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Autore: Purpuren Peperuda    02/09/2011    1 recensioni
Amerika si è infine deciso a dichiarare i suoi sentimenti ad Inghilterra. Qualcuno però è intenzionato a mettergli i bastoni fra le ruote. A meno che non siate voi a chiedermelo non dovrebbe venir fuori Yaoi
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO
Non era da lui.
No. Non era assolutamente da lui.
Quelle lacrime di rugiada.
Quegli occhi gonfi, rossi, privi di qualsiasi emozione positiva.
“Perchè piangi, Amerika?”
“Fottiti…”
 La voce atona e spezzata dai singhiozzi
“Aspetta!!!!!”
Quella schiena larga che si allontana velocemente da me.
Piangendo.
Gridando.
No. Questo non è da lui.
 
CAPITOLO 1 – MILLE VOLTE VORREI NASCERE PER MILLE VOLTE ANCORA MORIRE
“Più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto. E se così fosse, mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire...”
“Sì, insomma, un testo allegro allegro”
“Stiamo parlando di Shakespeare, un grande drammaturgo, non puoi di certo aspettarti gioia”
Un paio di occhi verde smeraldo s’incrociò con un paio color del cielo.
“ma insomma, certo che voi inglesi siete sempre tutti così tetri. Dovresti prendere esempio da noi: allegri, gai, gioiosi, sempre iperattivi. E tra l’altro, i nostri romanzi sono molto meglio dei vostri: non abbiamo tutti sti problemi di tradimento, tutti sti morti sulla coscienza,… “
“E voi americani siete fin troppo pieni di vita; o meglio: siete tutta vita. Letteralmente!”
Con il lungo indice della mano destra, ovvero la mano in cui non teneva il libro,  cominciò a punzecchiare il ragazzo più alto sullo stomaco
“Già, tutta vita. Guarda quanta ciccia!”
“smettila Arthur! Mi stai facendo il solletico!” il biondo strillava in preda ad un improvviso attacco di riso probabilmente causato dal solletico.
Arthur smise subito di fargli i dispetti, continuando però a ridere di gusto della faccia buffa del fratello; poi lo guardò teneramente. Nonostante fosse il minore, Alfred era decisamente più alto dell’inglese; eppure, sdraiato sul prato, con la testa in grembo ad Inghilterra, sembrava sempre quel piccolo bambino di tanti anni fa. Anni privi di dolore, quando ancora passavo insieme giornate intere ridendo e scherzando.
“E comunque” disse Amerika, interrompendo i pensieri del fratello “Tornando al nostro discorso iniziale, trovo Shakespeare veramente noioso. È tutto un tripudio di odio, vendetta e rancore”
Iggy sbuffò rassegnato –anche se aveva voglia di tirare il collo ad Alfred per l’irritazione che quella frase gli aveva dato- “Questo perché sei un Amerika no baka!”
Ridendo, l’altro si sollevò dal terreno e si avviò verso casa
“Ma come?” l’inglese lo guardò stupito “Sono qui da poco più di un’ora e già mi cacci via?”
“Perdonami ma è urgente!”
“Oh, Alfred! Finalmente hai deciso di cominciare a lavorare seriamente?” un leggera lacrima si apprestava a cadere dall’occhio del maggiore. Finalmente quell’Amerika no baka prendeva il suo lavoro sul serio
“Ma certo che no!!!! Iniziano i cartoni animati è non posso assolutamente perdermeli!!!!”
 
Ormai Inghilterra se ne era tornato a casa sua –prima però l’aveva riempito di botte- e l’aveva lasciato da solo. Amerika era davvero felice di quella visita da parte del fratello. Dalla guerra di indipendenza americana, i due non erano più riusciti ad andare d’accordo, e mentre Alfred sembrava desideroso –a modo suo- di riconciliarsi, l’inglese non voleva sentire ragioni, e si ostinava a detestarlo. Ma del resto, non doveva essere facile per lui vedersi surclassare dal fratello minore. Lui aveva combattuto guerre per secoli e secoli  per diventare la nazione più potente al mondo, e in pochi anni l’americano gli aveva portato via tutta la sua grandezza.
“Uff… non poi neanche immaginare quanto tu mi sia mancato, caro fratellone…” pensava Alfred tra se e se, mentre guardava con passione i cartoni alla TV “Ma perché sei tornato così all’improvviso?”
Si alzò, dubbioso, e fece avanti e indietro per la stanza più e più volte, cercando di rispondersi. Ma non trovava la giusta ragione. Tutte sciocchezze. Poi, sconsolato, andò nel suo amato sgabuzzino. Già, lo sgabuzzino; lì Amerika aveva riposto tutti gli oggetti a lui più cari, e quindi anche molte cose regalategli da Arthur. Si avvicinò al tavolino ed osservò con attenzione una foto tutta impolverata che vi era stata buttata sopra maldestramente. Era circondata da una cornice dorata, ma il tempo e il maltrattamento l’avevano scolorita e lo splendore passato era… bhe, passato! Ma era sulla foto che il biondo si soffermò cupamente. Sotto la tanta polvere, si poteva ancora scorgere, al centro dell’inquadratura, un ragazzo sorridente; non molto alto, coi capelli corti e biondo-dorati, gli occhi color dell’erba e due folte sopracciglia. Non poteva essere nessun altro se non Iggy! E, steso sulle sue gambe, un piccolo bambino dai capelli di grano e gli occhi di mare, con la faccia buffa e paffutella. Ad Amerika venne uno sbuffo: quello era lui! Nella stessa posa che avevano oggi nel suo giardino…
“Accidenti… si può dire che abbiamo vissuto un Deja Vu?” abbozzò un tenero sorriso, per ritornare infine serioso “Ma com’era quella frase?”
Più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto. E se così fosse, mille volte vorrei nascere per mille volte ancor morire...
Già. Era così: lui sarebbe morto mille e mille volte con felicità se questo fosse valso un solo momento di amore con Arthur. Ma Arthur non lo amava. Era suo fratello, come poteva? E poi chissà, anche lui si sarebbe sacrificato per sempre, pur di avere accanto il minore nel suo ultimo momento?
Amerika era pensoso: no, questo non era assolutamente da Iggy, lui era un tipo manesco, sgorbutico e sempre in vena di litigi, probabilmente in punto di morte…
Il ragazzo non potè non scoppiare a ridere: “Probabilmente sì, vorrebbe me in punto di morte, ma soltanto per dirmi quanto sono Amerika no baka!”
 
SPAZIO AUTRICE
Okey, lo so che l’ultima parte è un po’ tirato via, ma l’ho finito alle 2 di notte, capitemi!!!!!! E per chi si fosse accorto che né il titolo della fic, né il prologo, né la frase di Shakespeare ha senso con la storia, bhe… ci arriveremo per gradi! Centrerà mai? Lo scoprirete solo leggendo! E allora continuate a leggere questa storia, please!!!!
  
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