Il fuoco scoppiettava forte e fiero, consumava la legna e con lei mi consumavo anche io.
Il fumo usciva trasparente dalla mia Marlboro rossa, un toccasana per i miei polmoni e per la mia anima ormai nera.
Qualcuno rideva e buttava altra legna sul falò, io mi stringevo nella mia coperta impregnata ormai dell’odore del fumo.
C’era la luna piena quella notte, fiera mi guardava dall’alto e ascoltava i miei pensieri nascosti.
Un’altra boccata d’aria sporca, la mia pausa dal mondo, ma non da me stessa.
Quella sera odorava di mare e cattiveria. Riuscivo a sentire nell’aria tutto lo schifo che conoscevo, respiravo il marcio inconfessato dei bassi fondi.
"Prendine un’altra," sentii dire da Lino.
"Non abbiamo abbastanza soldi, se ne faccio un’altra qua m’infosso!" Disse Alberto ad alta voce.
Argomenti che scottano, qua si parla di droga come se si parlasse di grano.
"Ehi Giuls, t’è avanzato niente?"
"Sto a secco."
Sono parole che risuonano d’amarezza e rimpianto, e questo mi fa andare su tutte le furie. Sono tutti che giudicano in questo mondo, ma la gente cosa ne sa?
Cosa sanno di quello che ho passato? Di noi, le persone non sanno niente.
Allora vi racconterò una nuova storia, che parla di noi, parla di debolezza.
 
Perché questa è la verità: siamo deboli, e per debolezza facciamo mille errori.