Sei
“È
incredibile quante cose bisogna sapere
prima di scoprire quanto poco si sa.”
Wiston
Churchill
«Popcorn?»
Nicole
si vide arrivare davanti agli occhi un contenitore di cartone
traboccante di fragranti
palline bianche, che le oscurava la vista dello schermo. Era sicura che
al
tatto fossero ancora caldi.
Così
invitanti.
Deglutì,
lo stomaco che brontolava. Fece appello a tutta la sua forza di
volontà. «Non
ci penso neanche; hai idea di quanto sale ci sia in quei cosi?
Ma lo sai che il sale ostruisce le arterie? E che può
provocare ipertensione?» rispose
seccamente,
in tono accusatorio.
La
sala era coperta da un tenue telo di oscurità, mentre lo
schermo era vivido dei
colori catturati dalla cinepresa e illuminava a scatti la pelle di
Nicole.
Nonostante la folla ordinatamente seduta sui sedili scarlatti,
governava un
silenzio tombale.
Luke
ritrasse la mano con il cartone dei popcorn. «Come vuoi. Ma
ancora non hai mangiato
nulla; sicura di non volerne?» le chiese, in un lieve
sussurro.
«Non
sono io che non mangio, sei tu che ti strafoghi di schifezze senza un
po’ di
pietà per la tua salute» rispose lei, lo stesso
tono di voce per non urtare il
resto degli spettatori.
In
quel preciso istante, un attore esordì all’interno
dello schermo, entrando in
scena con una battuta disarmante e che pareva del tutto spontanea. Il
resto degli spettatori esplose in una grassa risata che
riempì il resto della sala.
Il
fiato le si mozzò in gola. Afferrò di
scatto il cartone dei popcorn
dalle mani dell’altro, ne prese una manciata grossa quanto il
suo pugno e se la
ficcò tutta in una volta in bocca, premendo con la mano;
tutto ciò allo scopo
di non fargli vedere che stava trattenendo una fragorosa risata.
Dalla
bocca di Luke uscì una risata limpida, sincera. Nicole non
osò riflettere su
una domanda: rideva per la battuta del film o per la sua reazione
improvvisa?
Era un elemento così comico? Si strinse nelle spalle,
restituendo i popcorn e
affondando, umiliata, inghiottita dal sedile color cremisi. Poi scosse
la
testa, e si tirò su, la schiena dritta: c’era poco
da sentirsi umiliati. Se
c’era una cosa di cui era sicura, infatti, era che se Luke
aveva riso a causa
sua non era stato per prenderla in giro o per rinfacciarle qualcosa.
Non era di
certo la risata di qualcuno che ti vuole umiliare.
Allungò
di nuovo la mano e la sommerse nella massa di popcorn, impugnandone
un’altra abbondante
manciata.
«Così
non ti sembra di esagerare?» le domandò poi lui,
scherzosamente.
«Cosa?»
fece lei, sbigottita. «Io ti sto aiutando a diminuire il
grado di ostruzione
delle tue arterie e tu non mi dici neanche grazie? Anzi, mi accusi che
sto
esagerando? Bell’amico che sei.»
Passò
appena un istante prima che la ragazza si rendesse conto di
ciò che era appena uscito
dalle sue labbra, e si dimenticò per un attimo del film.
Sussultò.
Bell’amico che
sei.
Si
voltò verso Luke. Anche lui la stava guardando. Si fissarono
negli occhi per i
più lunghi secondi della sua vita. Poi si schiarì
la voce. «Ehm, dimenticati l’ultima
cosa che ho detto. Sono stata chiara?» cercò di
apparire minacciosa.
Lui, con un sorriso di
soddisfazione, le passò di nuovo il cartone di popcorn.
«Cristallina.»
Nicole
si ostinava a guardare fuori dal finestrino, durante il viaggio di
ritorno:
qualsiasi cosa pur di non far vedere a Luke la sua espressione che
malcelava
una nota di divertimento.
Durante
la visione del film, più pensava con amarezza che le scene
erano il picco della
demenzialità, e più faticava a non ridere.
In
certi momenti non era neanche riuscita a trattenersi, e temeva che il
suo
compagno se ne fosse accorto. Anzi, molto probabilmente
l’aveva non solo
notata, se l’era anche goduta. Ragion per cui era meglio
tacere e far finta di
essere intenta a osservare fuori, il bel paesaggio cittadino.
«Nicole»
la sua voce la fece sobbalzare.
«S-sì?»
«Ammettilo:
il film ti è piaciuto.»
Nicole
avvampò in viso e incominciò a gesticolare
nervosamente con le mani, lo sguardo
basso. «Come può essermi piaciuto? Sfoggiava una
demenzialità unica, nel vano
tentativo di dipingere una parodia della nostra società. E
poi alla fine, quei
due che si mettono insieme… giusto per aggiungere un tocco
di romanticismo, mi sembra
chiaro.»
Lui
sospirò. «Inutile: ti ho vista, mentre con la mano
ti coprivi la bocca piena di
popcorn per non farmi vedere che ridevi a crepapelle.»
Dannazione,
dannazione, dannazione. «Se
fossi stata l’unica di tutta la sala a non ridere, la gente
avrebbe pensato
male di me. E poi ho riso soltanto perché quel film mi
faceva pietà.»
«Come
no.»
«È
inutile che cerchi di convincermi del contrario con il tuo sarcasmo,
Luke. Le
uniche cose che guardo in televisione sono i documentari, che altro
potevi
aspettarti?» Ora non poteva fare a meno di guardarlo per
studiare la sua
espressione. Qualche secondo più tardi, si decise e
cambiò completamente
discorso: «Luke, domani dove mi porterai? Perché
sai, prima il Luna Park, poi
una stupida commedia al cinema, stiamo cadendo dalla padella alla
brace.»
Lui
parve pensarvi per un po’. Infine scrollò
bonariamente le spalle. «Boh, e chi
lo sa? Domani vedremo.»
«Come?»
Nicole aggrottò un sopracciglio. «Non hai la
minima idea di quel che vuoi farmi
fare domani? Come si fa a essere così
disorganizzati?»
Ancora
una scrollata di spalle. «L’estate è
così: imprevedibile. Ti lascia così tante
possibilità e così tanto tempo libero che hai
solamente l’imbarazzo della
scelta.»
Nicole
scosse la testa. «Sarà.»
Luke
diede un’occhiata all’orologio. «Ti ho
fatto fare tardi più del previsto. È
già
ora di cena per te?»
«No,
tranquillo, stasera i miei arrivano tardi dal lavoro. Lo fanno spesso.
Quindi
sono abituata a mangiare piuttosto tardi.» Niente arroganza o
cattiveria in
quella frase; solo un tono indifferente che lasciò Luke di
stucco. Finora era
la frase più “gentile” che gli avesse
rivolto.
Una
volta giunti a destinazione, Luke accostò per permetterle di
scendere. Volle
prenderla di sorpresa, così mentre lei apriva la portiera
lui ripeté una
battuta del film che avevano visto.
Nicole
si morse un labbro e strinse forte la maniglia, ma alla fine non
riuscì a
evitare di ridere sotto i baffi. Cercava di nascondersi, ma Luke poteva
vederla
comunque. Rimase a guardarla mentre rideva, capendo che sì,
ne valeva la pena –
nonostante le maledizioni che gli avrebbe lanciato Nicole per aver
“tentato
invano” di farla ridere.
Con
una finta rabbia, Nicole gli voltò le spalle e si diresse
verso casa.
Lui
non partì, ma la osservò giungere alla soglia;
rovistare nella borsetta; tirare
fuori un libro che le era d’impaccio; infilarselo tra le
gambe perché non
sapeva dove metterlo; estrarre finalmente dalla borsa la chiave;
infilarla
nella serratura; prendere il libro stretto tra le ginocchia; rimetterlo
nella
borsetta.
Nicole
girò la chiave e, dopo aver aperto la porta,
entrò in casa, così che Luke ora
non poté far altro che proseguire nella sua auto verso casa
propria.
«Che
ti prende, Nicole? Anche stasera non mangi?» Nella voce di
sua madre c’era più
irritazione che apprensione, e ultimamente le pareva che la figlia
fosse
diventata alquanto strana – anche più del solito!
Nicole
osservava i lunghi spaghetti conditi – e che diamine, doveva
mangiare sempre
quelli per cena? – con la più totale indifferenza.
Ma lei sembrò non udire
nemmeno la voce della madre; nella sua testa popolavano ben altri
pensieri.
Quant’era
che non si faceva una grassa risata felice e spensierata come quella di
quel
giorno? Okay che i libri sono un grande piacere, eppure mai nessun
libro le
aveva permesso di ridere così fragorosamente
nell’anima. E con Luke si era
anche dovuta trattenere, ma probabilmente se fosse stata sola avrebbe
dato
sfogo a tutta la sua allegria.
L’aveva
messa piuttosto di buonumore, anche se non voleva ammetterlo.
«Ehi,
Nicole Kimberly Hicks, sto parlando con te, signorina!»
Nicole
sollevò lo sguardo; ora era lei quella irritata.
«Mamma, la vuoi smettere di
interrompermi mentre sto pensando, o ti fa troppa fatica?» Si
accorse solo ora
di essere a tavola insieme ai suoi genitori. Bentornata
sulla Terra, Nicole.
«Nicole,
mangia quei benedetti spaghetti» le ordinò suo
padre, benché con pacatezza e
senza un minimo di polso.
Non
sopportava più né mamma né
papà.
Lei
perché prima le imponeva d’impegnarsi a scuola,
poi le diceva che esagerava e
poi si arrabbiava perché era arrivata seconda in classifica.
Lui
perché con la sua tranquillità e il suo
affrontare passivamente tutte le
situazioni, pareva quasi non provare il minimo interesse riguardo a
qualsiasi
cosa di cui Nicole parlasse.
Nicole
sospirò. Ficcò in bocca, finalmente, una
forchettata di spaghetti.
La
signora Hicks deglutì. Sapeva che prima o poi il momento di
porre quella
domanda sarebbe arrivato, e alla figlia non avrebbe fatto piacere.
«Nicole,
cosa sono tutti quei sospiri? E dove te ne sei andata a spasso, oggi? E
ieri?
Sei uscita con una tua amica? Mmm, non credo, perché in
questi giorni mi sembri
troppo turbata. Di’ la verità» e si
sporse sulla tavola, verso di lei, e
abbassò il tono di voce come se qualcun altro potesse udire
la loro conversazione.
«Ti sei innamorata, Nicole?»
Nicole
sbarrò gli occhi e gli spaghetti le andarono di traverso.
Iniziò a tossire
convulsamente, e non si riprese finché non
ingollò un grosso sorso d’acqua.
«Spero con tutta me stessa che tu stia scherzando, mamma! Tu
non capisci
minimamente.»
«E
allora facci capire, signorina» la esortò il
signor Hicks.
Nicole
socchiuse la bocca per far uscire qualcosa. Una frase, una parola, un
verso, un
mugolio. Andava bene anche un semplice gemito. Ma non uscì
niente, nemmeno il
suo fiato.
Come
poteva spiegare quel che le era successo? Loro non avrebbero capito.
S’immaginò
la scenetta:
«Mamma,
papà, dopo aver visto che sono
arrivata seconda in classifica sono uscita da scuola e sono svenuta; ho
perso
la pazienza quando Luke Kendrew è venuto a soccorrermi e lui
ha pensato bene di
sequestrarmi e condurmi sulla via del gioco d’azzardo.
Così abbiamo scommesso
che sarebbe riuscito a farmi divertire e mi ha trascinata a forza al
Luna Park
e poi oggi al cinema a vedere una stupida commedia, ma il bello di
tutto questo
è che io ero consenziente!»
No,
non suonava per niente bene. Così decise che, essendo brava
a fingere, doveva
farlo anche questa volta: «No, no, non è vero.
È che… sono uscita con Jane,
oggi. Jane Williamson, avete presente?» In realtà
loro la conoscevano appena,
solo un po’ i loro genitori. Ecco perché era
perfetta.
Loro
non notarono la figlia che muoveva nervosamente le mani sotto il
tavolo. «Ah.
Sì, ho incontrato sua madre, oggi, al supermarket, e mi ha
detto che Jane
sarebbe andata a una convention sui fumetti. E così sei
andata con lei?» chiese
sua madre, entusiasta.
Nicole
nascose un’espressione di disgusto. In tutti i posti dove
poteva andare Jane,
proprio a una convention sui fumetti, dei quali lei non sapeva
assolutamente
nulla? «Esatto.»
«Wow,
Nicole, non sapevo stessero iniziando a piacerti i fumetti!»
«Ecco…
in realtà ci sono andata solo perché le faceva
piacere.»
«E
com’è stato?» domandò suo
padre. «C’era qualcosa
d’interessante?»
Colpita
e affondata. Tramò nel giro di pochi istanti una nuova
strategia. La fuga. «È
stato molto… vignettoso.» Da
quando in
qua m’invento le parole?! «E ora
scusate, ma devo andare a fare una ricerca
su Internet… sui fumetti!»
Si
alzò e a passo svelto, quasi di corsa, salì le
scale per andarsene in camera
sua.
Chiuse
la porta dietro di sé con una gradevolissima sensazione di
sollievo. Si
appoggiò al legno di ciliegio e si lasciò in
balia dell’oscurità che governava
nella stanza.
In
quel momento non le importava se i suoi genitori avessero dei sospetti
o meno.
Quello era l’ultima delle sue preoccupazioni.
Ma
da quando era rientrata in casa non aveva potuto fare a meno di pensare
alla
conversazione avuta in macchina con Luke, prima di vedere il film. E si
riferiva a una parte in particolare.
Guardò
un punto fisso nella stanza al buio.
Adesso
non aveva più niente, tranne un’inquietante
consapevolezza che le stringeva il
cuore in una morsa.
Luke
Kendrew non aveva fatto solo vacillare la sua gloria, portandole via il
primo
posto che le spettava, a suo parere, di diritto.
Aveva
fatto ben altro.
Tutte
le sue sicurezze, una per una come i pezzi del domino, stavano
lentamente crollando.
Il primissimo dubbio che passare l’estate sui libri fosse una
cattiva cosa le
era venuto mentre era seduta sulla poltroncina rossa del cinema, ma
l’aveva
subito scacciata. La stessa cosa era successa con la sua opinione sulla
maschera che si portava sempre
dietro,
con le sue certezze su quanto gli altri in confronto a lei non
valessero una
cicca.
Tutto
aveva barcollato, per un istante.
Nicole
non aveva mai avuto dubbi sul proprio modo di pensare.
Nicole.
Lei
era una ragazza con i piedi per terra e che pensava solo avendo delle
certezze.
Certezze che, però, si stavano sfaldando.
Scosse
la testa violentemente, senza più ascoltarsi.
S’immerse poi nei ricordi,
ricordi in fondo ancora freschi e che non ne volevano sapere di
abbandonarla.
Nicole non amava ricordare, perché pensava che fosse
stupido. Perché i
ricordi sono solo una via di mezzo tra il sapere e il non sapere, come
diceva
Platone, e Nicole non apprezzava le vie di mezzo. E nemmeno i propri
ricordi,
ecco, quelli erano così vuoti che appunto rammentare non
aveva senso.
Eppure lo stava facendo.
Fece
qualche passo in avanti, staccandosi dalla porta. Accese una lampada,
che emanò
una luce soffusa che si propagò per tutta la stanza. Poi
posò lo sguardo su una
pila di libri, ordinata, sul pavimento. Sì,
perché negli scaffali non c’era più
spazio.
Si
mise in ginocchio e cominciò a frugare, controllando i dorsi
di ogni libro.
Prese
il primo. Cime tempestose, di Emily
Brontë. Se lo rigirò tra le mani. Romanzo
rosa, che parla d’amore, pensò.
Lo
mise in un angolino.
Poi
continuò a frugare. Tomo sull’antropologia: lo
scartò. La Repubblica di
Platone: lo scartò. Il Liber,
di Catullo. Mmm… era
un libricino contenente un centinaio di componimenti. Aprì
una pagina a caso e
lesse:
Vivamus,
mea Lesbia, atque amemus…*
Decisamente.
Lo mise in un angolino, insieme al romanzo della Brontë.
Poi
toccò a un romanzo moderno, di quelli melensi che
solitamente leggeva sua
madre. Come ci è finito qui? Va
be’.
Lo mise, anche quello, in un angolino.
Passò
in rassegna tutta la sua biblioteca personale.
*
Viviamo, mia Lesbia, e amiamo; uno dei più celebri
componimenti di Catullo,
rivolto a Lesbia (pseudonimo probabilmente di una donna di nome Clodia).
Jade’s
place:
Mmm…
cos’avrà in mente Nicole? Perché sta
radunando tutti quei libri? Cosa succederà,
domani, con Luke? Dove la porterà il “primo
classificato”? Tutto questo lo
scoprirete nel prossimo capitolo, Sette.
Non prendetemi per una pazza scatenata solo perché, come c’è anche scritto sul mio profilo, provo uno sconfinato amore per Catullo. È un amore puramente platonico e mi sono “innamorata” di lui esattamente come ci si innamora di Edward Cullen (io personalmente no!) o Mr Darcy o Cam (per chi avesse letto Fallen xP <3). Dunque, detto ciò avrei un paio di cose da dirvi, cominciando con questa.
IMPORTANTE: ci tenevo a fare un chiarimento. Ho già ricevuto diverse segnalazioni, riguardo a questo: so bene, me ne sono accorta, che Nicole ha un'impressionante somiglianza con la protagonista dell'anime Le Situazioni di Lui e di Lei. Entrambe è vero, hanno lo stesso carattere. Ma vorrei specificare che io, sebbene sia appassionata di anime, questo non l'ho mai visto, e quindi non potevo saperlo. Inoltre, Nicole è uscita dalla mia mente una sera, mentre riflettevo su un fatto autobiografico che mi era successo. Quindi non mi stancherò mai di ripetere che non ho intenzionalmente (e non oserei mai) "copiato" il suddetto anime. Infine, assicuro che la trama della mia storia avrà uno svolgimento ben diverso, e sto cercando in tutti i modi di far sì che la somiglianza tra le due opere finisca qui. Detto ciò ringrazio comunque le lettrici che mi hanno avvisato =)
TIME OF MY THANKS!
Ringrazio tantissimissimo tutti i nuovi lettori!! Ringrazio tanto anche per le recensioni, che mi fanno sempre tanto tanto piacere, e in più ringrazio:
fatina93, Sissii_Smile, SmileYou e XXX_Ice_Princess_XXX per avere inserito la mia storia tra le preferite! Grazie!
E anche Silàns, lolle23, Londoner, lady_rose, marauders_love, SophieSHIVER, _anda e _Sklery_ per averla messa tra le seguite!!
E anche grow e sempre Londoner per la lista delle ricordare ;D Spero di non aver dimenticato nessuno... in tal caso è stata solo una mia dimenticanza! Scusate!
E grazie anche a tutti coloro che recensiscono, ripeto, mi fa sempre un immenso piacere ^^
PUBLICITY: ci tengo ancora una volta a pubblicizzare la nuova arrivata mistress_chocolate, che ha da poco esordito con The edge of love, e ci terrebbe ad avere qualche opinione o consiglio ;D e inoltre ne approfitto anche per segnalare The Goldenfish's Destiny, una storia originale-romantica di ThePoisonofPrimula, una tra le mie preferite ;)
Ops! Ho parlato davvero tanto. Vi saluto, allora, dallo Jade's Place è tutto, bye bye!