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Autore: Kundry    04/05/2006    5 recensioni
E' una FF un po' particolare .... diciamo che di HP ha solo i due personaggi, per il resto mi sono basata su una canzone bellissima dei Mecano "Hijo de la Luna" (Figlio della Luna,vers. Italiana)!
Chi conosce la canzone sa già di cosa parla e come va a finire questa FF....però leggetela lo stesso così mi dite che ne pensate!! ^____^
Genere: Drammatico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Pansy Parkinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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FIGLIO DELLA LUNA

È una FF un po' particolare ....

diciamo che di HP ha solo i due personaggi, per il resto mi sono basata su una canzone bellissima dei Mecano "Hijo de la Luna"

 (Figlio della Luna,vers. Italiana)!
Chi conosce la canzone sa già di cosa parla e come va a finire questa FF

 

 

 

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FIGLIO DELLA LUNA

Di Stregha

 

 

Questa è una storia che prende vita nelle magiche terre dell’Andalusia, nel sud della Spagna, durante il tremendo periodo dell’inquisizione, è una leggenda che narra d’amore, di passione e di dolore.

Quella notte d’agosto l’intero palazzo era addormentato in sonni agitati dovuti all’afa tremenda di quella che sembrava essere la notte più calda di tutti i tempi, non c’era un solo rumore per i corridoi, non un solo battito d’ali o ronzio di zanzare si alzava nel silenzio inquietante tra le mura del palazzo, ad eccezione di un rumore soffocato da diversi piani di mura spesse e segnate dal tempo, erano urla, venivano da lontano, dalla stanza più alta dell’edificio
- mi hai ingannato! Sei solo una lurida zingara! – una voce profonda e calda, seguita da un veloce fruscio e da uno schianto, come di una mano che si schianta addosso a qualcosa…o qualcuno
- ma…non capisci… - una voce di donna, rotta da singhiozzi e lacrime – Blaise l’ ho fatto perché ti amo… -
- stai zitta! Non sei degna di pronunciare il mio nome! – un altro feroce schiaffo, la donna si accasciò a terra, il volto tra le mani e lacrime che scendevano lungo le sue guance
-…avevo paura che non mi avresti accettata se ti avessi detto la verità… - continuò la donna in un sussurro
- bè …avevi ragione! – rispose l’uomo con voce dura, ma senza muovere un solo muscolo stavolta. Per qualche istante tutto rimase in silenzio e immobile, l’alto uomo voltò le spalle alla donna e cominciò a camminare avanti e indietro lungo la stanza
- umiliato! Deriso da una lurida zingara! – continuava a borbottare tra se con rabbia crescente, poi sembrò ritrovare la calma per continuare a parlare, si bloccò e si voltò verso la donna, che ora stava in piedi con le spalle poggiate al muro e si tormentava freneticamente la mani sul ventre
- sparisci da questa casa! Se domani mattina troverò anche un solo capello che ti appartiene, ti consegnerò dritta nelle mani dell’inquisitore Torquemada!– congelò con un ultimo intenso sguardo la donna e lasciò la stanza sbattendo la porta alle sue spalle.

Sola nel silenzio di quella grande stanza, quella stanza che era stata testimone del loro amore, della passione che li univa.
La donna si scostò dal muro avvicinandosi al letto, con una mano accarezzò le fresche lenzuola di seta che tante volte avevano avvolto i loro corpi nudi, quelle lenzuola di seta così candide che facevano contrasto con la pelle scura dell’uomo…le sembrò quasi di sentire ancora il suo odore, una lacrima scese dai suoi occhi infrangendosi sul morbido tessuto.
Voltò le spalle alla stanza e si avvicinò alla finestra, da lì si vedeva il mare e quella notte una argentata Luna illuminava ogni angolo del parco del palazzo, a quella vista così nostalgica e malinconica realizzò di aver perso l’uomo che le aveva regalato attimi di pura gioia, l’uomo che le aveva insegnato l’amore, d’improvviso non riuscì più a controllare le lacrime che scendevano prepotentemente dai suoi occhi, lungo le guance
- stupida! Stupida bugiarda…- si rimproverò tra un singhiozzò disperato e l’altro – tu sei solo una povera gitana…come hai potuto pensare di poter essere amata da Lui…- la disperazione e la consapevolezza continuavano a farsi strada in lei, sempre più avanti, prepotentemente
-…ma io lo amo…non so stare senza di Lui…Luna, ti prego, riportamelo indietro…fa che torni da me! – gridò allo stremo delle forze, con il volto rivolto alla Luna che era l’unica a farle compagnia quella sera, era l’unica a darle speranza.
Scivolò lungo il muro, ai piedi della finestra, con la testa all’indietro poteva ancora veder chiaramente la sfera argentata in cielo che la osservava e la consolava con la sua luce pallida e fredda, piano piano però la luce le sembrò farsi più fioca, nella sua mente calò lentamente il buio, e in un istante la donna si trovò accasciata al suolo, dentro di lei non c’era più luce, ma il suo fragile corpo era ancora illuminata dal pallore della luna.

- Piccola mia…non devi disperare – una voce aleggiava intorno al corpo disteso della ragazza, che spaesata si guardò attorno. Non era spaventata, quella voce, nonostante non avesse origini precise, era rassicurante, dolce, colma di calore, si sentiva come una bambina coccolata dalle braccia della madre dopo aver fatto un brutto sogno
- tu lo ami davvero…io lo sento…ma saresti disposta veramente a tutto pur di riaverlo? –
- si! – si affrettò a rispondere – tutto…farei di tutto per lui…lo amo…non posso stare senza di lui-
- se è davvero così, piccola mia, tu riavrai quell’uomo dalla pelle scura e con lui il suo perdono, però in cambio voglio che il primo figlio che partorirai venga a stare con me –
la donna non esitò un secondo nel rispondere, annuì freneticamente con la testa
- si, si…qualunque cosa…ucciderei per lui!-
- bene, ragazza mia….allora svegliati, apri gli occhi…è mattino! – un velo di delusione si percepiva ora in quella dolce voce, che scomparve soavemente mentre intorno alla ragazza la luce si faceva più forte e intensa…non era più pallida e fredda, ma ora le mura della stanza era accarezzate da una luce dorata e calda, il sole stava sorgendo.
“ho sognato” pensò con tristezza “era solo un sogno…lui non tornerà da me…” la ragazza si alzò da terra, non si era neanche accorta di essersi addormentata…e per giunta era arrivata la mattina


“Se domani mattina troverò anche un solo capello che ti appartiene, ti consegnerò dritta nelle mani dell’inquisitore Torquemada!”


“No…Torquemada no!” pensò cominciando a raggruppare frettolosamente le sue cose, il panico la stava invadendo, Tomàs De Torquemada era il presidente e inquisitore generale che guidava il tribunale della Santa Inquisizione spagnola, conosciuto per la sua perfidia e per il suo favoritismo verso le torture più crudeli, sarebbe stato meglio morire per mano propria che sotto le torture di quel diavolo.
Mentre infilava le sue vesti in maniera disordinata in una borsa da viaggio, ecco un rumore di passi avvicinarsi alla porta della stanza, la ragazza si fermò terrorizzata, con gli occhi sgranati fissi sulla maniglia d’orata, un lieve cigolio, la maniglia cominciò ad abbassarsi, ormai non c’era più nulla da fare, la porta si aprì in uno spiraglio, una leggera brezza fece svolazzare le tende bianca e sottili delle finestra dietro di lei, la porta si aprì ancora un po’, la ragazza chiuse gli occhi in un gesto rassegnato.
Dallo spiraglio della porta una testa dai folti capelli neri e ricci fece capolino, entrò del tutto, richiuse la porta alle sue spalle e rimase immobile. La ragazza riaprì gli occhi, i due si scambiarono uno sguardo, poi lui parlò con voce sollevata
- sei ancora qui! – fece qualche passo verso la ragazza, che rimase immobile

 – grazie al cielo! Ero così in ansia, Pansy! Io ho riflettuto…e ti perdono…io ti amo e non mi importa cosa sei! –
per un momento Pansy ebbe l’impressione che il cuore avesse smesso di battere, ma in realtà aveva solo cominciato a pulsare all’impazzata, così veloce da non sentirlo quasi, qualcosa nel suo stomaco fece una giravolta, le sue mani cominciarono a tremare ed i suoi occhi a velarsi di commozione
- Blaise…- disse con voce tremante, correndo verso di lui e gettandogli le braccia al collo, lui le cinse la vita con le braccia possenti e muscolose, affondò il volto dei morbidi capelli neri dalla ragazza e respirò profondamente quel profumo di mirtilli
- Ti Amo – le sussurrò all’orecchio, la scostò di qualche centimetro dal suo petto, passò dolcemente le sue dita sul volto di Pansy, poi lentamente avvicinò il suo volto a quello della ragazza, inizialmente le loro labbra si sfiorarono appena, poi si lasciarono andare in un bacio appassionato e intenso, lui la sollevò da terra, ancora con i volti attaccati e le lingue intrecciate, lei cinse la vita del ragazzo con le gambe, in qualche passo deciso si trovarono vicino al letto, dove vi scivolarono sopra, di nuovo su quelle lenzuola di seta, di nuovo in quella stanza che già altre volta era stata testimone del manifestarsi del loro amore.



***


I mesi successivi passarono in fretta, all’afa estiva si sostituì la leggera brezza di ottobre, i primi freddi autunnali, fino ad arrivare al severo gelo dell’inverno, poi, lentamente, ecco tornare il timido calore del sole e con esso i dolci profumi dei fiori di pesco.
In questi mesi la vita che i due giovani amanti passarono insieme fu quanto di più simile ad un sogno possa esistere, ma per qualche strana ragione le cose belle molto di rado sono destinate a durare in eterno.
E fu così che in una fresca notte di maggio, mentre il palazzo dormiva tranquillamente, cullato dalla dolce brezza che proveniva dal mare e dal profumo di fiori appena sbocciata, in lontananza tornarono della grida…ma erano diverse….non erano grida, era un pianto…un pianto di bambino.
- Allora Millicent? Come procede? Va tutto bene? – la voce di Blaise risuonava ansiosa nel silenzio assordante del palazzo
- Padron Zabini…la prego, se continua ad interromperci ogni minuti questo bambino non nascerà neanche per il prossimo Natale – rispose una donna robusta, che usciva ed entrava dalla stanza dove sul letto era sdraiata Pansy, che gridava per il dolore e per lo sforzo
- Si, ha ragione…mi siedo! –
il rumore di quelle grida così disperate facevano rabbrividire la pelle nera del giovane uomo che sedeva ansioso su una poltrona fuori dalla stanza. Era così emozionato, il suo primo figlio, l’erede che avrebbe preso il suo posto dopo la sua morte, la persona a cui sarebbe andato tutto quanto, il palazzo, i denari, le terre, desiderava fortemente un figlio da molto tempo, già sentiva l’emozione al pensiero dei primi passi, delle prime parole, un figlio a cui sarebbe andato il suo nome, la stirpe dei Zabini presto avrebbe avuto un nuovo componente. Tanto erano frenetici i suoi pensieri che non si accorse che adesso attorno a lui aleggiava il silenzio, Pansy aveva smesso di gridare e le ostetriche avevano smesso di incitarla a spingere, questo voleva dire che presto, molto presto avrebbe conosciuto suo figlio.
La porta della stanza si aprì, ne uscì una donna magra e sporca di sangue sulle mani, era vistosamente stanca, ma sul suo volto c’era dell’altro, sembrava…disorientata, sbigottita. Non disse una parola, tirò dritto con una certa fretta, al suo seguito ecco uscire la signora dalla corporatura robusta, la stessa espressione sbigottita in volto.
Quest’ultima gli fece cenno di entrare, ma non aprì bocca.
Blaise con ansia crescente aprì la porta, di fronte a lui vide subito la figura di Pansy con la schiena poggiata allo schienale del letto e le gambe distese, sulle coperte sotto di lei vi era un leggero alone di sangue, ma in braccio teneva stretto un piccolo fagotto di lenzuola bianche candide, gli sorrideva, accarezzando delicatamente il visino della piccola creatura appena venuta al mondo.
L’uomo mosse ancora qualche passo verso il letto, fino trovarvisi accanto, sorrise alla donna che con aria sfinita non smetteva di sorridere, poi si sedette accanto a lei, le lasciò un leggero bacio sulla fronte e finalmente dedicò il suo sguardo al neonato.
Sorrise apertamente guardando quanto splendore potesse creare il Signore dei Cieli, ma poi il sorriso andò spegnendosi, e venne presto sostituito da un’espressione di stupore, smarrimento; strappò via dalle braccia di Pansy la piccola creatura per osservarla meglio, scostò del tutto le lenzuola candide che coprivano parte del suo volto: il colore della sua pelle non era di molto differente da quello delle lenzuola.

Pansy percepì che qualcosa non andava, cercò di alzarsi, ma riuscì solo ad allungare le braccia per riprendere il fagotto, lui non oppose resistenza, lasciò cadere tra le braccia della ragazza il bambino e scattò furente in piede
- Tu….lurida puttana! – gridò con gli occhi fuori dalle orbite, talmente arrossati che sembravano iniettati di sangue, Pansy si ritrasse a tanta rabbia, rannicchiandosi sul letto e proteggendo con le braccia il bambino, poi realizzò anche lei…il colore della pelle del bambino….era differente…il bambino era bianco
- Tu …hai osato tradire la mia fiducia di nuovo …PUTTANA!! – le vene del collo dell’uomo si stavano gonfiando, sembrava che sarebbero scoppiate da un momento all’altro.
Pansy non riusciva a spiccicare parola, lei non riusciva a capire come era possibile una cosa del genere…lei sapeva di non aver mai tradito Blaise con altri uomini, doveva esserci stato un errore, un complotto contro di lei, lei non aveva mai…


“tu riavrai quell’uomo dalla pelle scura e con lui il suo perdono, però in cambio voglio che il primo figlio che partorirai venga a stare con me”


la consapevolezza si fece spazio nella mente di Pansy: quella notte, non aveva sognato…

 – …il mio bambino… – sussurrò mentre le lacrime cominciavo a scendere sulle guance sudate ed arrossate.
- lui non è mio figlio e io non lo voglio – Blaise continuava a gridare rabbioso - NON LO VOGLIO!!-
Fu un attimo.

Blaise estrasse dalla cintura dei suoi pantaloni il pugnale che portava sempre con se, si fiondò sulla donna che ebbe soltanto il tempo di girarsi di fianco per evitare che l’urto colpisse il bambino, la fredda e affilata lama affondò nella carne delicata di Pansy, un dolore lancinante le percorse il corpo, sentiva il sangue colare dalla ferita e le braccia allentare la presa intorno al corpicino fragile del bambino. Blaise rimase un istante immobile, poi si avvicinò a lei con tutto il corpo, dai suoi occhi scuri e profondi scendevano lacrime amare, posò dolcemente le sue labbra su quelle di Pansy e con quanta più potenza gli rimaneva in corpo affondò del tutto la lama. Un’altra fitta di dolore scosse la ragazza che ormai concentrava le sue forze solo sulle braccia per evitare che queste cedessero e lasciassero cadere il bambino, Blaise sembrò comprendere questo sforzo, perché allungò le braccia e prese il corpo esile e pallido del piccolo, Pansy accennò ad un sorriso che sapeva solo di tristezza, mentre, sotto di lei, quello che prima era solo un chiarissimo alone, stava assumendo un colore più intenso, poi i suoi occhi si fissarono in un punto lontano, sembravano persi, mentre salate lacrime continuavano a scendere dolorosamente dai suoi occhi…improvvisamente questi si spensero, divenirono semplicemente… vuoti.
L’uomo vedendo nuovamente il pallore della pelle del bambino ebbe un altro lieve attacco di ira
- tu non sei mio figlio…io non ti voglio – disse a denti stretti e uscì correndo dalla stanza.
Per i corridoi non incontrò nessuno, uscì dal palazzo e corse su per il sentiero che portava alla montagna, arrivato alla fine del sentiero si addentrò tra i fitti alberi del bosco e lì, su un grande masso dalla superficie piatta, lasciò il corpo del bambino che giaceva addormentato avvolto attorno alle lenzuola ancora candide come un manto di neve fresca.

Il cielo era limpido quella notte, ma lo scintillio delle stelle era offuscato dal candido pallore della luce fredda della Luna Piena, che vegliava lassù, in alto nel cielo, velata di tristezza, ma pronta a cullare quella dolce creatura non appena avesse aperto i timidi occhi color del mare.


"Per chi non fraintenda
narra la leggenda
di quella gitana
che pregò la luna
bianca ed alta nel ciel
mentre sorrideva
lei la supplicava
«fa che torni da me»
«tu riavrai quell'uomo
pelle scura
con il suo perdono
donna impura
però in cambio voglio
che il tuo primo figlio
venga a stare con me»
chi suo figlio immola
per non stare sola
non è degna di un re

Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c'è
dimmi luna d'argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna

Nacque a primavera
un bambino
da quel padre scuro
come il fumo
con la pelle chiara
gli occhi di laguna
come un figlio di luna
«questo è un tradimento
lui non è mio figlio
ed io no, non lo voglio»

Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c'è
dimmi luna d'argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna

II gitano folle
di dolore
colto proprio al centro
dell'onore
l'afferrò gridando
la baciò piangendo
poi la lama affondò
corse sopra al monte
col bambino in braccio
e lì lo abbandonò

Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c'è
dimmi luna d'argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna

Se la luna piena
poi diviene
è perché il bambino
dorme bene
ma se sta piangendo
lei se lo trastulla
cala e poi si fa culla
ma se sta piangendo
lei se lo trastulla
cala e poi si fa culla"


( Mecano - Figlio della Luna )


THE END

 

 

 

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Ero un po' che mi girava intorno l'idea di una FF fuori dal contesto Hogwarts/Mondo Magico....poi l'altra sera, in macchina, mentre ascoltavo questa song ho avuto l'illuminazione....sul protagonista maschile non ho avuto dubbi...doveva essere Blaise (motivi facilmente intuibili...il protagonista della canzone è scuro di pelle!), mentre per quello femminile, inizialmente aveva messo Hermione...poi riflettendo ho pensato che Hermione e i suoi sani principi non avrebbero mai mentito solo per essere accettata...quindi ho optato per Pansy!

Spero vi piaccia, anche se devo essere sincera...non sono pienamente soddisfatta da questa Fan Fiction!!
Naturalmente sono gradissimi commenti, consigli e critiche....ma, comunque...

grazie per averla letta!!

   
 
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