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Autore: Il circolo di Aro    02/09/2011    8 recensioni
Quando un personaggio non è che un nome, capita che la sua personalità diventi un pochino confusa...
Omonimie, concerti e "Bad Trip" nella guardia Volturi.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aro, Corin, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Corin Corineo Corinna



Disclaimer: questa storia è un esperimento di “crossover interno” su uno stesso personaggio. Prima dell’uscita dell’oramai famigerata guida, Corin altro non era che un nome con accanto un asterischetto che indicava un qualche potere. Beffa delle beffe, Corin è un nome unisex in inglese, quindi il/la poveraccio/a non aveva nemmeno un sesso ben definito. Quindi, anche noi autrici ci siamo sentite in diritto di inventarci un pochino da noi il carattere e il potere del personaggio. Ne sono nati la mia ombrosa Corin, lo psichedelico Corin di Ulissae e l’artista bohemienne di Dragana. A me piacciono talmente tanto che non posso fare a meno di immaginarli tutti e tre nella guardia.
La seconda parte della storia si colloca, idealmente, dopo “bad trip”.
Consiglio di lettura: la fanfiction si accompagna magnificamente con la canzone Lollipop di Mika.



Una volta nonna Gloria, alla fine di una sessione di lettura, le aveva regalato un bracciale d’argento: spesso, con disegni strani e fittissimi. Ma la cosa più particolare era una catenella che partiva dal bracciale e finiva in un anello cesellato.
- Quello va sul dito medio.-
Aveva lasciato che la nonna armeggiasse attorno alla sua mano, e si era ritrovata a far tintinnare la catenina sull’argento per tutto il giorno successivo, anche durante le lezioni in collegio. Addirittura qualche sua compagna si era avvicinata in refettorio per chiederle da dove provenisse il gioiello.
Nel suo anonimato, Corin adorava le poche cose che la distinguevano dalle altre ragazze, che fossero il bracciale indiano, i suoi capelli, i suoi occhi neri.
O il suo nome.
Ne era sempre andata fiera, in mezzo alle Ann, Mary, Katherine, Jane. Se chiamavano Corin, le poche volte che lo facevano, sapeva che era lei a doversi girare.
Quindi aveva trovato molto seccante, seppur appropriato alla malasorte che la perseguitava, che in Italia, anzi, non solo in Italia, per essere precisi in una congrega di vampiri che non raggiungeva i quaranta elementi, ci fosse un’altra Corin.
E non solo un’altra Corin, ma la bella violoncellista Corinna, dai capelli biondi e dal fascino magnetico.
 A cui, suo malgrado, aveva dedicato quattro racconti, un romanzo incompiuto e qualche pensiero.
- Una soffitta bohemienne con un gatto, una violoncellista squattrinata e una scrittrice di belle speranze?-
Corin coprì di scatto il foglio, dandosi subito dopo della stupida perché la voce, ma soprattutto le dita appoggiate sulla sua spalla, erano di Aro.
- Il particolare della cravatta che scende tra i seni mentre suona è molto intrigante.-
Corin non era riuscita a guardare in faccia la sua omonima per qualche settimana.
Ma il peggio arrivò cinquant’anni dopo, quando Aro aveva noleggiato alcuni pullmini Volkswagen a fiori…

Il nuovo arrivato fissava con occhi vacui il suo riflesso nello specchio. Poi, come al rallentatore, alzò la mano e si fece ciao ciao da solo, con un sorriso ebete stampato in faccia.
- Interessante. L’ho trasformato mentre era ancora sotto l’effetto dell’LSD. Pare che il composto chimico si sia combinato al sangue che si trasformava in veleno, dandogli così il suo potere.-
- Sicuro che abbia effetto anche sugli altri? A me sembra che l’unico rincoglionito sia lui.-
- Felix l’ha sperimentato a sue spese, è straordinario!-
Aro si tolse i Ray-Ban per lucidarli, appoggiò delicatamente una mano sulla spalla del ragazzino e lo accompagnò fuori dal camper, dove aspettavano alcuni membri della guardia.
- Signori, un nuovo compagno per tutti noi! Lui è…-
Frugò nella mente del ragazzino per trovarne il nome, ma si ritrovò a saltellare con una bambina bionda su un prato arcobaleno. Da lontano, un procione paraguaiano tentava di fermarli, al grido di “Risparmiala! Non vedi che sta nevicando?”.  Dal cielo, in effetti, scesero dei brillantini rosa confetto assieme a fiori canterini.
- Ehi!-
- Procione, ti darei retta ma sei paraguaiano…
- Aro!-
- Caius?-
Aro si riscosse e vide che il fratello gli aveva tolto la mano dalla spalla del ragazzino. Attorno, l’erba era tornata di un verde innocuo, e la sua guardia lo fissava con apprensione.
- Sembrava fossi finito in un altro mondo. Allora, come si chiama?
Aro, pur tentato da una specie di attrazione, stette attento a non toccare di nuovo il ragazzino.
- La sua mente è, diciamo, difficile da leggere, pur rimanendo veramente affascinante! Forse è meglio chiedere direttamente a lui. Come ti chiami, tesoro?
Il ragazzino lo guardò con occhi vacui da sotto la frangia arruffata.
- Uh?-
- Il tuo nome.-
- Ah, nome… -
Passò lo sguardo da una persona all’altra, finché la sua attenzione non fu catturata da un cerchio rosso.
- Winston!
Santiago fermò la fiammella dello Zippo a un centimetro dalla sigaretta. Il ragazzino stava fissando il pacchetto che teneva in mano.
- Capo, es tarato nella cabeza…-
Intanto il ragazzino stava snocciolando una sfilza di nomi.
- Volkswagen? Levistrauss? Wuberone?-
Felix, a distanza di sicurezza sia dal nuovo arrivato che da Afton, scosse la testa.
- Io dico che è venuto fuori male. Se lo ammazziamo e basta?-
- Harley davidson? Rayban? Fender? Lacost…-
Il ragazzino scostò il ciuffo dagli occhi e smise per un attimo di sbrodolare i nomi delle cose che leggeva attorno, attirato da un rumore. Dalla roulotte accanto al camper sbucarono due ragazze, infagottate in lunghe tuniche vaporose.
- Sbrighiamoci che sta per cantare la Joplin!-
Sotto il frangione spettinato, gli occhioni del ragazzino si aprirono per la meraviglia e sorrise.
- Corin!-
La ragazza con i capelli neri si voltò dalla loro parte.
- Mi volevate, signor Aro?-
- Corin, Corin! Coooriiiin.-
Il ragazzino cantilenava il nome accompagnando le sillabe con movimenti delle mani. Tutti notarono che, sul maglione che Chelsea aveva cucito a Corin, c’era scritto il suo nome in grosse lettere arcobaleno.
Aro rise, imitando i movimenti del ragazzino.
- Che tenero, si è trovato un nome che gli piace! A voi non disturba, vero?-
Corinna rise a sua volta.
- Basta che non ci scambiate l’uno con l’altro, con i capelli biondi corti uguali. Corin invece da questo punto di vista non ha problemi, giusto? Dai, andiamo che inizia la Joplin.-
Corin si era fatta d’un tratto silenziosa.

- Allora, ci dev’essere un altro nome che ti piace!-
Corinna sentì la voce della sua omonima fuori dalla roulotte. La trovò rintanata assieme al nuovo arrivato sotto un albero, con un libro in mano.
- Che ne dici di Rick?-
- Corin.-
- Ralph? Fonzie?-
- Corin.-
- Victor? John? Ringo Starr? E’ figo Ringo Starr!-
Il ragazzino ciondolò la testa e la zazzera gialla.
- Corin.-
- Ma insomma! Ci deve essere un nome in tutta Woodstock che…-
Si interruppe, perché il ragazzino aveva scostato la frangia dagli occhi e la stava fissando. Ripensò alle sue ultime parole, tentando di capire cosa avesse fermato la cantilena. Poi le venne l’illuminazione.
- Woodstock.-
Il ragazzino sorrise e la abbracciò. Poi vide anche Corinna e la coinvolse nell’abbraccio.
- Woodstock!-
- Visto? Alla fine hai trovato un nome che gli piace.-
E Woodstock fu.

- Non fraintendermi, il soprannome è carino e ormai gli si è appiccicato e non glielo toglie nessuno, ma mi era rimasta la curiosità.-
Corinna aveva preso l’abitudine, durante la loro escursione americana, di sfogliare i giornali in cerca di notizie su un ragazzino scomparso. Pareva non avere parenti, perché a un mese dal concerto nessuno aveva denunciato la sua fuga. In quanto a Woodstock stesso, l’LSD nel suo sangue doveva aver danneggiato alcuni ricordi della sua vita umana, perché ogni volta che si parlava del suo vero nome rispondeva con: – Woodstock, e quale sennò?-
 Finché un giorno il faccino e la zazzera del loro nuovo compagno fecero capolino da una rivista di gossip. Corin la prese e sfogliò avidamente fino alle pagine con la notizia. Lesse il trafiletto, chiuse la rivista e con uno sbuffo la rimise sull’espositore.
- Allora?-
- Si chiamava John, sai che noia… Meglio il nostro soprannome! Allora, dove hai detto che hanno messo i camper, gli altri?-
Corin sgattaiolò via verso il campeggio.
Corinna aprì di nuovo la rivista alla pagina con la foto di Woodstock.
Corin Brady, scomparso tra la musica dell’inferno
Rise di gusto e rincorse l’amica lungo la strada.





Altra noticina: l'idea di Woodstock con la zazzera bionda è per la sua omonimia con l'uccellino di Snoopy. Il finale del mentire sul nome è ispirato alla trasposizione cinematografica di "The importance of being Earnest". Guardatelo!
Grazie a chi passerà a leggere

OttoNoveTre
   
 
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