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Autore: janisrose    02/09/2011    0 recensioni
Erano indentici! In quel momento tutto le sembrò chiaro, quale fosse il suo scopo, quale era il suo destino e dove doveva andare, il passato non contava più, le persone che aveva conosciuto e che ora aveva dimenticato erano scontate e inutili, quello che lei voleva era quel mondo fatto di pura fantasia e mistero.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PER ATTRAVERSARE IL CANCELLO

Lei credeva che fosse un altro dei suoi dannati sogni, lei credeva che il tutto con un forte pizzicotto dato sul braccio bianco e freddo, perché anche se il caldo fuori da lei opprimeva l'intere giornate facendo volare via da quella città l'intera popolazione per andare in un lugo più fresco la sua pelle rimaneva comunque fredda, fosse sparito da un momento all'altro in un batter di ciglio, invece quelle strane piante dai frutti, così credeva lei, più rossi del sangue stesso rimanevano li come a guardarla nel profondo. Selene non lo sapeva dove fosse, i ricci capelli rossi quasi ramati che le scivolavano sulla spalle rendevano quel dolce visino ancora da fanciullina casta quando, se lo ricordava bene, passava davanti a un vecchietto questi credendola ancora una bambina le faceva un luminoso sorriso, questo credevano tutti, lei invece all'opposto di tutte quelle voci che la rincorrevano continuamente aveva ben 15 anni, all'aspettativa di 16! Era una ragazzina che aveva già perso la sua verginità se doveva dirla tutta e quelle occhiate da parte degli anziani di paese la facenvano infuriare più del dovuto, per poi scaricarsi in solitudine dando incessanti pugni all'albero di salice piangete sotto casa sua.
E ora come se la sua vita non fosse già disturbata di suo ci si mettevano pure i sogni mentre dormiva che la facevano ammutolire e tremare dalla paura, perché questo sentiva dentro di lei, una paura che non si fermava o dava cenno di attennuarsi, proprio come quando il compagno di mamma la fissava con quello strano sguardo, che purtroppo lei conosceva molto bene. Aveva imparato sin da pù giovane a capire quando un ragazzo o anche un uomo guardava diversamente dall'essere per esempio una sorella o un'amica una donna, non aveva detto mai niente di tutto ciò a sua mamma anzi cercava il più possibile di evitare il contatto anche visivo con Hallison, il fidanzato di mamma. Più cercava di osservare cosa si celasse all'interno del buio che la corcaondava più la sua vista si faceva sempre meno attendibile, non sapeva più nenache lei cosa vedesse o cosa la sua mente voleva che lei vedesse. Selene adorava verstirsi alla moda, canottiere strette di più colori possibili e mini-gonne o pantaloncini corti che le arrivavano fin sopra alla coscia, molto corti, infradito o sandali con lacci che si attorcigliavano attorno alle gambe, rendendola ancora più snella. Invece ora, in quel sogno, vestiva di un lungo vestito azzurrino fatto, secondo lei, di seta o lino con ad addobbarlo dei fiori dello stesso colore, non adatto sicuramente ad una tipa come lei, ma nei sogni è il sub-conscio a prevalere, non la ragione e questo lei lo sapeva benissimo.
Ad un tratto mentre ancora camminava per quella via inesistente di cui solo la forza delle sue gambe riusciva a trasportarla in avanti, subito non si accorse di una figura che le saltò davanti facendola indietreggiare all'istante, immersa nell'oscurità Selene non poté vedere bene di cosa si trattasse, così con orecchie attente a qualunque altro cambiamento ci fosse stato, avanzò nuovamente verso quella figura dall'aria infinitamente piccola. Strabuzzò gli occhi notando che quello che aveva davanti era un banalissimo gatto bianco, il lungo pelo del colore della neve sembrava tanto soffice che Selene volle subito accarezzarlo, ma un soffio di rabbia e aprendo la bocca di scatto la ragazzina si spaventò vedendo i lunghi denti del felino ringhiarle contro, non aveva mai avuto a che fare con i gatti lei e sentendone parlare solo dalle sue amiche oppure guardandoli alla tv le era sempre sembrato che quegli animali fossero affettuosi e carini con chi dimostrava il loro affetto verso di essi, invece in quel momento poté constatare che quelle storie erano tuute frottole.
Ritirando la mano verso di lei e appoggiandola al suo petto come a nasconderla da altri pericoli fissò di nuovo quell'animale attentamente, e notò questa volta che i suoi occhi erano indirizzati proprio su di lei scrutandola sin all'interno, le venne un brivido lungo la schiena a quello sguardo inquisitore e anche se era un piccolo animale che nella maggior parte delle volte era pacifico la sensazione di paura continuò a pervaderla. Non seppe nemmeno lei il perché ma osservandolo meglio quel gatto in confronto a tutto il resto era quasi, si mise a ridere da sola per quella parola, magico... i due occhi con la pupilla nera all'interno allungata e ringrinzita faceva da sfondo a due colori ben differenti in tutti e due i bulbi, uno era azzurro-cielo e l'altro verde-acqua, e poi non riusciva a comprendere quale nesso ci fosse all'interno del sogno tra tutto quello che le circondava e quel gatto bianco. Sua mamma diceva che i gatti neri portavano sfortuna allora i gatti bianchi portavano inevitabilmente fortuna?!?! Si chiese tra se' e se' alzando un sopracciglio nel assumere una posa di superiorità davanti al felino. Quest'ultimo quasi forse come segno di risposta alla ragazzina sbadigliò silenziosamente attirando le ire della fanciulla che fissandolo come se la stesse prendendo in giro decise di incamminarsi dalla direzione opposta. Non gliene importava più niente ne del buio, ne di quelle grosse piante, voleva soltanto che si svegliasse per andare a bere un goccio di acqua fresca e per finalmente rilassarsi. Quel sogno era dannatamente stupido! continuava a ripetersi nella sua mente, e continuando ad avanzare verso l'ignoto e guardare l'erba che vicino agli alberi sembrava quasi che prendesse vita dal vento che soffiava, anche se lei non lo sentiva, di animali poi non ne vide più, solo la vegetazione verde e lussureggiante e il ricordo orami lontano del gatto bianco.

Hallison sicuramente in una situazione del genere avrebbe corso per trovare una via d'uscita il più in fretta possibile, lei no, preferiva di gran lunga camminare a piano osservando in lungo e in largo ogni piccolo particolare, ed ora il chiaro cominciava a venire, il buio se ne stava nadando, e il preludio di una leggera alba stava arrivando all'orizzonte.Qualcosa attirò nuovamente l'attenzione della ragazzina, un puntino nero, lontano... quasi al raggiungimento del cielo dinnanzi a lei, non sapeva se quella fosse la direzione giusta, sapeva soltanto che il suo unico punto di riferimento era quel puntino nero. Leggiadra e serena come si sentiva da quando aveva cominciato a sognare quella notte saltellò come in quelle lontane storie che sua mamma le raccontava quando era piccola, di una bambina mangiata dal lupo cattivo, di una bella principessa addormentata da una strega cattiva, di un bambino di legno che voleva a tutti i costi diventare un bambino vero, Selene si sentiva così in quel momento, piccola e indifesa alla scoperta di un mondo nuovo, cosa che di quello vecchio ormai aveva conosciuto ogni singola sfumatura. Anzi se adesso ci pensava bene ad ogni passo che faceva avanzando verso il puntino di non conoscenza, il sorriso di sua madre non lo ricordava più, gli occhi di Gabriel, il suo amico molto speciale che riusciva a farla felice anche quando piangeva, erano svaniti, anche lo sbadiglio del gatto bianco era sparito. Quel paese tanto distante di cui solo le luci lontane ora riusciva a vedere pian piano sbiadiva come in una fotografia vecchia e lasciata in un cassetto affinché la polvere la ricoprisse. Hallison, il sorriso lussurioso che le lanciava sempre spariva lasciando solo il senso di disgusto che ogni volta la pervadeva, ma lei continuava a saltelare felice in un certo senso, da quella sua estasi incompresa, i capelli che svolazzavano nell'aria morbidi anche se ricci, a lei le piacevano i suoi capelli, erano di quel colore strano che oltre a lei non possedeva nessun altro, non ricordava più neanche quel colore... Alla base di quel puntino, che cerdeva fosse tale, ora guardava quell'enorme cancello di ferro nero che attravrsava il viale di sabbia e sassi bianchi. I suoi occhi lanciavano a quella figura inanimata occhiate confuse e allibite, da lontano le sembrava tanto un puntino piccolo e invece si estendeva in quell'enomre cosa così espilicita che la sovrastava.Si lasciò trasportare da quella confusione e estasi e sfiorandolo appena le sembrò di toccare il fuoco incandescente, rititò la mano di scatto posandola sul petto. Il gatto bianco apparve d'incanto davanti a lei, facendola anche spaventare, era risoluto e deciso e anche lei lo capieva questo, non aveva più quell'aria di sfida che laveva contrassegnato prima, questa volta il suo sguardo era complice con quello della ragazzina e sembrava che le stesse parlando con gli occhi, quegli occhi diversi... Era piccolino in confronto al cancello ma sembrava che la stessa aura attraversasse entrambi della stessa intensità. Erano indentici! In quel momento tutto le sembrò chiaro, quale fosse il suo scopo, quale era il suo destino e dove doveva andare, il passato non contava più, le persone che aveva conosciuto e che ora aveva dimenticato erano scontate e inutili, quello che lei voleva era quel mondo fatto di pura fantasia e mistero.

Selene lo guardò e anche il gatto fece lo stesso, lasciandola passare oltre quel cancello di ferro.

Un uomo dalla corporatura robusta e grossa trafficava in un sacco dentro al baule della sua auto, le stelle spettatrici silenziose osservavano l'autore di quella azione nel mondo terreno; costatando che l'oggetto dei suoi pensieri era ancora dentro al sacco sospirando tranquillizzato prese con tutta la forza che aveva quel grosso peso e portandolo all'esterno. I ricordi cominciarono ad invaderlo portandolo ai momenti passati in compagnia di quella creaturina, le notti insonni con lei sul letto quando la madre era via per lavoro, i suoi occhi pieni di paura mista ad eccitazione che regalava solo a lui, le urla che gli donava al solo scopo di farla urlare ancora di più, e quando entrava in lei era la cosa più straordinaria di tutta la situazione. James e Morris lo stavano aspettando vicino al loro furgone, questa volta si doveva ricredere su tutto quello che gli rinfaccavano sempre, che non era affidabile su tutta la linea, che non sbrigava mai il suo lavoro, invece ora gli dovevano delle scuse e dovevano dare anche i soldi. Trecento mila dollari, un bell'affare per un lavoretto che gli era costato un anno della sua vita. I due uomini lo squadrarono da capo a piedi poi Morris facendogli un gesto con il capo fece intendere a Hallison di aprire il sacco per far vedere il malloppo, come lo chiamavano loro. Hallison fece di meglio, prese la delicata figura addormentata e svestita da dentro il sacco e la mise al sedile posteriore del furgone. James, un laureato di medicina guardò l'esile figura della bambina poco più che adolescente, avvicinandosi lentamente la vide con il pigiama strappato in più punti nelle gambe e verso il petto, ghignò mentalmente pensando che Hallison si fosse divertito ancora una volta prima di portarla a loro, tastandole il polso però la sua espressione cambiò di punto in bianco. Era debole, era molto debole, non era che fosse... Cominciò ad urlare a Hallison tutte le diavolerie e le parolaccie che sapeva, grazie al suo mancato controllo ora quella sgualdrina era in coma! L'uomo confuso più che mai indietreggiò alla vista dell'amico infuriato, ma delle parole capì più precisamente di altre, coma e figlio di puttana! Sbiancò di brutto vedendo le pistole che James e Morris slacciavano dalla cinta che tenevano su i pantaloni. Cominciò a correre, ma due colpi ben mirati lo colpirono uno alla spalla destra e l'altro alla gamba. Discussero animatamente tra loro un bel po' lasciando intanto agonizzante dal dolore l'uomo per terra per poi sparargli un ultimo colpo uccidendolo all'istante.

Poco tempo dopo fu trovato in un deserto poco lontano da un paesino del Canada una ragazzina che sanguinante e nuda per terra respirava a fatica, i soccorsi la portarono subito in ospedale, la sua identità non si seppe fino a quando una donna non fece denuncia per la scomparsa della figlia. I soccorsi trovarono anche un uomo di all'incirca 50 anni che morto per tre colpi di arma da fuoco era a pancia in giù sulla sabbia rovente vicino al corpo della giovane, si scoprì che quell'uomo era in realtà uno stupratore professionista che era scappato in America dalla Spagna per vendere donne e bambine ad altri paesi e ricavarne dei soldi. La ragazzina non si svegliò più dal coma e dopo 5 anni di lunga attesa sua madre staccò la spina che teneva quel corpo ancora vivo sulla terra. 
  
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