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Autore: Chu    02/09/2011    4 recensioni
La riscoperta di Remus.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Remus/Sirius
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Titolo: La redécouverte
Personaggi: Sirius Black, Remus Lupin (Wolfstar implicito ♥)
Rating: PG13
Avvisi: slash, raccolta di drabble e double-drabble.
Parole: 1.600 (Word)
Note: per il conteggio delle drabble mi sono affidata a Word e sono tutte da 100 o 200 parole precise. Ah, il titolo è in francese e significa "La riscoperta" ^^

La redécouverte



Uno

Non si era mai soffermato a guardare Remus. Certo, lo guardava, ma non nel modo giusto; da quando si era procurato quelle cicatrici sul viso, invece, aveva un motivo per fissarlo e scoprire piccoli particolari che prima non aveva mai notato.

Si era accorto del fatto che, quando Moony tentava di trattenere una risata, piegava le labbra verso il basso e gli angoli tremavano leggermente per lo sforzo di contenersi; aveva scovato un neo proprio sulla linea della mascella, a metà fra il mento e l’orecchio. Sirius aveva anche scoperto che gli occhi di Remus non erano semplicemente castani come aveva sempre creduto: erano nocciola e si facevano più chiari intorno alla pupilla, quasi color oro. Non aveva mai notato, poi, il modo in cui aggrottava la fronte quando qualcosa lo lasciava perplesso e il modo in cui stringeva gli occhi, come se non ci vedesse bene, quando un qualche compito lo metteva in difficoltà.

La cosa che però più lo incantava era il modo in cui, ogni volta che lui lo fissava, Remus si voltava a guardarlo, dapprima con sguardo interrogatorio e poi, quando Sirius alzava le spalle indifferente, con un sorriso divertito che gli faceva ridere gli occhi.


Intermezzo uno

Remus proprio non capiva perché l’altro lo fissasse in quel modo. Oh, certo, le sue nuove cicatrici – quelle strisce di pelle rossa, liscia e tesa che gli solcavano il viso – non erano certo delle cause da sottovalutare, considerando quanto lo deturpassero.

Eppure gli sguardi di Sirius non erano mai disgustati o perplessi; avrebbe piuttosto detto che erano concentrati, come se l’amico lo stesse studiando. E quando si girava a guardarlo, chiedendogli spiegazioni con gli occhi, l’altro alzava sempre le spalle e gli sorrideva; e lui, che aveva un debole per quei sorrisi, si dimenticava il motivo per cui s’era voltato.


Due

Adorava le sue labbra. Da quando se n’era accorto, non molto tempo prima, non poteva fare a meno di guardarle, lì, sul viso di Remus, tra il naso e il mento, come le labbra su ogni faccia. Ma sul viso di Remus quelle due strisce rosse, non troppo grandi, ma sottili, erano irresistibili, una distrazione continua da qualsiasi cosa facesse.

Le guardava mentre mangiava, quando si chiudevano attorno al boccone con una strana delicatezza; le fissava quando, sporche di marmellata o di qualsiasi altra salsa, venivano pulite con un guizzo della lingua. Avevano qualcosa di terribilmente sensuale, sempre e comunque, anche quando elencavano stupidi ingredienti di stupide pozioni; adorava vederle tutte rosse e gonfie quando Remus se le mangiucchiava in preda al nervosismo, facendole diventare così mangiabili da renderlo pazzo per lo sforzo di non allungarsi verso di lui e morderle.

Le labbra di Remus erano una cosa strana, poi, quando pronunciavano il suo nome: sembravano sempre arricciarsi in un sorriso, anche quando Moony era arrabbiato e lo rimproverava. Gli angoli della bocca si alzavano impercettibilmente verso l’alto, a cominciare dalla prima lettera: già dalla “S” Sirius sapeva che Remus non ce l’avrebbe fatta a trattenere quella specie di sorriso.


Tre

Non aveva mai considerato quanto le mani di Remus fossero belle. Non era un amante delle mani, di solito non le guardava, ma da quando aveva notato quelle di Moony non poteva fare a meno di fare confronti.

Ad esempio, le mani di James erano grandi, dai palmi enormi e dalle dita lunghe e tozze, molto virili e callose per via di tutte le Pluffe che prendeva. Le mani di Peter erano rosee e grassocce, molto morbide, ma sempre un po’ sudaticce e fredde, con le unghie tutte mangiucchiate perché quello era il suo modo di scaricare il nervosismo.

Le mani di Remus, invece, erano grandi come quelle di James, sì, ma dalle dita più affusolate; se ricordava bene le lezioni di pianoforte che sua madre aveva insistito per fargli seguire, le dita di Remus erano perfettamente simili a quelle del suo maestro: dita da pianista. Erano sempre un po’ sporche di inchiostro e sul dito medio della mano destra c’era un grosso callo (che Remus chiamava “il callo dello scrittore” per darsi un tono).

E poi erano sempre calde, di quel calore piacevole che gli faceva venir voglia di insinuare le sue mani, sempre fredde, fra quelle di Moony.


Intermezzo due

Era imbarazzante. Sirius forse non se ne rendeva conto, perché tutto di lui gridava menefreghismo e sfrontatezza, ma ogni volta che Remus si accorgeva dei suoi occhi fissi sulle sue labbra o sulle sue mani sentiva l’imbarazzo bruciare nel petto e scoppiargli in un tripudio di rosso sul viso.

Eppure non poteva fare a meno di essere consapevole di ogni minimo gesto, di ogni minimo movimento della sua bocca, esasperando sia gli uni che gli altri, con una sorta di compiacimento irragionevole, ogni volta che s’accorgeva che quei cenni erano stati recepiti.

Era imbarazzante e gli faceva perdere il controllo.


Quattro

Non riusciva a non guardarlo: era qualcosa che sembrava trascendere dalla sua volontà e albergare direttamente nei suoi occhi. Aveva tentato di tenere lo sguardo lontano da lui per qualche ora, avendo addirittura la presunzione di poter arrivare a qualche giorno, ma si era ritrovato a cercarlo solo dopo mezz’ora, spasmodicamente e con una certa dose di frustrazione, fino a quando non lo aveva visto: seduto un po’ scompostamente al tavolo della biblioteca, a mangiucchiare una piuma di zucchero e a guardare pigramente il testo di Incantesimi.

Sirius si sentì improvvisamente calmo e al contempo più frenetico di prima, come se volesse fare qualcosa, senza sapere cosa di preciso.

Poi Remus si accorse del suo sguardo e ricambiò l’occhiata; era già pronto a stringersi nelle spalle, ma Moony non lo guardò con perplessità come sempre. Piuttosto lo fissò con altrettanta intensità, la caramella poggiata appena sulle labbra; non gli sorrise, né gli fece alcun cenno, ma gli guardò la bocca e poi leccò via i residui di zucchero, tornando a guardare il libro.

Sirius ebbe un’improvvisa folgorazione, e raddrizzò la schiena contro lo schienale, sciogliendo la posizione svogliata in cui si era messo a guardare l’amico. Ora sapeva cosa fare.


Intermezzo tre

Non gli lasciò tempo di fare domande, né di rendersi conto di quello che stava succedendo. Lo tirò fuori dalla biblioteca, trascinandolo lungo i corridoi, la piuma di zucchero ancora in una mano e l’espressione perplessa e eccitata insieme.

Quando si voltò verso di lui, Remus vide una scintilla di follia negli occhi meravigliosamente grigi di Sirius, ma non ebbe tempo di contemplarla a lungo, perché le palpebre si chiusero e le sue labbra vennero aggredite improvvisamente dalla bocca di Padfoot.

Mi sta mangiando, pensò scioccamente, mentre il sapore dolce della caramella si confondeva con quello delle labbra di Sirius.


Cinque

Le sto mangiando, pensò nello stesso momento Sirius, mordendo piano e leccando quella bocca che tanto aveva osservato e desiderato. Sapeva di zucchero, certo, ma anche di qualcos’altro e stranamente il qualcos’altro gli piaceva più dello zucchero.

Quando gli prese il viso fra le mani, sentì subito quelle di Remus stringersi sui suoi polsi, meravigliosamente calde e grandi e forti, ma soprattutto che non lo stavano spingendo via, ma piuttosto tentavano di trattenerlo il più possibile.

Sirius si allontanò un momento, giusto per capire se poteva davvero continuare ad assaggiarle o se doveva smettere – pregò di non dover fermarsi – e ciò che vide gli annullò qualsiasi pensiero ancora vagamente coerente nella testa: le labbra di Remus erano ancora più rosse di prima e gonfie e ancora più terribilmente mangiabili; i suoi occhi lo guardavano fra ciglia castane e sembravano ancora più nocciola, ancora più dorate. Riuscì a malapena a gemere, prima di gettarsi di nuovo sulla sua bocca, incapace di pensare ad altro che a quel sapore che tanto gli piaceva e che doveva mordere, leccare e succhiare quelle labbra il più possibile.

Remus mugugnò qualcosa d’incomprensibile, allontanandolo di un po’ e, ancora con gli occhi chiusi, scosse la testa.


Intermezzo quattro

Lo allontanò un po’, perché tutto quello era meraviglioso, ma non era un vero e proprio bacio, solo una confusione di morsi e lingua… Un bacio da Padfoot.

“Non così,” riuscì a brontolare, cercando di non farsi scoppiare il petto per i troppi battiti del cuore. Aprì le palpebre e Sirius aveva gli occhi grigi e più confusi che mai, appannati di desiderio, e la bocca rossa e baciabile.

“Guarda… Così,” mormorò ancora, facendo scivolare una mano sulla sua nuca, attirandolo verso di lui e, finalmente, baciandolo come si deve.

Sirius gemette soddisfatto e Remus sorrise pensando il suo nome.


Conclusione

Se qualcuno gliel’avesse detto – e nessuno avrebbe mai potuto senza beccarsi una maledizione – Sirius non ci avrebbe creduto.

Forse era per via del potere mistico delle cicatrici sul viso di Remus, o forse per il modo in cui sorrideva; magari era a causa dei suoi occhi dal colore strano, o forse delle sue labbra che sembravano le uniche esistenti al mondo. Forse era dovuto alle sue mani, che lo tiravano e non lo spingevano mai, o forse al modo in cui lo guardava quando voleva baciarlo – e lui tremava tutto, perché Remus lo baciava sempre mettendogli una mano dietro la nuca ed accarezzando proprio un punto lì dietro che lo trasformava in gelatina e che non sapeva nemmeno di avere.

Forse era solo perché quello era Moony, Remus, il ragazzo che succhiava piume di zucchero e si sporcava la bocca di marmellata e cioccolato; non l’aveva ancora capito perché, ma Sirius sapeva che se qualcuno gli avesse detto che aveva una dipendenza da lui, non ci avrebbe creduto. E avrebbe riso talmente forte da attirare l’attenzione di Remus, che l’avrebbe guardato con quei suoi occhi nocciola e forse l’avrebbe fatto sentire stupido e un po’ meno sicuro della sua incredulità.


  
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