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Autore: Seiht    01/09/2011    2 recensioni
Lei, Elena, lui, Walter.
Due vite, due storie, due persone completamente diverse, state sempre vicine, eppure distanti, che si rincontrano e si scoprono con occhi nuovi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Elena
 
«Chantal! Chantal, vieni qui!»
Presi la bambina in braccio e le sistemai i capelli in due codini paralleli.
Ultimamente passavo moltissimo tempo a casa di Sara e Lorenzo; rimanere a casa mia significava mia madre che mi metteva sottopressione per gli esami di Psicologia, fare la sorella-che-non-rompe-le-palle con le ragazze che si portava appresso mio fratello e mio padre che mi ignorava completamente.
Adoravo stare qui.
In questa casa con le pareti candide, i divani lilla e un costante profumo di vaniglia.
La loro piccola, poi, era veramente bellissima: boccoli rossi, che non avevo idea da dove spuntassero fuori perché Sara era bionda e Lorenzo castano, le scendevano fino alle spalle, due occhi verdi, assolutamente di Lollo, grandi e un nasino leggermente all’insù, quello era di Sara, rendevano il piccolo viso armonioso, tanto da farlo apparire quasi adulto, alta per avere solo quattro anni, ma minuta in gambe e braccia.
Era proprio una bambolina.
Appena uscivo dall’Università ero la sua baby-sitter personale, e non mi dispiaceva.
Lorenzo si era sistemato per mantenere Sara, che aveva abbandonato gli studi dopo il liceo, Chantal, e Aurora, la sua futura figlia.
Lavorava come Direttore Generale in non so quale società, cosa strana, visto che aveva appena ventiquattro anni.
Sara, d’altro canto, era sorprendente.
Riusciva ad occuparsi della casa, di sua figlia, del lavoro (lavorava part-time all’Agenzia delle Entrate) ed anche di me in un certo senso, perché aveva sempre il tempo di parlarmi.
Entrò nel salone, i capelli legati in uno chignon basso, grembiule bianco e rosso ed un sorriso smagliante. Sempre.
«Ehì Elena, che ore sono?» mi chiese.
Tirai fuori il telefono dalla tasca destra dei miei jeans.
«Uhm, le otto meno un quarto.» risposi.
«Oh, è già così tardiii!» si tolse il grembiule e lasciò spazio ad una larga maglietta bianca che serviva a contenere la pancia del suo quinto mese ed una gonna grigio scuro.
«Lorenzo ti ha detto poi chi viene a cena?» domandai mentre facevo saltellare la bambina sulle ginocchia.
«No, ha detto che è un vecchio amico che ha ritrovato per caso quando è andato in viaggio a  Il Cairo. Lavora in una società gemellata con la sua.» rispose mentre si sistemava i capelli.
«Oook.» dissi piano.
«Pappa! Pappa! Dia, pappa!» si intromise Chanti.
«Ecco Amore, ora la Dia (zia) ti porta un cracker, ok?» risposi dolcemente.
«Sìììììì!» rise lei.
Rumore di chiavi.
«Oh! Sono arrivati!» Sara scattò alla porta.
Si sistemò bene la gonna prima di aprire la porta con quel suo dannatissimo e perfettissimo sorriso da mogliettina anni cinquanta.
Dio, non sarei mai riuscita ad essere come lei.
«Ciao Amore.» Lorenzo baciò Sara.
«Ciao Tes…oro.» Sa si era fermata improvvisamente irrigidita.
«Ciao Sara.»
Lasciai andare la bambina che zampettò allegramente verso la sua cameretta.
QUELLA VOCE.
L’avrei riconosciuta ovunque, tra 10, 30, 100, 1000 anni, l’avrei riconosciuta ovunque.
«Ciao.» Sara lo salutò amichevolmente.
Mi alzai dal divano, sistemai la camicia e mi voltai.
Perchè mi vesto sempre così male...?
Oh, dannatissima dannazione!
«Ehì Elena.» Lorenzo mi diede un bacio sulla guancia.
«Sera Lorè.» risposi.
Guardai Lui.
Si stava togliendo la giacca.
Indossava un completo blu scuro, una camicia bianca ed una cravatta carta da zucchero. Io rimasi a guardarlo. Forse non avrei dovuto farlo.
E scortese fissare la gente, giusto?
«Chantaaal!» Lorenzo seguì la figlia nella sua cameretta, e Sa era andata in cucina.
Eravamo in piedi, l’uno di fronte all’altra.
Dannazione, dannazione, dannazione.
«Ciao Elena.» era visibilmente imbarazzato, e con l’indice e il pollice si massaggiava le tempie mentre mi guardava impacciato.
Déjà-vu.
Oh, no.
Non era cambiato.
«Ciao Walter.»
Sorrise.
Sorrisi.


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Sì, questo spazio è un po' diverso dal solito, be', è l'ultimo.
Oh sì, ebbene, così si conclude C'est la vie.
Ok, ciao.

Sìììì, se speravate di liberarmi di me tanto presto, vi sbagliavate eccome ragazzi.
Non potevo andarmene prima di questo:


GRAZIE

 

Be', passiamo un po' più nel dettaglio.
Quindiiii, un grazie speciale a Ucha, Shin4, pikaendpichu98, missohara, Rebby e June_ per aver recensito C’est la vie, grazie per tutti i complimenti, i consigli e le critiche che mi avete regalato, grazie davvero.

Un altro grazie speciale a GirlCanRock, Hope J, LolitaLOVE, marilu taylorina, monicamonicamonica, Sissii_Smile, SweetieSUICIDE, ancora la cara Ucha, Veronica91, wimpy e _lisasomerhalder_ per aver messo tra le seguite C’est la vie, siete stati davvero fantastici a seguirmi.

Un altro enorme grazie speciale a cazzarola, Rebby e TheCrow per aver messo C’est la vie tra le storie preferite, è stato davvero un grande onore, per me, grazie.

E un grazie anche a voi, lettori anonimi, che vi siete fermati, anche solo per poco, a leggere la mia storia, perché è molto grazie alle vostre 2736 visualizzazioni che sono andata avanti a scrivere.

Un ultimo, ultimissimo grazie ad Elena, Walter, Sara e Lorenzo. Grazie, ragazzi, mi avete fatta divertire, emozionare, arrabbiare (sì, soprattutto tu, Walter), sorprendere, intristire e ridere tantissimo. Grazie per avermi dato le vostre vite da raccontare.

Be’, cos’altro si dice in questi casi? Diamine, non ho mai finito una storia, avrei dovuto informarmi.
Direi che un arrivederci va più che bene.
Spero di ritrovarvi presto, cari lettori miei :)
Vostra, sempre,

Ela 

 

  
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