e tu hai bisogno di sentirti amata da lui.

Ti siedi di fronte e gli prendi delicatamente le mani tra le tue, rivolgendogli un sorriso tenero. Tobias lo ricambia, anche se il suo è stanco e addolorato.

«Va tutto bene, amore.» gli sussurri, nel tentativo di incoraggiarlo. Lui annuisce debolmente.

Proprio in quel momento, Severus entra in cucina sbattendo la porta. Indossa sì la divisa di Hogwarts come gli avevi detto, ma brandisce in mano anche la bacchetta e la sta puntando minaccioso verso suo padre. Certo, non sa ancora come usarla, ma potrebbe inavvertitamente combinare qualche guaio. «Io ci vado a Hogwarts, chiaro?» stilla, agitando la bacchetta nuova.

Tobias si alza di scatto dal tavolo, rovesciando la sedia. «Non osare puntarmi contro quell'affare!» gli grida addosso, ma non osa avvicinarsi.

«Io ci vado a Hogwarts, ci vado!» ripete Severus, in preda alla rabbia.

«Toglimi quell'arnese di dosso!»

«Io ci vado a Hogwarts!»

«Smettetela, per favore!» piagnucoli tu, portandoti le mani al viso. Quasi non vuoi vedere quello che sta succedendo.

«Io vado a Hogwarts!» strilla per un'ultima volta Severus.

E poi Tobias, ignorando la bacchetta, gli è addosso. Gli strappa l'arma di mano e la getta a terra, poi prende il figlio per il colletto e lo sbatte con violenza contro la credenza.

«Lascialo immediatamente.»

La tua voce è fredda, dura, atona. Perfino Tobias è stupito. Si volta per vedere cosa succede, ma si trova la punta della tua bacchetta ad un soffio dal petto. La guarda, guarda i tuoi occhi improvvisamente gelati, il tuo volto che è una maschera di determinazione, e infine indietreggia.

«Non provare mai più ad alzare le mani su nostro figlio.»

Il tuo tono è calmo, ma qualcosa nella tua posizione non più curva, nel tuo sguardo fermo, nella bacchetta levata dritta davanti a te fa capire a Tobias che non è il caso di disobbedire. «Mandalo nella merda di scuola che vuoi.» sibila rabbioso. E poi abbandona la cucina.

Ti lasci sfuggire un solo sospiro. Per una frazione di secondo chiudi gli occhi.

Quando li riapri, Severus è ancora rannicchiato a terra che trattiene a stento le lacrime. Metti via la bacchetta e ti avvicini a lui per regalargli un abbraccio materno. Lo stringi a te, baci i suoi capelli disordinati e gli sussurri parole di conforto.

No, non puoi davvero abbandonare l'uomo che hai sposato. Ma non gli permetterai mai e poi mai di alzare ancora le mani sul tuo piccolo angelo.




Buongiorno a tutti voi!

Depressione a palate, lo so, ma il personaggio non l'ho scelto io! La storia, infatti, ha partecipato al “Ricordati di noi Contest”, classificandosi settima su venti. E, soprattutto, vincendo il Premio Giuria (di cui, più sotto, il banner).

È la prima volta che scrivo una cosa così... strana, ed è anche la prima volta che uso come protagonista un personaggio della Rowling (ad eccezione ovviamente del mio Gellert Grindelwald, ma ormai ho riversato su di lui tanti di quegli aspetti che l'ho fatto mio!). Spero comunque che vi sia piaciuta. Per me, almeno, è stato un esperimento interessante e stimolante.

Alla prossima!

Beatrix

ps. ho chiesto al giudice Mirtilla di inserire il giudizio in una recensione, come solito; nel caso non possa/voglia farlo, lo aggiungerò alle note d'autrice.

   
 
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