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Autore: ChimeraW    02/09/2011    10 recensioni
Pochi scrittori riescono a far vivere a tutti i loro personaggi una vita davvero felice. Spesso, però, molti di loro vengono trascurati, lasciati in disparte o resi personaggi tragici.
Quando questo accade, lo scrittore in questione si ritrova a fare i conti con i propri personaggi.
E Stephenie Meyer ne ha accontentati davvero troppo pochi per passarla liscia.
Dedicata a tutte le fanwriters dei Volturi, che vorrebbero far giustizia per i nostri tesori.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Questa storia è dedicata a tutte le Fanwriters dei Volturi, quindi a: 
Ulissae
Ottonovetre
Dragana
Fila
Vannagio
Jane Vk
EnMilly
ayumi_L
Smoke van LancasterBeckett
E a tutte le altre EFPiane che scrivono e leggono su di loro.
 

 


PROLOGO 

 

- … Ed è per questo che il mio libro ha fatto così tanto successo. È una storia di un amore potente ed indissolubile, proprio quello di cui le ragazze di oggi vogliono sentir parlare.
Una serie di urli acuti si levò dalla folla di adolescenti estasiate che occupavano le sedie di plastica cigolanti disposte a pochi metri dal palco.
Stephenie Meyer, scrittrice americana di una delle saghe di cui tutti sentono parlare almeno una volta, sorrise e fece un cenno col capo per ringraziare le sue adorabili fan.
La giornalista che la stava intervistando, una donna sulla trentina con un corpo invidiabile e una chioma bionda di capelli cotonati a circondarle il viso, sfoggiò a sua volta un sorriso a trentadue denti e si portò il microfono a pochi centimetri dalle labbra perfettamente colorate di rosso.
- E, mi dica, lei crede anche che la storia d’amore tra Edward e Bella sia così affascinante anche da superare il grande legame di amicizia che la famosa scrittrice britannica, J.K. Rowling, descrive nel fenomeno mondiale di Harry Potter?
D’improvviso tutti i presenti nella sala tacquero. Stephenie si sistemò un ciuffo di capelli che le era scivolato davanti a gli occhi e sorrise di nuovo, sapendo perfettamente cosa rispondere.  
- Certamente – disse, con tono fermo e sicuro. – L’amore tra Edward e Balla è un amore reale, mentre l’amicizia narrata dalla Rowling è più una cosa… mentale, ecco. Non credo siano due libri che possano essere paragonati tra loro, ma trovo anche normale che Twilight abbia fatto più successo di Harry Potter, dato che, come ho già detto, la mia è la storia che tutte le adolescenti vorrebbero avere.
Un’altra ondata di urla partì dalle twilightersche, prese dall’euforia, si alzarono addirittura in piedi e cominciarono a battere le mani come se stessero assistendo all’assegnazione di un premio Oscar.
Stephenie lanciò un’occhiata alla giornalista e vide che questa stava guardando l’orologio che aveva al polso. Subito alzò gli occhi e, prendendo di nuovo in mano il microfono, guardò verso un punto indefinito oltre il pubblico e disse:
- Bene, dopo quest’ultima dichiarazione possiamo salutare la nostra scrittrice e chiamare con noi il nostro prossimo ospite! – e poi, voltandosi verso Stephenie, aggiunse: - È stato un piacere averti qui con noi, Stephenie.
- E per me è stato un piacere partecipare a questo programma – rispose lei. Si alzò dalla poltrona rossa, salutò con una mano le giovani spettatrici e uscì dalla sala mentre numerosi applausi risuonavano alle sue spalle.
Un ragazzo teneva in mano la sua borsa e il suo cappotto. – Il taxi è qui fuori, signora. La sta aspettando.
Stephenie ringraziò, prese giacca e borsa e spinse la porta indicatole dal ragazzo: fuori faceva freddo, e la scrittrice si catapultò subito nell’auto gialla evitando per poco di non scivolare su una pozzanghera.
- Dove deve andare? – chiese il tassista.
- All’Hotel Ganservoot, per favore.
Mentre il taxi cominciava a muoversi lentamente nel traffico di New York, Stephenie appoggiò la testa al finestrino e chiuse gli occhi. Mancavano solo due giorni per tornare a casa, da suo marito a dai suoi adorati figli, dopo due settimane di appuntamenti, interviste, autografi ed incontri con le sue fan, nella città dei grattaceli. 
Pochi minuti dopo, il taxi accostò davanti ad un grande palazzo con un’insegna luminosa che riportava il nome dell’Hotel. Pagò l’autista e scese dal taxi.
Il Ganservoot era uno degli alberghi più belli di New York. La sua stanzasi trovava al tredicesimo piano, una suite formata da un salottino fornito di mini-bar, televisione a schermo piatto e un’ampia vista sulla città, una camera da letto più che spaziosa e un bagno con vasca idromassaggio. Le pareti erano color kaki, così come i divani e le lenzuola del letto e la moquette di un raffinato rosa antico.
Stephenie richiuse la porta con un tonfo, lasciando cadere a terra la borsa. Appese la giacca ad un appendiabiti accostato al divano e si lasciò cadere, esausta, su una delle due poltrone. Non vedeva l’ora di tornare a casa, dalla sua famiglia.
Prese il telecomando appoggiato sul tavolino in mezzo al divano e alle poltrone e accese la televisione. Sorrise, con un misto di imbarazzo e soddisfazione, nel vedere che proprio in quel momento, su un canale per ragazzine, stavano mandando un servizio su di lei.
- È la saga più cooldel momento, tutti ne parlano e tutte le ragazze l’adorano – stava dicendo una voce femminile. - Parliamo dei libri della saga Twilight, scritti dalla statunitense Stephenie Meyer, in cui la goffa e poco popolare Bella, trasferitasi nella piovosa cittadina di Forks, incontra l’affascinante vampiro Edward Cullen e se ne innamora.
Sullo schermo passarono diverse immagini prese dai film ispirati alla saga. Stephenie si mise a sedere dritta sulla poltrona e posò il telecomando sulle sue ginocchia, decisa a rimanere sveglia ancora un po’ per vedere quel servizio.
- Le fan della saga sono davvero molte – riprese la voce. – E, intervistandone alcune, noi del Teens Forum abbiamo scoperto che sono divise in diversi team. Sentiamo quali!
L’immagine della famiglia Cullen che gioca a baseball mutò in quella di due ragazze sedute in una sala dalle pareti bianche. Entrambe sorridevano emozionate.
- Io sono Team Edward – disse una delle due. – Perché… beh, Edward è un ragazzo molto elegante, è affascinante ed è anche molto protettivo e ama Bella più di qualunque altra cosa.
L’altra si toccò i capelli per sistemarseli e parlò con una voce così acuta che Stephenie sobbalzò.
- Io invece sono Team Jacob, perché lui per Bella è anche un amico, ed è disposto ad aspettarla per sempre per quanto l’ama.
L’immagine mutò ancora, e sta volta sullo schermo apparve una ragazzina molto magra, dagli occhi grandi e i capelli neri che teneva legati in una coda alta. Nonostante avesse un aspetto minuto aveva una voce molto profonda.
- Io sono Team Volturi – disse, con accento inglese. Sorrise – probabilmente ad uno sguardo confuso del giornalista, pensò Stephenie, e abbassò gli occhi imbarazzata. – Sono Team Volturi perché per me sono dei personaggi molto affascinanti anche se l’autrice ne parla davvero poco.
Poi si susseguivano una serie di immagini di diversi attori che si facevano scattare fotografie e distribuivano autografi, mentre la voce femminile annunciava che adesso avrebbero parlato dell’ultimo CD di un gruppo musicale che Stephenie non conosceva.
Spense la televisione e si rilassò di nuovo sulla poltrona, chiudendo gli occhi. Tuttavia, non fece in tempo a concentrarsi su un qualunque pensiero che qualcuno bussò alla porta.
Aprì gli occhi e sbuffò: si era dimenticata che verso sera arrivava la cameriera per portarle il bucato pulito. Quindi si alzò dalla poltrona con un lungo sospiro e andò ad aprire.
Stava per ringraziare la cameriera quando si accorse che non era lei ad aver bussato. Sulla soglia stava una donna di poco più bassa di lei con una chioma di ricci neri che contrastavano con il viso così pallido da sembrare quello di una statua. Indossava un abito bianco, che di certo non poteva essere stato comprato in una delle boutique di New York: sembrava, infatti, un abito di quelli che si vedono indosso alle donne nei dipinti antichi; una tunica, ecco, solo molto elegante.
Teneva le braccia conserte e la fissava con due occhi che, si rese conto Stephenie, erano incredibilmente… rossi.
- Ehm… Sì? – fece la scrittrice, continuando a squadrare la sconosciuta.
- Tu mi hai uccisa – disse questa, con un tono di voce così melodioso che sembrava impossibile associarlo ad una frase del genere.
- Prego? – fece Stephenie, certa di non aver capito bene.
- Tu. Mi. Hai. Uccisa – ripeté l’altra. Stephenie indietreggiò e fece per chiudere la porta.
- Non so di cosa stia parlando, io…
Si bloccò di colpo. Sedute sulla poltrona dove prima era lei, una elegantemente accomodata sui cuscini e l’altra appoggiata con altrettanta grazia ad uno dei braccioli, stavano altre due donne. Entrambi dai capelli scuri, una ricci e lasciati sciolti, quella seduta sul bracciolo, e l’altra lisci e raccolti in uno chignon; entrambe avevano la pelle bianca come la pietra, entrambe avevano due arance mature al posto degli occhi.
- Chi siete voi? – chiese Stephenie, allarmata.
La donna seduta sui cuscini della poltrona si alzò in piedi e abbozzò un sorriso.
- Oh, non ci riconosci? – disse. – Eppure dovresti sapere chi siamo.
L’altra sbuffò: - Non credo proprio. Tanto siamo solo un paio di nomi scritti alla fine di un libro, no?
Stephenie sentì la porta richiudersi alle sue spalle e capì che la terza donna era entrata, e che si trovava proprio dietro di lei. Senza pensare, corse via dal salotto, aprì la porta del bagno e ci si chiuse dentro, girando più volte la chiave. Rimase diversi secondo in ascolto ma, non sentendo alcun rumore, respirò profondamente e accese la luce.
Non appena l’interruttore scattò, la donna sobbalzò e si schiacciò contro la porta.
A pochi passi da lei, davanti alla vasca, stava una bambina. Era molto bassa e portava i capelli chiari tagliati a caschetto, coperti in parte dal cappuccio del mantello nero che indossava. Anche lei, come le altre, la fissava con odio, con quei suoi occhi rossi e pungenti.
La bambina sorrise davanti alla sua espressione spaventata, e con voce stridula parlò:
- Dove vuoi andare, Stephenie? – chiese, con tono beffardo. – Non è gentile lasciare i tuoi ospiti da soli.
Stephenie cominciò a gridare, sempre più terrorizzata, girando al chiave nel senso opposto quante volte lo aveva fatto per chiudere la porta. Si catapultò di nuovo nel salottino, pensando solo a raggiungere l’entrata della suite e a chiedere aiuto a qualcuno, ma quando varcò la soglia della stanza dovette fermarsi.
Ora non c’erano più solo le tre donne. Con loro, alcuni seduti e altri in piedi, c’erano tante altre persone, uomini e donne. Tutti vestiti con lunghi mantelli neri, immobili come statue, a squadrarla con occhi dipinti di rosso. Rosso come…
Due mani le si posarono sulle spalle.
- Come il sangue? – disse una voce dietro di lei, che le fece venire i brividi. Lentamente si voltò, per vedere chi fosse stato a parlare.
Un uomo alto, dai lunghi capelli neri ed un sorriso impossibile da interpretare la guardava, l’unico in tutta la stanza, con sguardo amorevole.
Questa volta, Stephenie, dopo averlo guardato per diversi secondi, seppe subito di chi si trattava. Ed improvvisamente tutto le fu più chiaro, per quanto assurdo potesse essere.
Per quanto terrificante potesse essere.
- Fate posto alla nostra amica – comandò l’uomo. Alcuni vampiri si alzarono e la scrittrice si sedette rigidamente in un angolo del divano.
Aro, il vampiro a capo del clan dei Volturi insieme a Caius e Marcus, vampiro da leicreato, le accarezzò i capelli per rassicurarla.
- Non devi avere paura, mia cara – le disse. – Noi vogliamo solo parlare.
Seguì una lunga pausa di silenzio nella quale Stephenie si sentì tutti gli occhi puntati addosso. Poi, dopo interminabili attimi, molti dei presenti intorno a lei spostarono lo sguardo su qualcos’altro, e lei, senza perdere la sua rigidità, posò la schiena sulla spalliera del divano.
- Solo parlare – ripeté, e poi, con un nota sarcastica nella voce, aggiunse: - Perfetto.
 


Mi scuso per la scarsa lunghezza del capitolo, ma l'ho scritto velocemente cinque minuti fa. Solo morivo dalla voglia di pubblicare questa storia. 
Il commento che la Meyer fa tra Harry Potter e Twilight è vero, l'ho preso da un'intervista da lei rilasciata. Su una cosa sono d'accordo con lei: sono due libri che non possono essere confrontati. 
L'Hotel dove la scrittrice alloggia esiste, ci è andata mia madre in un suo viaggio a New York. Le ragazze che parlano alla televisione sono prese da un programma che una volta e beccato. Non ricordavo il nome, quindi l'ho battezzato Teen Forum. La ragazzina che dice di essere Tema Volturi non c'era nel programma, l'ho inserita io, e sarebbe mia cugina Loren (sono fiera di lei!). 
Chiudo qui perché ho poco tempo. Un saluto a tutte le sostenitrici dei Volturi!

_ ArielKymera Riddle V _ 
  
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