Anime & Manga > Kaichou Wa Maid Sama!
Ricorda la storia  |      
Autore: Ili91    02/09/2011    14 recensioni
Inspiegabilmente, ogni mattina, sulla cattedra dell'aula del consiglio d'istituto del Seika, Misaki rinviene un budino al cioccolato. Sembra solo uno stupido scherzo, ma Misaki non ci sta e comincia ad indagare, insieme al provvidenziale aiuto di Usui.
Tratto dalla one-shot:
Usui aveva appoggiato le mani sul bancone che li separava e, facendosi leva con le braccia, si era chinato su di lei, fissandola intensamente negli occhi.
Fra di loro, a dividerli, erano rimasti un budino in parte mangiato e un cucchiaino macchiato di cioccolato.
[...]
«Tu c‘entri qualcosa?» chiese alla fine.
«Mi stai chiedendo se sono stato io?»
«Sì.»

Questa storia ha partecipato al Contest "Goloso Desiderio" indetto da Nihila sul forum di Efp.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misaki Ayuzawa, Shouichirou Yukimura, Soutarou Kanou, Takumi Usui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il segreto nascosto nel budino al cioccolato
Salve a tutti.
Questa mia fanfiction ha partecipato al Contest "Goloso Desiderio", indetto da Nihila sul Forum di Efp. La storia è ancora in attesa di giudizio.
È la prima volta che scrivo su questo fandom, spero di essere riuscita a fare un buon lavoro.
Buona Lettura!


Autore: Ili91

Titolo: Il segreto nascosto nel budino al cioccolato
Fandom: Kaichou wa Maid-Sama
Personaggi: Misaki Ayuzawa, Takumi Usui, Altri
Genere: Commedia, Romantico, Mistero
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Beta Reading: No
Introduzione alla storia: Inspiegabilmente, ogni mattina sulla cattedra dell'aula del consiglio d'istituto del Seika, Misaki rinviene un budino al cioccolato. Sembra solo uno stupido scherzo, ma Misaki non ci sta e comincia ad indagare, insieme al provvidenziale aiuto di Usui.   
Note dell'autore:
–    La storia è ambientata dopo gli avvenimenti con Kano Sotaro (ma prima dell‘arrivo dell’amico d‘infanzia di Misaki), intorno al quarto-quinto volume, cioè quando lui si è redento.
–    Per i nomi mi sono basata sulla traduzione italiana.
–    Il PDV (punto di vista) è tutto di Misaki.



Il segreto nascosto nel budino al cioccolato

Misaki Ayuzawa spalancò con irruenza la porta dell’aula adibita per il consiglio studentesco dell’Istituto Seika, di cui lei stessa era presidentessa.
Doveva vedere, verificare che non…
Oh, no. Di nuovo, pensò, quando il suo sguardo si posò sulla cattedra a pochi metri da lei. Sulla superficie lignea era appoggiato un budino al cioccolato.
Storse la bocca in una piega esasperata e mosse qualche passo in direzione del dolce, che aveva tutt’altro che un bell’aspetto. L’odore non era dei migliori e la forma era malfatta, chi l’aveva preparato non sembrava avere talento per la cucina.
Non che questo fosse il problema principale.
Ogni mattina, già da alcuni giorni, veniva ritrovato un budino sempre nello stesso punto, il quale ogni volta veniva rimosso ed eliminate le macchie di cioccolato che lasciava sulla cattedra. Come scherzo non era affatto divertente, ed era durato abbastanza.
Misaki aveva tentato di essere paziente, di non dare corda all’autore della malefatta, ma ora ne aveva davvero abbastanza.
Strinse una mano a pugno e fissò disgustata il budino al cioccolato che ultimamente la perseguitava.
«Buongiorno, presidente» disse una voce alle sue spalle.
Misaki si voltò e incrociò lo sguardo di Shoichiro Yukimura, vicepresidente del consiglio. Ricambiò il saluto con un cenno. «Credimi, non è affatto un buon giorno» affermò, scuotendo la testa arrabbiata.
Yukimura era di media altezza e aveva lineamenti effeminati; era un ragazzo che si impegnava in quello che faceva e aveva un carattere gentile. Decisamente, uno dei pochi maschi che non odiava. Quest’ultimo si avvicinò e si fermò al suo fianco. «Beh, chiunque sia, prima o poi si stancherà.»  
Le sue parole e il tono calmo dell’altro fecero irritare Misaki all’istante. «Deve finire ora!» sbraitò alzando la voce e facendo sobbalzare Yukimura per lo spavento. Indicando con la mano il budino, aggiunge: «Questa è una chiara presa in giro! Ho intenzione di scoprire chi sia l’autore di questo stupido scherzo e farlo smettere.»
«E se fosse un tuo ammiratore?» suggerì Yukimura dopo qualche attimo di silenzio.
Misaki si girò a guardare di scatto l‘altro con sguardo fulminante. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Yukimura sarebbe senz‘altro crollato improvvisamente a terra privo di vita. «E un budino maleodorante sarebbe la sua dimostrazione d‘amore, secondo te? Questa è una bravata, non c‘è alcun dub…» Si bloccò improvvisamente, senza concludere la frase, mentre nella sua mente si formava l’immagine di Usui e del suo irritante e imbarazzante comportamento abituale. Possibile che…? Scosse il capo più volte per scacciare l’idea, nemmeno Usui sarebbe arrivato a tanto. Però… Un ricordo di alcuni giorni prima le si affacciò prepotente nella mente.

La temperatura nella cucina del Maid Latte era elevata a causa del continuo utilizzo del forno e dei fornelli, come ogni sera al termine della giornata lavorativa. Misaki si sentiva accaldata, soprattutto sulle guance, anche se dubitava che il motivo principale fosse il calore del locale, ma piuttosto l’eccessiva vicinanza di Usui, tale che il proprio respiro si mescolava a quello di lui.
Usui aveva appoggiato le mani sul bancone che li separava e, facendosi leva con le braccia, si era chinato su di lei, fissandola intensamente negli occhi.
Fra di loro, a dividerli, erano rimasti un budino in parte mangiato e un cucchiaino macchiato di cioccolato.

«Presidente?» la chiamò Yukimura, sventolandole una mano davanti al viso e risvegliandola dai suoi pensieri.
Misaki scosse più volte il capo e ritornò in sé. Usui, se sei stato tu…! «Torno subito!» disse a Yukimura, poi, senza un’altra parola, si precipitò fuori dall’aula come una furia.
***
Non ci fu bisogno di arrivare fino alla classe di Usui; a meno di metà strada, Misaki lo incrociò che veniva nella sua direzione.
Takumi Usui era alto, biondo e, oggettivamente, un bel ragazzo. Per non parlare del fatto che fosse molto forte, intelligente e brillante, e che eccellesse in tante diverse attività. Era un alieno o un essere umano? Questa era la domanda che spesso faceva capolino nella mente di Misaki.
Appena la riconobbe, sorrise e disse: «Ehi, presidente! Dove vai così di fretta?»
«Cercavo te» replicò lei, ma si pentì subito delle sue parole. Chissà come Usui le avrebbe erroneamente interpretate.
Prima che avesse il tempo di correggersi, Usui aveva già sbarrato gli occhi sorpreso per un attimo e poi commentato: «Finalmente hai capito di esserti innamorata di me.»
Misaki arrossì di colpo e distolse lo sguardo. Non lo sopportava quando diceva quelle cose così imbarazzanti, anzi, per meglio dire, non sopportava i maschi in generale, lui compreso. «Hai completamente frainteso. Quello di cui ti devo parlare è una faccenda più importante di simili sciocchezze.»
«Cosa c‘è di più importante del nostro amore?» replicò Usui con espressione fintamente stupita.
Oh, sì. L‘avrebbe ucciso, in modo lento e doloroso. «Hai saputo del ritrovamento dei budini al cioccolato nell‘aula del consiglio? Questa notizia è già trapelata all‘interno dell‘istituto?»
«Sì, ho sentito qualcosa. Un piccolo scherzo innocente» disse lui e scrollò le spalle con fare noncurante.
«Innocente un corno!» esplose Misaki alzando la voce e agitandogli un dito contro. «Non è assolutamente accettabile un simile comportamento. Farò il possibile per trovare il responsabile, a meno che…» si fermò e lo guardo fisso negli occhi. Era davvero lui a lasciare quei budini sulla cattedra? Per un attimo le sembrò incredibile d‘averci pensato e non se la sentì di proseguire con la sua accusa. Forse era davvero solo frutto della sua mente. Oh, al diavolo! «Tu c‘entri qualcosa?» chiese alla fine.
«Mi stai chiedendo se sono stato io?»
«Sì.»
«Lo credi perché l‘altro giorno mi hai visto preparare un budino? Mi ferisce che pensi questo» affermò, ma il suo sguardo e il tono usati contraddicevano completamente le sue parole. Usui si chinò e le sussurrò all‘orecchio. «No, Ayuzawa, stai puntando i tuoi sospetti nella direzione sbagliata.»
Se possibile, il rossore sul suo viso si accentuò. «È davvero così?»
Lui si scostò, le rivolse un ultimo sorriso e la oltrepassò. «Chiamami, se hai bisogno di aiuto.»
***
La biro nera calcava pesantemente sul foglio. L’irritazione che provava - verso l’autore dello scherzo, verso Usui, ma soprattutto quest’ultimo - aveva reso la sua calligrafia di difficile comprensione. Doveva calmarsi, o non avrebbe svolto bene il suo lavoro.
Sospirò, posò la pena e si sgranchì i muscoli delle spalle indolenziti. Negli ultimi giorni era più stanca del solito, non riusciva a riposare come si deve.  
Gettò uno sguardo ad una delle finestre e si stupì nel vedere il sole tramontare, non aveva pensato di trattenersi tanto a lungo. Considerato che quel giorno non era di turno al Maid Latte, Misaki aveva deciso di rimanere a scuola fino a tardi e svolgere i compiti nel frattempo, così avrebbe lasciato la scuola per ultima e nessuno avrebbe potuto mettere l’ennesimo omaggio giornaliero sulla cattedra del consiglio.
Purtroppo, le sue indagini quel giorno non avevano dato i frutti sperati. Lei aveva provato a domandare in giro se qualcuno avesse notato entrare nell’aula del consiglio persone estranee ad esso, ma nessuno le era stato d’aiuto. Sempre che non si potesse definire aiuto la frequente risposta: “spesso vedo Usui Takumi”.
Già, come se non fosse risaputo a chiunque lo stalkeraggio di Usui nei confronti di Misaki. Le stava sempre intorno, accidenti a lui!
Giocherellando con la penna, si appoggiò allo schienale della sedia.
Oggettivamente, pareva che ogni sospetto puntasse contro Usui, ma d’altra parte lei dovette ammettere che non credeva affatto che fosse lui l’autore dello scherzo. Non perché sembrasse innocente, figuriamoci! Piuttosto, era più propensa a credere che non fosse nel suo stile, ecco.
Misaki sbadigliò e decise che era ora di tornare a casa. Per quel giorno, quel tipo non avrebbe potuto avere possibilità di colpire, a breve avrebbero chiuso i cancelli della scuola. Chissà, forse si sarebbe scoraggiato e avrebbe pure rinunciato definitivamente, anche se lei non ci sperava troppo. Sospirando per la frustrazione, si alzò e ripose le sue cose. Voleva venire il prima possibile a capo di quel mistero.
***
In piedi, a ridosso di uno dei muri del Maid Latte, locale in cui lavorava part-time, Misaki girava da una parte all’altra il capo osservando la sala ormai vuota.
La giornata stava volgendo al termine e con essa il suo lavoro al locale per quella sera.
Incrociò lo sguardo del “trio ebete” e fece una smorfia disgustata. Quei tre non facevano altro che fissarla di sottecchi con sguardo sognante, quando si sarebbero decisi ad andarsene?
Poco distante da loro, vide una coppia giovane, un ragazzo e una ragazza, alzarsi e andarsene mano nella mano con espressione serena dipinta in volto. Ormai, era rimasto solo Usui, che stava terminando la sua ordinazione e la fissava costantemente.
Ripulì le briciole lasciate dalla coppietta e riportò i piatti e le tazzine vuote in cucina.
«Dai pure a me, Misa-chan» le disse la direttrice. «Ci penso io a chiudere. È tardi, va pure a casa.»
Era vero che era un po’ stanca, ma le dispiaceva lasciare la mole di lavoro rimasta alla direttrice. «Ne è sicura?» chiese con esitazione.
L‘altra annuì. «Certo, non preoccuparti.»
Anche se non era completamente convinta, Misaki si diresse verso lo spogliatoio. Aprì il suo armadietto e si sfilò la divisa speciale di quel giorno. La direttrice aveva deciso di organizzare il Princess Day, perciò ad ogni Maid era stato dato un vestito lungo poco oltre le ginocchia e un diadema di latta. Il suo era bianco, con maniche a sbuffo e gli orli di pizzo. Per completare, un nastro dello stesso colore del vestito era stato avvolto attorno al corpo, sotto al seno e legato dietro la schiena in un grosso fiocco. L’unico pezzo utilizzato della divisa che usava regolarmente era stato il grembiule.
Infilò la camicia blu petrolio e i pantaloni neri, poi si diresse verso l’uscita.
Non si stupì di trovare Usui ad aspettarla. Teneva le braccia conserte e la schiena appoggiata al muro esterno del locale. Le rivolse un sorriso e la seguì. «Come proseguono le indagini, Sherlock Holmes?»
L‘irritazione l‘assalì. «Male. Non sono riuscita né a scovarlo, né a sorprenderlo.» Purtroppo, nonostante la sera precedente fosse stata l‘ultima ad andarsene e quella mattina si fosse presentata a scuola prima dell’apertura dei cancelli, lo stesso aveva ritrovato per l’ennesima volta un budino sulla cattedra del consiglio d’istituto. Tutti i suoi sforzi erano stati vani.
Gli spiegò in breve i suoi tentativi andati a vuoto. «Dovrei essere stata l‘ultima ad uscire e la prima ad entrare. A meno che non siano stati i professori, e non penso proprio, non riesco proprio a capire come abbia fatto» concluse Misaki e si girò a guardarlo.
Usui si era fatto pensieroso. «E‘ un bel mistero.» Le sorrise dolcemente. «Ma sono sicuro riuscirai a risolverlo.»
Misaki arrossì e si girò, nascondendosi alla vista di lui. Fu un sonoro sbadiglio a sciogliere la tensione. Com‘era stanca ultimamente.
«Eh? Hai sonno, presidente?»
«Oh, sì, ultimamente non dormo bene. Non abbiamo nemmeno gli esami a tenermi sveglia, è inspiegabile.» Lei si accorse che lui si era bloccato sul posto e si voltò nella sua direzione. «Perché ti sei fermato?» Lo sorprese a fissarla in modo strano. Aveva assottigliato gli occhi e la stava studiando, come se cercasse di capire qualcosa.
Si convinse che oltre che alieno dovesse essere pazzo, quando lo vide sorridere e mormorare inspiegabilmente: «Ora è tutto chiaro.»
«Di che cosa stai parlando?»
«Niente, niente.» Usui la raggiunse e le scompigliò i capelli con una mano. «Capirai molto presto.»
***
Esattamente come due sere prima, Misaki si trovava a lavorare nell’aula del consiglio d’istituto, solo che questa volta non era stata una sua scelta, doveva finire di compilare alcuni registri.
Usui era stato chiaro, aveva intuito qualcosa e ci avrebbe pensato lui a risolvere il mistero del budino al cioccolato. Nonostante lei avesse insistito, non aveva voluto rivelarle nulla di più e le aveva chiesto di avere fiducia in lui.
Misaki aveva esitato, ma alla fine era arrivata alla conclusione che sì, si fidava di Usui.
Ora, avrebbe solo voluto sapere che cosa lui aveva in mente. Che cosa aveva capito che a lei era sfuggito?
Sospirò e riprese a concentrarsi sui fogli che aveva davanti. Concluse in pochi minuti il suo lavoro, allungò un braccio verso la sua borsa e l’appoggio sulla scrivania.
***
Il suono di un battito di mani la riscosse. Sotaro Kano, un ragazzo alto, magro, con capelli neri e con occhiali dalla spessa montatura scura, era di fronte a lei con espressione concentrata e le mani aperte, palmo contro palmo.
Misaki lo osservò sorpresa. Quando era comparso? Ricordava solo lei stessa che metteva apposto le proprie cose, ma non l’arrivo di Kano. «Che cosa ci fai qui?» gli chiese. Solo allora si rese conto di cosa lei stesse stringendo tra le sue mani: in quella di sinistra c‘era un piccolo sacchetto di plastica trasparente, mentre nell‘altra un budino al cioccolato. Sbarrò gli occhi e lasciò andare il dolce improvvisamente, come se questo l‘avesse scottata. «Che cosa significa tutto questo?»
Kano lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, mentre Usui, che si era tenuto in disparte fino a quel momento, si fece avanti e prese la parola: «Presidente, ecco la risposta al mistero. Sei proprio tu che ogni giorno porti un budino al cioccolato nell‘aula del consiglio. Credo anche che sia tu stessa a prepararlo e questo spiegherebbe la tua stanchezza. Non dormi, perché passi la notte a preparare budini» le spiegò senza mezze parole.
«Devi essere impazzito!» sbottò Misaki. Girò intorno alla scrivania, raggiunse rapidamente Usui e lo avvicinò a sé strattonandolo per la cravatta. «Credi che non saprei se fossi o no la responsabile? Io so di essere innocente!»
«Lo so. Il punto è che lo fai inconsapevolmente.»
Allentò la presa intorno alla cravatta e scosse la testa. Inconsapevolmente o meno, non poteva credere di essersi comportata in quel modo. Avrebbe davvero voluto credere che Usui le stesse mentendo, ma la verità non era quella. Doveva ammettere che in passato le era già capitato di assumere comportamenti discordanti dalla sua personalità, ma il vero responsabile era stato… Kano! Si voltò verso di lui e lo fissò minacciosa. «Mi hai ipnotizzata di nuovo?» 
Kano fece un passo indietro. «Io non c‘entro nulla, te lo giuro» assicurò pallido in volto. «O è stato un altro ad ipnotizzarti, o ti sei suggestionata da sola.»
«Puoi fidarti, presidente. Lui non ha colpa» disse Usui.
Misaki lo fissò confusa. «Ma allora… chi?» Naturalmente, non prese nemmeno in considerazione l‘ipotesi dell‘autosuggestione. Insomma, non era possibile, perché avrebbe dovuto?
«A questo penseremo dopo. Prima suggerirei di permettere a Kano di ipnotizzarti per impedirti di portare un nuovo budino al cioccolato domattina.»
«Bene.» Anche se non completamente convinta, lei si avvicinò al ragazzo con gli occhiali in modo che fossero faccia a faccia. «Fai quello che devi.»
***
«Stento ancora a credere di aver lasciato io quei budini, ma, a quanto pare, non c‘è altra spiegazione plausibile» disse Misaki ad Usui, mentre tornavano a casa. Avevano lasciato la scuola da alcuni minuti e Kano, dopo averli salutati, si era diretto in direzione opposta alla loro.
«Dai, non fare quella faccia. Non hai fatto nulla di grave, non prendertela» le suggerì lui con un sorriso incoraggiante.
«Tu non capisci, Usui! Il presidente… Il presidente che si mette a fare uno stupido scherzo! Se qualcuno lo venisse a sapere, la mia reputazione ne uscirebbe rovinata e, ciliegina sulla torta, tutti i maschi del Seika si sentirebbero autorizzati a comportassi nel mio stesso identico modo.» Più pensava a quella storia, più le venivano in mente conseguenze sempre più gravi. «Quello che mi fa più rabbia è che non riesco a capire perché sia successo. Da dove mi è nata l‘idea di mettermi a preparare budini di notte e portarli a scuola, vorrei proprio sapere.»
«A questo proposito, un‘idea ce l‘avrei» affermò Usui e i suoi occhi si venarono di malizia. «Io, tu, un budino al cioccolato. Ti ricorda nulla?»
Oh, eccome se le ricordava qualcosa.

L’odore del burro fuso e del cacao riempiva la cucina del Maid Latte.
Misaki chiuse gli occhi e inspirò a fondo, godendosi il piacevole profumo. Anche se la infastidiva ammettere per l’ennesima volta quanto Usui fosse bravo in qualcosa, bisognava ammettere che i piatti che venivano serviti durante i part-time d’emergenza del ragazzo erano migliori rispetto agli altri.
I budini al cioccolato a cui si era dedicato spesso quel giorno erano un pratico esempio.
«Puoi smettere, ora. Ormai anche gli ultimi clienti stanno andando via» lo informò, fermandosi davanti al bancone e di fronte a lui.
Usui scrollò le spalle e non smise di mescolare il composto marrone, mentre, nel frattempo, versava sopra il latte. «Ormai l‘impasto è in parte preparato, è peccato buttarlo. Potremmo dividerci i budini e mangiarceli noi.»
Annuendo distrattamente, Misaki posò i gomiti sopra il bancone e osservò le azioni di lui. «Sono difficili da preparare?»
«No, anzi, è una delle ricette più semplici.» Lui smise di mescolare, posò il cucchiaio e prese il pentolino alla sua sinistra; poi versò il composto all‘interno di quest‘ultimo e lo mise a scaldare sul fuoco. Mentre lo faceva, le spiegò in modo chiaro la ricetta dei budini.
«Sembra facile» commentò Misaki alla fine, poco convinta. Lei non era molto brava in cucina.
«Lo è, credimi. Dovresti provare.» Lei notò che lasciò il composto sulla fiamma solo per pochi minuti, prima di versarlo negli stampini e metterli nel frigorifero.
Misaki e Usui rimisero a posto le stoviglie dopo averle accuratamente lavate, mentre attendevano che i budini al cioccolato si raffreddassero. Lei approfittò di quel tempo anche per andare a cambiarsi. Quando tornò, Usui l‘attendeva nello stesso punto dov‘era quando era entrata in cucina. L‘unica differenza stava nel cucchiaino ricolmo di budino che aveva proteso verso di lei. «Tieni, assaggia.»
Misaki sbuffò avvicinandosi. Lui trovava sempre l‘occasione buona per provarci con lei. «Non ho bisogno di essere imboccata, posso mangiare anche da sola» disse, anche se si arrese e separò le labbra per lasciar passare il cucchiaino. Il dolce sapore del cioccolato le riempì la bocca ed era talmente buono che dovette trattenersi dal mugolare soddisfatta.
«Com’è?»
Come se non lo sapesse… «Squisito.» Gli rubò il cucchiaino e prese un altro boccone di budino dal piatto. «È ottimo. Sei… bravo.»
«Ti ho conquistata un‘altra volta, allora» si vantò lui.
Misaki posò il cucchiaino sul bancone e incrociò le braccia al petto. «Difficile, visto che non mi hai conquistata nemmeno una volta.»
Senza che lei ebbe il tempo di rendersene conto, lui ridusse la distanza che li divideva. «Sono sicuro che quando vorrai dimostrare di essere innamorata di me, sarai capace di farlo.»
Eh? Che cosa voleva dire? Lasciò che gli occhi di lui la fissassero con intensità per alcuni interminabili istanti, facendola sentire esposta e vulnerabile, prima di arretrare e allontanarsi velocemente.
Lei innamorata di Usui? Mai e poi mai!

«Sì, mi ricordo. Dove vuoi arrivare?» chiese, tentando disperatamente di non arrossire.
«Penso che hai fatto tutto questo solo per farmi capire implicitamente che mi ami» insinuò lui. «È l‘unica spiegazione possibile. Preparavi amorevolmente i budini al cioccolato la notte, li portavi a scuola e li lasciavi sulla cattedra nella speranza che li trovassi. Come sei… dolce.»
No, no, no. Non poteva assolutamente accettare un simile comportamento da parte sua. Per Usui, poi! «Ti sbagli. E poi perché avrei dovuto portare i budini nell‘aula del consiglio, invece che consegnarli direttamente a te? Vedi? Non ha senso.»
Peccato che lui fosse così dannatamente bravo a rigirare la situazione a suo vantaggio.
«Forse perché è un luogo che frequentiamo molto entrambi. Tu per il consiglio e io… beh, io per te.»
Come faceva a dire certe cose tanto candidamente, come se stesse parlando del tempo? Misaki proprio non riusciva a spiegarselo. «Finiscila adesso. Le tue sono solo illazioni, sciocche ipotesi senza alcuna certezza di fondamento.»
Alle sue spalle, sentì Usui emettere una breve risata. «Come credi, Misa-chan.»
«Il mistero è stato risolto e la situazione sistemata, buttiamoci questa storia alle spalle.»
«Come credi, Misa-chan» ripeté lui e lei si sentì presa in giro.
Questo  era il loro rapporto, ma Misaki ancora non se la sentiva di decifrare le emozioni che provava per Usui e per ora la situazione le stava bene così com'era.
Più o meno.
Cominciarono a discutere e continuarono per tutto il tempo che trascorsero insieme.



Nota finale: Mi sono presa una piccola licenza poetica per quanto riguarda ipnosi e autosuggestione. In quanto non sono certa sia possibile che avvenga qualcosa di simile.

Spazio Autrice: Spero che la mia storia vi sia piaciuta. E' stato divertente lavorare con Misaki e Usui, spero di aver mantenuto l'IC.
Spero mi farete sapere il vostro parere.
Grazie per essere arrivati fin qui.
Ilaria
   
 
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kaichou Wa Maid Sama! / Vai alla pagina dell'autore: Ili91