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Autore: MaryKei_Hishi    01/09/2011    1 recensioni
La cosa più bella dello stare con Yoite non era l'atto di per sé di fare l'amore; era come lui, in quei momenti , passava le sue braccia sulle mie spalle e mi stringeva i capelli attirandomi a sé, desideroso di qualche bacio o attenzione. quelli erano i momenti in cui davanti a me c'era un essere umano dalle mani calde, non una bambola assassina con il nome del mio gatto.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kazuhiko Yukimi, Kazuho Amatatsu, Miharu Rokujou, Yoite
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Avevo un gatto che si chiamava Yoite

Autore: MaryKei-Hishi

Serie: Nabari no Ou

genere: Sentimentale; azione; lime; YAOI; and if?.

Raiting: arancione/rosso

Pairing: Yukimi-Yoite / accenni Yoite-Miharu. (se pur non all'inizio)

 

 

****

 

Capitolo 2: Cordoglio

Inizio stesura originale 12/06/2011

Inizio stesura PC: 20/07/2011

 

****

 

 

 

 

A volte rabbia ed istinto sessuale

in un uomo coincidono

e io ho fatto cose di cui non vado fiero

 

 

 

i fratelli si erano riuniti per scambiarsi le informazioni che avevano rispettivamente maturato; si erano incontrati in un bar di periferia e si erano seduti appartati, lontani da occhi indiscreti.

Amatatsu nella loro conversazione posò un fascicolo sul tavolo -è tutto lì, quello che succede più in alto non mi è dato sapere.- ammise -anche le mie amicizie hanno dei limiti- mormorò e prese la mano del fratello che stava afferrando il fascicolo -Kazu, promettimi una cosa.- gli chiese sporgendosi verso di lui guardandolo negli occhi, -ho sentito che si vocifera di qualcuno che sta diventando inopportuno, promettimi che sarai il più discreto possibile in questa cosa.- gli disse e parve più tranquilla quando lo vice annuire pacato.

-i vertici si sono dunque accorti dei movimenti di qualcuno.- mormorò lui e la bionda annuì -di qualcuno di basso rango, dobbiamo trovare qualcuno su cui far ricadere il tutto.- decretò e il fratello non poté che trovarsi d'accordo con lei.-nel loro ventre ci sono delle serpi pronte a rivoltarglisi contro- mormorò lui riferendosi a loro stessi -in fondo siamo abituati a devastare ventri di madri snaturate.- disse la compagna sorridendogli e gli strinse la mano -l'importante è stare dalla stessa parte, dolcezza.- le disse lui e lei lasciò appena la sua mano -in settimana passo, quando magari non avete missioni, che ne dite di andare al cinema?- propose lei e il fratello sorrise -penso che sia una bella idea – le confidò e lei caricandosi la borsetta da passeggio in spalla si alzò da tavola congedandosi, lasciandolo davanti ad un discreto caffè accompagnato da un interessante fascicolo da sfogliare, studiare e apprendere.

 

Tornato a casa la trovò vuota, probabilmente Yoite era andato ad allenarsi al quartier generale e si mise sul divano con una birra e con quel fascicolo ebbro d' informazioni, cominciò a leggerlo;

c'erano delle cartelle cliniche e lui non comprese il perché di quelli allegati, sopratutto erano di persone di cui lui ignorava totalmente l'esistenza.

Fu una lettura breve e interessante, -quindi il kira distrugge l'avversario dall'interno.- mormorò; tra quelle cartelle cliniche c'era pure una donna, senza accorgersene sfogliò la cartellina -Sora.- mormorò leggendone il nome, era una gran bella donna.

 

Chiuse tutti i fascicoli e li lasciò sul divano fumandosi una sigaretta, c'era qualcosa che non gli tornava, particolari che mancavano e anelli fondamentali che erano stati infangati.

 

Doveva venirne a capo, a costo di smuovere acque che parevano intoccabili.

 

*

 

Yukimi aveva fin troppo ben compreso che a Yoite piaceva sentirselo affosso in quel momenti, quasi fosse una coperta sotto la quale nascondersi dai mali del mondo;

era bello sentirsi a quel modo, lo faceva sentire fondamentale e guardarlo così indifeso sotto di se era per Yukimi motivo di gioia, sembrava essere l'ossigeno per quel ragazzino.

Per lo più sorrideva e gli accarezzava amorevolmente la pelle del viso, dolcemente e come sapeva fare lui, gli baciava le guance e poi marchiava la sua pelle diafana e saliva fino alle sue labbra inumidite di già di saliva, quando iniziavano quei momenti di intimità tra di loro Yoite non faceva altro che torturarsi le labbra mordicchiandole e inumidendole con la saliva, era bello anche solo guardarlo.

 

Il minore allungò una mano accarezzandogli i capelli che venivano colpiti da un capriccioso fascio di luce che filtrava dalla tapparella non del tutto chiusa. -brillano tutti,- mormorò -sembri il sole*- gli confidò e fu capace di farlo arrossire.

Si abbassò a baciarlo e si fece spazio tra le sue gambe nude, il minore non poté che stringerle ai suoi fianchi, come a non voler che andasse via.

-Kazuhiko...- mormorò con la sua voce che faceva perdere il controllo al compagno. Era così indifeso e totalmente in balia di lui che gli saliva il sangue al cervello e smetteva di pensare e...

-sei sempre tanto stretto.- mormorò al suo orecchio accarezzando la sua apertura e fece fremere il moretto sotto di lui che si morse le labbra imbarazzato. -sei uno spettacolo Yoite.- ammise tornando a baciarlo -sto per entrare- gli rese noto facendogli allargare maggiormente le gambe e quello annuì stringendosi alle sue spalle, andando ad affondare il viso sul collo dell'altro che lo sovrastava completamente.

Yoite respirò a fondo il suo odore, riusciva a calmarlo l'inspirarlo così a fondo e gli sembrava che lo invadesse tanto da farlo diventare un tutt'uno con lui.

 

*

 

era da parecchio che non facevano qualcosa e uscivano tutti insieme, quel giorno Amatatsu era passata davanti al cinema e aveva visto che proiettavano un bel film e aveva comprato tre biglietti per lo spettacolo che andava a seguire; aveva pensato che aveva ragione, il fratello, si era comportata male nei loro confronti essendoci per poi eclissarsi a seconda della presenza o assenza dei suoi instabili fidanzati. Sarebbe dovuta rimanere la sorella di Kazuhiko a prescindere, sarebbe dovuta rimanere la zietta di Yoite a prescindere.

 

Era entrata in casa, nonostante tutto la chiave che gli aveva dato il fratello la custodiva gelosamente e non avrebbe mai potuto restituirgliela per una litigata qualsiasi.

Quando gliel'aveva data aveva comprato un bel portachiavi e l'aveva portata sempre così, perché quando uno è di famiglia non ha bisogno dell'invito per andare a trovarlo.

 

Non vedendoli in soggiorno prese i biglietti in mani, pronta, non appena li avrebbe trovati ad urlare un “sorpresa! Guardate cosa ho comprato?!” e iniziò a cercarli entusiasta per la casa. -ehi so che ci siete.- disse evidentemente a voce troppo basa -su ho visto la macchina qua fuori.- aggiunse ovvia, mica era una scema, lei, per chi l'avevano presa?

Andò a guardare in cucina ma nemmeno lì li trovò, possibile che non ci fossero?

-dai che ho una sorpresa per voi- aggiunse stringendo in mano i biglietti; sentì un fruscio provenire dalla camera da letto -non è possibile.- mormorò -stanno ancora dormendo- si disse quasi sconcertata per poi raggiungere la sala e avvicinarsi furtiva alla porta.

-svegliatevi che andiamo tutti e tre..- Spinse appena il legno e quella si aprì appena tanto da permetterle di vedere all'interno; entrò nel loro piccolo mondo privato fatto di baci rubati e piccole carezze.

 

Si gelò sul posto rimanendo immobile ad osservarli: suo fratello era su... loro stavano...

-al cinema.- terminò la frase per forza di cose e lasciò cadere i biglietti a terra prima di scappare via.

 

I due la videro e Yukimi si alzò dal compagno afferrando il lenzuolo per coprirsi e la seguì lasciando l'altro solo nel letto.

-Amatatsu!!- la richiamò raggiungendola -fermati!- la bloccò vicino alla porta afferrandola per una spalla -lasciami!- gli urlò contro la ragazza prendendolo dal polso -come hai potuto farmi questo?- gli chiese isterica -tu parli?- chiese il biondo -tu che sei passata da un uomo all'altro in tutti questi anni?!- chiese impertinente e lei allargò gli occhi9 sorpresa della sua affermazione -ma come ti permetti?- chiese urlandogli contro e lui negò sommessamente -credi di essere l'unica ad aver bisogno di calore tra le lenzuola?- gli chiese bloccandola al muro, accanto alla porta -rispondimi!- le urlò in faccia sbattendo le mani contro la porta d'ingresso che lei aveva quasi raggiunto.

La bionda fece per scansarselo di dosso -non ti azzardare ad alzare la voce con me- gli disse guardandolo dritto negli occhi con un cipiglio veramente serio in volto, -questa casa puzza – aggiunse spingendolo via e aprendo la porta prima di andarsene di corsa.

 

Yukimi chiese la porta con un gesto secco e nervoso e quella batte inesorabilmente risuonando per le scale e per tutta la casa, Yoite sobbalzò affacciandosi dalla porta , mentre lo vedeva che, con il lenzuolo legato attorno alla vita, quasi fosse stata un'antica veste romana, passava davanti a lui ignorandolo.

Prese le sigarette dal kotatsu del soggiorno e ne accese una, vide che dentro il pacchetto era rimasto solo l'accendino ed estraendolo accartocciò poi il pacchetto nel palmo della mano, lo lasciò cadere a terra, vuoto e accartocciato.

-Kazuhi...- provò a richiamarlo il moretto -rivestiti- fu l'immediata risposta che troncò sul nascere quel richiamo, pronunciata secca e dura.

Il ragazzo abbassò lo sguardo mordendosi le labbra “è colpa mia?” si chiese andando a rivestirsi e vide i boxer del compagno sul materasso, li prese andando a porgerglieli, magari anche lui voleva rivestirsi togliendosi quel palandrano che finiva per strusciare sul pavimento.

Allungò una mano tentennante -sono tuoi.- mormorò sentendosi mortificato e quello glieli tolse di mano afferrandoli e portandoli via repentino, non lo aveva nemmeno guardato in faccia...

è colpa mia.” pensò nuovamente senza però chiederselo questa nuova volta.

 

 

Nei giorni seguenti Yukimi non fu molto partecipe nella loro “vita di coppia” aveva la testa completamente da un altra parte; erano le ventuno e trentacinque di chiamare Amatatsu al cellulare, attendendo che rispondesse appoggiato alla finestra aperta, intento a fumare una sigaretta. Era infastidito e nervoso dai “tu” che sentiva riecheggiare nell'apparecchio.

 

 

In quel momento ho pensato solo a lei

quello è stato il mio secondo errore,

il primo fu approfittarmi di un ragazzino che aveva solo

me.

 

 

In quei giorni la casa era stata tremendamente silenziosa, senza Yukimi che portava avanti un discorso con lui non se la sentiva di fare per primo quel passo che gli avrebbe assicurato ancora una volta uno sguardo severo e freddo, probabilmente non sarebbe riuscito a rimanerne indenne.

Quando lo sentì parlare si affacciò dalla loro camera, rimanendo sulla soglia tanto per osservarlo senza essere visto, era affacciato alla finestra, quasi fosse stato una sentinella in servizio e teneva perennemente una sigaretta tra le labbra, aveva il cellulare poggiato all'orecchio e stava parlando.

-ehi allora ci sei- lo sentì mormorare con una dolcezza che in quei giorni pareva completamente sparita e in quel momento, eccola, era lì, era tornata e non era per lui.

 

Di quella dolcezza nella voce, ne fu geloso.

 

Ascoltò quelle parole che a lui non era concesso ricevere e si sentì triste, sentiva un peso nel petto gravargli sul cuore, donandogli un senso di oppressione, era come se avesse voglia di stendersi sul letto e chiudere gli occhi per sognare qualche vicenda migliore dove non finisse per sentirsi a quel modo, gli sarebbe piaciuto rimanere in un fermo immagine di dormiveglia quando il sonno inizia ad intorpidirti e tutto da quel momento può succedere.

-lo sai che tu sei la mia persona.- gli sentì dire e anche se non aveva capito il senso di quella strana frase doveva essere qualcosa di speciale, solo per le persone speciali.

Si accarezzò un braccio mentre sentiva i brividi che gli facevano increspare la pelle; quelle erano le emozioni?

Facevano parte della stessa categoria di cose che provava quando erano nel letto?

 

Erano tanto diverse, eppure...

 

-tu sei fondamentale, lo sai.- lui no, non lo era e non lo sarebbe mai stato per quello che, si rese conto in quel frangente, fosse la sua persona.

 

Yukimi era la sua persona.

 

-ehi no, aspetta.- provò a dire il biondo alla cornetta ma quella attaccò comunque, -dannazione- imprecò a denti stretti l'uomo spingendo a sua volta il tasto rosso e lanciò subito dopo il telefono sul divano e solo in quel momento vide il moro affacciato dalla camera -che cazzo ti guardi?!- gli chiese nervoso senza riuscire a dosare le parole e Yoite sobbalzò negando -niente- mormorò guardando il pavimento.

Kazuhiko sospirò frustrato conscio che se la sarebbe presa con lui se fosse rimasto a casa quindi senza aggiungere altro perse le chiavi di casa e il portafogli e uscì sbattendo la porta.

 

Yoite lo guardò andare via e quando chiuse la porta il rumore brusco che fece gli risuonò dentro.

 

Andò a mettersi sul divano con tutta l'intenzione di attendere il ritorno del compagno, si stese su un fianco e sospirò non riuscendo ad impedirsi di pensare.

L'avrebbe mandato via anche lui, non era forse vero?

Lui che era stata la figura maschile più longeva nella sua vita, la famiglia che l'aveva accolto per parecchio tempo.

 

Yoite aveva l'impressione che anche Yoite sarebbe rimasto solo presto.

 

Quando Yukimi tornò, il moretto gli andò incontro, era ancora sveglio nonostante l'ora di andare a nanna fosse passata da un pezzo, era rimasto lì, steso su quel divano a creare un vuoto pesante nella propria mente;

il biondo lo ignorò afferrando il pacchetto d sigarette che aveva lasciato sul tavolo e ne accese una, girovagò per casa cercando qualcosa, qualsiasi cosa senza trovarla, aveva un fare nervoso ed era palese che cercasse di impegnarsi mentalmente nel trovare quel qualcosa che non sapeva cosa fosse solo per tenersi distante dal ragazzino che lo vedeva, lo stava osservando.

Si tolse la maglia lasciandola ricadere a terra e quando si avviò verso la loro camera da letto Yoite lo seguì silenziosamente ma il biondo, una volta entrato chiuse la porta con un gesto secco e quella sbatté proprio prima che il ragazzo potesse raggiungerlo, era chiaro: Yukimi non lo voleva tra i piedi.

Quel gesto era palese, non voleva essere disturbato, era un concetto rimasto inespresso verbalmente ma era lì, che pesava sul cuore, e con quello l'aveva ben sentito, Yoite.

-Yukimi...?- mormorò il ragazzino bussando un paio di volte alla porta, non voleva pensarci, non voleva credere che lui... no, non voleva crederci e basta.

Non ottenne risposta per quel debole richiamo e si appoggiò con la fronte alla porta chiudendo gli occhi, -...Kazuhiko...- lo richiamò ancora come faceva solo nei loro momenti -per favore.- pigolò sospirando subito dopo, che lo stesse ascoltando?

Follia erano poco più che sussurri le sue parole.

-tu sei la mia persona- osò dire, forte del pensiero che non l'avrebbe udito ma quando sentì il cigolio della maniglia che si abbassava si discostò guardando la porta aprirsi un minimo con gli occhi colmi di aspettative, con il respiro corto e il cuore che batteva forte, aveva paura che si sentisse quel tum tum troppo veloce e forte.

Il suo piccolo sorriso si smorzò vedendo viso del compagno contratto in una smorfia severa.

-non credi di dover conoscere almeno un' altra persona prima di poter affermare una cosa del genere?- gli disse inquisitore.

Gli prese il polso facendogli alzare una mano, quasi a volerlo intrappolare, lo stava stringendo, parecchio.

-comprendi?- gli chiese in faccia, schernendolo miseramente. Yoite chiuse gli occhi per non vedere, oltretutto Yukimi puzzava incredibilmente di alcool.

-tu lo sei- gli disse senza guardarlo il minore, insistendo sui propri sentimenti e con quella frase riuscì a farlo arrabbiare del tutto, se a Yukimi serviva un pretesto l'aveva palesemente trovato.

-sì? Tu dici?- chiese prendendolo in giro nuovamente -allora vai- cominciò -vai a cercare qualcun altro e fai il confronto- gli disse superando la porta e mantenendo la presa sul suo polso gli impose di retrocedere -conosci almeno una sola persona migliore di me, una sola persona. Gli disse tirandolo fino alla porta di casa e lo spinse fuori e prima che quello potesse dire qualsiasi cosa gli chiese la porta in faccia lasciandolo sul pianerottolo con addosso i vestiti di casa.

 

Yoite andò a bussare alla porta non voleva credere che l'avesse chiuso fuori -vattene!- si sentì urlare da dentro casa e quello sobbalzò in un flash back della sua infanzia.

Continuò a battere mentre nella testa le parole non abbandonarmi si facevano sempre più grosse e pesanti, bussò forte quasi in preda al panico e quando sentì una porta aprirsi si fermò voltandosi a guardare la dirimpettaia che lo osservava da uno spiraglio di porta aperta, abbassò il capo calmandosi e prese i lembi aperti della sua felpa tirandoli fino a sovrapporli, faceva insanamente freddo.

Sentì la porta della vicina richiudersi e un “bene” gli sfiorò i pensieri, non voleva causare a Yukimi altri fastidi.

Si accucciò lì vicino alla porta, sedendosi sul pavimento del pianerottolo appoggiandosi con la schiena al muro, rimase vigile nella speranza che Yukimi gli aprisse, che lo riprendesse con se attenendolo in un abbraccio ma ovviamente non successe alcun ché. Rimase comunque lì, buono ad aspettare, non voleva andare via, non voleva essere di nessun altro, non voleva conoscere nessun altro, e comunque nel suo cuore il paragone con chiunque altro lo avrebbe vinto comunque Yukimi, di questo Yoite ne era più che certo.

 

Sentì l'ascensore fermarsi al piano ma se pur in precedenza aveva dato peso al vicinato in quel momento non gli interessava più che lo vedessero lì seduto in attesa che il biondo gli aprisse la porta. Si abbracciò maggiormente le gambe in una posizione scomoda, il pavimento era veramente duro. -Yoite!- si sentì richiamare e non ebbe bisogno di guardare per capire chi fosse, quella voce la conosceva bene; Amatatsu, preoccupata dal fatto che il fratello non rispondesse al cellulare, era andata a trovarlo, per accertarsi che non fosse morto, magari e per assicurarsi di non avere gesti estremi fatti da lui sulla coscienza.

Tirò fuori le chiavi di casa dalla borsa e andò ad aprire la porta -avanti, entra.- gli disse e il ragazzo si alzò dal pavimento seguendola fin dentro casa;

 

Kazuhiko stava dormendo sul divano, la televisione era ancora accesa seppur priva di volume e lui nel sonno aveva lasciato il telecomando che poggiava sul suo stomaco, non ci mise molto la bionda a sfilarsi il cappotto e lasciarlo assieme alla borsa sul kotatsu, andò a spegnere l'apparecchio e prese il telecomando da sopra il fratello andando a posarlo al suo posto, accanto al monitor, -dio che idiota, guarda come ti sei ridotto.- borbottò vedendo le bottiglie lasciate distrattamente a terra.

Yoite li osservò rimanendo in silenzio e in disparte, faceva male vederli vicini.

Li guardò anche, una volta sveglio, iniziarono a parlare; non comprese le loro parole troppo impaurito dal fatto che Kazuhiko potesse sbatterlo nuovamente fuori,, era troppo sconvolto dai suoi stessi pensieri e da quel che rappresentavano per comprendere sinceramente il significato dei loro discorsi.

 

Io non voglio semplicemente morire,

io voglio scomparire e

c a n c e l l a r e

la mia esistenza.

Voglio che nessuno covi dentro di sé

il ricordo di me stesso.

 

Quella volta il colpo era stato veramente duro.

 

*

 

Amatatsu chiuse Kazuhiko in bagno, imponendogli di farsi una doccia e rendersi presentabile; quello rimase chiuso sotto il getto d'acqua per parecchio tempo, aveva parecchie cose da cancellare sulla sua pelle e un semplice colpo di spugna non era certo bastassero per ritenersi pulito, di nuovo.

 

Passata la prima sensazione di nausea e ritrovato almeno un minino di lucidità mentale uscì dalla doccia avvolgendosi nel suo accappatoio e tornò dagli altri, trovò la sorella in procinto di andare via che parlava con il ragazzo -allora oggi hai gli allenamenti?- gli chiese come se non fosse successo niente e Yoite si limitò ad annuire -ti vengo a prendere io e ti ci accompagno allora- gli propose in un tono che non implicava repliche da parte di nessuno.

Notò il fratello che li osservava e incalzò la borsa sulla spalla -allora a dopo- disse al moretto per poi accarezzargli la testa, Yoite non poté che annuire e vedendo il biondo abbassò lo sguardo non sapendo che fare o come comportarsi.

-a più tardi.- disse la ragazza avviandosi alla porta in un saluto collettivo mirato ad entrambi e non ci mise molto ad andar via lasciandoli soli.

Yukimi andò a sedersi sul divano e guardò il ragazzo che non si era mosso da dove l'aveva lasciato la sorella e non aveva detto alcun ché, gli pareva tornato indietro nel tempo, nei giorni in cui Yoite era solo una presenza silenziosa e quasi immobile nella casa, quando ancora non si chiamava Yoite.

 

-Yoite- lo richiamò -vieni qui- continuò battendo una mano sul posto accanto a sé sul divano e il ragazzo lo raggiunse -se vuoi posso andarmene- disse all'improvviso prima di sedersi e Yukimi comprese che no, non aveva intenzione di sedersi, come a non voler rimanere coinvolto come se gli servisse quella distanza per permettergli di parlare. -posso tornare da Hattori, lui mi troverà un altro posto in cui restare.- gli disse ancora e il biondo lo prese per un braccio -no- disse semplicemente facendo sorprendere il minore, gli strinse la presa -non voglio che vai da nessuna parte, men che meno da quell'uomo, voglio che rimani qui- lasciò il suo braccio andando ad afferrarlo per le spalle -capito? Non andare da lui- gli disse alzandosi dal divano e lo scosse -promettimelo- vide che Yoite lo stava guardando con gli occhi colmi di sorpresa -voglio che rimani qui- ripeté e in quel momento se lo strinse addosso baciandogli i capelli e sentì che finalmente quel ragazzino faceva qualcosa, anche se era solo stringergli l'accappatoio nelle mani mentre si spingeva contro il suo petto.

 

Quella calma ritrovata di cui si era tinta la vicenda non fu altro che un non dire e un non notare, le premure del biondo verso quel ragazzino che aveva allevato tornarono al loro stato primordiale e ci fu un momento in cui non si resero conto di quel piccolo continuo e costante cambiamento, così poco alla volta prendeva vita nella loro giornata come qualcosa di normale e poi, beh, quando era concluso quel cambiamento era impossibile non notare lo stacco dal prima.

 

Era qualcosa che Yoite non si sapeva spiegare quello che successe dopo; si erano riappacificati a parole se pur doveva ammettere che lui era staro la parte passiva di ogni Sua decisione, il vivere stesso appariva diverso in quel momento di transizione, gli sembrava di annaspare verso il futuro vivendolo senza un particolare fondamentale.

Gli sembrava, a conti fatti, di esser tornato a vivere nella sia infanzia monocromatica, la stessa della quale non aveva fatto parola con nessuno, per quel che ricordava, la stessa che avrebbe cessato di esistere se lui stesso avesse potuto dimenticarla e cancellarla, ma era consapevole che non era l'unico a conoscenza degli eventi e fin quando non fosse stato il solo a conoscere i propri segreti non avrebbe potuto archiviarli.

 

Ogni giorno di quella convivenza sentiva il cuore battere più piano nel petto, Yukimi era ancora la sua persona nonostante tutto?

 

Un giorno Amatatsu l'aveva accompagnato a casa dopo l'allenamento e lui era veramente sfinito, entrando in casa trovarono il biondo con una birra in mano intento a guardare la TV sul divano, la sua maglia era stata lasciata distrattamente a terra.

Il disordine era tornato in quella casa, costatò la bionda guardandosi in torno, -Yoite, vai a fare la doccia su- lo incitò la ragazza accarezzandogli i capelli e mentre lui si allontanava la ragazza andò a mettersi tra il fratello e il monito del televisore impedendogli di vedere, quello si sporse un minimo dal lato per continuare, se pur in minima parte, a seguire quella televendita di stoviglie che gli appariva decisamente interessante.

Non ci mise molto Amatatsu a spegnere il televisore -ehi ma io stavo guardando!- si lamentò il biondo -cosa diavolo ti sei messo in testa?- chiese lei sorvolando sul fatto che evviva si era accorto della loro presenta, ovvio visto che era per quella che non poteva più ammirare la finezza delle ceramiche di terza scelta.

-Kazuhiko Yukimi- lo richiamò posando le mani sui fianchi in un misto di saccenza e superiorità, quasi a volergli incutere timore. -stai zitta non sai di quel che stai per parlare.- disse lui seccato e incrociò le braccia al petto -invece tu hai un punto d'arrivo prestabilito, non è vero?- chiese caustica e quell' insinuazione fece scattare in piedi il fratello che finalmente poté superarla, se pur di pochi centimetri, sentendosi in una posizione di superiorità.

-oh mio dio che paura.- recitò lei in un torno decisamente poco convinto inarcando, oltretutto un sopracciglio. -come ti permetti di venire qui e giocare a fare la salvatrice del mondo?- la accusò e lei non poté che odorare il suo alito -dio, quanto hai bevuto?- chiese Amatatsu ignorando quella sua domanda che era ovvio cercasse di portarla oltre la soglia dell'umana sopportazione;

-ovviamente ritieni che prendertela in questo modo con un ragazzino risolverò tutto?- lo accusò a sua volta ma quando lo vide semplicemente negare si sorprese -parli proprio tu che hai rovinato tutto?- domandò il maggiore senza in realtà accusarla e proprio per quel particolare lei si sentì realmente accusata, proprio perché era una domanda legittima, proprio perché sapeva di essere in torto, proprio perché non voleva sentirselo dire, lo schiaffeggiò repentina, proprio perché non voleva che continuasse.

Kazuhiko si prese la guancia sorridendo e lei tremò di rabbia -come ti permetti?- chiese -qui ognuno è responsabile delle proprie azioni- specificò -non ero io tra le gambe di un minorenne, ricordatelo bene- sibilò lei avanzando di un passo verso di lui e vide il fratello ridere appena, posò la birra sul ripiano della televisione e tornò a donarle la sua più completa attenzione. -sai sorellina- si avvicinò al suo orecchio- non mi pareva ti dispiacesse quando anni fa ero tra le gambe di una minorenne- mormorò e lei arrossì imbarazzata -e beh, non mi pare che quella minorenne si sia mai presa carico delle sue responsabilità quando mi ha chiesto, in nome del nostro amore di ammazzare quella che era nostra madre, sai?- gli disse e lei lo scansò dal proprio corpo con un gesto secco e fece ridere il fratello che riprese la birra dal ripiano e ne fece dei piccoli sorsi -veramente il tuo problema è il disordine?- le chiese osservandola -oppure è solo una scusa per venire qui e immischiarti in cose che non ti riguardano?- le pose la vera domanda lasciando nuovamente la sua birra abbandonata vicino alla televisione -ah sorellina.- la richiamò fingendo di essersi ricordato all'improvviso di dirle qualcosa e si portò una mano al cavallo dei pantaloni -mi tira parecchio e dopo me lo scoperò quindi se non vuoi assistere, di nuovo, dovresti andartene.- le disse e Amatatsu sentì il respiro mozzarsi in gola per quelle parole.

-non stai facendo del male a me in questo modo, te ne rendi conto?- gli chiese -dici?- rispose quello dandogli le spalle e la lasciò lì avviandosi verso il bagno sorridendo appena, sorriso che si smorzò quando sentì la porta d'ingresso chiudersi.

 

L'acqua non scorreva non se ne udiva lo scroscio e d'un tratto tutto sembrò più silenzioso.

 

Vide la maniglia abbassarsi e lentamente spinse la porta, Yoite era lì di fronte con l'accappatoio legato in vita. Si mise il cappuccio e fece qualche passo avanzando verso il compagno, abbassò appena la testa passandogli accanto e una spalla di spugna scivolò lungo il braccio scoprendolo appena, quasi a farsi beffe di loro, non ci mise molto il moro a ricoprirsi cercando di non dare a vedere alcuna emozione; non voleva che il biondo lo guardasse,

 

ha sentito tutto.

 

Non riuscì ad impedirsi di pensarlo, il maggiore che lo afferrò per un braccio cercando di bloccarlo ma il moretto riuscì a divincolarsi ansando a rifugiarsi in camera, almeno avrebbe potuto vestirsi.

Quando lo vide entrare sperò che non stesse accadendo, non a quel modo per lo meno.

Quando vide il biondo chiudere la porta alle sue spalle quella camera che era stata tante cose, la idealizzò come la fossa dei leoni nella quale era voluto entrare.

L'unica luce che filtrava nella camera era quella che passava dalle tapparelle semichiuse, tolta la luce che proveniva dalla porta, quell'ombra sembrò inglobarli.

Abituato alla nuova situazione di penombra lo vide avvicinarsi e in quel momento Yoite decise di arrendersi.

Si lasciò cadere tra le lenzuola quando lui ce lo spinse, Yukimi non lo guardò scendo a baciargli il collo, sapeva che sarebbe stato un errore guardarlo, un errore che l'avrebbe bloccato e gli serviva andare avanti, in quel momento; quel ragazzino si sentì morire sotto le sue premure e Yukimi non doveva rendersene conto.

 

Odiami Yoite.

 

Lo vide chiudere gli occhi mentre gli apriva il nodo dell'accappatoio e lentamente lo scostò dalle sue gambe denudandole, lo vide, con la coda dell'occhio, mordersi le labbra e gliele accarezzò con la punta delle dita per impedirgli di farlo; non doveva guardarlo, non doveva permettersi di farlo.

Si buttò sulla sua spalla nuda succhiando la sua pelle e la leccò sentendo ancora il sapore fruttato del suo bagnoschiuma che ogni volta lo rendeva morbido come un bambino. Era un mostro.

 

Ti prego, odiami.

 

Risalì su di lui andando a mordergli delicatamente il labbro inferiore e sentì le sue mani muoversi, sfiorare le sue spalle e aggrapparsi al suo collo, arrivare ai capelli e passare le sue dita tra quelli; erano calde, le sue mani erano calde.

 

Amami Kazuhiko.

 

I loro sguardi si sfiorarono e il biondo le vide quelle lacrime che il suo cucciolo non voleva versare, lo sapeva, il biondo, che non avrebbe dovuto guardarlo.

-...Kazu...hiko...- mormorò il minore rompendo quel precario equilibrio.

Il biondo si fermò per un attimo -sta zitto.- gli disse poi severo senza soffermarsi a guardarlo troppo.

 

Odiami e vattene.

Vai via da me, Yoite.

 

Il ragazzo si morse le labbra e chiuse gli occhi assorbendo quel colpo, faceva terribilmente male; il dolore non lo aveva mai spaventato tanto.

 

Amami Kazuhiko, è questo che mi tiene in vita.

Adesso, per favore, amami.

 

Lo sentì premerglisi contro e strinse le gambe contro di lui, lo guardò con i suoi occhi colmi di lacrime e gli sorrise pacato accarezzandogli dolcemente una guancia -sei la mia persona.- gli disse e vide il biondo allargare gli occhi sorpreso da quelle parole.

-ti avevo detto di stare zitto, maledizione!- gli imprecò contro e quello sobbalzò per la durezza delle sue parole. -mi dispiace.- pigolò il moretto per poi mordersi le labbra. -dannazione!- imprecò nuovamente andando poi a colpire il materasso vicino a lui con la mano chiusa a pugno.

Yoite trasalì per poi vederlo alzarsi da lui -no- mormorò prendendolo per un braccio -è meglio così, ragazzino.- affermò il maggiore guardando altrove e il moro negò sospirando -ti tira parecchio.- gli disse ripetendogli le sue stesse parole, ormai era chiaro che aveva sentito tutto -sto aspettando che mi scopi.- continuò senza però riuscire a guardarlo in faccia

 

Yukimi gli prese il mento tra le dita e gli impose di avere un contatto visivo con lui -dire queste cose non ti si addice.- gli confidò e il moro arrossì appena perdendosi a guardarlo in quei suoi occhi così chiari che sapevano essere tanto severi, distaccati e terrificanti alle volte.

-dobbiamo smetterla con questa messa in scena.- disse poi il biondo -mi vuoi abbandonare?- gli chiese il ragazzo e Yukimi se ne sorprese, quel termine, usato dal compagno era molto più grosso e pesante di qualsiasi altra parola avrebbe potuto pronunciare in un contesto del genere.

-non voglio abbandonarti ma non posso essere la tua persona.- gli disse seriamente -ora smettiamola di giocare.-

 

g i o c a r e.

Yukimi mi disse che con me

aveva sempre giocato.

Le persone giocano con le altre persone in questo modo?

 

Voglio essere cancellato,

non voglio più provare nulla del genere

il petto fa male,

ancora adesso.

 

Yukimi lo guardò tristemente vedendo che il suo sguardo lo portava lontano dalla realtà; quando si alzò da lui e dal letto quello si rannicchiò di fianco prendendosi lo stomaco tra le braccia, era veramente uno scricciolo.

Lo coprì con il lenzuolo, sentiva che lui non si sarebbe perso nel farlo e poi lo lasciò solo, lì sul letto.

 

*

 

quando andava ad allenarsi al quartier generale iniziava a rimanere di più gli allenamenti parevano finire sempre troppo presto anche se lui si sentiva stanco come sempre, probabilmente la voglia di rimanere più tempo possibile fuori casa faceva apparire distorti gli spazi temporali.

Si era messo seduto sulla panca dello spogliatoio, non aveva voglia di andarsene, non aveva voglia di tornare a casa, dopo quella volta ne aveva sempre meno.

Era silenziosa e fredda anche se in TV davano programmi comici.

Vide Hattori entrare nello spogliatoio e si morse le labbra cercando di non farsi notare.

-vedo che fai continui progressi- gli disse avvicinandosi. -mi fa piacere- gli confidò raggiungendolo -come ti senti?- chiese accarezzandogli amorevolmente i capelli e il ragazzo rimase interdetto per qualche istante per quel gesto che, realmente, non si aspettava.

-un po' stanco- mormorò subito dopo cercando di non guardarlo ma quello si mise seduto accanto a lui prendendogli il viso tra le mani facendoglielo alzare e Yoite vide che lo stava scrutando con attenzione -si vede, sei pallido.- gli confidò lasciandolo andare -la prossima settimana farai dei test con i nostri medici- gli disse lasciandolo andare continuando a guardarlo come era solito fare -oggi non viene nessuno a prenderti?- chiese in ultimo e il moretto negò -oggi non ho voglia di tornare a casa- ammise il minore senza un perché, sperando, oltretutto, che quello non avesse sentito ma dal sorrisetto che compatì sul suo viso comprese che aveva percepito ogni singola parola.

-magari puoi usare queste docce e farmi compagnia per un po'. Poi ti accompagno io a casa.- gli propose quello e se anche Yoite sapeva che avrebbe dovuto rifiutare non riuscì a negare un po' di evasione, non aveva voglia di tornare da Yukimi e il freddo silenzio che si era creato tra loro.

-bene- affermò quello pacato -allora vai, io faccio preparare qualcosa per cena, verrà servita nel mio studio.- gli confidò per poi alzarsi e il ragazzo lo seguì con lo sguardo mordendosi appena il labbro inferiore -non ho vestiti puliti per dopo- mormorò come se quella scusa potesse declinare ogni invito -ti presterò uno yukata* per gli ospiti, dovrebbe starti bene, sai?- gli disse mostrandogli uno dei suoi soliti sorrisi perfetti -lo troverai qui, finito di lavarti e cambiarti ti aspetto nel mio ufficio.- decretò il maggiore per poi congedarsi.

 

Effettivamente quando uscì dalla doccia Yoite trovò lo yukata che Hattori gli aveva promesso, con ancora l'asciugamano addosso vi si sedette accanto e lo prese tra le mani, era quasi un peccato spiegarlo.

Era un tessuto morbidissimo, di un bel celeste, quasi ceruleo; prima di indossarlo si tamponò per bene la pelle con l'asciugamano e mentre scendeva ad asciugarsi le gambe notò le ciabattine, Hattori pensava sempre a tutto.

Guardò ancora lo yukata e lo spiegò per indossarlo e notò che Hattori aveva mancato in un particolare non gli aveva preparato dei boxer puliti assieme allo yukata e i suoi vestiti erano spariti, probabilmente li aveva fatti prendere per metterli a lavare.

Indossò i suoi nuovi abiti e fortunatamente lo yukata arrivava a metà coscia coprendolo nonostante gli lasciasse le gambe nude; si avviò verso il suo ufficio e lo trovò seduto alla scrivania sulla sua lussuosa poltrona intento a leggere qualcosa che sembrava decisamente interessante vista la sua attenzione nell'immergervi tra quelle pagine.

-eccomi- mormorò distraendolo da quel fascicolo, l'uomo sorrise facendogli segno di avvicinarsi e si alzò dalla poltrona aggirando la scrivania, sembrava quasi che cercasse di annullare ogni particolare che mostrasse il loro divario e che allungasse le distanze tra i due, quasi come a fargli intendere che gli ostacoli lui li aggirava così, semplicemente.

-sapevo ti sarebbe stato bene- gli confidò toccando il tessuto dello yukata che aveva indosso -il colore ti sta bene- mormorò sfiorando il suo petto da sopra il tessuto -temevo ti sbattesse vista la tua pelle diafana.- gli confidò mentre Yoite lo guardava appena intimorito dai suoi tocchi che andavano ben oltre quelli di un capo al proprio sottoposto. -bene- picchiettò appena sulle sue spalle -immagino che tu abbia fame, ceneremo tra poco- decretò ancora mentre cominciava a fare qualche passo per osservarlo in un tutto tondo di sguardi; l'idea di averlo dietro di se che lo guardava senza poterlo osservare non piaceva a Yoite ecco perché mentre quello gli girava intorno lui lo seguì non permettendogli di sfuggire dal proprio campo visivo, come se quello, oltretutto, sarebbe bastato per controllarlo.

Lo vide sorridere per quel suo ingenuo modo di mantenerlo sotto controllo come se una preda potesse contrastare un predatore e si avvicinò a lui, la sua preda, andandogli a scostare dal viso una ciocca di capelli ancora umida andandogliela a posare dietro l'orecchio sfiorando la sua pelle bianca e morbida. -hai dei lineamenti così delicati...- mormorò -sembrano quelli di una ragazza.**- e a Yoite quelle parole fecero perdere un battito.

-è veramente una bella cosa averti qua per cena.- ammise il maggiore e Yoite non poté non rendersi conto che no, non gli aveva chiesto niente e che ormai era tardi per rifiutare.

Sentì che lentamente provava a baciargli il collo e percepì un brivido che gli scese lungo la schiena, era ancora tanto convinto che sarebbe andato tutto bene pur che lo intrattenessero lontano da “casa”?

Non ne era più tanto certo -hai la pelle perfetta come quella di una bambola.- mormorò l'uomo sfiorandogli il collo con le labbra.

 

Il trillo dell'intephone fece sentire Yoite mentalmente salvo, entrò nella stanza una ragazza dopo essersi annunciata e dopo che Hattori le aveva dato il permesso di farlo mentre aggiustava il collo dello yukata di Yoite, quasi a non far vedere che l'aveva tirato per scoprirlo.

La ragazza spinse un carrellino sul quale c'erano due vassoi coperti da dei coperchi di metallo lucido e brillante, Hattori aveva sempre tenuto alle cose belle, quello era un dato di fatto.

Si congedò da loro con un inchino prima di uscire dalla stanza e a loro non rimase altro se non cenare sedendosi attorno al tavolino basso che c'era nella parte sinistra di quell'ufficio.

Hattori sapeva mescolare il tradizionale che amava fin troppo al moderno che la società richiedeva, ma lui, no, proprio non riusciva a rinunciare alle sue radici, in ogni cosa che faceva, che aveva o che voleva questo non si poteva non notare.

 

Aveva compreso che Hattori abitava nel quartier generale e si era convinto subito dopo che fosse stato il quartier generale stesso a essere costruito all'interno dell'immensa villa dell'uomo, gli era bastato salire una rampa di scale per trovarsi a casa dell'uomo e doveva ammetterlo, era una bellissima casa e molto vasta, decisamente diversa da quella nella quale era da sempre vissuto con Yukimi.

Prendeva tutto il piano superiore della villa e Yoite comprese che non viveva da solo quando la sua assistente non vedente gli sorrise congedandosi e invece di scendere per uscire si avviò per il corridoio sparendo in una delle camere in fondo.

Stare solo con quell'uomo gli creava sulla pelle una brutta sensazione d'inquietudine, ma le parole del biondo lo spingevano lontano di casa, tra le braccia di qualcun altro.

Quando entrò nella camera che voleva mostrargli, rimase sorpreso che non fosse una stanza da letto. Sembrava una sala hobby ma non vi erano tavoli di biliardo, Hattori era molto più raffinato di quelle rozze e ricche persone che adornavano quel tipo di stanza con quei suppellettili.

Una cosa di certo non passava inosservata, l'esagerato numero di bambole presenti e per quello non si notava altro, d'impatto si vedevano quelle, come una grande armata ai suoi servigi.

Passato il primo momento di shock dalla presenza dell'esercito di bambole, guardandole con un minimo più di attenzione Yoite notò quei particolari decisamente più inquietanti:

erano sporche, spettinate e qualcuna persino rotta, indubbiamente reduci di battaglie epiche.

 

-sai la gente ama le bambole.- cominciò arrivandogli alle spalle e gli scostò i capelli dall'orecchio mostrando il collo a tutto il mondo, era perfetto. Gli si avvicinò con le labbra -ma solo quando sono belle e perfette.- continuò sussurrandoglielo lì vicino -come te adesso.- gli confidò sorridendo appena – e poi- mormorò infilandogli una mano nell'apertura sul petto dello yukata, all'altezza del suo cuore -quando si rompono le buttano via.- decretò deciso rompendo l'attimo di suggestione, trascinandolo nuovamente nel mondo reale pieno di cose brutte, di bambole rotte e abbandonate.

-nessuno vuole tenere una Bambolina rotta, una Bambolina sporca o sfatta, tutti le abbandonano.-gli confidò nuovamente sorridendogli alle spalle e gli accarezzò piano il collo con le mani scendendo sulle sue spalle, quasi a volerlo massaggiare per farlo rilassare -io le raccolgo tutte, quando i loro proprietari le buttano io le raccolgo per dar loro una nuova e permanente casa.- aumentò la presa sulle sue spalle stringendole appena e poi lo fece girare guardandolo negli occhi -Yukimi ti butterà via e io ti accoglierò nella mia collezione, ora sei ancora troppo pulito, troppo perfetto e poco rotto per venire ospitato qui.- gli confidò accarezzandogli la guancia con il pollice, la sua porcellana era ancora intatta.

Glielo disse come se fosse una cosa bella, quello di considerarlo una bambola e una nuova conquista della sua collezione, come se non vedesse l'ora accadesse, come se, parlare di lui come un oggetto inanimato dalle fattezze perfette fosse la cosa più naturale del mondo, mostrandogli, oltretutto uno dei suoi più sinceri sorrisi -almeno per quanto Yoite potesse distinguerne, dei suoi ne aveva visti ben pochi, di sorrisi.

 

Il fatto che Yukimi lo avesse già gettato via una volta, nonostante non fosse rotto, ne sporco, ne spettinato non riuscì a confidarglielo visto che l'uomo lo stava già zittendo con le proprie labbra.

 

Il moro si scansò da lui indietreggiando appena e si toccò le labbra -che c'è, non volevi?- chiese l'altro e, ancor prima che il ragazzo potesse maturare qualsivoglia risposta, continuò -sei stato tu stesso a dirmi di farlo tra le righe del tuo non andar via.- gli confidò avvicinandosi e Yoite non poté che indietreggiare ulteriormente.

Era stato lui a dirgli di farlo?

Quante altre cose gli aveva detto senza rendersene conto?

Arrivò alla parete e si sentì in trappola e istintivamente cercò di allontanarlo spingendolo via per le spalle, ma quello gli prese i polsi bloccandolo alla parete -guarda che se fai così mi fai eccitare di più- gli confidò; era fottuto.

Cercò di guardare altrove, in quel momento si trovava al centro di due pensieri contrastanti: voler andar via e scappare e quello che gli imponeva di rimanere così da conoscere altre persone, proprio come gli aveva urlato contro il Biondo.

 

Già, Yukimi; tornando a casa ci sarebbe stato lui.

 

Sentendo Hattori tanto vicino vi si aggrappò con tutta la sua forza stringendo tra le dita la stoffa della sua camicia bianca, ignorando il fatto che la stesse completamente sgualcendo e stropicciando. -mh, interessante- mormorò quello nel suo orecchio prima di leccarglielo. -ora girati.- gli ordinò passando le mani sotto lo yukata alzandoglielo appena così da mostrare le sue cosce nude.

 

Lo sentì premersi contro il proprio corpo e lui si appiattì maggiormente contro la parete, la sua stretta sui fianchi però gli impediva di muoversi come avrebbe voluto e seppur senza una meta, in quel momento, data quella vicinanza il ragazzo sarebbe sicuramente scappato via, magari solo per ritardare quel momento che lo sentiva, era inevitabile.

-lo sento che ti piace- mormorò l'uomo al suo orecchio e Yoite chiuse gli occhi serrandoli: non voleva vedere quelle cose.

Nonostante avesse voluto sottrarsi a quelle attenzioni e scappare il dove andare a rifugiarsi lo fece rimanere lì, tra le braccia del suo Capo.

Quando percepì le sue mani toccarlo dove solo Yukimi lo aveva fatto gli si mozzò il respiro in gola; era completamente diverso.

Era in trappola, ci si era messo da solo e come si era già mentalmente detto era fottuto.

-non venire dentro.- pigolò sentendolo ancora più vicino, completamente addosso, gli apparve l'unica soluzione in quella situazione peculiare -non venire dentro.- gli disse ancora ma pareva non ascoltare.

-non venire dentro.- gli ripeté un ultima volta fin quando, quella fastidiosa frase non fece scattare l'uomo che gli prese un braccio stringendolo -sta zitto ragazzino- gli alitò in faccia quello addossandoglisi maggiormente; la stretta sul braccio faceva male, quello stringeva come se non gli interessasse se dopo gli sarebbe rimasto il segno impresso delle sue dita sulla sua pelle delicata, quasi come un marchio a fuoco di un qualcosa che ovviamente Yoite voleva dimenticare il prima possibile.

Chiuse gli occhi strizzandoli e voltò il viso da un lato pur di non avercelo davanti, se avesse potuto teletrasportarsi via l'avrebbe fatto andando altrove non gli importava dove e probabilmente a quel punto si sarebbe trovato in una situazione analoga con qualcun altro. Yoite sembrava fatto apposta per quelle situazioni.

 

-non venire dentro- lo pregò in ultimo senza guardarlo con il braccio che gli doleva e il cuore che batteva più che forte nel petto e quello sbatté il suo braccio sul muro -ti ho detto di stare zitto- gli urlò in faccia e ci mise pochi istanti ad alzare in alto l'altra mano per poi schiaffeggiarlo, facendolo trasalire; Yoite non riuscì a non mordersi il labbro inferiore mentre sentiva che l'uomo gli imponeva di girarsi afferrandolo per le spalle.

Appoggiò la fronte sul muro, quella era la sua resa, desiderò ancora una volta di essere cancellato

 

*

 

il clima in quel periodo dell'anno non era particolarmente rigido ma nemmeno tanto mite da permettere alle persone di girare per strada con addosso solo uno yukata di cotone fresco, tipico dell'estate tradizionale e tanto corto da non coprire nemmeno tutta la coscia; era stretto in quello Yoite mentre tornava a casa nel buio della tarda serata.

 

Magari Yukimi era preoccupato?

 

Sorrise appena chiedendoselo, se così fosse stato ne sarebbe valsa la pena d'aver fatto quel che era successo;

ignorò tutto e tutti mentre camminava e mentre teneva lo scollo del suo peculiare abiglio stretto per coprirsi il più possibile, nonostante quelle poche anime che girassero a quell'ora con lui lo guardassero lui le ignorò tutte, aveva un punto da raggiungere per scoprire se realmente Yukimi lo stava aspettando.

Quando arrivò sotto lo stabile in cui convivevano vide la luce della sala -che dava su quella strada- accesa, era ancora sveglio, pensò sentendosi emozionato come un bambino e corse per le scale per arrivare nel minor tempo possibile alla porta, ogni gradino e l'aspettativa di trovare il biondo ad attenderlo cresceva diventando nel suo cuore la proiezione futuristica di cui aveva bisogno, ogni gradino e il cuore che gli batteva più forte nel petto lo faceva sentire insanamente vivo.

Arrivò al pianerottolo e come per una forza superiore dettata dal fato vide il biondo uscire dalla porta, proprio in quell'istante, si guardarono negli occhi e per un secondo anche il mondo si fermò a guardarli, con il fiato sospeso come loro, privo di pensieri.

 

Yukimi lo guardò mal celando una vena di sorpresa nello sguardo: era tornato, finalmente. Scrutò i suoi abiti, c'era qualcosa che non andava, d e c i s a m e n t e.

 

-stavi venendo a cercare me?- chiese il minore riponendo nella risposta del compagno un po' troppe aspettative -certo che no.- rispose quello smorzando qualsivoglia venatura vitale si fosse instaurata nel ragazzino -stavo andando a bere una birra con un mio amico- e nonostante fosse palesemente una bugia Yoite non lo comprese, troppo affranto da quell'aspettativa troppo rosea che veniva sporcata e rotta come una lastra di ghiaccio sottile sotto la pressione della realtà.

-oh, capisco- disse il ragazzo ritrovandosi a guardare il pavimento -buon divertimento- sussurrò passandogli accanto mentre faceva più salda la presa sul suo yukata così da non farsi guardare troppo dal compagno, non voleva lo guardasse a quel modo, non voleva vedesse alcun ché in quel momento che lo riguardasse, se fosse sparito, in quel momento sarebbe stato felice di non essere più in contatto con i mali del mondo.

Yukimi lo guardò rientrare lentamente in casa e quando gli passò accanto a testa china che si nascondeva dal suo sguardo ebbe l'impulso di prenderlo e di stringerlo forte tra le braccia, ebbe l'impulso di dirgli la verità: che stava impazzendo in casa mentre lo aspettava e che stava dando di matto mentre era solo, lì, in quella casa che per anni era rimasta vuota e che lui, se pur silenziosamente, aveva riempito con la sua presenza.

C'erano tracce di Yoite ovunque, si ritrovò a pensare, dal bagno dove c'era il suo dentifricio per bambini che non pizzicava alla cucina dove c'erano i limoni che gli piacevano tanto nonostante fossero aspri da morire, nell'armadio aveva un suo angolo con i suoi vestiti e poi nel suo cuore, dove ormai era difficile sradicarlo.

Avrebbe voluto dirgli tutte quelle cose, il biondo, stringendolo ma si impedì di fare alcun che, un semplice grazie e lo vide entrare in casa, silenzioso, affranto e beh, sconfitto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*- frase tratta da Saiyuki Gaiden- Goku lo dice a Konzen.

**- frase che Yukimi rivolge a Yoite in questa stessa storia, nel secondo capitolo postato.

 

 

****

 

 

Fine capitolo 3: cordoglio.

Fine stesura: 22/07/2011

fine stesura PC: 08/08/2011

 

scusate il ritardooooo!!!

ero in ferie!

Ergo non avevo internet e non ho potuto postare ma ho scritto, il capitolo e spero che vi sia piaciuto!!

questo capitolo è stato un parto!!!

alcune cose non dovevano succedere e sono successe ed altre non dovevano uscir fuori in questo modo ma... aw mi piace! -so che è una cosa che io stessa non dovrei dire ma non posso impedirmi di pensarlo x3

vi posso chiedere un piacere personale? Non odiate Hattori ç_ç

 

vorrei ringraziare manaman e Remedios La Bella che hanno commentato la fiction, ne sono veramente contenta, che vi piaccia e che la seguiate! Awo <3

 

grazie anche a Ely_91 e Tonna che l'hanno messa nelle preferite *-*

spero piaccia anche a voi!

 

Un bacio a tutte

MaryKei-Hishi

 

 

   
 
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