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Autore: Snookie    02/09/2011    1 recensioni
Quella notte non persi solo Fred, persi un pezzo di me, della mia anima, ma soprattutto una parte del mio cuore.
Tutto ciò in cui avevo creduto, il futuro che avevo desiderato fino a quel momento svanì, in un solo colpo di bacchetta, distrutto da una guerra che non avrebbe mai dovuto aver luogo.
Quella notte non persi solo fred, persi anche me stesso.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George, e, Fred, Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Intorno a me c'era solo distruzione.
Hogwarts era in frantumi, vi erano macerie ovunque, si era alzato un polverone degno solo di un uragano, riuscivo a stento a vedere ad un palmo dal mio naso.
Camminavo in avanti, senza sapere quali cadaveri sorpassavo, non vedevo nulla, non avrei nemmeno potuto soccorrere nessuno in quanto avevo una visibilità troppo scarsa.
Mi facevo strada fra i sassi e i corpi dei caduti, alcuni nemici, altri maghi della mia stessa casa,i Grifondoro.
In mente avevo solo un pensiero fisso: sperare di non trovare il corpo di un mio amico o famigliare, riverso a terra senza vita.
Non vedevo l'ora di arrivare alla sala principale, dove si erano riuniti tutti i sopravvisuti, dovevo essere ottimista, e continuare a credere che in quella sala avrei ritrovato tutti i miei amici.
Continuai a camminare fra i rimasugli di quello che una volta era un grande e imponente castello dei più grandi maghi del mondo, di cui ora rimanevano pietre e pezzi di cemento qua e la.
Inciampai, e pregai di non averlo fatto contro un essere umano, desideravo ardentemente di essere caduto per il semplice intralcio di una pietra, ma così non era.
Scorsi il viso di Colin rivolto verso il pavimento, senza vita, pieno di sabbia, dilaniato dagli incantesimi e da quel massacro che il male aveva iniziato.
Trattenni a stento le lacrime e continuai a camminare, il solo pensiero che mi faceva proseguire a testa alta era quello di rivedere la mia famiglia, i miei amici.
Di rivedere mio fratello.
Avevo bisogno di sapere che Fred era vivo, illeso, avevo bisogno di sapere che non fosse successo nulla all'altra metà di me stesso.
Forse desideravo troppo.

Mi avvicinavo a quella che speravo fosse la mia salvezza: la sala principale.
Mi feci strada fra gli ultimi detriti, e finalmente riuscii a trovare il portone d'ingresso, i miei passi si facevano sempre più veloci, e il mio respiro più affannoso.
Il fumo nella sala grande si era diradato, ma la visibilità rimaneva comunque scarsa, riconobbi fra leprime figure quella della signora McGranitt che dialogava con Neville, mi rivolsero uno sguardo gelido, come se avessero visto un fantasma.
Li passai senza dargli peso, scorsi poi i feriti che venivano curati dalle infermiere e i corpi senza vita distesi sotto dei teli bianchi.

Fino a poco prima il castello era pieno di vita, ricordo la mia discussione proprio di qualche giorno fa con Seamus per delle idiozie.
Tutto era partito dalla casa dei grifondoro, litigavamo su chi fosse il miglior giocatore di Quidditch, lui sosteneva di essere il miglior cercatore e io invece prendevo le party di Harry.

Potter è sempre stato il miglior giocatore dei Grifondoro, Seamus riesce a malapena a stare in equilibrio sulla scopa, figuriamoci a recuperare il boccino.

Pur essendo una cosa banale e stupida, litigammo a gran voce, e dovette intervenire Fred per dividerci, in quanto stessimo passando alle mani.

Ora mi sento un completo cretino, non so se Seamus sia vivo, e non so nemmeno se lo sia Fred, ma se tornassi indietro ci penserei tre volte prima di accendere queste discussioni, che sarebbero poi diventati amari rimpianti.

Sorpassai un'infinità di teli bianchi, mi si strinse il cuore pensando che sotto uno di quei teli poteva esserci una persona a me cara, ma dovevo continuare a camminare.
Dovevo arrivare al centro della sala, dovevo trovare i miei amici, la mia famiglia.
Avanzai per qualche altro metro e scorsi la figura di Harry che fissava il vuoto, appena mi vide fece qualche passo indietro, come se l'avessi spaventato.

"Harry.." Pronunciai con un filo di voce.
Harry abbassò di nuovo lo sguardo, non ci voleva di certo un grande mago a capire che qualcosa non andava.

"Io....mi dispiace George. è solo colpa mia."
A sentire quella frase mi si gelò il sangue nelle vene.
Chi?
A chi era andata male?
Ginny, Fred, Ron, Percy, Bill o i miei genitori?
A chi era toccata la disgraziata sorte?

Ormai la mia mente viaggiava, cercava di intuire cosa fosse successo e come fosse andata, il mio corpo era pietrificato, e non riuscivo a muovere nemmeno un passo alla paura di trovare uno dei miei familiari sotto un telo bianco.

Harry abbassò lo sguardo e si scostò leggermente,da riuscii ad intravedere mia madre, seduta abbracciata a mio padre, la prima emozione che ebbi fu la felicità: mamma e papà erano vivi, si erano salvati.
Volsi poi lo sguardo alla loro destra, e vidi Percy in piedi al fianco di Bill e Ginny.
In un primo momento temevo per Ron, non vedendo nemmeno Hermione credevo fosse successo il peggio, ma poi mi accorsi dei loro corpi chinati sul pavimento.
Hermione stringeva Ron fra le braccia, nonostante la distanza fra me e loro, potevo benissimo distinguere il viso di ron rigato dalle lacrime.
In quel momento tutti i miei pensieri si concentrarono sull'unico che mancava all'appello.
Fred.
Non riuscivo a vederlo, non riuscivo nemmeno ad immaginare che gli fosse successo qualcosa.

Ad un tratto vidi Ron alzarsi e venire verso di me.
Non sapevo se fosse la mia fantasia o la realtà, ma vidi un corpo steso alle spalle di Ron, vicino al resto della mia famiglia.

"Geor...George." La voce di Ron tremava, riuciva a stento a pronunciare il mio nome.
"No." Non volevo saperlo, non volevo sentirlo.
Ron non doveva pronunciare quelle parole che mi avrebbero ucciso.

"Io..." Ron scoppiò nuovamente a piangere e mi abbracciò, sentivo le sue braccia stringermi in maniera disumana, potevo percepire il suo dolore attraverso i suoi occhi.
Rimasi impalato per qualche secondo e poi lo scostai.
Anche Hermione si era alzata, a quel punto distinguevo bene le sagome dei miei fratelli, di Ginny, e la sua.
Fred era steso sul pavimento, feci qualche passo in avanti, e mi trascinai letteralmente per quei tre gradini che ancora ci separavano, nel vedermi mia madre pianse e provò a corrermi in contro, vidi mio padre trattenerla, uno sguardo veloce fra noi due e poi tornai a Fred.
Ero arrivato, oltre gli scalini, mi inginocchiai quasi cadendo al suolo vicino al suo corpo.

Fred respirava a fatica e lentamente.
Lo sollevai ponendo un braccio sinistro sotto la sua testa, e lo implorai di aprire gli occhi.
"Fred! Fred, ti prego non lasciarmi..." Le lacrime mi stavano rigando il volto appannandomi la vista, le asciugai con il braccio destro e ripresi a scuoterlo.
"Fred, rispondimi ti prego."
Fred aprì lentamente gli occhi e sorrise vedendomi.
"George..." Riuscii a malapena a sentire quelle parole soffocate.
Sfiorai la sua guancia con la mano destra e gli intimai di non parlare.
Fred mi guarò e sorrise nuovamente.
"Pensavo di non riuscire a vederti mai più." Disse quasi senza voce.
Non vedermi mai più?
No, non poteva andarsene, non poteva morire.
Lui era mio fratello, il mio gemello.
Fred era l'altra metà perfetta di me.
Fred era come l'ossigeno per me, e si sa, che senza ossigeno non si vive.

"Fred, non lasciarmi..." Continuavo a supplicarlo, mentre sul suo volto era ancora dipinto un sorriso.
Nonostante tutto amavo quel sorriso, quello da stupido che faceva quando mi salvava la pelle nelle situazioni più critiche.
Quel sorriso aveva un che di famigliare, in un certo modo rappresentava Fred stesso.

Aveva afferrato il mio braccio destro e lo stringeva a se, aveva le lacrime agli occhi, e non riuscì a trattenerle a lungo.
Mi disse una cosa che sarebbe rimasta nella mia testa da li all'eternità:
"George, promettimi che ricorderai sempre una cosa: che io non mi dimenticherò mai di te.
Ovunque io sia. "
Fred era stato delicato e malinconico nel dirmi quelle parole, e io volevo rispondere al più presto, ma non riuscii.
Non me ne diede il tempo, mi lasciò prima che potessi rispondergli.

Gli occhi di Fred si chiusero, e sciolse la presa che aveva sul mio braccio destro, lasciando cadere la testa all'indietro.
I miei occhi si riempirono di lacrime, così tante che non riuscivo quasi a vederlo in volto.
Il mio cuore si spezzò, sentii come mille piccoli pezzi di vetro che mi tagliavano gli organi.
Mi sembrava di non ricordare nemmeno più come si facesse a respirare, a malapena ricordavo di avere dei polmoni.
Lo strinsi a me e gli sussurai nell'orecchio :"Nemmeno io ti dimenticherò mai."
Lo aveva sentito?
Avrebbe potuto mai sentirlo?
Avrei voluto dirglielo prima, avrei voluto che lo sapesse, avrei voluto molte cose in quel momento.
E invece tutto ciò che mi rimaneva era il corpo sempre più freddo di Fred fra le braccia.
Mi sentivo perso.
Sentivo tutti intorno a me che gridavano, piangevano, mia sorella non aveva retto ed era scappata via da quella stanza.
Se avessi avuto il coraggio di lasciare il corpo di Fred li per terra sarei scappato anche io.
Ma nemmeno le mie gambe mi aiutavano, erano come pietrificate.

Ron era con Hermione, mia madre con papà, e i miei fratelli, da uomini, trattenevano le lacrime e si consolavano a vicenda.
E io?
E io ero perso.

Fino a prima della battaglia era con me, era al mio fianco,tanto che a guerra finita lo cercai fra le macerie, e non trovandolo speravo fosse in salvo nella sala comune.

Avrei dovuto morire io quella notte, avrei preferito morire io.
Avrei dato volentieri la mia vita per salvare lui.
E invece quella notte mi salvai.

Quella notte non persi solo Fred, persi un pezzo di me, della mia anima, ma soprattutto una parte del mio cuore.
Tutto ciò in cui avevo creduto, il futuro che avevo desiderato fino a quel momento svanì, in un solo colpo di bacchetta, distrutto da una guerra che non avrebbe mai dovuto aver luogo.

Quella notte non persi solo fred, persi anche me stesso.

Credevo che il mio cuore fosse fermo, i miei polmoni bloccati, non riuscivo a respirare, riuscivo solo a piangere come un bambino che viene strappato alla cosa alla quale tiene di più al mondo.
Un bambino a cui viene strappato ciò che ama.
Un bambino che perde il suo "tutto".

Mi sentivo morire.
Una parte di me se n'era andata con lui.
Mi aveva rubato tutto, l'anima, il cuore, e mi aveva lasciato li da solo, a piangerlo.

Morto Fred, ero morto anche io.

   
 
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