Normale, mi sento assolutamente normale quasi una
nullità. Anzi, togliamo il quasi. Ecco sono in uno di quei
momenti... quegli attimi acidi e piccanti che mi scendono giù
per la gola come se stessi mangiando un pezzo di vetro.
BLEAH! Perchè ogni tanto mi succede così? Cos' ho che non va?
Tutto.
Non sono un ragazzo speciale, non sono bravo in
niente, non eccello da nessuna parte... Ok, so disegnare, da qualche
parte ho una piccola venuzza artistica, ma a che mi serve? Ho 17 anni e
cosa importa agli altri di un diciassettenne che sa impugnare una
matita? Un tubo. E guardatemi... dovrei divertirmi, godermi la vita...
e invece sto qui a deprimermi seduto in un autobus puzzolente con i
giubbotti bagnati della gente che mi si strusciano contro, guardando il
cielo grigio di pioggia come il mio umore e come i miei occhi. Eh si...
ho gli occhi grigi. Che schifo. Nè blu, come il mare o come i
principi azzurri che salvano le donzelle in pericolo, nè verdi,
come le colline nei paesaggi dei quadri e nè rossi, come un
vampiro assetato di sangue che almeno avrebbe fatto più scena di
me. Grigi, grigio, invisibili, invisibile. Daccordo, lo ammetto, non
sono proprio uno sfigato totale, voglio dire, gli amici ce li ho!
Però ho anche le mie paturnie che mi colpiscono molto più
spesso negli ultimi tempi. Come una gocciolina di pioggia che ti centra
l' occhio proprio mentre stai attraversando la strada. Sento di non
essere nessuno. Non sono nè carne, nè pesce, nè
verdura, nè esuberante, nè chiacchierone, nè
timidissimo. Non sono nè moro, nè biondo ,nè
rosso, ma ho i capelli di un castano anonimo sempre scompigliati...
Vogliamo continuare con i nè? Meglio di no altrimenti la lista
si potrebbe allungare troppo. L' autobus si ferma ad un' altra fermata,
davanti a piazza Maggiore. Una signora sulla sessantina con un profumo
dolciastro che fa vomitare mi guarda in cagnesco. Vuole il mio posto,
ma io sono troppo preso dai miei pensieri per accontentarla. Si
allontana farfugliando qualcosa che assomiglia ad un: -... ah... i
giovani d' oggi...-.Guardo i piccioni sporchi e grassi che svolacchiano
di qua e di là. Mi sento esattamente una cacca di piccione su
una statua. Uno schifo. Disgustoso e fuori posto.
Poi però la vedo. Non la cacca, ovviamente.
Seduta a qualche metro di distanza da me. La noto
subito dal giubotto celeste che indossa. Uno sprazzo d' azzurro in
questa buia giornata incolore. Risalta tra i cappotti scuri dei
passeggeri, seri e tristi. Non mi guarda, ovvio. Fissa qualcosa con la
testa rivolta verso il finestrino, sembra lontana anni luce, persa in
un mondo tutto suo: lo sguardo sognante racchiuso in due grandi occhi
acquamarina, quasi trasparenti. Il colore del venticello fresco dell'
estate che porta in giro sapori lontani e un po' malinconici ma
pur sempre frizzantini. Sono imbambolato, spiazzato, ipnotizzato.
Sembro di sicuro un maniaco ma non riesco a staccarmi dal suo viso, non
posso e non voglio e dire che non mi sta neanche guardando... Le
osservo i capelli,mossi e corti che le danno un aria sbarazzina.Sono
bagnati e spettinati, ma così sembrano ancora più belli.
Appena un po' più scuri del miele con dei riflessi più
chiari, come se i pochi raggi di sole di questa giornata fossero
rimasti impigliati tra i suoi capelli. In questo momento vorrei
soltanto alzarmi e passare una mano tra quelle ciocche ribelli...
ma che razza di pensieri faccio?!?! E' una sconosciuta, per la miseria!!
Soffoco con violenza questo desiderio ma continuo a
osservarla, il profilo del suo naso, piccolo e leggermente all'
insù, semplicemente perfetto, la bocca carnosa e chiara perfetta
per la sua carnagione quasi bianca. All' improvviso, non so quanto
pagherei per scoprire i suoi pensieri, perchè ha appena
arrossito e si è morsa un labbro.
Cavoli, è dannatamente sensuale.
Non resisto, tiro fuori il blocco da disegno, che da
bravo studente di Liceo Artistico porto sempre con me, e comincio a
disegnare, o meglio a disegnarla. La mia fermata è appena
passata ma non me ne importa un fico secco. Un signore fuma,
benchè il cartello con il divieto sia evidente, ma non sento
neanche gli odori. Una signora comincia a litigare con il fumatore,
urlano, ma non afferro nemmeno le parole. L' autobus trema, ma la mia
mano è ferma, decisa, come mai lo era stata. In quel momento il
mondo intorno a me viene cancellato da una gomma bianca e morbida, ci
siamo solo io e lei, uno scrittore e la sua storia, un musicista e la
sua musa, un pittore e la sua modella. Il suo viso sognante comincia a
prendere forma sul foglio di carta. Ringraziai con tutto me stesso quel
qualcuno che mi aveva donato l' arte del disegno. La matita si muove
leggera sul foglio... capelli...profilo...labbra...naso...desidero
ardentemente sfiorare con dolcezza ogni parte di quel viso perfetto con
le mie manacce sporche di graffite. Sembra che lei mi aiuti
perchè rimane immobile a osservare il finestrino passandosi ogni
tanto una mano tra i capelli. In poco tempo ho finito il ritratto ed
ero più che soddisfatto di me stesso. Sto giusto finendo di
ombreggiare il profilo del mento quando lei, quella vera, si alza
veloce e disinvolta, avvicinandosi alla mia poltroncina. Il mio cuore
aumenta i battiti. Per la miseria, fa un rumore d' inferno!
TuTum...
TuTum...
ormai è talmente vicina che potrei sfiorarle
tranquillamente la mano. Poi in una frazione di secondo, abbassa lo
sguardo sul mio disegno.
M-o-m-e-n-t-o d-i g-e-l-o.
Ma guardate un po', io, il patetico di turno che fa il ritratto alla bella ragazza sull' autobus.
Che sfigato.
Che figura di merda.
Vorrei sprofondare a mille miglia sotto il mare,
oppure con un po' di fortuna il pavimento dell' autobus si sarebbe
sfondato. Probabilmente le ruote mi avrebbero schiacciato, però
preferiscoo l' asfalto alla situazione in cui mi trovo. Sto pensando a
qualcosa da dire non troppo deficiente, quando il suo sguardo si
accende di curiosità, o forse meraviglia, alza il viso dal mio
capolavoro e fissa me, proprio me, con i suoi occhi grandi. Poi
sorride, un sorriso semplice e dolce che le illumina perfino i suoi
occhioni chiari. Ricambio il sorriso, con una naturalezza che stupisce
perfino me stesso. Lei continua a guardarmi, arriccia un po' le
sopracciglia in un' espressione buffissima. In un secondo è come
se tutto intorno a me esplodesse in mille fuochi d' artificio,
luccichii a non finire, miliardi di coriandoli nell'aria. Tutto il
grigio che si era aggrovigliato dentro di me sparisce. Mi sento vivo,
felice, rosso, giallo, verde, blu tutto tranne che grigio. Molti dicono
che la felicità non esiste, invece per me cè. Nascosta in
un angolino del nostro cuore, in una canzone, in un sorriso, in un
colore o in un momento. Beh... in questi pochi secondi la
felicità è esplosa insieme ai fuochi d' artificio e ha
fatto risplendere il sole anche se nascosto dietro uno stupido nuvolone
del cavolo. Cosa assolutamente incredibile è che non mi sento
più una nullità, in fondo gli occhi grigi sono rari e i
capelli castani hanno il loro fascino. Almeno credo... Ma non importa,
può andare tutto a farsi fottere, ma lei mi ha notato, tra tutte
le persone su questo autobus lei sorride solo a me. Mentre sto
navigando in questi pensieri dolci come il miele dei suoi capelli lei
si china verso di me. Si china?? Oddio oddio oddio! Avvicina le sue
labbra al mio orecchio, una ciocca bionda mi pizzica il naso e vengo
inondato da un profumo buonissimo alla vaniglia. Poi mi sussurra: -
Grazie mille, è bellissimo- Ha una voce un po' roca e allo
stesso tempo squillante che mi smuove qualcosa dalle parti del cuore.
Ma perchè mi ringrazia? Sono io che devo ringraziare lei, ora mi
sento migliore. Non so cosa mi prende, ma vorrei andare da lei,
prenderle la mano, andare a fare un giro al parco insieme,
chiacchierare finchè la cara vecchia madre mi chiama incazzata
urlandomi dove sono finito, perchè è ora di cena. Non m'
importa se è una sconosciuta, voglio guardarla negli occhi di
nuovo. Credo che il mio nuovo colore preferito sia diventato
l'acquamarina. Invece come al solito non riesco ad alzarmi, vinto dalla
timidezza, avrei voluto urlare dalla rabbia...
Perchè?Perchè?Perchè?!? Poi si rialza, no
troppo presto! Contemporaneamente l' autobus si ferma, e con uno
stridore apre le porte. Lei mi sorride di nuovo, e mentre io annuso per
l' ultima volta il suo profumo lei si gira...
e scende dall' autobus.
Mentre la vedo camminare, questo ferro vecchio di
mezzo pubblico riparte... e mentre la vedo sfumare in lontananza,
il suo cappotto azzurro sempre più indistinto, come il mio cuore
che un minuto fa scoppiava di felicità, abbasso lo sguardo sul
ritratto per cercare un po' di lei sul foglio di carta. Ehi...
c'è uno strano bigliettino che prima non c' era e lo apro.
Dentro c'è scritto un numero di cellulare in una calligrafia
ordinata e cicciottella.
Ok...questa volta urlo di gioia.
<<...Silenzio!! Siamo su un mezzo pubblico!!...Uff, i giovani d' oggi....>>