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Autore: michiru_    02/09/2011    2 recensioni
Una piccola riflessione su ciò che sento ultimamente. La mia anima, ogni tanto, ha bisogno di sfogo, e mi suggerisce di scrivere!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Talvolta, mi chiedo, se ho sempre agito nel modo più corretto e pulito possibile. In tutto ciò che facevo volevo essere come l’acqua:  fredda, pura, trasparente. Volevo mantenere un certo grado di sincerità con te e, soprattutto, con me stessa…molto probabilmente ho fallito anche questa volta.
 
Perché così ci si sente quando perdi una persona importante: ti senti sconfitta, vinta. Tutti mi dicono “beh, ci hai provato a salvare il rapporto”, “se lei non vuol capire, la colpa non è tua”.  Parole, soltanto parole. Forse frasi dette per sincera consolazione: ma la compassione degli altri non mi tocca. Continuo a chiedermi  se ho tentato veramente tutti i modi possibili e tollerabili esistenti su questo pianeta per salvaguardare l’affetto e la gioia che sentivo nei suoi confronti. Presumibilmente no. Inevitabilmente mi sono lasciata trascinare dalla freddezza pungente del ghiaccio. Da ciò che volevo essere, l’acqua, così penetrabile, cristallina, mi sono trasformata in un muro glaciale, intoccabile, distaccato.
 
Eppure, se sono davvero ghiaccio, perché mi sciolgo ancora? L’ambiente intorno a me è allegro, felice, caloroso. Riesco a percepire il voler bene da soggetti che mi sono sempre stati vicini, che mi hanno sostenuta, aiutata. E ancora oggi mi danno forza: ed è quel tipo di forza che ricevi e accogli con un super sorriso, perché sai che ti è stata donata con amore e tenerezza. E nuovamente mi pongo quesiti, mi torturo, ingiustamente, chiedendomi perché non posso accontentarmi delle persone che ho accanto. Sono sempre estremamente felice quando sono in compagnia di chi mi vuole bene. Il mio cuore infreddolito e ferito inizia pian piano a recepire tutta l’energia positiva donatami  e la vuole materializzare in qualcosa di costruttivo. E questa forza favorevole la vado a consumare logorandomi la mente, cercando di comprendere come ho fatto a lasciare andare un’amica tanto importante nella mia vita, come siamo arrivate ad avere un rapporto così sporco, marcio, pieno di rancore e risentimento.
 
Mi sento vuota, dopotutto. Mi ricopro di allegria e solarità per dimenticarmi di me stessa, coinvolgendo la mia mente in qualsiasi novità. Mi ripeto costantemente che non voglio ripercorrere i miei passi. Ormai, anche se non lo voglio ammettere, ho fatto la mia scelta. Perché è così, ho scelto inconsciamente.
 
Mi pento di tutto ciò che ho detto in passato: mi rendo conto che se fossi stata in silenzio e avessi aspettato ancora un pochino forse il tempo sarebbe stato a mio favore. Probabilmente quando lei era il ghiaccio e io l’acqua con il mio affetto e la mia assurda sincerità l’avrei potuta sciogliere. Mi sarei potuta trasformare nel suo piccolo fuocherello di forza ed energia; e le mie sofferenze sarebbero state alleviate dalla sua gioia di avermi accanto.
 
Eppure un giorno una cara persona, a cui devo le mie giornate allegre e i miei sorrisi per quanto mi abbia dolcemente incoraggiata, mi disse che la sincerità comporta anche un certo egoismo. Aveva ragione. In cuor mio sono stata egoista. Ma la decisione era banale: continuare a soffrire o dirle tutto ciò che pensavo e sentivo, sperando in un risvolto positivo.
 
Il mio egoismo è stato punito. Mi ritrovo in un rapporto conflittuale con me stessa, non pensavo che la sua perdita mi potesse toccare nel profondo. Parliamo ancora, ci chiediamo consigli: ma è tutto avvolto in un’atmosfera di tensione e sfida che ancora oggi fatico a digerire.  
 
Mi chiederò sempre, in vita mia, se la schiettezza deve essere sempre condannata. È vero, io sono pentita della mia sincerità: ma non potevo più mentire a me stessa e indossare la maschera del sorriso e della comprensione. È stata una scelta strettamente personale, mi mettevo in gioco io, io e nessun’altro. Dovevo combattere per i miei ideali, per i miei sentimenti. Quale persona più sciocca di me si pente di aver combattuto per tali nobili cause?
 
Sono ancora una persona che non riesce a troncare i rapporti per paura del destino. Sono convinta che quest’ultimo possa contorcersi contro di me in qualsiasi momento. Mi dicono “il destino lo creiamo noi, con la nostra forza di volontà”. E se la mia forza di volontà venisse meno, come sta accadendo ora, il mio personale fato da chi verrebbe creato? Vorrei poter dare in mano la mia vita a qualcuno di affidabile e più meritevole di me, vorrei che qualcuno mi guidasse e mi convincesse che posso riprendere in mano il mio destino quando voglio, magari dopo essermi totalmente svegliata e ripresa da questo terribile incubo.
 
Ma il ciclo della vita non si ferma solo perché io ho bisogno di tempo per riprendere fiato. L’esistenza va avanti, continua a crescere giorno per giorno. E crescere, maturare, è l’unica speranza che mi rimane.  Chi lo sa. Da ghiaccio quale sono, potrebbe  nascere un gentile germoglio.
   
 
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