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Autore: Princess of the Rose    01/09/2011    5 recensioni
Garland sta per scoprire che nell'eterno conflitto tra Chaos e Cosmos, la guerra e le battaglie non sono gli unici pensieri dei guerrieri della Discordia...
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per chissà quale strano motivo, la maggioranza dei guerrieri delle due fazioni aveva una particolare predilezione per la Crepa, un frammento del mondo di provenienza di Ex-Death: sarà stato per l’erba fresca, per la luce, il cielo azzurro e la temperatura tutto sommato elevata che dava l’illusione di una giornata estiva, per i frammenti di mondi che si scorgevano in lontananza che, magari, ricordavano il luogo d’origine; fatto sta, che non era raro trovare persone sdraiate sul prato a prendere il sole, o poggiate contro un muretto a dormire o a godere dell‘ombra.

Anche a Garland piaceva, tutto sommato, ma in quel momento avrebbe dato tutto ciò che aveva per non trovarsi lì.

“Allora, Garland,” l’Imperatore sorrise sghembo, avvicinandosi al guerriero in un modo che ricordava molto quello di un serpente in piena caccia, “A cosa si deve la tua visita?”

“Non sono in visita, stavo solo… cercando qualcuno con cui combattere,” disse la prima cosa che gli venne in mente; a quelle parole il volto del regnante assunse un’espressione quasi di compatimento.

“Garland, Garland, Garland,” ripetè, scuotendo la testa, “possibile che il tuo unico pensiero sia la guerra? Non c’è altro nella tua mente che non riguardi le battaglie?”

“Niente è più piacevole della vittoria, Imperatore. E una vittoria arriva sempre dopo una battaglia, come ben sai.”

“Al mondo ci sono tanti tipi di battaglie, e molte non hanno le armi come mezzo,” rispose l’altro, guardando poi verso un buco nero dove si intravedeva appena un deserto, “del resto, una frase ben studiata può ferire più della più potente delle spade o delle magie.”

“Non capisco dove vuoi arrivare.”

“Non sarebbe meglio esercitare la tua eloquenza piuttosto che la tua… chiamiamola spada?” chiese lo stregone con un sorriso beffardo, e un tono che sembrava voler dire che chi, come lui, era una abile oratore era superiore a chi, come Garland, aveva passato anni e anni a farsi cicatrici in guerra. Quest’ultimo, intuendolo, fu molto tentato di picchiarlo fino a sbriciolargli le ossa per quell’ennesima frecciatina, ma decise di trattenersi- era pur sempre il braccio destro di Choas, doveva mantenere un certo contegno.

“Sto bene così come sono, grazie,” disse brusco, “piuttosto, cosa ci fai qui? E’ strano trovarti senza far nulla.”

“Mi stavo solo prendendo un momento di pausa, riposarsi ogni tanto non fa certo male.”

L'ex-paladino ripensò al sonno mancato a causa di quel maledetto di Kefka. e si ritrovò, per la prima volta, ad essere d'accordo con l'Imperatore.

Certo, non poteva pensare che il fulcro delle sue maledizioni si trovasse a pochissima distanza da lui, nascosto dietro un muretto ad origliare la loro conversazione.






L’Erba Sussurrina era un particolare tipo di pianta che cresceva abbondante nel mondo di origine di Golbez e che, per quanto aveva capito, funzionava in modo simile ad una ricetrasmittente: bastava possederne anche sono una foglia, e si poteva comunicare con chiunque in qualunque luogo e momento, a patto che l’altra persona possedesse un pezzo della pianta originale, o riprodurre qualunque tipo di suono. Proprio quello che gli serviva per mettere in atto il suo piano di vendetta. Kefka si fece i più sentiti complimenti per l’idea appena avuta, mentre sghignazzando osservava una foglia dal colore verde-acqua, identica a quella incastrata in una delle fessure dell’armatura di Garland, che era riuscito a mettergli addosso quando si era teletrasportato nella Crepa- beata la telecinesi e chi l’aveva inventata! Rise più piano che poté, pregustandosi il dolce sapore della vendetta.






“Voglio quel giovane ribelle fra le schiere di Chaos.”

“Firion?”

“Esattamente,” l’Imperatore ghignò, “un temperamento come il suo è più che adatto ai miei piani. Pensi di poter fare qualcosa?”

“Perché mai dovrei fare qualcosa per te?” chiese Garland scocciato, ripensando allo scontro che aveva avuto poco prima proprio col ragazzo, “I piani sono i tuoi, risolvi da te come fare per attuarli.”

“Sto solo chiedendo un po’ di collaborazione tra compagni, Garland,” disse l’altro, avvicinandosi, “Infondo, abbiamo un desiderio in comune: far vincere Chaos. Non vedo perché non possiamo coll-”

Le sue parole vennero interrotte da un rumore molto strano, simile ad una pernacchia. Sia l’Imperatore che Garland si accigliarono sentendolo.

“Che è stato?” chiese il primo, guardandosi attorno.

“Non ne ho la più pallida ide,a”  Il rumore si ripeté, “Ma da dove viene?”

L’Imperatore non rispose, anche se un sospetto iniziava ad insinuarsi in lui. Guardò l’ex-paladino per un lungo istante, e quando quel rumore molesto si ripetè, un lieve cipiglio di disgusto si formò sul volto.

“Credo di averlo intuito,” disse, allontanandosi di qualche passo. Garland lo guardò confuso, chiedendosi il perché di quella improvvisa distanza. Quando si sentì nuovamente quel suono, anche lui realizzò quello che il suo 'alleato' stesse pensando.

“N-No aspetta, non è come credi,” e si udì di nuovo una pernacchia, ma entrambi sapevano che non era tutto fuorché quello (ma che, per decenza, continueremo a chiamare pernacchia, ma immagino che il caro lettore abbia intuito di cosa si tratti in realtà, no?) “Non sono io!”

“Certo,” disse l’altro con un tono misto tra disgusto e ironia, indietreggiando ancora.

“A-Aspetta!”

Pernacchia.

“Non sono io, lo giuro!!”

Un’altra pernacchia. Il volto dell’Imperatore sempre più disgustato.

“Posso provarlo!” Pernacchia. “Lo giuro!!” Un’altra. “ Lasciami spiegare!!!” Ancora.

“Certo” ripetè il regnante, voltandosi per andarsene. Garland, che in quel momento non sapeva se arrabbiarsi o seppellirsi per la vergogna, lo fermò.

“Aspetta, prima che tu vada, ne sai qualcosa di una relazione tra Ex-Death e Nube Oscura?” chiese, avendo pensato -in parte a ragione- che un’altra occasione per chiedere spiegazione ad uno dei diretti interessati della sua inchiesta non gli sarebbe più capitata.

L’Imperatore lo guardò con la coda dell’occhio, deciso più che mai ad andarsene- già gli sembrava di sentire un certo cattivo odore spargersi nell’aria.

“No, non ne so nulla.” disse, per poi affrettarsi ad andarsene con il teletrasporto, non prima però di aver aggiunto sprezzante, “La prossima volta almeno cerca di trattenerti però.”

Garland rimase perfettamente immobile, fissando lievemente assente il punto in cui l’Imperatore era scomparso. Poi evocò la sua spada, e iniziò a colpire il terreno con insistenza e forza impressionanti, bestemmiando nel mentre contro tutto quello che gli veniva in mente e in ogni lingua che conosceva, sfogando tutta la rabbia per quella giornataccia che, purtroppo, era solo all’inizio.






Chi avesse visto Kefka e visto in quel momento, steso a terra in preda alle convulsioni per il troppo ridere, l’avrebbe tranquillamente potuto scambiare per un epilettico in piena crisi. Il mago si stava divertendo come non mai nel vedere lo stoico guerrafondaio preda dell’ira più nera mentre colpiva con la spada il terreno come impazzito.

Con fatica, si asciugò gli occhi lacrimanti, per poi decidere di svignarsela non appena si rese conto che Garland lo aveva sentito.

Si teletrasportò nella sua torre, pronto ad architettare nuovi scherzi a quel malato di guerra.






 

L’Imperatore apparve nel Pandemonium con un’espressione decisamente disgustata sul volto, come Jecht poté notare quando lo vide avvicinarsi.

“Tsk, che succede vostra maestà?” chiese con finta riverenza, “sembra che abbiate la puzza sotto il naso.”

“Ti prego di non parlarmi di puzze o di cattivi odori in generale,” ribatté, soprassando Jecht,  “Hai fatto come ti avevo chiesto?”

“Si si, la tua bella addormentata è al sicuro e riposa come un bebè,” disse indicando Artemisia seduta il più comodamente possibile sul trono di cristallo. Era ancora molto pallida, forse un po’ meno rispetto a quando l’avevano trovata svenuta nel suo castello.

“Mh, adesso puoi andare,” disse a Jecht senza neanche guardarlo, per poi avvicinarsi alla strega del tempo. Il campione di bilzball sbuffò sonoramente.

“Non ti preoccupare, non c’è di che,” disse ironico, andandosene mormorando qualcosa su l’ingratitudine di quel 'deficiente che non sa fare altro che dare ordini'.

Ovviamente, l’Imperatore lo ignorò completamente, più concentrato sulla donna che occupava il suo trono. Si inginocchiò davanti a lei, osservando attentamente il suo viso a forma di cuore; le sfiorò con le dita la fronte, constatandone la freddezza inusuale, scendendo poi sulla guancia e sul collo, dove avvertì il pulsare dell’arteria piuttosto debole. Una lieve smorfia gli deformò le labbra, mentre pensava a cosa poteva farla stare così male. Una fattura era da escludersi, perché era più che sicuro che Artemisia fosse in grado di liberarsene in poco tempo; tracce di ferite non c’erano sul corpo; l’ipotesi più probabile rimaneva il veleno, ma chi e come l’aveva intossicata? Garland era da escludere, perché non era il tipo che usava il veleno; Nube Oscura non le badava molto, quindi anche lei poteva essere tralasciata, e neanche Golbez sembrava un avvelenatore. Ex-Death era già più plausibile, ma non gli veniva in mente nulla che potesse valere come movente; Kefka non faceva mistero del suo odio per lei- in verità, lui odiava tutti indistintamente e non lo nascondeva- e più volte per sua stessa ammissione aveva usato il veleno sui guerrieri di Cosmos per vincere; Sephiroth non era tipo da usare il veleno- se doveva uccidere, usava solo la spada; Kuja la detestava dal profondo dal sesto ciclo- non ricordava il motivo, ma doveva centrare una relazione andata male o qualcosa di simile; Jecht era troppo stupido per usare il veleno senza confondersi e magari avvelenarsi da solo. Quindi, gli indiziati principali rimanevano Kuja e Kefka, con Ex-Death in forse perché, per il momento, non trovava un movente abbastanza convincente. Guarda caso, i sospettati erano tutti della fazione dei distruttori, alias quelli che volevano l’annientamento totale di tutto e tutti. Non era certo da escludere che si fossero alleati per eliminarla.

L’Imperatore si incupì, pensando ad un piano per poter punire quei tre, quando un lieve lamento catturò la sua attenzione: Artemisia si stava risvegliando.

“Buongiorno,” disse, alzandosi in piedi. La maga temporale lo fissò assente per qualche minuto, tentando di metterlo a fuoco. Quando riconobbe chi aveva davanti, sembrò rilassarsi.

“Che è successo?”

“Quello dovresti dirmelo tu,” le disse, osservandola mentre si sedeva composta sul trono, “Ti ho trovato svenuta nel tuo castello, e ho preferito portarti qui prima che qualche guerriero di Cosmos ti facesse prigioniera.”

Artemisia rivolse al suo alleato uno sguardo indagatore, evidentemente poco convinta.

“Non è da te una tale galanteria.”

“Una signora va sempre aiutata, soprattutto se è un prezioso alleato,” l’Imperatore sorrise, prendendole una mano e baciandola, l’occhio cadde quasi per caso sulla scollatura del lungo vestito, che lasciava scoperto parte dell’ampio petto. La maga non sembrò accorgersi di quell’occhiata invadente, o, se l’aveva percepita, non fece comunque nulla per coprirsi.

“Che gentile,” disse, per poi massaggiarsi le tempie doloranti. Mormorò un incantesimo di cura, che però fece ben poco effetto.

“Non so cosa tu abbia, ma penso di sapere chi siano i colpevoli,” l’Imperatore sfiorò con le dita la guancia tatuata della donna, un sorriso, che ben poco aveva a che fare col suo solito ghigno, incurvava le labbra sottili, “per ora riposati, mia cara: avrò bisogno delle tue straordinarie doti oratorie per organizzare la nostra vendetta.”






 

Finalmente, dopo più di un’ora, Garland aveva lasciato cadere la sua spada a terra, esausto e con un fortissimo mal di testa a martellargli il cervello. Non si era calmato: un incredibile istinto di distruzione lo stava attanagliando, e, se la stanchezza non l’avesse fermato, chissà per quanto tempo ancora avrebbe continuato a martellare il terreno.

Si buttò sull’erba, affannando e tentando di riprendere un po’ di lucidità. Non seppe per quanto tempo stette così, a gambe semi-incrociate, ma fu abbastanza perché quando si rialzasse, nelle sue gambe si propagasse un fastidiosissimo formicolio. Leggermente traballante, aprì un varco interdimensionale con destinazione la torre di Kefka, intenzionato a prendere la testa di quel pazzoide e usarla come palla da calcio nei momenti di svago- anche se in ritardo, si era accorto della sua presenza, la sua odiosa risata l‘avrebbe riconosciuta ovunque.

C’è da chiedersi quale tremendo sgarbo l’ex-paladino avesse fatto alla dea bendata, visto che la sfortuna non sembrava abbandonarlo: infatti, quando stava per mettere piede nel varco, questo scomparve a causa di un calo di concentrazione provocato dall’ancora non passato mal di testa. Ciò provocò una rovinosissima caduta al piano di sotto, e il sottile strato d’erba non contribuì ad attutire il colpo e in conseguente dolore. Questa volta, Garland neanche si prese la briga di bestemmiare: semplicemente si rialzò, leggermente zoppicante, e riaprì un altro varco, destinazione sempre la torre di Kefka.

 

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