"Il ballo dei Rinascenti"
One shot tratta da "Anima Nera" - Long Fiction attualmente in fase di scrittura.
Rating: Verde
“Il
miglior scrittore sarà colui che ha vergogna di
essere un letterato.”
(Nietzsche)
Il
Ballo dei Rinascenti, in onore dell’eroe che
aveva sconfitto il Signore Oscuro, era stato organizzato dalla Preside
McGranitt ad un anno esatto alla scomparsa di Voldemort.
Hogwarts
aveva subito massicce opere di
ristrutturazione: abili maghi costruttori avevano lavorato
incessantemente,
appesi ai torrioni più alti, ripristinando gran parte dei
fregi architettonici,
degli archi, dei tetti spioventi e delle torrette che da secoli
contraddistinguevano il profilo della scuola. Gli ultimi ponteggi erano
stati
smontati dalla Sala Grande e dalla Classe di Astronomia verso fine
maggio,
quando le lezioni erano ormai terminate e gli studenti trascorrevano la
maggior
parte del loro tempo a studiare per gli esami.
Hermione,
quel pomeriggio, non aveva alcuna voglia
di studiare.
Reclinò
la testa all’indietro, appoggiandosi al
tronco d’albero in riva al lago Nero, assaporando la quiete
silente del
panorama. La danza ritmica e silenziosa dei fiori mossi dal vento
generava un
rumore attutito, simile ad un flebile fischio, che Hermione non aveva
mai udito
in vita sua. Raramente si era concessa una pausa, durante gli studi per
i
M.A.G.O. L’idea di aver saltato la Lezione di Trasfigurazione
a causa dei
lavori di restauro di solito le avrebbe creato un allarmante nodo allo
stomaco.
E invece no. Si sentiva libera, rilassata, come se restarsene
lì sdraiata nel fosse
l’unica cosa giusta.
Non
era da lei. E lo sapeva perfettamente.
Fece
ritorno al castello un’ora più tardi. Il corridoio
che conduceva alla scalinata
principale era affollato di operai. Un paio di loro, ammonticchiati in
cima ad
un traballante ponteggio, stavano minuziosamente ripristinando i
bassorilievi
del soffitto.
Hermione
si sentì afferrare da dietro. Una mano le strinse forte
l’avambraccio,
costringendola a cambiare direzione. Compì un mezzo giro su
se stessa, il cuore
in gola per lo spavento. Poi il viso sorridente di Harry le
illuminò la
giornata.
<<
Buongiorno, Collega.>> E le strizzò
l’occhio, guardandola come solo Harry
la guardava: con gli occhi verdi colmi di gioia ed ironico
divertimento.
Proprio
come suo padre, James,
nelle vecchie foto esposte nella Sala dei Trofei.
<<
Sono quasi le sei, ed è ora della Lezione
Giornaliera di Trasfigurazione Avanzata della Professoressa
Granger.>>
<<
La Professoressa non è
del giusto
umore per studiare, oggi.>>
L’espressione
di Harry divenne contrariata. Le sbarrò la strada e
l’afferrò per le spalle,
scuotendola delicatamente. << Dov’è
finita Hermione? Se è ancora lì, da
qualche parte, dille che ho un disperato bisogno
di lei.>>
<<
Quanto “disperato”?>>
<<
Troppo disperato.>>
Hermione
sorrise. Dopo tutto, essere indispensabile per colui che aveva
sbaragliato il
Signore Oscuro, era una sensazione piacevole.
<<
La McGranitt deve essere impazzita.>> commentò
Hermione, mentre salivano
le scale diretti alla Sala Comune. << Ha intenzione di
organizzare una
cerimonia in grande stile. Il Ballo dei
Rinascenti. Tutti i riflettori saranno puntati
sull’Eroe del Mondo
Magico.>>
Harry
si passò una mano nei capelli. << E’
esattamente ciò che speravo di
evitare.>>
<<
Credo che il resto degli studenti non la pensi esattamente come
te.>>
Sul
pianerottolo del terzo piano si era radunato un capannello di
Serpeverde. La
maggior parte di essi erano del Secondo Anno. Stavano confabulando
sottovoce
qualcosa a proposito del “Direttore
della
Casa” e “Compagno
per il Ballo”,
e fecero molta attenzione a non essere uditi da Harry e Hermione. Al
loro
passaggio, un silenzio irreale avvolse le scale. Parecchie paia di
occhi
scrutarono di sottecchi il Ragazzo Sopravvissuto.
<<
Poteva sceglierla più
carina.>>
commentò uno di loro, che venne zittito con una poderosa
gomitata da una
compagna.
<<
Stai zitto, Oliver, maledizione.>> squittì con
tono acido, ed Hermione
non riuscì a trattenere una risata.
Quell’atteggiamento reverenziale nei
confronti di Harry la divertiva.
Harry,
al contrario, si rifiutò di abbracciare la strada
diplomatica. I suoi occhi
verdi s’illuminarono di un bagliore ardente, e si
voltò di scatto all’udire le
parole sarcastiche del Serpeverde.
<<
Che cos’hai detto?>> ruggì,
bloccandosi sul posto come un segugio.
Hermione
lo agguantò per un braccio, ma fu come tentare di spostare
un masso di granito.
<<
Harry, è solo un ragazzino. Lascialo
perdere.>>
<<
Non è solo un ragazzino,
Hermione.>> Lui si divincolò dalla sua presa
con uno strattone. Prima di
incamminarsi verso la Sala Comune, regalò al Serpeverde uno
sguardo rabbioso e
colmo di disgusto. Poi, in silenzio, la seguì. Nessuno dei
due parlò per il
resto del tragitto. Harry sembrava sull’orlo di una crisi di
nervi.
<<
Liquerizie Bollenti.>>
disse
Hermione, ed il ritratto della Signora Grassa si spostò per
consentire loro il
passaggio.
<< Hermione,
amica mia, luce dei miei occhi.>>
Ron, il cui
volto lentigginoso fino a quel momento era affondato su una pila di
Libri, levò
in alto la testa e la osservò con l’aria di chi
aveva assistito ad un Miracolo,
o quantomeno ad un’apparizione religiosa.
Al
suo fianco c’erano Neville e Seamus, anch’essi
intontiti e visibilmente
depressi.
<<
Avverto nelle tue parole un sottile
strato di adulazione, Ronald.>> commentò
Hermione, accigliata. <<
Eppure, dopo pranzo, sembravi molto convinto delle tue
capacità. Hai perfino
azzardato di riuscire a strappare un’Eccezionale
alla McGranitt.>>
<<
Mi arrendo, Hermione.>> mugugnò lui, come un
bambino ferito. E si prostrò
ai suoi piedi, inscenando teatralmente una supplica con le mani giunte,
finché
Hermione – imbarazzata dalle occhiate divertite degli altri
Grifondoro – non
mise fine a quel penoso teatrino e decise di aiutarlo.
<<
Ti adoro, sei la strega Numero Uno, sei una meraviglia
terrestre della Trasfigurazione Moderna.>>
continuò Ron, che sembrava
credere veramente ad ogni parola. << Io devo riuscire ad
avere un
Eccezionale. Ad ogni costo.
Altrimenti non verrò accettato all’Addestramento
per diventare Auror. E trascorrerò il resto della
mia vita a pulire i
pavimenti dei Tiri Vispi.>>
<<
Non sarebbe una cattiva idea.>> commentò
Ginny, seduta su una poltrona
vicino al caminetto spento, il cui volto fece capolino da “Il Quidditch attraverso i Secoli”.
<<
Oh, stai zitta, tu.>> sbottò Ron.
<< C’è spazio per un solo Auror
in famiglia.>>
<<
Accomodati pure.>> fece eco lei, con tono di scherno,
sollevando le
risatine di alcune giovanissime Grifondoro immerse nei pettegolezzi sul
grosso
divano color porpora.
Hermione
prese posto sull’unica sedia vuota. Si fece un po’
da parte, sistemandosi sul
margine esterno, e lanciò uno sguardo a Harry.
<< La professoressa
Granger è pronta per la lezione.>>
scherzò,
battendo la mano sullo spazio libero.
<<
Devo andare in Biblioteca.>> disse Harry. Aveva
un’aria seria,
distaccata. Nei suoi occhi aleggiava un’ombra oscura.
<< Mi dispiace, me
ne sono completamente dimenticato.
Ho
promesso a Cho che le avrei dato ripetizioni di Difesa.>>
Diede
un’occhiata fugace all’orologio, imprecò
sottovoce, poi sparì attraverso il
buco del ritratto.
Una
pugnalata nel petto le avrebbe provocato meno dolore. Ma Hermione finse
di
sorridere, scrollando appena le spalle. Scansare
il dolore era diventata un’abitudine.
Cho
aveva bisogno di ripetizioni, Harry
doveva correre da lei. Intanto la professoressa
Granger sarebbe stata sempre lì, pronta ad
aiutarlo, ad ascoltare le sue
paranoie sulle femmine e i resoconti dei suoi approfonditi studi nella
Sezione
Proibita. Poi, quando la sua utilità
giungeva al termine, veniva risposta in dispensa come una scopa
vecchia.
<<
Hermione, ti prego, aiutaci.>> la supplicò
Neville, che aveva gli occhi
rigonfi di sonno di chi aveva trascorso le ultime notti insonne.
<< Mia
nonna mi ucciderà.>>
Sua
nonna era orgogliosa di lui. E lo sarebbe stata anche di fronte ad una
sua
bocciatura ai M.A.G.O. Ma Hermione non glielo disse: si
sistemò comodamente
sulla sedia ed iniziò ad impartire la sua lezione di
recupero sulla
Trasfigurazione Avanzata.
*°*°*°*°*
Quella
sera Harry non si presentò a cena. Il suo posto vuoto sulla
panca del tavolo
dei Grifondoro venne notato dalla maggior parte degli studenti. Un
fastidioso
brusio di sottofondo divampò a macchia d’olio fra
le Quattro Case, e vennero
fuori le idee più disparate e bizzarre.
<<
L’ha chiamato il Ministero.>> disse Colin
Canon, che stava gustando un
piatto di rognone ed aveva la bocca impiastricciata di sugo.
<< Mio
padre, che lavora all’Ufficio per la Cooperazione Magica
Internazionale, dice
che il Ministro vuole consegnargli una Medaglia
al Valore!>>
<<
Sciocchezze.>> borbottò acidamente Matilda
Serkinks, dal tavolo dei
Tassorosso. Era una discreta Cercatrice, ed altrettanto abile pettegola. << Secondo me
è in
Biblioteca, come sempre. Da quando, chissà
perché, la McGranitt gli ha concesso di accedere
alla Sezione Proibita,
passa lì dentro gran parte del suo tempo.>>
<<
Vuole imparare le Arti Oscure.>> le fece eco il compagno
di Squadra Roger
Davies, robusto battitore del Sesto Anno. << Se fossi in
lui ci andrei
piano. Conosco gente, troppo curiosa, che è riuscita a
sgattaiolare in segreto
nel Reparto Proibito e si è vantata di aver appreso oscuri
incantesimi con i
compagni di classe. Le conseguenze sono state orribili.>>
<<
Parli di Freddy Mitchwell e delle sue cinque teste?>>
domandò un
Corvonero nel tavolo accanto, che balzò sulla panca tutto
eccitato.
Ed
in breve, la Sala Grande precipitò nel caos.
<<
E’ al San Mungo.>> azzardò un
Serpeverde del Quinto Anno. Aveva corti
capelli color paglia e gli incisivi sporgenti come quelli di un
roditore.
<< Ogni volta che lo incrocio per i corridoi si tocca la cicatrice. Non ha una bella cera,
ultimamente. Secondo me è stato portato in gran segreto
all’ospedale per delle
analisi accurate.>>
Per
fortuna, la Professoressa McGranitt intervenne prontamente per sedare
la fuga di notizie.
Privò le Quattro Case
di dieci punti ciascuna, poi batté le mani e tutti i piatti
di portata vennero
sostituiti con il dessert.
<<
Pensate alla vostra cena.>> fu il suo commento, con una
punta di
rassegnazione nella voce. << L’alimentazione
e il riposo sono fondamentali per
sostenere gli Esami nel modo migliore. Mi rivolgo, in particolare
>> ed
il suo sguardo ricadde su Matilda Serkins, che fingeva disinteresse
scrutando
il proprio piatto di Zuccotti di Zucca. << agli studenti
del Settimo
Anno, che la prossima settimana saranno impegnati con i
M.A.G.O.>>
E
tornò al tavolo degli insegnanti per finire la cena.
<<
Potrei mangiare anche un’intera cassa di Mollicci
Sapientini di George e dormire dodici ore al giorno, ma non
otterrò mai un
“Eccezionale” della sua materia.>> fu
il commento sconsolato Ron.
Hermione,
in tutto quel trambusto, fu l’unica a notare un altro posto
vuoto fra le file
di studenti. Fra Emily Page e Angelica Bullstrode, al tavolo dei
Corvonero,
dove sedeva civettando ogni giorno, quella sera non comparve Cho Chang.
*°*°*°*°*
L’indomani
mattina, sulla bacheca dell’Ingresso e nelle Sale Comuni,
comparve il bando
d’invito al Ballo dei Rinascenti. Era una pergamena color
argento, poco più
grossa della copertina di un libro, così splendente fra gli
avvisi di smarrimento
e gli opuscoli di Ripasso da attirare in breve l’attenzione
di tutti gli
Studenti.
All’ora
di pranzo tutti erano a conoscenza del Ballo, che si sarebbe svolto la
sera che
precedeva l’ultimo giorno di scuola, ed era iniziata la
caccia per indovinare
il nome della fortunata accompagnatrice di Harry Potter.
Per
il momento - secondo il ben informato Seamus - il nome più
gettonato era quello
di Ginny, quotato a tre Galeoni a uno. A ruota la seguivano Cho Chang
– quattro
galeoni e mezzo – e la bella Terry Lovercraft, con cui si
vociferava che Harry
si fosse intrattenuto segretamente in Biblioteca – quotata a
sei. Hermione
scoprì di non essere stata inclusa nelle puntate. Solo un
pazzo, d’altronde,
avrebbe osato scommettere del denaro sulla Professoressa
Granger.
Ginny,
in modo spavaldo, scatenando le risate complici delle sue compagne di
classe,
puntò un Galeone su se stessa. Matilda Serkins, invece, la
cui opinione
sembrava influenzare gran parte delle scommesse,
pagò ben cinque galeoni per Cho Chang.
<<
Che la sorte sia con voi!>>
strillò il Serpeverde Andy Jones, con i suoi modi melliflui
e oleosi, che
gestiva il giro delle scommesse.
<<
Quei Serpeverde mi fanno venire il voltastomaco.>>
commentò acidamente
Hermione, nel primo pomeriggio, mentre si avviavano alla loro ultima
Lezione di
Creature Magiche. << Scommettono su qualsiasi cosa.
L’ultima volta
Matilda Serkins è riuscita a indovinare quanti punti per i
Grifondoro si
sarebbe aggiudicato Harry in una settimana.>>
<<
Lasciali perdere.>> tagliò corto Ron.
<< Chi se ne importa. Tra
meno di due settimane la mia avventura scolastica sarà finalmente conclusa. Al diavolo i
Serpeverde e le loro bische
clandestine!>>
Un
paio di anni prima, quella maligna frecciata avrebbe colpito
l’orgoglio di
Draco Malfoy, e i due si sarebbero scambiati reciproci complimenti.
Ma Malfoy non era a Hogwarts, quell’anno. Suo padre
era stato incarcerato ad Azkaban insieme a gran parte dei membri della
casa
Malfoy, e Draco aveva scelto di conseguire i M.A.G.O. altrove.
<<
Un po’ mi mancherà.>> aveva ammesso
Ron, una sera, durante una sessione
di studio di Erbologia tenuta dal professor
Paciock. << Voglio dire, chi posso prendere in
giro adesso?>>
<<
C’è sempre Blaise Zabini.>> aveva
azzardato Hermione.
<<
Impossibile. E’ un mollaccione.
Non
c’è gusto a insultarlo.>>
Harry
si presentò in clamoroso ritardo all’Ultima
Lezione di Hagrid, mentre il
gigante stava già esponendo con voce rotta dai singhiozzi i
possibili utilizzi
della bava di Criocorno Urticante, il cui esemplare – simile
ad un enorme
scarabeo color lavanda – si aggirava placidamente nello
steccato al limitare
della Foresta Proibita.
<<
Scusate.>> mormorò sottovoce a Ron e Hermione.
<< Ero in
Biblioteca. Mi sono dimenticato l’orologio.>>
<<…
oltre ad essere un ottimo rimedio per il mal di gola.>>
stava dicendo
Hagrid. << Lo sterco del Criocorno, infatti, se
sapientemente pestato in
un mortaio con semi di girasole e Ortensia Verde, è la base
di una potente
miscela curativa utilizzata al San Mungo.>>
<<
Pietà, Merlino.>> sospirò Ron.
La
lezione si concluse alle quattro del pomeriggio. La maggior parte degli
studenti sciamò verso il castello per gli ultimi ripassi in
vista degli esami.
Alcuni di essi decisero di rimandare lo studio per rilassarsi in riva
al Lago.
Harry,
Ron e Hermione, come ai vecchi tempi, si fermarono con Hagrid e lo
aiutarono a
rimettere a posto tutti gli utensili utilizzati per la lezione. Il
gigante
sembrava sull’orlo di un pianto disperato. Si
soffiò il naso con un enorme
fazzoletto, simile ad una tovaglia, ma non riuscì a
trattenere i singhiozzi.
<<
Mi mancherete, voialtri.>> riuscì a mormorare,
visibilmente commosso.
<< Otto anni. Sono passati in un baleno. Ma gliela farete
vedere, a quelli là
della commissione. Voi tre
siete piccoli eroi, altro che baggianate che
si leggono su giornali!>>
<<
Quali baggianate?>>
domandò
Harry, scuro in volto.
<<
Oh, ecco.>> Hagrid si ammutolì.
<< Cose così,
sapete com’è. Niente di importante. Dicono che
Harry sia
stato fortunato, ecco tutto. E bla bla bla, solite storie di Rita
Skeeter e dei suoi leccapiedi del Profeta.>>
Harry,
per l’ennesima volta, non reagì. In altre
occasioni, prima dello scontro con
Voldemort, si sarebbe fatto una risata e avrebbe commentato con qualche
poco elegante commento rivolto al
Profeta. Nient’altro. Invece, quel pomeriggio, sembrava
assorto nei suoi
pensieri, come se la sua mente aleggiasse in un’altra
dimensione.
<<
Capisco.>> aveva sussurrato, con aria frettolosa. Poi i
suoi occhi verdi
erano caduti di sull’orologio da polso, che aveva detto di
essersi dimenticato.
<< Che sbadato. Le lezioni con Cho. Credo sia
l’ultima, o almeno
spero.>> Si era portato una mano nei capelli, poi aveva
abbracciato
Hagrid e si era avviato a grandi passi verso il castello.
<<
Dove se ne va sempre
così di
fretta?>> domandò Hagrid.
Ron
scrollò le spalle, poi lanciò a Hermione uno
sguardo complice. << Insegna
Difesa a Cho Chang, in un modo o
nell’altro.>>
Hermione
abbozzò ad un sorriso di circostanza, senza degnarsi di
cambiare lo sguardo di
Ron, ma dentro di sé si sentì perduta.
*°*°*°*°*
Venne
il tempo degli Esami, e la mattina che precedeva la Prima Prova Teorica
dei
M.A.G.O. Ron, Neville e Seamus avevano il medesimo aspetto di un ignaro
babbano
morso da uno Schiopodo Sparacoda.
Harry
rimase in disparte, punzecchiando il suo porridge con il cucchiaio, lo
sguardo
rivolto altrove. Non aveva ancora domandato a nessuna, a quanto si
sapeva, di
andare al Ballo dei Rinascenti con lui. Le scommesse che ruotavano
attorno alla
sua scelta erano pressoché triplicate, e i cinque Serpeverde
che si occupavano
di incassare le puntate si aggiravano per i corridoi con i sorrisi
smaglianti e
le tasche rigonfie.
<<
Punto due Galeoni su Ginny Weasley.>> annunciò
Seamus, che non resistette
all’impulso di sfidare la fortuna. E
s’alzò d’impeto dalla panca,
raggiungendo
il tavolo dei Serpeverde con le mani piene di Falci e Zellini.
<<
Che la sorte sia con voi!>> esclamò Andy
Jones, mellifluo.
Ron
lo osservò torvo, per poi tornare a concentrarsi su
“Trasfigurazione Avanzata. Volume
Terzo”, che non aveva smesso di
consultare dalla sera precedente. <<
Babbeo.>> commentò, in un
sussurro, cercando di farsi udire da Hermione.
Ginny,
invece, era estasiata dall’attenzione che
quell’assurdo gioco al rialzo
le aveva riservato. Come un pavone che mostrava la
coda variopinta, era solita aggirarsi per i corridoi e rivolgere
sorrisi e
saluti a chiunque. Ovviamente, aveva precisato più volte di
aver rifiutato categoricamente ogni
invito pervenutole
da parte di altri studenti. Lei aspettava il SUO,
e tutti quanti lo sapevano fin troppo bene.
Harry, era l’unico a cui quella situazione sembrava essere
passata
inosservata. Rimase nel suo angolo remoto del tavolo, in compagnia
della colazione
e del libro di Storia della Magia, sforzandosi di ricordare le date
delle
Guerre di Secessione dei Vampiri del Diciottesimo Secolo. Hermione
sapeva. Conosceva nel profondo ogni suo dubbio.
Ma taceva, temendo che ogni gesto nei suoi confronti avrebbe scatenato
il caos
fra gli studenti. Anche un “ciao” da parte di una
sconosciuta Tassorosso
avrebbe compromesso irrimediabilmente le intricate variabili economiche
delle
scommesse.
<<
Lavanda si è fatta avanti.>> le aveva
confidato Ron, la notte prima, durante
gli ultimi ripassi. << Abbiamo sistemato le cose. Ma non ho molta voglia di
andare al Ballo con lei. Non
sarebbe una mossa intelligente. Mi riderebbero tutti indietro. Voglio
dire,
l’intera scuola sa che è uscita con cani
e porci.>>
<<
E con chi avresti voglia di andare?>> gli aveva chiesto
Hermione,
disinteressata.
<<
Con te, per esempio.>> Ron l’aveva guardata con
un sorriso smagliante.
<< Tu sei la mia migliore amica. E sei una brava ragazza.
Nessuno avrà da
ridire se andassi al Ballo dei Rinascenti con te, mi
capisci?>>
<<
Chi ti dice che io sia ancora libera, Ronald?>>
Lui
era scoppiato a ridere. << Oh, bé, visto che
passi tutto il tempo sui
libri, e non c’è nessun Victor Krum nei paraggi,
sono certo che nessuno ti abbia
ancora invitata.>>
<<
Quindi io sarei un ripiego.>>
aveva sbottato lei, sentendosi ferita nel profondo. Ora era tutto
chiaro. Il
modo con cui veniva considerata dagli altri studenti le fece capire il
motivo
delle mancate scommesse sul suo nome. Era un ripiego. Una scopa vecchia
dimenticata in soffitta. L’ultima spiaggia di coloro che non
avevano trovato
ancora una compagna, o che preferivano farsi vedere in pubblico con una
brava ragazza.
<<
Quindi io sarei Hermione Granger, l’usato
garantito?>> aveva tuonato, colma
d’ira. << Onestamente, Ronald
Weasley, preferisco andarci da sola a quello stupido ballo, piuttosto
che in
tua compagnia!>>
Ed
ora erano lì, l’una di fronte all’altro.
Ron, che tentava ad ogni costo farsi
perdonare. E lei, l’usato garantito,
che stava facendo di tutto per ignorarlo.
In
quel momento, Harry Potter abbandonò il libro di Storia
della Magia e si alzò
dal tavolo. Un profondo silenzio ricadde solenne fra i tavoli delle
Quattro
Case, ed ognuno degli scommettitori lo osservò attentamente
fino a carpirne
ogni minimo movimento.
Harry
non badò agli sguardi, al brusio di sottofondo né
ai commenti sagaci di Matilda
Serkins. Fece tintinnare le monete nella tasca dei pantaloni della
divisa, e
s’avviò sereno verso il tavolo dei Serpeverde.
<<
Mi dispiace interrompere i vostri affari.>> disse, con
tono affabile.
<< Ma sono curioso di sapere quando chiuderanno le
scommesse.>>
Andy
Jones, che capeggiava il gruppo, rispose con una risatina beffarda.
<<
Non puoi impedircelo, Potter. Il Regolamento della Scuola ci permette
di indire
giochi di società collettivi. Se
ti
da così fastidio, va a parlare con la tua amica
McGranitt.>>
<<
Mamma McGranitt.>>
cantilenò
uno di loro, che fu l’unico a ridere. E si succhiò
il pollice, inscenando
l’espressione penosa di un neonato.
Harry
sfoderò un sorriso cordiale. << Forse mi avete
frainteso. Conosco bene il
Regolamento della Scuola, e ho avuto modo di leggere di recente anche
il Bando
Ufficiale delle Scommesse. Non ho la minima intenzione di
ostacolarvi.>>
<<
E allora che cosa sei venuto a fare qui, Potter?>>
ringhiò Jones.
<< Vuoi una percentuale sui guadagni?>>
Altre
risate sguaiate provennero dal Tavolo dei Serpeverde.
Tutt’intorno, silenzio
tombale.
<<
No, ragazzi. L’articolo 10 del Bando Ufficiale delle
Scommesse me lo
impedirebbe, in quanto “Solo il
responsabile della Scommessa ha diritto a trarne guadagno”.>>
<<
Vedo che hai studiato, San Potter.>>
Harry
rise, scuotendo il capo. Poi, con un movimento improvviso, fece cadere
davanti
agli occhi attoniti dei cinque Serpeverde un sacchetto stracolmo di
monete.
<<
Sono centodieci Galeoni d’Oro.>> disse con
noncuranza, mentre cori di
trepidazione e stupore riempivano la Sala Grande.
La
maggior parte degli studenti nelle file arretrare aveva allungato il
collo,
spintonandosi selvaggiamente con i vicini, per riuscire a godersi la
scena.
<<
L’articolo 16 del Regolamento, se non vado errato, cita
testualmente che “Eventuali puntate
non presenti nel Bando
della Scommessa, o quantomeno così folli da non essere prese
minimamente in
considerazione dagli scommettitori, sono quotate per Legge Dieci
Galeoni a Uno”.>>
Il
sorriso beffardo e strafottente di Andy Jones, lentamente, scomparve
dal suo
viso e fu sostituito da una smorfia terrorizzata.
<<
Visto e considerato che nessun articolo vieta al Signor Harry Potter di
avanzare una scommessa, mi sento in dovere di tentare
la sorte.>> Harry sospinse il sacchetto
stracolmo di
Galeoni in direzione del Serpeverde, la cui penna d’oca era
scivolata di mano
ed aveva intaccato d’inchiostro il legno laccato del tavolo.
<< Punto
centodieci Galeoni d’Oro su Hermione Granger.>>
Il sorriso sul suo volto
si fece più ampio. << Che
la sorte
sia con voi.>>
Poi,
in silenzio, senza aggiungere una sola parola, si mise la borsa a
tracolla e
s’avviò tranquillo verso l’uscita. Non
appena Harry Potter scomparve dalla Sala
Grande, per la prima volta dal suo arrivo a Hogwarts, tutti gli occhi
della
scuola furono puntati su di lei.
*°*°*°*°*
Se
Harry aveva intenzione di rovinarle il Primo Esame Teorico dei
M.A.G.O., c’era
riuscito perfettamente. Hermione non riuscì a completare il
suo saggio di
Trasfigurazione Avanzata sugli Incantesimi
Modificatori di Secondo Livello, e trascorse il resto della
mattinata
lamentandosi con Neville e Ron delle sue penose
diciotto pagine - secondo lei poco
approfondite sull’argomento.
<<
Io ne ho scritte quattro.>> borbottò Ron,
avvilito. << E ho
lasciato parecchi spazi.>>
Ginny
a pranzo evitò accuratamente di rivolgere loro la parola.
Anche lei,
quell’anno, avendo frequentato regolarmente Hogwarts durante
la Guerra, avrebbe
dovuto sostenere i M.A.G.O., ma aveva scelto di approfondire gli studi
per
recuperare Pozioni e Incantesimi. Il suo obiettivo, come Ron, era
l’ammissione
all’Addestramento per diventare un Auror, ma ciò
richiedeva un “Eccezionale” in
tutte le materie.
La
smorfia di Cho Chang, che Hermione intravide al tavolo dei Corvonero,
era
paragonabile a quella di un’arpia ferita.
In
tutto quel trambusto, come suo solito, Harry se n’era rimasto
in disparte nel
suo angolo remoto della tavolata, consumando in silenzio il suo arrosto alla Merlino mentre, con la mano
libera, sfogliava Storia della Magia.
Hermione
non capiva. Non riusciva a comprendere il motivo di quel gesto
così assurdo. Si
sentì pervadere d’ira all’idea
che Harry, per vendicarsi di quegli stupidi Serpeverde,
l’aveva chiamata in
causa teatralmente, senza nemmeno
preoccuparsi di avvisarla.
Una
scopa vecchia, appunto. Priva di valore.
<<
Hermione.>>
La
sua voce, nel corridoio, mentre s’avviava di fretta in Sala
Comune per
studiare.
Stava
parlando con lei? Oh, andiamo, quante
Hermione
esistono in quel castello?
Il
suo stomaco ribollì come un calderone incandescente
abbandonato sul fuoco. Era
la prima volta che le parlava dopo quasi due giorni, e dal suo sguardo
innocente e sereno sembrava non aver ben compreso lui stesso del guaio
in cui
si erano cacciati.
<<
Che cosa vuoi?>> ruggì Hermione, con tono
acido.
Strinse
forte i libri al petto, fermandosi sulla scalinata. I Grifondoro del
Settimo
anno, tranne Ron e Neville, la oltrepassarono borbottando che, se non
si davano
una mossa, non ci sarebbe stato il tempo per ripassare Incantesimi
prima
dell’esame.
<<
Non devi avere tutte le rotelle al loro
posto, Harry.>> commentò ironicamente Ron, che
sfoderò una gomitata
complice all’amico. << Centodieci Galeoni persi
per zittire Andy Jones.
Nemmeno Fred arriverebbe a tanto.>>
Neville
sorrise e alzò un pollice nella sua direzione, in segno di
apprezzamento. Poi,
insieme a Ron, s’incamminò verso la Sala Comune.
Harry
e Hermione rimasero soli. Tutt’intorno non c’era
nessuno, ed il silenzio più
profondo ricadde pesantemente nell’aria.
<<
Che cosa ti è passato per la testa?>>
domandò Hermione, gelida.
Harry
sospirò. Nonostante Hermione fosse su uno scalino
più alto, i loro sguardi
erano alla stessa altezza, e poté intravedere i suoi occhi
verde smeraldo
scintillare sotto la luce delle candele fluttuanti. Stava fremendo.
<<
Io…>> iniziò Harry, che si
appoggiò convulsamente al corrimano. <<
Non lo so, in effetti. Forse ha ragione Ron. Non ho tutte le rotelle a
posto.>>
<<
Fantastico.>>
tuonò Hermione.
<< Sai benissimo che Ginny, Cho e quell’altra stupida Tassorosso bramano di aprire il
Ballo dei Rinascenti al tuo
fianco. E’ come una gara, per loro. E tutti gli altri, come
capre, non fanno
altro che incitarle! E’ una cosa così stupida, in
effetti, durante gli Esami.
Ma ti considerano un Trofeo da
esporre nella loro bacheca delle conquiste.>>
Harry
non riuscì a soffocare un sorriso amaro. << Se
così fosse, mi dispiace
per loro.>> Distolse lo sguardo e scrutò un
punto indeterminato del
pavimento. Poi i suoi occhi si sollevarono su di lei, osservandola nel
profondo, pervadendole l’anima. Erano immensi e sinceri e,
d’improvviso,
l’impulso di sferrargli un pugno sul naso passò
del tutto in secondo piano. Era Harry. E
la stava guardando. In quel modo,
che Hermione adorava.
<<
Vuoi venire al Ballo con me?>> le chiese.
Non
era una supplica né un ordine. Era certa che, se lei avesse
rifiutato, non
gliene sarebbe importato molto dei centodieci galeoni perduti.
Hermione
deglutì a fatica. Aveva la bocca arida. Finse di mantenere
il suo solito piglio
deciso, ma in realtà stava tremando dalla testa ai piedi.
Aveva
desiderato così ardentemente quel momento che,
quand’era accaduto, le era parso
irreale. Rimase lì, in silenzio, a guardarlo con gli occhi
spalancati. Non
riuscì a dire nulla.
Rispondi,
stupida…
Era
paralizzata.
“sì,
Harry”, non è poi tanto
difficile…
Hermione
abbandonò ogni consapevolezza dell’amicizia e
dell’intenzione di picchiarlo. Lo
afferrò, forse un po’ troppo bruscamente, per il
bavero della camicia,
attirandolo a sé. Harry fu costretto ad avanzare goffamente
di uno scalino per
non inciampare.
Le
loro labbra si incontrarono dolcemente. Fu un attimo. La sensazione
più strana
e intensa che
avesse mai provato.
Poi,
paonazza in viso, Hermione si voltò frettolosamente e
fuggì per le scale.
*°*°*°*°*
Volevo concentrare una shot di contenuti "auror". E spero di esserci
riuscita. Un bacione enorme a tutti i lettori.