È una FF un po' particolare ....
diciamo che di HP ha solo i due personaggi, per il resto mi sono
basata su una canzone bellissima dei Mecano "Hijo de la Luna"
(Figlio della Luna,vers.
Italiana)!
Chi conosce la canzone sa già di cosa parla e come va a finire questa FF
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FIGLIO DELLA LUNA
Di Stregha
Questa
è una storia che prende vita nelle magiche terre dell’Andalusia, nel sud della
Spagna, durante il tremendo periodo dell’inquisizione, è una leggenda che narra
d’amore, di passione e di dolore.
Quella notte d’agosto l’intero palazzo era addormentato in sonni agitati dovuti
all’afa tremenda di quella che sembrava essere la notte più calda di tutti i
tempi, non c’era un solo rumore per i corridoi, non un solo battito d’ali o
ronzio di zanzare si alzava nel silenzio inquietante tra le mura del palazzo,
ad eccezione di un rumore soffocato da diversi piani di mura spesse e segnate
dal tempo, erano urla, venivano da lontano, dalla stanza più alta dell’edificio
- mi hai ingannato! Sei solo una lurida zingara! – una voce profonda e calda,
seguita da un veloce fruscio e da uno schianto, come di una mano che si
schianta addosso a qualcosa…o qualcuno
- ma…non capisci… - una voce di donna, rotta da singhiozzi e lacrime – Blaise
l’ ho fatto perché ti amo… -
- stai zitta! Non sei degna di pronunciare il mio nome! – un altro feroce
schiaffo, la donna si accasciò a terra, il volto tra le mani e lacrime che
scendevano lungo le sue guance
-…avevo paura che non mi avresti accettata se ti avessi detto la verità… -
continuò la donna in un sussurro
- bè …avevi ragione! – rispose l’uomo con voce dura, ma senza muovere un solo
muscolo stavolta. Per qualche istante tutto rimase in silenzio e immobile,
l’alto uomo voltò le spalle alla donna e cominciò a camminare avanti e indietro
lungo la stanza
- umiliato! Deriso da una lurida zingara! – continuava a borbottare tra se con
rabbia crescente, poi sembrò ritrovare la calma per continuare a parlare, si
bloccò e si voltò verso la donna, che ora stava in piedi con le spalle poggiate
al muro e si tormentava freneticamente la mani sul ventre
- sparisci da questa casa! Se domani mattina troverò anche un solo capello che
ti appartiene, ti consegnerò dritta nelle mani dell’inquisitore Torquemada!–
congelò con un ultimo intenso sguardo la donna e lasciò la stanza sbattendo la
porta alle sue spalle.
Sola nel silenzio di quella grande stanza, quella stanza che era stata
testimone del loro amore, della passione che li univa.
La donna si scostò dal muro avvicinandosi al letto, con una mano accarezzò le
fresche lenzuola di seta che tante volte avevano avvolto i loro corpi nudi,
quelle lenzuola di seta così candide che facevano contrasto con la pelle scura
dell’uomo…le sembrò quasi di sentire ancora il suo odore, una lacrima scese dai
suoi occhi infrangendosi sul morbido tessuto.
Voltò le spalle alla stanza e si avvicinò alla finestra, da lì si vedeva il
mare e quella notte una argentata Luna illuminava ogni angolo del parco del
palazzo, a quella vista così nostalgica e malinconica realizzò di aver perso
l’uomo che le aveva regalato attimi di pura gioia, l’uomo che le aveva
insegnato l’amore, d’improvviso non riuscì più a controllare le lacrime che
scendevano prepotentemente dai suoi occhi, lungo le guance
- stupida! Stupida bugiarda…- si rimproverò tra un singhiozzò disperato e
l’altro – tu sei solo una povera gitana…come hai potuto pensare di poter essere
amata da Lui…- la disperazione e la consapevolezza continuavano a farsi strada
in lei, sempre più avanti, prepotentemente
-…ma io lo amo…non so stare senza di Lui…Luna, ti prego, riportamelo
indietro…fa che torni da me! – gridò allo stremo delle forze, con il volto
rivolto alla Luna che era l’unica a farle compagnia quella sera, era l’unica a
darle speranza.
Scivolò lungo il muro, ai piedi della finestra, con la testa all’indietro
poteva ancora veder chiaramente la sfera argentata in cielo che la osservava e
la consolava con la sua luce pallida e fredda, piano piano però la luce le
sembrò farsi più fioca, nella sua mente calò lentamente il buio, e in un
istante la donna si trovò accasciata al suolo, dentro di lei non c’era più
luce, ma il suo fragile corpo era ancora illuminata dal pallore della luna.
- Piccola mia…non devi disperare – una voce aleggiava intorno al corpo disteso
della ragazza, che spaesata si guardò attorno. Non era spaventata, quella voce,
nonostante non avesse origini precise, era rassicurante, dolce, colma di
calore, si sentiva come una bambina coccolata dalle braccia della madre dopo
aver fatto un brutto sogno
- tu lo ami davvero…io lo sento…ma saresti disposta veramente a tutto pur di
riaverlo? –
- si! – si affrettò a rispondere – tutto…farei di tutto per lui…lo amo…non
posso stare senza di lui-
- se è davvero così, piccola mia, tu riavrai quell’uomo dalla pelle scura e con
lui il suo perdono, però in cambio voglio che il primo figlio che partorirai
venga a stare con me –
la donna non esitò un secondo nel rispondere, annuì freneticamente con la testa
- si, si…qualunque cosa…ucciderei per lui!-
- bene, ragazza mia….allora svegliati, apri gli occhi…è mattino! – un velo di
delusione si percepiva ora in quella dolce voce, che scomparve soavemente
mentre intorno alla ragazza la luce si faceva più forte e intensa…non era più
pallida e fredda, ma ora le mura della stanza era accarezzate da una luce
dorata e calda, il sole stava sorgendo.
“ho sognato” pensò con tristezza “era solo un sogno…lui non tornerà da me…” la
ragazza si alzò da terra, non si era neanche accorta di essersi addormentata…e
per giunta era arrivata la mattina
“Se domani mattina troverò anche un solo capello che ti appartiene, ti
consegnerò dritta nelle mani dell’inquisitore Torquemada!”
“No…Torquemada no!” pensò cominciando a raggruppare frettolosamente le sue
cose, il panico la stava invadendo, Tomàs De Torquemada era il presidente e
inquisitore generale che guidava il tribunale della Santa Inquisizione
spagnola, conosciuto per la sua perfidia e per il suo favoritismo verso le
torture più crudeli, sarebbe stato meglio morire per mano propria che sotto le
torture di quel diavolo.
Mentre infilava le sue vesti in maniera disordinata in una borsa da viaggio,
ecco un rumore di passi avvicinarsi alla porta della stanza, la ragazza si
fermò terrorizzata, con gli occhi sgranati fissi sulla maniglia d’orata, un
lieve cigolio, la maniglia cominciò ad abbassarsi, ormai non c’era più nulla da
fare, la porta si aprì in uno spiraglio, una leggera brezza fece svolazzare le
tende bianca e sottili delle finestra dietro di lei, la porta si aprì ancora un
po’, la ragazza chiuse gli occhi in un gesto rassegnato.
Dallo spiraglio della porta una testa dai folti capelli neri e ricci fece
capolino, entrò del tutto, richiuse la porta alle sue spalle e rimase immobile.
La ragazza riaprì gli occhi, i due si scambiarono uno sguardo, poi lui parlò
con voce sollevata
- sei ancora qui! – fece qualche passo verso la ragazza, che rimase immobile
– grazie al cielo! Ero così in ansia, Pansy!
Io ho riflettuto…e ti perdono…io ti amo e non mi importa cosa sei! –
per un momento Pansy ebbe l’impressione che il cuore avesse smesso di battere,
ma in realtà aveva solo cominciato a pulsare all’impazzata, così veloce da non
sentirlo quasi, qualcosa nel suo stomaco fece una giravolta, le sue mani
cominciarono a tremare ed i suoi occhi a velarsi di commozione
- Blaise…- disse con voce tremante, correndo verso di lui e gettandogli le
braccia al collo, lui le cinse la vita con le braccia possenti e muscolose,
affondò il volto dei morbidi capelli neri dalla ragazza e respirò profondamente
quel profumo di mirtilli
- Ti Amo – le sussurrò all’orecchio, la scostò di qualche centimetro dal suo
petto, passò dolcemente le sue dita sul volto di Pansy, poi lentamente avvicinò
il suo volto a quello della ragazza, inizialmente le loro labbra si sfiorarono
appena, poi si lasciarono andare in un bacio appassionato e intenso, lui la
sollevò da terra, ancora con i volti attaccati e le lingue intrecciate, lei
cinse la vita del ragazzo con le gambe, in qualche passo deciso si trovarono
vicino al letto, dove vi scivolarono sopra, di nuovo su quelle lenzuola di
seta, di nuovo in quella stanza che già altre volta era stata testimone del
manifestarsi del loro amore.
***
I mesi successivi passarono in fretta, all’afa estiva si sostituì la leggera
brezza di ottobre, i primi freddi autunnali, fino ad arrivare al severo gelo
dell’inverno, poi, lentamente, ecco tornare il timido calore del sole e con
esso i dolci profumi dei fiori di pesco.
In questi mesi la vita che i due giovani amanti passarono insieme fu quanto di
più simile ad un sogno possa esistere, ma per qualche strana ragione le cose
belle molto di rado sono destinate a durare in eterno.
E fu così che in una fresca notte di maggio, mentre il palazzo dormiva
tranquillamente, cullato dalla dolce brezza che proveniva dal mare e dal
profumo di fiori appena sbocciata, in lontananza tornarono della grida…ma erano
diverse….non erano grida, era un pianto…un pianto di bambino.
- Allora Millicent? Come procede? Va tutto bene? – la voce di Blaise risuonava
ansiosa nel silenzio assordante del palazzo
- Padron Zabini…la prego, se continua ad interromperci ogni minuti questo
bambino non nascerà neanche per il prossimo Natale – rispose una donna robusta,
che usciva ed entrava dalla stanza dove sul letto era sdraiata Pansy, che
gridava per il dolore e per lo sforzo
- Si, ha ragione…mi siedo! –
il rumore di quelle grida così disperate facevano rabbrividire la pelle nera
del giovane uomo che sedeva ansioso su una poltrona fuori dalla stanza. Era così
emozionato, il suo primo figlio, l’erede che avrebbe preso il suo posto dopo la
sua morte, la persona a cui sarebbe andato tutto quanto, il palazzo, i denari,
le terre, desiderava fortemente un figlio da molto tempo, già sentiva
l’emozione al pensiero dei primi passi, delle prime parole, un figlio a cui
sarebbe andato il suo nome, la stirpe dei Zabini presto avrebbe avuto un nuovo
componente. Tanto erano frenetici i suoi pensieri che non si accorse che adesso
attorno a lui aleggiava il silenzio, Pansy aveva smesso di gridare e le
ostetriche avevano smesso di incitarla a spingere, questo voleva dire che
presto, molto presto avrebbe conosciuto suo figlio.
La porta della stanza si aprì, ne uscì una donna magra e sporca di sangue sulle
mani, era vistosamente stanca, ma sul suo volto c’era dell’altro,
sembrava…disorientata, sbigottita. Non disse una parola, tirò dritto con una
certa fretta, al suo seguito ecco uscire la signora dalla corporatura robusta,
la stessa espressione sbigottita in volto.
Quest’ultima gli fece cenno di entrare, ma non aprì bocca.
Blaise con ansia crescente aprì la porta, di fronte a lui vide subito la figura
di Pansy con la schiena poggiata allo schienale del letto e le gambe distese,
sulle coperte sotto di lei vi era un leggero alone di sangue, ma in braccio
teneva stretto un piccolo fagotto di lenzuola bianche candide, gli sorrideva,
accarezzando delicatamente il visino della piccola creatura appena venuta al
mondo.
L’uomo mosse ancora qualche passo verso il letto, fino trovarvisi accanto,
sorrise alla donna che con aria sfinita non smetteva di sorridere, poi si
sedette accanto a lei, le lasciò un leggero bacio sulla fronte e finalmente
dedicò il suo sguardo al neonato.
Sorrise apertamente guardando quanto splendore potesse creare il Signore dei
Cieli, ma poi il sorriso andò spegnendosi, e venne presto sostituito da
un’espressione di stupore, smarrimento; strappò via dalle braccia di Pansy la
piccola creatura per osservarla meglio, scostò del tutto le lenzuola candide
che coprivano parte del suo volto: il colore della sua pelle non era di molto
differente da quello delle lenzuola.
Pansy
percepì che qualcosa non andava, cercò di alzarsi, ma riuscì solo ad allungare
le braccia per riprendere il fagotto, lui non oppose resistenza, lasciò cadere
tra le braccia della ragazza il bambino e scattò furente in piede
- Tu….lurida puttana! – gridò con gli occhi fuori dalle orbite, talmente
arrossati che sembravano iniettati di sangue, Pansy si ritrasse a tanta rabbia,
rannicchiandosi sul letto e proteggendo con le braccia il bambino, poi realizzò
anche lei…il colore della pelle del bambino….era differente…il bambino era
bianco
- Tu …hai osato tradire la mia fiducia di nuovo …PUTTANA!! – le vene del collo
dell’uomo si stavano gonfiando, sembrava che sarebbero scoppiate da un momento
all’altro.
Pansy non riusciva a spiccicare parola, lei non riusciva a capire come era
possibile una cosa del genere…lei sapeva di non aver mai tradito Blaise con
altri uomini, doveva esserci stato un errore, un complotto contro di lei, lei
non aveva mai…
“tu riavrai quell’uomo dalla pelle scura e con lui il suo perdono, però in
cambio voglio che il primo figlio che partorirai venga a stare con me”
la consapevolezza si fece spazio nella mente di Pansy: quella notte, non aveva
sognato…
– …il mio bambino… – sussurrò mentre le
lacrime cominciavo a scendere sulle guance sudate ed arrossate.
- lui non è mio figlio e io non lo voglio – Blaise continuava a gridare
rabbioso - NON LO VOGLIO!!-
Fu un attimo.
Blaise
estrasse dalla cintura dei suoi pantaloni il pugnale che portava sempre con se,
si fiondò sulla donna che ebbe soltanto il tempo di girarsi di fianco per
evitare che l’urto colpisse il bambino, la fredda e affilata lama affondò nella
carne delicata di Pansy, un dolore lancinante le percorse il corpo, sentiva il
sangue colare dalla ferita e le braccia allentare la presa intorno al corpicino
fragile del bambino. Blaise rimase un istante immobile, poi si avvicinò a lei
con tutto il corpo, dai suoi occhi scuri e profondi scendevano lacrime amare,
posò dolcemente le sue labbra su quelle di Pansy e con quanta più potenza gli
rimaneva in corpo affondò del tutto la lama. Un’altra fitta di dolore scosse la
ragazza che ormai concentrava le sue forze solo sulle braccia per evitare che queste
cedessero e lasciassero cadere il bambino, Blaise sembrò comprendere questo
sforzo, perché allungò le braccia e prese il corpo esile e pallido del piccolo,
Pansy accennò ad un sorriso che sapeva solo di tristezza, mentre, sotto di lei,
quello che prima era solo un chiarissimo alone, stava assumendo un colore più
intenso, poi i suoi occhi si fissarono in un punto lontano, sembravano persi,
mentre salate lacrime continuavano a scendere dolorosamente dai suoi
occhi…improvvisamente questi si spensero, divenirono semplicemente… vuoti.
L’uomo vedendo nuovamente il pallore della pelle del bambino ebbe un altro
lieve attacco di ira
- tu non sei mio figlio…io non ti voglio – disse a denti stretti e uscì
correndo dalla stanza.
Per i corridoi non incontrò nessuno, uscì dal palazzo e corse su per il
sentiero che portava alla montagna, arrivato alla fine del sentiero si addentrò
tra i fitti alberi del bosco e lì, su un grande masso dalla superficie piatta,
lasciò il corpo del bambino che giaceva addormentato avvolto attorno alle
lenzuola ancora candide come un manto di neve fresca.
Il
cielo era limpido quella notte, ma lo scintillio delle stelle era offuscato dal
candido pallore della luce fredda della Luna Piena, che vegliava lassù, in alto
nel cielo, velata di tristezza, ma pronta a cullare quella dolce creatura non
appena avesse aperto i timidi occhi color del mare.
"Per chi non fraintenda
narra la leggenda
di quella gitana
che pregò la luna
bianca ed alta nel ciel
mentre sorrideva
lei la supplicava
«fa che torni da me»
«tu riavrai quell'uomo
pelle scura
con il suo perdono
donna impura
però in cambio voglio
che il tuo primo figlio
venga a stare con me»
chi suo figlio immola
per non stare sola
non è degna di un re
Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c'è
dimmi luna d'argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna
Nacque a primavera
un bambino
da quel padre scuro
come il fumo
con la pelle chiara
gli occhi di laguna
come un figlio di luna
«questo è un tradimento
lui non è mio figlio
ed io no, non lo voglio»
Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c'è
dimmi luna d'argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna
II gitano folle
di dolore
colto proprio al centro
dell'onore
l'afferrò gridando
la baciò piangendo
poi la lama affondò
corse sopra al monte
col bambino in braccio
e lì lo abbandonò
Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c'è
dimmi luna d'argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna
Se la luna piena
poi diviene
è perché il bambino
dorme bene
ma se sta piangendo
lei se lo trastulla
cala e poi si fa culla
ma se sta piangendo
lei se lo trastulla
cala e poi si fa culla"
( Mecano - Figlio della Luna )
THE END
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Ero
un po' che mi girava intorno l'idea di una FF fuori dal contesto Hogwarts/Mondo
Magico....poi l'altra sera, in macchina, mentre ascoltavo questa song ho avuto
l'illuminazione....sul protagonista maschile non ho avuto dubbi...doveva essere
Blaise (motivi facilmente intuibili...il protagonista della canzone è scuro di
pelle!), mentre per quello femminile, inizialmente aveva messo Hermione...poi
riflettendo ho pensato che Hermione e i suoi sani principi non avrebbero mai
mentito solo per essere accettata...quindi ho optato per Pansy!
Spero vi piaccia, anche se devo essere sincera...non sono pienamente
soddisfatta da questa Fan Fiction!!
Naturalmente sono gradissimi commenti, consigli e critiche....ma, comunque...
grazie per averla letta!!