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Capitolo Uno:
Inaspettatamente.
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La convivenza che
andarono ad intraprendere fu parzialmente tranquilla; Yukimi e sua sorella
giocarono alla famiglia con Yoite e si divertirono parecchio.
Le gite fuori porta se
pur per andare anche solo al centro commerciale erano diventate un attività
comune a quei tre, era bello passar del tempo insieme.
Yoite era rimasto un
ragazzo silenzioso, un osservatore impeccabile che poteva essere una macchina
assassina a discapito della sua stessa vita e, nonostante in quel momento la
sua esistenza pareva contornata di colori accesi e vivaci non che prepotenti,
lui cercava ad ogni maniera di scacciarli fuori di sé, scegliendo di continuare
a vivere nel suo personale monocromo tinto di rosso; il colore del sangue che
lo perseguitava dalla nascita.
Gli incubi che
costellavano le sue notti sembravano essersi assopiti come la sua rabbia da
quando era cominciata quella strana convivenza, ma un incubo può sparire realmente
quando il suo fondamento lo si trova nella primordiale forma di un ricordo
dell'infanzia di un bambino?
Yoite non sembrava felice perché non era felice
e non sarebbe mai potuto esserlo.
Ed era per motivi per i cui ho
ignorato l'esistenza per molto tempo.
Quando Yoite compì il suo dodicesimo anno d'età, la sorellona che veniva ad
animare le loro giornate si trovò un uomo e non andò più tanto spesso da loro.
Prima di quell'anno i
suoi bambineschi incubi sembravano essersi appena assopiti ma dopo quel nuovo
lutto prepotentemente erano tornati a fa male al suo animo.
Erano di fatto anni che
Yukimi non se lo sentiva stretto addosso durante la notte, eppure quelle
insicurezze piccole come era lui all'epoca erano tornate all'alba della sua
precoce e silente adolescenza.
Il suo “io” bambino era
morto presto, tanto presto ma la sua perdita pareva di poco conto quando erano
tutti insieme.
Quando lei aveva
annunciato il suo fidanzamento con un altro la sua ondata di giubilo non li
aveva affatto investiti;
Kazuhiko si era limitato
ad un sorriso tirato e a delle congratulazioni di circostanza e Yoite aveva
fatto la cosa che gli riusciva meglio: rimanere in silenzio.
I giorni senza di lei
pareva che vivessero senza qualcosa di vitale.
*
-ehi Yoite.- l'aveva
richiamato il biondo e lui semplicemente lo guardò in risposta -sono un paio di
notti che non dormi bene, vero?- gli chiese accarezzandogli una guancia e con
il pollice sfiorò una delle sue occhiaie appena marcate; quello fece spallucce
continuando a guardarlo e lo vide sederglisi accanto.
-era da parecchio che non
scalciavi tanto durante il sonno, sai?- gli chiese pacato risalendo ad
accarezzargli i capelli -è colpa mia se Amatsu se n'è andata?- provò a chiedere
chiamando la bionda con quel nomignolo; fin dai primi giorni non era riuscito a
nominarla con il suo nome corretto e quello era il risultato: nominarla con una
convenzione privata non che un'abbreviazione congeniata del suo nome.
Yukimi sorrise negando
-lei era andata via molto tempo prima della tua nascita- gli confidò
attirandolo a se in un abbraccio -non voglio che fai brutti sogni per questo.-
ammise – tu non c'entri nulla- mormorò baciandogli una tempia -intesi?- chiese
e vide il ragazzino annuire.
-noi due non siamo fatti
per stare insieme e l'abbiamo capito troppo tardi.- gli disse senza un perché
non riuscendo a nascondere un pizzico di rammarico nella voce.
Notò che per Yoite, il
fatto che fossero fratelli non era affatto sconvolgente; sentì che gli si
accucciava contro e prese ad accarezzargli la nuca passandogli le dita tra i
capelli, si stavano allungando dall'ultima volta che Amatatsu glieli aveva
tagliati, pensò e in quel frangente comprese, capì perché Yoite per quel particolare non avrebbe mai
reagito come la maggior parte degli stupidi esseri umani che li avrebbero
etichettati come malati, che li ritenevano colpevoli di reato quando loro si
erano soltanto amati come un ragazzo ed una ragazza, comprese quel motivo:
Yoite non aveva avuto un vero esempio di famiglia, non aveva avuto un esempio
giusto o sbagliato di come relazionarsi agli altri, non aveva ricevuto
insegnamenti stupidi e bigotti.
Yoite era un essere umano
superiore a chiunque altro dalla vergine mente malleabile.
Quando uccidemmo nostra madre, io e mia sorella
eravamo convinti
che il nostro “noi” sarebbe durato
per sempre e io,
quel bambino che credeva nel bene,
lo sono rimasto.
È lei che è cresciuta venendo meno
alla nostra promessa.
-ora andiamo al letto.-
gli disse il biondo prendendolo per mano e gli sorrise -ehi stai diventando
proprio un ometto.- affermò accarezzandogli i capelli per poi scombinarglieli
tutti, riferendosi con quella sua affermazione alla sua altezza, senza dubbio
al di sopra della media rispetto ai suoi coetanei.
Quella notte se lo
strinse al petto senza che facesse alcun incubo, semplicemente per
tranquillizzarlo, per fargli sentire il suo calore e il suo respiro calmo, gli
augurò di fare dei bei sogni in un suo pensiero e dopo avergli scostato i
capelli e baciato la fronte si addormentò lì accanto, godendo della sua
vicinanza e offrendogli in cambio la propria.
*
le visite di Amatatsu
erano abbastanza regolari se non più frequenti come in passato, la spossatezza
di Yoite, ogni qual volta tornava da un allenamento era un qualcosa che nemmeno
lei con le sue piccole conoscenze mediche e di analisi sapeva spiegare.
Erano cure palliative
quelle che lei gli somministrava non essendo a conoscenza della causa dei suoi
mali, dai suoi sintomi sembrava quasi una reazione ad una qualche terapia al grande male, ma sapevano che non era
quella la causa dei suoi mancamenti.
Quello era uno dei giorni
in cui il biondo accompagnava Yoite al quartier generale e dopo, invece di
tornare a casa andò dalla sorella; citofonò e quella gli aprì il portone
pigiando un pulsante;
gli fece trovare la porta
del proprio appartamento accostata, per tornarsene subito alla tavola da stiro
a terminare il suo compito di casalinga modello.
-Kazuhiko, vieni, sono
qui.- disse lei sentendo la porta chiudersi e lui seguì la sua voce arrivando
al salone dove la vide intenta a piegare sul tavolo i panni appena
stirati.-quanta devozione per un lavoro non retribuito.- mormorò lui sentendo
dentro di sé un pizzico di gelosia – oh beh non vorrei finire ad avere una casa
simile a quella di qualcun altro dove per poggiare una qualsivoglia cosa devo
far cadere qualche altra cosa- rispose quella -ogni posto ha la sua cosa e ogni
cosa ha il suo posto.- mormorò lui in un ricordo -giusto, rammendalo ogni tanto
quando prendi qualcosa e la lasci fuori posto.- lo rimproverò e lui non poté
ribattere visto che aveva ragione in una maniera assoluta ma non riuscì a
non storcere il naso.
-tralasciando- disse lei calcando il termine, -cosa ti porta a farmi
visita?- domandò e prima che potesse risponderle
gli mise in mano una pila di vestiti -puoi metterli nell'armadio?- chiese
sorridendogli e Yukimi acconsentì alla sua richiesta; quando riemerse dalla sua
camera da letto sembrava raggiante – te
l'avevo detto di portare nell'armadio quelle cose- disse pacata lei sembrava
quasi divertita. - vi siete lasciati?- domandò il biondo -l'altra settimana.-
ammise quella facendo spallucce -ha portato via le sue cose qualche giorno fa-
aggiunse.- e non mi hai dato subito la buona notizia?- chiese lui scherzando
-scemo, comunque, perché sei venuto qui oggi?- domandò smettendo di stirare e
ripose il ferro sulla base atta a sostenerlo, - è successo qualcosa a Yoite?-
chiese andando a prendergli le mani stringendole nelle proprie;
Kazuhiko negò ma la sua
espressione non tranquillizzò la sorella -tu cosa sai sul kira?- le chiese e
Amatatsu si accigliò, -è una tecnica proibita, perché me lo chiedi?- domandò
cercando nei suoi occhi la risposta ma quello deviò lo sguardo -Yoite, i suoi
allenamenti sono atti a perfezionare quella tecnica.- ammise mordendosi appena
il labbro inferiore. -fai delle ricerche per scoprire se questa tecnica ha un
qualche effetto collaterale, ok?- propose alla bionda che annuì senza nemmeno
pensarci; -credi che siano correlate, le due cose?- provò a chiedere e vide il fratello annuire
contrito. -ora devo andare che ho delle commissioni da fare- disse lui
lasciando le sue mani e si avviò alla porta -oh, sorellina- la richiamò come se
si fosse ricordato in quell'istante di una cosa di vitale importanza, tornò
anche di un passo indietro per vederla interamente -a Yoite farebbe piacere che
tu venissi a fargli visita più spesso.- gli disse sorridendogli e lei posò le
mani sui fianchi fingendo uno sguardo di rimprovero -perché, a te no?- chiese spocchiosa
-oh beh non sono parole mie. Mormorò quello fingendo disinteresse -ma se ci
tieni tanto che faccia piacere anche a me dovrebbe quanto meno essere una cosa
reciproca!- ammise ridendo -ma che faccia tosta!- disse lei imbarazzata per
quel che aveva appena detto il compagno e colta, oltretutto, in fallo -fila al
lavoro!- gli disse andando a spingerlo fuori di casa; una volta richiusa la
porta vi si appoggiò con la schiena arrossendo appena -cretino- lo insultò in
un sussurrò e si costrinse subito dopo ai suoi lavori di brava casalinga
disperata, con meno impegno rispetto a prima, in fondo, non era nemmeno pagata.
*
ognuno fece le sue
ricerche in segreto, avevano fin troppo bene imparato che Yoite diventava
intrattabile quando anche solo ci si avvicinava all'argomento;
avevano provato a
chiedergli come si svolgessero i suoi allenamenti ma lui era sempre troppo
stanco per soffermarsi a parlare di quelle cose con loro, far finta di essere
semplicemente curiosi non avrebbe giustificato un'insistenza davvero forte e
dovettero trovare altri modi per trovare una fonte di informazioni.
Più Yoite cresceva più i
suoi allenamenti sembravano intensificarsi e come in quel sistema di scatole
cinesi quel particolare portava ad altro;
era per questi motivi che
i due Yukimi portavano avanti le loro ricerche senza informare il diretto
interessato. Dopo quel prequel sulle sue reazioni avevano trovato altre vie tra
conoscenze fidate e favori da richiedere in cambio.
Nell'ultimo periodo il loro
capo, Hattori, aveva preso l'abitudine di riaccompagnare a casa il ragazzo
togliendo al biondo questo oneroso compito, molte di quelle spesse volte,
l'uomo faceva tirar su il separé all'autista della sua costosa macchina.
Quando rimaneva solo con
lui, Yoite si sentiva vulnerabile ma allo stesso tempo non riusciva a reagire, quasi glielo impedisse qualche ricordo
assopito.
Sentirsi vulnerabile per
la presenza di qualcuno era una cosa che quel ragazzo aveva già provato ma non
riusciva a ricordare molto, quasi avesse appositamente rimosso dai suoi
ricordi, come se in un certo qual modo una parte di se stesso fosse stata
rilegata in angolino buio del suo stesso essere e lasciato lì sembrava ritornar
fuori solo durante i suoi incubi che Yukimi gli aiutava a non fare.
Quando Hattori gli si
avvicinava e sentiva il suo alito sulla pelle non poteva far altro che
discostarsi se pur nel poco spazio della vettura che avevano a disposizione,
vedeva la sua mano avvicinarglisi lentamente e quello gli faceva battere il
cuore forte, come ad essere nella trappola di un ragno, già totalmente
congeniata e probabilmente già messa in atto con qualche altra piccola preda.
Non poteva far altro che
rimanere lì e vederlo avvicinarsi, posare la sua mano sui suoi pantaloni, sul ginocchio
e sentire le sue carezze risalire lentamente e come se gli mancasse l'aria in
quei momenti viveva d'un apnea forzata.
-come mai quella faccia?-
gli chiese l'uomo -che c'è,- cominciò per poi avvicinarsi al suo orecchio -ti
ricordo qualcuno?- chiese con un
sorrisetto di puro divertimento stampato sul suo viso.
Yoite si morse le labbra
a quel punto e l'uomo gli si avvicinò ulteriormente e evidentemente oltrepassò
quel confine invisibile che si era preimposto inconsciamente il ragazzo perché
quello scattò addossandosi alla portiera -mi scusi, devo andare.- mormorò prima
di aprire la portiera e scendere dall'abitacolo; sparì nel portone di casa e
corse per le scale cercando di tornare nelle sue mura di protezione il prima
possibile.
Entrò in casa e trovò
pronto in tavola -ben tornato- gli sorrise il biondo -non ho fame, vado a fare
la doccia.- gli disse il moretto e sparì in bagno prima di vedere il suo
sorriso che si smorzava;
Kazuhiko andò ad
affacciarsi alla finestra e vide Hattori che stava fumando una sigaretta
appoggiato alla portiera della sua auto.
Senza comprenderne bene
il motivo Kazuhiko provò un moto di rabbia e chiuse la tenda impedendogli di
scorgere l'interno della sua casa, quasi come se quello fosse un insano gesto
di protezione.
Si diresse poi verso il
bagno e bussò alla porta -Yoite, tutto bene?- gli chiese da lì, quasi ad essere
una barriera, quello lo percepì lì vicino e lo tranquillizzò -dopo vieni a
cenare, ti aspetto.- gli comunicò il biondo allontanandosi dalla porta;
La vicenda terminò lì,
Yukimi insistette che fosse lui ad accompagnarlo e a riprenderlo dagli
allentamenti, e ogni tanto andava con lui anche la sorella.
Ovviato quel particolare
a cui non erano andati a fondo, accontentandosi di uno stato di tranquillità fittizio,
tornarono al loro gioco preferito, essere una famiglia.
*
Quando Yoite compì
quindici anni d'età, Hattori gli permise di prendere parte ad alcune delle
missioni che erano competenza del biondo, le più semplici.
Dei veri e propri
capricci del loro capo, come ad esempio, la loro prima missione quale squadra
fu il recupero di una pergamena antica priva di valore ai fini del loro scopo;
semplicemente Hattori voleva arricchire la sua personale collezione di
manufatti e scritti antichi.
Yukimi fu felice quando
Yoite la consegnò nella mani del loro capo, la loro missione era andata a buon
fine e nessuno era rimasto ferito, era stata una missione pulita ed indolore.
Tornando a casa Kazuhiko
gli rivelò che dovevano assolutamente festeggiare e si fermarono al take away
per prendersi una pizza.
Yoite ne contò un paio
quando il biondo tornò in macchina da lui -Amatsu non viene?- domandò
chiamandola ancora a quel modo e vide il compagno negare -questa sera ha del
lavoro da sbrigare.- gli confidò conscio invece che usciva con un suo collega
di lavoro;
Arrivati a casa si misero
seduti al kotatsu* che avevano in salone, ormai iniziava a rinfrescare la sera
e Yukimi accese il riscaldamento elettrico di quel piccolo tavolino; con le
gambe lì sotto già si stava meglio.
Mangiarono la loro pizza
e festeggiarono loro due la loro missione e Yukimi, evidentemente festeggiò un
po' più del dovuto.
-ottima idea quella di
prendere il sakè per festeggiare- si disse con le guance già arrossate
dall'ebbrezza dell'alcool e mandò giù anche quel bicchierino porgendolo poi al
ragazzo -ancora- mormorò inebetito e quello riluttante ne versò nel bicchiere
-bravo il mio bambino- gli disse accarezzandogli pesantemente i capelli e si
avvicinò al suo orecchio – i tuoi capelli sono sempre così morbidi.- ammise in
un sussurro e lo fece rabbrividire tanto che si morse le labbra e Kazuhiko
vedendolo sorrise appena contento; con le sue carezze arrivò a toccargli una
guancia scivolando a
sfiorargli, subito dopo
il collo. -e la tua pelle...- sospirò sul suo orecchio andando poi a poggiare
le sue labbra su quella pelle che aveva appena nominato -mh..- sospirò ancora
osservandolo di sfuggita per vedere le sue reazioni -delicata come quella di
una ragazza- gli palesò e sentì che cercava, se pur con poca convinzione, di
scansarlo da così vicino al proprio corpo. -hai dei lineamenti così delicati-
mormorò il maggiore e lentamente lo fece ricadere sul pavimento sovrastandolo
con il proprio corpo.
Gli accarezzò con cura il
corpo, più delicato che mai e sfiorò le sue labbra con le proprie;
Yoite arrossì, quello era
il suo primo bacio, chiuse gli occhi d'impulso rimanendo in balia del compagno,
certamente più esperto di lui.
Il moro si rese conto che
quelle mani che vagavano sul suo corpo non erano fastidiose, non gli davano
affatto il disgusto, -Yukimi...- provò a richiamarlo quello arrossendo e il
biondo lo guardò sorprendendosi di quanto poteva apparire indifeso in quel
momento la bambola assassina.
Il ragazzo si morse
appena le labbra lasciandole lucide di salica e Kazuhiko tornò a baciarle.
-Yukimi.- Lo richiamò
ancora il minore ma questa volta senza guardarlo, era intenzionato a continuare
il suo discorso, - io sono un...- provò a dire ma quello lo interruppe
accarezzandogli il petto -si, lo so-
mormorò scendendo nelle sue carezze -si sente.- ammise tornando a baciarlo e si
avvicinò al suo orecchio mentre gli prendeva una mano -non so se lo senti ma
non è un problema- gli disse portandolo a poterlo constatare;
Yoite arrossì
vistosamente -si lo sento.- pigolò vergognandosene.
-Yukimi- lo richiamò
ancora quasi fosse la sola parola che riusciva a dire quella sera, sotto le sue
premurose carezze e quello negò sfregando il naso sulla sua guancia -voglio che
mi chiami Kazuhiko, adesso.- e Yoite lo guardò imbarazzato, doveva chiamarlo
per nome?
Per la prima volta
allungò una mano verso di lui di propria iniziativa e gli accarezzò i capelli
mordendosi appena le labbra come se stesse pensando realmente al da farsi, lo
guardò intensamente per poi passare le dita tra quei fili d'oro che il compagno
si ostinava a tener indietro con la sua fidata fascia, sorrise un minimo
tirandola via -Kazuhiko...- mormorò
prima che quello lo baciasse ancora.
Da quando avevano
cominciato la loro convivenza avevano diviso quel letto ogni notte, fin
dall'inizio, in fondo era l'unico giaciglio atto al riposo. Tutte le sere si
erano coricati l'uno accanto all'altro senza realmente sentire quella
vicinanza.
Quella sera, per la prima
volta da anni sentirono un calore reciproco tra le lenzuola del loro peccato.
Quella notte Yoite mi abbracciò,
sembrava un bambino indifeso,
anche se sotto molti punti di vista
era un adulto
io mi sentii un aguzzino ed un
approfittatore.
Fortunatamente l'alcool nascose quel
pensiero e
mi fece sentire solo le sue mani che
stringevano la mia maglia.
Un bambino privato della
sua rosea infanzia , cresciuto troppo in fretta, rinnegato da suo padre stesso
e un uomo che non è voluto diventare un adulto, troppo attaccato a quel passato
che non può più tornare dove ha deciso di macchiarsi del sangue della propria
progenitrice, cosa possono avere in comune? Qual'è il loro punto d'incontro?
*
Yoite era entrato
ufficialmente nella squadra operativa di Yukimi, nel loro lavoro erano una
coppia affiatata e ben oleata e le missioni, da quando cooperavano apparivano
più semplici e dalla facile realizzazione.
In una di queste
missioni, Kazuhiko vide usare il kira per la prima volta nella sua vita;
l'elettricità di quella tecnica si sentiva nell'aria come un filmine invisibile
che fendeva il vento e colpiva irradiandosi nell'avversario; sì. Vedere un uomo
colpito da Yoite e dalla sua abilità innata era come vedere qualcuno folgorato
da un fulmine.
Scatenava una forza
incredibile e sembrava annientarlo dall'interno;
vinsero quello scontro e
la pergamena fu nelle loro mani, avrebbero fatto contento Hattori.
*
affacciato alla finestra
Yukimi stava fumando una sigaretta e guardò la città animarsi si luci
guizzanti, non riusciva a togliersi dalla testa il combattimento e di come
Yoite con la sola imposizione delle mani fosse riuscito a uccidere, cosa che
lui con la sua fidata pistola, in quelle circostanze non sarebbe riuscito a
fare;
scosse appena la testa e
rese il cellulare, erano le undici e venti, magari lei era ancora sveglia, si
disse mentalmente per spronarsi a telefonare;
spinse due volte il tasto
verde e sentì l'apparecchio squillare libero, la sentì rispondere poi con una
risatina che non seppe spiegare.
-ciao tesoro dimmi.-
mormorò -ciao fratellino.- rispose quella dall'altro capo della cornetta per
sussurrare subito dopo un “aspetta un secondo su” a qualcun altro e capendo che
non era sola il biondo si gelò sul posto; mentre lei si scusava del suo
compagno insistente lui non ci pensò nemmeno un secondo prima di agire
attaccando e interrompendo in quel modo tanto brusco la conversazione lasciando
la sorella inebetita.
Amatatsu lo richiamò
-scusa è finito il credito- buttò lì mentendole con una certa non calanche -oh,
comunque che volevi dirmi?- gli chiese -oggi ho visto Yoite usare il kira.- al
che lei si sedette tra le coperte e i suoi seni si scoprirono nudi. -raccontami
tutto.- gli intimò incitandolo a continuare mentre il suo compagno la ammirava
carezzandole lascivamente un fianco semi scoperto.
Si avvicinò a baciarle
piane l'addome risalendo fino all'incavo dei suoi seni ma la bionda lo scansò
-fermo un secondo.- gli disse seria -è importante.- ribadì come se il suo
sguardo severo non fosse stato sufficiente. Si scusò poi con il fratello per la
nuova interruzione e lui negò alla cornetta -tranquilla- mormorò e nonostante
avesse appena finito di fumare una sigaretta se ne accese una
nuovamente.-sembra che il tuo amico rivendichi la tua presenza.- scherzò pacato
fissando le luci del palazzo di fronte che a poco a poco si spegnevano.
Quella balbettò appena
spostandosi a guardare il compagno ed effettivamente era così -ne parliamo
domani, con calma magari- e la sentì annuire -a domani allora.- aggiunse la
ragazza riagganciando subito dopo.
Kazuhiko raggiunse Yoite
nel letto e gli accarezzò i capelli, notò poi che si era addormentato vestito e
iniziò a spogliarlo amorevolmente.
Sentendosi toccare, il
ragazzo si destò appena controllando chi fosse a stargli così vicino e sorrise
appena vedendo che era lui, Yukimi.
-tranquillo, dormi-
mormorò sorridendogli il biondo -ti metto il pigiama e ti raggiungo- aggiunse
ma il moro lo afferrò per il collo della maglia attirandolo a se -Kazuhiko.-
mormorò come sapeva fare solo lui in quei momenti e il biondo sorrise ancora,
aveva capito perfettamente.
Continuò a spogliarlo
lentamente e denudò anche se stesso sovrastandolo con la propria figura; sentì
il ragazzo afferrarlo come a non volerlo lasciare andar via e lui riuscì a
sentire sulla propria pelle la forza che racchiudeva nelle sue esili braccia
-non vado via.- gli disse
in un mormorio che sapeva di dolcezza prima di strofinare il suo naso contro
quello del compagno.
La cosa più bella dello stare con Yoite non era
l'atto di per se di fare
l'amore.
Era come in quei momenti, passava le
sue braccia sulle
mie spalle e mi stringeva i capelli
attirandomi a sé
desideroso di qualche bacio
o di qualche carezza.
Quello erano i momenti in cui
davanti a me c'era un essere umano dalle mani calde,
non una bambola assassina con il
nome del mio gatto.
*- kotatsu: E' un
tavolino basso accerchiato da coperte, sotto il quale è integrata una
resistenza elettrica, che provvede a riscaldare il ristretto spazio fra
tavolino e tappeto.
Fine stesura; 12/06/2011
MaryKei-Hishi
Note Finali:
grazie a tutti quanti di
aver letto anche questo capitolo e scusate per il ritardo per il postaggio, è
uscito il numero otto del manga e l'ho amato, divorato e riletto cos' tante
volte che mi sono persa. Li amo troppo questi due.
Parlando della mia
visione del manga posso dirvi che miharu sta per arrivare, nel prossimo
capitolo che spero seguirete!
Grazie ancora!
Kiss;
MaryKei-Hishi